martedì 29 dicembre 2015

BOTTI DI FINE ANNO





di Manlio Dinucci


da il manifesto, 29 dicembre 2015

Per la sicurezza delle persone e degli animali, si proibiscono in vari casi i fuochi d’artificio per l’ultimo dell’anno, soprattutto i potenti botti. La notizia viene riportata in evidenza dai media. Gli stessi nascondono però altre notizie che, se si diffondessero, farebbero scoppiare la bolla della realtà virtuale nella quale siamo imprigionati.

Un esempio: la National Archives and Records Administration (Nara), l’archivio del governo Usa, ha pubblicato il 22 dicembre un dossier di 800 pagine, finora top secret, con una lista di migliaia di obiettivi in Urss, Europa Orientale e Cina che gli Usa si preparavano a distruggere con armi nucleari durante la guerra fredda. Nel 1959, l’anno a cui si riferisce la «target list» redatta nel 1956, gli Stati uniti avevano oltre 12mila testate nucleari con una potenza di 20mila megaton, equivalente a un milione e mezzo di bombe di Hiroshima, mentre l’Urss ne possedeva circa mille e la Cina non aveva ancora armi nucleari.

Essendo superiore anche come vettori (bombardieri e missili), il Pentagono riteneva attuabile un attacco nucleare. Il piano prevedeva la «distruzione sistematica» di 1100 campi d’aviazione e 1200 città. Mosca sarebbe stata distrutta da 180 bombe termonucleari; Leningrado, da 145; Pechino, da 23. Molte «aree popolate» sarebbero state distrutte da «esplosioni nucleari al livello del suolo per accrescere la ricaduta radioattiva». Tra queste Berlino Est, il cui bombardamento nucleare avrebbe comportato «disastrose implicazioni per Berlino Ovest».
Il piano non venne attuato perché l’Urss, che aveva effettuato il suo primo esperimento nucleare nel 1949 quando gli Usa avevano già accumulato dal 1945 circa 230 bombe, acquisì rapidamente la capacità di colpire gli Usa. Perché la Nara ha deciso di pubblicare oggi «la più ampia e dettagliata lista di obiettivi nucleari che sia mai stata declassificata»? La scelta non è casuale, dato che l’archivista capo della Nara è nominato dal presidente degli Stati uniti.

La pubblicazione della «target list» è un chiaro monito a Russia e Cina, che vengono avvertite in modo trasversale di quale potenza nucleare abbiano gli Usa. Essi hanno varato un piano, del costo di 1000 miliardi di dollari, per potenziare le forze nucleari con altri 12 sottomarini da attacco, armato ciascuno di 200 testate nucleari, e 100 nuovi bombardieri strategici, ciascuno armato di oltre 20 testate nucleari. E mentre stanno per schierare in Italia e altri paesi Nato le nuove bombe B61-12 per il first strike nucleare, gli Usa sviluppano lo «scudo antimissili» che dovrebbe «difendere» l’Europa. Il 12 dicembre è stata attivata, nella base di Deveselu in Romania, la prima batteria missilistica terrestre Usa della «difesa» Nato, che sarà seguita da una analoga in Polonia, composta da 24 missili Aegis, già installati a bordo di 4 navi da guerra Usa dislocate nel Mediterraneo e Mar Nero. Mosca ha avvertito il 25 dicembre che queste batterie, essendo in grado di lanciare anche missili nucleari Tomahawk a medio raggio, costituiscono una chiara violazione del Trattato Inf, che proibisce lo schieramento in Europa di missili nucleari a medio raggio con base a terra.

La Russia annuncia contromisure, tra cui nuovi missili intercontinentali mobili su autoveicoli e treni in costante movimento per evitare un first strike nucleare. E, per colpire obiettivi Isis in Siria, usa bombardieri strategici che si addestrano così anche all’attacco nucleare. Non si sa quale sia oggi la «target list» nucleare degli Usa. È però certo che nella «target list» russa ci sono anche le basi Usa/Nato in Italia. I media tacciono, mentre lanciano l’allarme sui fuochi d’artificio.
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Nuclear war forcetoknow.com di Manlio Dinucci
da il manifesto, 29 dicembre 2015

Per la sicurezza delle persone e degli animali, si proibiscono in vari casi i fuochi d’artificio per l’ultimo dell’anno, soprattutto i potenti botti. La notizia viene riportata in evidenza dai media. Gli stessi nascondono però altre notizie che, se si diffondessero, farebbero scoppiare la bolla della realtà virtuale nella quale siamo imprigionati.

Un esempio: la National Archives and Records Administration (Nara), l’archivio del governo Usa, ha pubblicato il 22 dicembre un dossier di 800 pagine, finora top secret, con una lista di migliaia di obiettivi in Urss, Europa Orientale e Cina che gli Usa si preparavano a distruggere con armi nucleari durante la guerra fredda. Nel 1959, l’anno a cui si riferisce la «target list» redatta nel 1956, gli Stati uniti avevano oltre 12mila testate nucleari con una potenza di 20mila megaton, equivalente a un milione e mezzo di bombe di Hiroshima, mentre l’Urss ne possedeva circa mille e la Cina non aveva ancora armi nucleari.

Essendo superiore anche come vettori (bombardieri e missili), il Pentagono riteneva attuabile un attacco nucleare. Il piano prevedeva la «distruzione sistematica» di 1100 campi d’aviazione e 1200 città. Mosca sarebbe stata distrutta da 180 bombe termonucleari; Leningrado, da 145; Pechino, da 23. Molte «aree popolate» sarebbero state distrutte da «esplosioni nucleari al livello del suolo per accrescere la ricaduta radioattiva». Tra queste Berlino Est, il cui bombardamento nucleare avrebbe comportato «disastrose implicazioni per Berlino Ovest».
Il piano non venne attuato perché l’Urss, che aveva effettuato il suo primo esperimento nucleare nel 1949 quando gli Usa avevano già accumulato dal 1945 circa 230 bombe, acquisì rapidamente la capacità di colpire gli Usa. Perché la Nara ha deciso di pubblicare oggi «la più ampia e dettagliata lista di obiettivi nucleari che sia mai stata declassificata»? La scelta non è casuale, dato che l’archivista capo della Nara è nominato dal presidente degli Stati uniti.

La pubblicazione della «target list» è un chiaro monito a Russia e Cina, che vengono avvertite in modo trasversale di quale potenza nucleare abbiano gli Usa. Essi hanno varato un piano, del costo di 1000 miliardi di dollari, per potenziare le forze nucleari con altri 12 sottomarini da attacco, armato ciascuno di 200 testate nucleari, e 100 nuovi bombardieri strategici, ciascuno armato di oltre 20 testate nucleari. E mentre stanno per schierare in Italia e altri paesi Nato le nuove bombe B61-12 per il first strike nucleare, gli Usa sviluppano lo «scudo antimissili» che dovrebbe «difendere» l’Europa. Il 12 dicembre è stata attivata, nella base di Deveselu in Romania, la prima batteria missilistica terrestre Usa della «difesa» Nato, che sarà seguita da una analoga in Polonia, composta da 24 missili Aegis, già installati a bordo di 4 navi da guerra Usa dislocate nel Mediterraneo e Mar Nero. Mosca ha avvertito il 25 dicembre che queste batterie, essendo in grado di lanciare anche missili nucleari Tomahawk a medio raggio, costituiscono una chiara violazione del Trattato Inf, che proibisce lo schieramento in Europa di missili nucleari a medio raggio con base a terra.

La Russia annuncia contromisure, tra cui nuovi missili intercontinentali mobili su autoveicoli e treni in costante movimento per evitare un first strike nucleare. E, per colpire obiettivi Isis in Siria, usa bombardieri strategici che si addestrano così anche all’attacco nucleare. Non si sa quale sia oggi la «target list» nucleare degli Usa. È però certo che nella «target list» russa ci sono anche le basi Usa/Nato in Italia. I media tacciono, mentre lanciano l’allarme sui fuochi d’artificio.


sabato 26 dicembre 2015

L'ANPI SIAMO ANCHE NOI!






OSSERVAZIONI CRITICHE SUL DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER IL 16° CONGRESSO NAZIONALE DELL’ ANPI, prendendo spunto dal recente episodio di censura e boicottaggio in tema di sionismo a Roma.


Nel documento programmatico l’ANPI rivendica la propria autonomia, di cui si dichiara orgogliosa. Siamo certi di questa autonomia? Nei confronti delle Comunità ebraiche sembra di potere rispondere di no; l’ANPI è apparsa sempre subalterna, sino al recente caso di Roma in cui ha fatto propria l’accusa di antisemitismo mossa nei confronti di un libro senza neppure verificarne la fondatezza. E’ talmente rituale e scontata l’accusa di antisemitismo nei confronti di qualsiasi critica allo Stato di Israele che si dovrebbe essere più cauti nella adesione alla accusa.

Un breve riassunto di quanto accaduto a Roma. 


La sezione ANPI di Roma “Don P. Pappagallo” organizza nella propria sede per il 7 
Dicembre la presentazione del libro di Alan Hart “ Sionismo, il vero nemico degli ebrei”. Trattasi del primo dei tre volumi che costituiscono l’opera completa di Hart sul tema. E’ prevista la partecipazione del traduttore e autore della prefazione, Diego Siragusa, e di tre ebrei: Giorgio Gomel,del gruppo Martin Buber ed Ebrei per la pace;  Marco Ramazzotti Stockel, della rete ECO ( Ebrei contro l’occupazione) e Nando Tagliacozzo. La Comunità ebraica accusa subito il libro di antisemitismo. Prima della iniziativa si ritirano Gomel e Tagliacozzo, che pure avevano dato la loro disponibilità, tanto da essere indicati nelle locandine (è lecito il sospetto di pressioni nei loro confronti, in assenza di loro giustificazioni). Conferma la presenza Ramazzotti Stockel. Interviene nella vicenda Roberto Cenati, Presidente dell’ANPI provinciale di Milano, scrivendo a Roberto Jarach, vice Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, ed esprimendo solidarietà alle Comunità ebraiche e critiche all’ANPI Provinciale di Roma. Interviene a sostegno di Cenati anche il curatore di ANPIlibri, Cavallarin, che manifesta la propria solidarietà al Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche Gattegna. L’accus
a rivolta al libro è, come detto, quella di antisemitismo ma Cavallarin ricorda anche un intervento di Smuraglia su ANPINews in cui questi afferma che “l’ANPI è contrario anche a manifestazioni di antisionismo”. Interviene, infine, il Presidente Smuraglia a sancire definitivamente la presa di posizione dell’ANPI.

A questo punto l’ANPI Provinciale di Roma, in accordo con la sezione Pappagallo, cancella l’iniziativa. La presentazione avviene ugualmente in altra sede, il salone della Comunità di base di S. Paolo, presenti Siragusa e Ramazzotti. Per ulteriori dettagli e per formarsi una opinione propria si può consultare il sito di Invicta Palestina che riporta per esteso tutti gli interventi e una interessante recensione del libro di Susanna Sinigaglia, sostanzialmente favorevole al libro,  immune da ombre di antisemitismo. Il giorno successivo il libro è presentato alla Fiera del libro di Roma; gli organizzatori della Fiera ricevono pressioni perché la presentazione

sia annullata ma non cedono, anzi, inviano propri osservatori che, al termine, riferiscono che non vi è stata traccia di antisemitismo né nelle relazioni né nel corso del dibattito.



Sono molti gli ebrei intervenuti in questa vicenda e l’ANPI dovrebbe innanzitutto chiedere conto a loro: non tanto ai due che hanno subito le pressioni, quanto all’editore Zambon, ebreo; a Sinigaglia, ebrea; a Ramazzotti, ebreo. Forse qualcosa avrebbe da chiedere anche all’ebreo Gomel: come mai non è considerato “fratello”, insieme a Moni Ovadia, dalla Comunità ebraica ( vedi striscione pubblicato su Invicta Palestina)? 



Il documento programmatico accenna alla Palestina in un rapido passaggio: "…la situazione della Palestina, di cui si parla meno, è lì ancora grave come un macigno". Nulla oltre questa constatazione. In altro punto il documento ammette che in tema di diritti umani “ l’azione dell’ANPI è più contenuta”. Sorge un dubbio : se fosse meno contenuta che cosa avrebbe da dire l’ANPI sulla quotidiana violazione dei diritti umani ( e del diritto internazionale in genere) da parte di Israele ? Come potrebbe farlo senza correre il rischio di essere tacciata di antisemitismo?

        *****

La sinistra legge i libri e, se del caso, li critica. Erano i fascisti e i nazisti a bruciarli. Saremmo curiosi di sapere chi tra gli intervenuti nella vicenda romana ha letto il libro o quantomeno le 13 pagine di prefazione ( è stato affermato addirittura che l’antisemitismo emerge già dal titolo !!).

La vicenda del libro di Hart ripropone, all’evidenza, l’annosa questione della autonomia dell’ANPI, in particolare dalla Comunità ebraica. Ma anche dal PD. Che c’entra il PD ? c’entra. Si pensi solo al vergognoso discorso di Renzi alla Knesset nel quale non ha fatto alcun riferimento, neppure con frasi di circostanza, al popolo palestinese. Per non dire dell’abbraccio affettuoso con Netanyahu che guida il governo più di destra della storia di Israele ( non bastava una stretta di mano?). Nel Giugno 2014, inoltre, si è verificato a Milano un caso analogo a quello di Roma. A chiedere inutilmente l’annullamento della presentazione del libro di Livia Rokach ( sempre con l’accusa di antisemitismo) è questa volta un esponente della Comunità ebraica milanese che è anche consigliere comunale del PD, Ruggero Gabbai.  Così come consiglieri comunali del Pd di Livorno sono i


signori Caruso, Martelli e Ciampini  i quali, già firmatari di una mozione (approvata) per realizzare un gemellaggio tra Livorno e Gaza city finalizzato alla solidarietà umanitaria con un popolo allo stremo, hanno poi presentato, su sollecitazione della locale Comunità ebraica, una nuova mozione per bloccare l’avvio del gemellaggio in questione. Se fosse una pièce teatrale  si potrebbe sorridere, invece è quanto accade in seguito a pressioni sempre più diffuse che fanno leva sulla pretestuosa quanto infamante accusa di antisemitismo. La stessa che è stata usata anche a Trieste e che ha indotto il sindaco a ritirare il patrocinio comunale da un importante convegno su richiesta dell’ambasciatore israeliano ( ritiro avvenuto a cinque giorni dall’evento, programmato ed organizzato da mesi con la stessa Amministrazione comunale). 

Altre situazioni  simili si sono verificate in diversi casi analoghi e questo è inquietante perché rende chiaro che le pressioni esercitate inducono a bavagli o, peggio, ad autocensure, che certamente non possono convivere con la cultura, la finalità e lo spirito dell’Anpi. 

                                                   ******

Prendendo spunto da queste vicende ci chiediamo:  la politica della dirigenza ANPI è veramente espressione dell’opinione degli iscritti? In quanti vi si riconoscono? Parliamo usando il termine generale “politica” perché facciamo riferimento non solo al tema del sionismo ma anche ad altri temi su cui l’ANPI è male schierato o bene schierato ma solo a parole. Un popolo lotta da quasi 70 anni contro una continua espropriazione e una brutale occupazione militare



e l’ANPI sta con l’occupante? Assimilare l’antisionismo all’antisemitismo e fingere di credere alla soluzione “due popoli due Stati” vuol dire schierarsi con l’occupante. Il popolo della Valsusa lotta da oltre 20 anni contro un’opera costosa, inutile e dannosa e l’ANPI nazionale sta con i costruttori e i repressori ? Il documento dice che l’ANPI non può partecipare a tutte le battaglie. Certo, ma può prendere posizione sulle lotte più importanti, esprimere solidarietà ed appoggiare quelle sezioni che, più direttamente coinvolte per ragioni territoriali, partecipano attivamente alla lotta. 


Il documento riconosce che l’ideologia nazista torna a farsi strada in modo prepotente ( è di questi giorni la notizia che in Ungheria il governo sta per dedicare un monumento a un ministro filonazista, responsabile della deportazione degli ebrei ungheresi ! ). Fascisti e nazisti scendono sempre più frequentemente in strada anche qui da noi (vedi il recente convegno degli Hammerskin a Rogoredo) e tutto quello che sa fare l’ANPI è chiedere alle “Autorità” che vietino le manifestazioni, invece di mobilitare i propri iscritti.

L’ANPI ha molte tessere ma pochi militanti. Questo è un tema ricorrente nei congressi ma non si vedono cambi di rotta perché manca una autocritica profonda che restituisca autonomia di pensiero e di azione all’ Associazione. A questo aspetto è collegato anche il problema dei giovani, nota dolente toccata nel documento. Si dice che occorre rafforzare il rapporto coi giovani. Ma i giovani politicamente sensibili ed attivi a sinistra si muovono sulla Palestina ( con quel che ne consegue in tema di diritti umani e diritto internazionale violati); su No Tav ( con quel che ne consegue in tema di democrazia dal basso e crisi di rappresentanza); su antifascismo militante, che non vuol dire contrapposizione violenta ma neppure mera richiesta a questori e prefetti, spesso silenti quando non conniventi. Senza un chiaro impegno dell’ANPI su questi temi come si può pensare di raggiungere i giovani e di coinvolgerli sui temi storicamente propri dell’ANPI? Non si tratta di “ farsi tirare la giacchetta” ma, al contrario, di tirare la giacchetta a chi si muove ma fuori dall’ANPI.

Auspichiamo un franco dibattito congressuale su questi temi.


Nota. Per agevolare il dibattito in sede congressuale si suggeriscono le seguenti letture strettamente in tema.
1) Gli scritti e gli interventi delle organizzazioni ebraiche antisioniste ( la galassia di “Not in my name”; coloro che chiedono la cancellazione del nome dei loro congiunti dallo Yad Vashem…..) o di singole persone di religione ebraica ( particolarmente severe le parole di Nurit Peled).
2) La lettera del 10/8/2002 di Marek Edelmann in occasione del processo contro il comandante Marwan Barghouti, lettera in cui lui, ebreo, già membro del Bund, già vicecomandante nella insurrezione del Ghetto di Varsavia, scrive ai combattenti palestinesi riconoscendone la qualifica di partigiani.
3) Il libro “Indignatevi” di Stephane Hessel, di padre ebreo, uno degli autori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo; su 25 pagine di libro, ben 4 sono dedicate alla Palestina, con questa conclusione . ” …quando i mezzi militari di chi ti occupa sono infinitamente superiori ai tuoi, la reazione popolare non può essere soltanto non violenta.”
A proposito del punto 2 è bene ricordare che l’art.2 dello Statuto ANPI prevede tra gli impegni quello di mantenere vincoli di fratellanza coi partigiani di ogni dove. In specifico per l’ANPI di Como è il caso di ricordare che in occasione del funerale di Vittorio Arrigoni è intervenuto un rappresentante dell’ANPI di Como che ha comunicato, tra gli applausi, la decisione di dedicare quel 25 Aprile a Vittorio e al suo impegno per la causa palestinese. Gli smemorati vadano a rileggersi il libro di Vittorio. Concludiamo con Ben Gurion, uno dei padri fondatori di Israele: ” Ci sono stati l’antisemitismo, i nazisti, Hitler, Hauschwitz, ma loro in questo cosa c’entravano? Essi vedono una sola cosa: siamo venuti ed abbiamo rubato loro il Paese ; perchè dovrebbero accettarlo?”.
E’ il caso infine di ricordare che anche in tema di “NoTav” circolano molti appelli all’ANPI nazionale di molte sezioni, prevalentemente piemontesi, a sostegno della lotta del popolo della Valle (per inciso : è caduta pochi giorni fa definitivamente la ridicola accusa di terrorismo).
Per adesioni mandare una mail a:  segreteria@invictapalestina.org  - oppure -
diegosiragusa@libero.it
con oggetto: aggiungi la mia firma all’appello ANPI.


22/12/ 2015  

Primi Firmatari:
                                     
1) Ugo Giannangeli, tessera Anpiseprio n. 78920
2) Ivo Batà, direttivo provinciale dell'Anpi di Lodi, tessera 66258
3) Filippo Bianchetti, Anpi Varese, tessera 52064; 
4) Susanna Casali, dell'ANPI  di Lodi tessera n. 66220
5) Claudio Luigi Castiglioni, Anpi Saronno, tessera 102234; 
6) Patrizia Cecconi. 
7) Rosario Citriniti, Anpi Catanzaro, tessera 85311
8) Giuseppe De Luca, Presidente Anpi Seprio; 
9) Andrea Favario tesoriere sez. Anpi Valle Elvo e Serra tessera numero 123080
10) Pina Fioretti, 
11) Fiorella Gazzetta Tessera ANPI  52063 Varese;  
12) Shaden Ghazal,
13) Gabriella Grasso, 
14) Giuseppe Orlandi, Anpi Varese, tessera 53715.  
15) Anna Maria Ortu, (Ero iscritta all'ANPI . Non ho piu' rinnovato la tessera)
16) Daniela Valdiserra, tessera n. 11055
17) Renato Suatoni, Anpi Seprio tessera 78960
18) Giorgio Forti, Rete ECO (Ebrei Contro l'Occupazione)
19)  Bianca Mannu
20)   Francesco Andreini tessera ANPI n. 137086
21) Tzeggai Tekeste  tessera ANPI 113482 Massa Carrara
22) Liliana Torre – Como
23) Francesca Riolo, Roma
4) Fali Bouchra Varese
25) Associazione “Uniti per la Palestina”
26) Alberto Mari Milano
27) Emanuela Maria Bussolati
28) Simonetta Lambertini Roma
29) Gabriella Rassu Canegrate- Milano
30) Massimiliano De Vuono Firenze
31) Elisabetta Nardone
32) Alido Contucci – Roma
33) Rosangela Pesenti
34) Ornella Discanno – Brindisi
35) Annamaria Rondino – Desenzano del Garda – Brescia
36) Ignazio Gulotta  PISA
37) Paolo Palazzo e Bice Parodi a nome dell’associazione “Senza Paura” Genova
38) Sara Montagnana tessera ANPI n°130870  San Gimignano (SI)
39) Leonhard Schaefer  ANPI Firenze Oltrarno
40) Franco Boni – Milano – tessera Anpi 2015 nr. 3979
41) Claudia Cernigoi, Trieste, tessera Anpi 153191.
42) Renata CHIARI – Orio Litta, Lodi 
43) Moreno Tabarelli – Orio Litta, Lodi
44) Milli Martinelli, Milano
45) Rossana Valtorta Anpi Monza
46) Roberto Solari, tessera Anpi n. 61945 sez. Martiri di Mirano, Spinea (Venezia)
47) Alessandro Bellucci Sesto Fiorentino (Firenze)
48) Angelo Baracca, FIRENZE 
49) Carmela Ieroianni Milano
50) Giovanni Acquati Indago (Milano)
51) M. Celeste Audone, canton Martinone 18, 13017 Quarona (Vc) tessera Anpi n. 83005
52) Norberto Julini- socio Anpi Varallo Valsesia
53) Gabriella Bianchini  (Milano)
54)  Cesare Di Giacomo; Tessera n. 102235; Saronno (VA)
55)  Loredana Morandi
56) Claudio Lombardi, Firenze tessera ANPI 104144
57)  Ethel Campani,  Reggio Emilia
58) Franco Sergio, Genazzano (Roma)  numero tessera 46749
59)  Mara Nerbano, Allerona (Trieste)
60) Anna Pascuzzo, Catanzaro
61) Anna Cabras – Muravera (Cagliari)
62) Vera Calcagnini  ex iscritta Anpi
63) Loris Caldana tessera ANPI n. 3754/2015
64) Sebastiano Comis, Pordenone
65) Gennaro Montuoro,  Lamezia Terme Catanzaro
66) Francesco di Cello,  Lamezia Terme Catanzaro
67)  Marco Mata Iuliano,  Cancello Catanzaro
68)  Sergio Mazza,  Lamezia Terme Catanzaro
69) Gabriella Spada, Taranto
70)  Loretta Mussi, Roma
71) Verdecchia Valdivio, Pedaso (Fermo)
72)  Iano Bertoni, Anpi Sesto San Giovanni, tessera 5068.
73) Amelia Rossi -Argentina
74)  Lucy Ladikoff , Bogliasco (Genova)
75) Anna Maria Costa
76) Rabi Ouenniche, Padova
77)  Paola Canarutto, Rete ECO Torino
78) Marisa Marsala da Genova
79) Nicoletta Crocella  edizioni Stelle Cadenti
80) Francesco Cecchini
81) Laura Colombini, Brescia
82) Angela Bernardini, Roma
83) Miriam Pellegrini Ferri Partigiana di Giustizia e Libertà
84) Claudia Berton, (insegnante e scrittrice-saggista), Verona
85) Luciano Pomona, Massa Lombarda Ravenna
86) Rosalba Calabretta – Associazione Solidarite Nord Sud – onlus  Roma
87) Cristina Stivaloni, Verona docente universitaria in pensione
88) Raffaella Del Deo – Cuggiono (MI)
89) Giuseppe Coscione
90)  Francesca Fortuzzi, Bologna
91) Maria Ricciardi Giannoni, ANPI Parma tessera n.39385
92) Gianni Castellan, Parma
93) Giulia Arborio Mella
94) Loredana Radessich, Trieste
95) Giorgio Catalan, Trieste
96) Marianna Scapini, Verona
97) Elena Campari, Parma
98) Miriam Marino, Viterbo
99) Margherita Gigliotti, Lamezia Terme, Catanzaro
100) Simonetta Bardini, Borgaro Torinese, Torino
101)Fedele  Sposato, presidente Anpi Assago (MI) 
102) Roberto Mamone, segretario della sezione "Don Pietro Pappagallo" di Roma
103) Bruno Rastelli, Presidente sez.Anpi Varallo alta Valsesia.
104) Alessandro Orefice, Catanzaro
105) Nicola Musumarra, sezione ANPI di Nicolosi (Catania)
106) Luigi Rocca,  ANPI Prato
107) Liliana Omega,  Torino
108) Rossella De Pietri, Anpi Milano, tessera n. 3956
109) Mario Cucchi, Varese
110) Ireo Bono, ANPI Savona, tessera n.56998
111) Bruna Bovo, Milano Tessera ANPI Milano 3753
112) Anna Lisa Portioli, Milano
113) Carlo Dami, Pistoia
114) Marzia Mencarelli, Anpi Pesaro tessera n.82374
115) Giuliana Ortolan, Padova
116) Attilio Gianfranco Maria Paraffini, Borgosesia Vercelli
117) Manlio Schiavo
118) Enrico Campofreda, giornalista, Roma
119) Alessandra Schiavi (detta Fiamma) – Ferrara –  ex iscritta alla sezione ANPI Vittorio Arrigoni di Ferrara
120) Renato Tretola, Roma
121) Pagani Loretta, Ravenna tessera ANPI 95521
122) Marco Pettenò  Venezia
123) Raffaella Poldelmengo,  Verona
124) Luciana Crestani, Gruppi Informali
125) Rodolfo Greco, Milano
126) Francesco Giordano, Milano
127) Renata Chiara, Milano
128)  Fronte Palestina, Milano
129) Associazione Sardegna-Palestina, Cagliari
130) Federico Buratti, Torino
131) Grazia Parolai  Tessera Anpi 125202Misano di Gera D’Adda (Bg)
132) Pierpaolo Graziadio, Cassano Allo Ionio  (CS)
133) Maurizio Cucci fotografo, www.reteccp.org
134) Maria Carla Biavati, www.reteccp.org
135) Roberta Repetto, Genova
136) Roberta Verde, Monza
137) Filippo Fasano Presidente sezione ANPI “Vittorio Arrigoni” di Aprilia (LT)
138) Rosa Riboldi tessera Anpi 571 del 2015 Cinisello Balsamo (MI)
139) Vincenzo Tradardi, Parma
140) Mahmud Hamad – Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus – Firenze
141) Manuela Anselmi, ANPI  sez. Nizza Millefonti di TORINO
142) Prc circolo Casaletti Paderno Dugnano
143) L' Altra Paderno Dugnano
144) Giuditta Brattini, Verona, Ass.ne Gazzella Onlus
145) Tosi Maurizio, Verona
146) Quinzanini Francesca, Zevio (VR)
147) Cristoforo Palomba, Torre del Greco Napoli
148) Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus – Firenze
149)Dino D’Alessandro, Roma
150) Antonella Vinante, Padova
151) Comitato BDS di Trieste
152) Anna Bruna Albanello – iscritta ANPI sezione Porta Genova- Milano tessera n.003195
153) Miriam Garavaglia,       Milano
154) Maria (Mariella) Orefice, Ercolano (Na)
155) Liliana Sacchi, tessera ANPI  n. 003187 Milano sez. P.ta Genova
156) Francesca Bettini – Gazzella-onlus (Roma)
157) Maria Antonella Nestola – Gazzella-onlus (Roma)
158) Margherita Gigliotti,  Lamezia Terme Catanzaro, Invictapalestina
159) Maria Gigliotti,  Lamezia Terme Catanzaro, Invictapalestina
160) Cesare Romagnino,  Catanzaro
161)  Daniela Costabile, Lamezia Terme Catanzaro
162) Roberto Vitelli, Venezia Mestre
163) Mariangela Villa – Mezzago (MB)
164) Sabino Sagliocco, Milano TesseraN. 8261 ANPI “DARIO COLOMBO” BAREGGIO
165)  Maria Santoro, Milano tessera Anpi 8262 ANPI “DARIO COLOMBO” BAREGGIO
166) Oscar Iuliano, Lamezia Terme Catanzaro
167) Nisticò Guerino (Badolato – CZ) ANPI Soverato-Catanzaro
168) Carlo Grassi ANPI Buscoldo
169) Pino Fabiano tessera Anpi 157672 Cotronei (Crotone)
170) Albertano Gigliola, tessera ANPI  076042 , VERBANIA (VCO)
171)  Massimo Dalla Giovanna, Genova
172) Giancarla Cerini – TARQUINIA (VT)
173)  Luigi Rapisarda – TARQUINIA (VT)
174) Filippini Giordano, Roma
175) Maria Aita ,tessera ANPI  n.9184 milano sez. Gallaratese Trenno Lampugnano
176) Giannella Sanna, tessera ANPI 2015 n.003207 Milano sez. Porta Genova
177) Giovanni Piccoli Trento
178) Marco Formenton, Gerenzano
179) Pierluigi Ortu, ANPI Viterbo, tessera 85505
180) Tiziana Fabris, ANPI Viterbo
181) Luigi Cerrato Saronno
182) Tiziano Clerici, Limido Comasco (Como)
183)  Giovanni Peta, Spezzano Sila (Cosenza)

184) Gian Paolo Caiazzo per tutta la sezione "68 MARTIRI" di Grugliasco (TO)

185) Marco Orilia Anpi Gattinara

186) Carla Rampi Anpi Gattinara

187) Gianfranco Argentero -  Sezione ANPI Lidia De Angelis di Roma tessera n. 45619 

188) Enza Talciani - 
 Sezione ANPI Lidia De Angelis di Roma 


189) Cosimo Antonio Ciliberto Jacurso (CZ)
190) Gavrilita Luiza Magdalena, Bologna
191) Elena Bellini – Padova
192) Manuela Fiorentino, Presidente Sezione Intercomunale A.N.P.I. “24 marzo” – Matelica, Macerata
193) Franco Alberti CARONNO Pertusella
194) Renato Pomari Tessera A.N.P.I. 036662 Monza
195) Christian Osella, Torino
196) Franca Bastianello – Venezia






lunedì 21 dicembre 2015

MAFIA: ORIGINI, LEGAMI E CONNIVENZE

di Gisa Siniscalchi


SABATO 19 DICEMBRE 2015


MAFIA: ORIGINI, LEGAMI E CONNIVENZE

Borsellino Falcone Vecchioni


“La Sicilia è una merda”, lo ha detto Vecchioni e si è aperta una polemica infinita, io prendo invece alcune parole di una giornalista del Fatto Quotidiano, che vive e lavora in Sicilia, 

Sandra Rizza
"È una merda perché i miei figli studiano con l'unica speranza di poter un giorno emigrare per vedere riconosciuti i loro meriti. È una merda perché la mancanza di opportunità ci rende tutti fatalisti e pessimisti ma quando qualcuno ci ricorda i nostri difetti diventiamo tifosi sfegatati della nostra bella Sicilia e ci manca solo che afferriamo il marranzano e cominciamo a ballare la tarantella in mezzo alle strade. È una merda per questo e tanto altro e lo sappiamo tutti e se un cantautore ubriaco, per eccesso di alcol o per semplice idiozia, ci ricorda che viviamo in questa merda possiamo pure sputargli addosso tutto il nostro disprezzo ma la merda rimane e forse è di questo che dovremmo cominciarci a preoccuparci”. 


Voglio andare oltre, alle origini di questo fenomeno che risale a prima dell'unità d'Italia il 1861, si ha notizia dell'uso del termine "malapianta" riferito a fratellanze o sette, di compiacenze e di uomini d'onore già nel 1838, che esercitavano dietro pagamento, protezione per soddisfare bisogni di vario genere. 
Si fa risalire la nascita della mafia intorno all'Unità d'Italia, non perché prima non esistesse questo tipo di criminalità, ma perché è in quel momento storico che prende evidenza il conflitto con lo stato. 
Nel 1860 Garibaldi sbarca in Sicilia, e come sappiamo si servì dei mafiosi per le sue battaglie, sapeva di non poter muovere alcunché senza il loro aiuto, per la conoscenza del territorio e della popolazione. La stessa operazione la attuò a Napoli, verso la camorra, senza il cui aiuto non sarebbe riuscito nella sua impresa. 



Si può con una qualche certezza affermare, con buona pace degli storici risorgimentisti, che la mafia e la camorra abbiano contribuito in parte all'Unità d'Italia, ovvero al regalo del regno delle due Sicilie ai Savoia, o per meglio dire al furto e alla nascita della questione meridionale, mai del tutto risolta. 
Il governo piemontese, non riuscì ad interagire con la struttura politica ed imprenditoriale siciliana, abbandonata a se stessa, che si servì dei mafiosi per difendersi dal brigantaggio, e dalle nascenti idee dei contadini per una più equa distribuzione dei proventi del loro lavoro. 


Mussolini e Hitler
Da quel momento la mafia acquista una nuova veste, si legittima quasi, e si rafforza; per mantenere il controllo del territorio e per i suoi affari deve instaurare rapporti con il mondo politico ed economico basato sullo scambio di favori, e nei confronti dei cittadini con minacce e condizionamenti ottenendo omertà e consenso, e controllo dei voti. 
Solo nel periodo del fascismo, Mussolini prova a scardinare questi legami, mandando in Sicilia Cesare Mori, il prefetto di ferro. Che pur tra molte difficoltà infligge una mazzata non indifferente alla mafia, colpendo molti sindaci conniventi e facendo celebrare numerosi processi con condanne esemplari. È la prima volta che lo stato si impegna nella lotta alla mafia, il motivo non è certo dei più nobili, poiché Mussolini non poteva sopportare che ci fosse un contro potere opposto al suo. “Se la mafia fa paura, lo Stato deve farne ancora di più”. 



Gli americani sbarcati per liberare il Paese, e la Sicilia in primis, operarono come aveva fatto Garibaldi dando così nuova linfa al fenomeno mafioso. I boss, tornarono dal confino millantando il loro antifascismo,
Cesare Mori
collaborarono con gli americani, infiltrando i loro uomini nelle province e nei comuni, e per l'onorata società fu un nuovo inizio, molto più proficuo del passato. Alla fine della guerra, col voto che sancisce la scelta della Repubblica, si assiste ad una crescita esponenziale della mafia, grazie anche al trattato di pace firmato dall'Italia in cui era prevista la non perseguibilità per le persone che avevano collaborato con gli alleati tra cui molti mafiosi collaborazionisti. In questo modo si ricrearono i legami con la politica e stavolta non di sudditanza, più il contrario. Nonostante ciò, e nonostante il caso Portella delle Ginestre e il caso Giuliano, negli anni a venire, e fino agli anni 70, politici e magistrati negano l'esistenza della mafia che nel frattempo fa affari con connivenze più o meno evidenti, con la politica e i suoi rappresentanti. E come sappiamo da inchieste di giornalisti e magistrati, nessuno, o quasi, dei partiti politici è immune a quel sistema. 
Tutto ciò, negli anni dall'unità d'Italia agli anni 60, ha reso la Sicilia un territorio anomalo, fuori dallo Stato Italiano, quasi uno stato a se, formato da politici e mafiosi, che esercitavano un controllo totale sui cittadini, che subivano, proprio perché sentivano l'assenza dello Stato Italiano, essendo di fatto alla mercé di questi individui. 



"La mafia è già potere quando collude con quella parte del pubblico potere che è ad essa permeabile; questa parte di potere pubblico diviene mafioso, al servizio della mafia. L'attività mafiosa volta costantemente agli illeciti e parassitari arricchimenti non potrebbe perdurare senza la permanente collusione col pubblico potere". 
GirolamoLiCausi
Questa dichiarazione di Girolamo Li Causi, Senatore PCI Vicepresidente della commissione parlamentare antimafia dal 1968 al 1972, è senza alcun dubbio la migliore visione della realtà, come era, e come è riportata nella relazione della commissione antimafia del 1971: tale relazione, fece comprendere che il potere mafioso era da scardinare, erano da rompere i legami con la classe politica, bisognava fare pulizia. Furono creato il pool antimafia che con non poche difficoltà provò a farlo, fu il periodo più cruento in termini di uccisioni che si ricordi. Giudici, poliziotti, politici, giornalisti e attivisti. La mafia tentava di impaurire chi cercava di combatterla, imponendo omertà, minacce e ritorsioni. 



Per far fronte a questi attacchi e dopo l'uccisione di Rocco Chinnici, il primo giudice a presiederlo, il pool antimafia fu rafforzato con l’arrivo di Antonino Caponnetto, che reclutò Falcone, Borsellino, Guarnotta e Di Lello, giudici istruttori coadiuvati dal sostituto procuratore Giuseppe Ayala, col compito di occuparsi di tutte le indagini su “cosa nostra”. 
Il giudice Giovanni Falcone comprese che uno dei modi per combatterla era l'uso dei pentiti, argomento tanto dibattuto fino ad oggi. Si servì dell'aiuto, di uno dei più importanti pentiti, Tommaso Buscetta, che poco alla volta portò alla luce i legami, gli intrallazzi e i favori tra mafia e politica. 


DallaChiesa
E anche grazie alle rivelazioni di questo pentito si poté celebrare il maxiprocesso di Palermo contro un elevatissimo numero di imputati, per associazione mafiosa, il nuovo reato istituito all'indomani dell'uccisione del prefetto di Palermo generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro avvenuta il 3 settembre 1982. Il processo durò dal febbraio 1986 al gennaio 1992 con la sentenza della cassazione che confermò 19 ergastoli e pene per un totale di 2665 anni di detenzione. 
Non è bastato. Giovanni Falcone, infatti, fu assassinato con la moglie Francesca Morvillo e la scorta nella strage di Capaci nel maggio del 1992, a pochi mesi della sentenza definitiva, e dopo soli 57 giorni un'altra strage uccide Paolo Borsellino che con Falcone collaborava alle inchieste su collusioni mafia e apparati dello Stato. 



A distanza di anni, poco è cambiato. Meno stragi e omicidi, la mafia si è evoluta, non più minacce di morte, ma più incisiva, si è messa giacca e cravatta, interagisce in maniera manageriale, con banche, aziende, imprenditori e amministratori pubblici, come già faceva in passato, ma ora palesemente, quasi alla luce del sole. 
La lotta alla mafia, di cui ogni politico si fa portavoce, è una utopia, molto apparato politico, amministrativo pubblico e anche privato, è permeato di ambiguità, e come si può combattere qualcosa di cui sei parte integrante? 
Troppi misteri irrisolti, troppe domande a cui non si vuole rispondere, troppi interessi economici e di parte, trattative più o meno lecite, ancora oggi. Il cambiamento, ovvero una lotta reale al fenomeno mafioso, potrebbe avvenire forse, se si cambiasse in maniera totale, la classe politica, forse. 


Gisa Siniscalchi
Gisa Siniscalchi
Fusignano (RA)
19 Dicembre 2015 

Per gentile concessione del sito web: POLITICA PRIMA

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