domenica 27 luglio 2014

L'APPELLO DI NURIT PELED: BOICOTTATE ISRAELE!




Boicottate questo Stato di apartheid, Nurit Peled


Una cittadina israeliana, esponente della cultura,  lancia un appello per fermare la strage dei palestinesi da parte del governo del suo paese.
Non possiamo fermare da soli il bagno di sangue: boicottate Israele e mettetelo al bando dalla Comunità internazionale”.
*Nurit Peled-El Hanan insegna all’università di Gerusalemme, ha scritto diversi libri ed ha studiato i testi utilizzati nelle scuole israeliane svelandone il razzismo. E’ stata tra le fondatrici del Parent’s Circle, associazione di palestinesi e israeliani che hanno subito perdite nelle proprie famiglie. Ha perso sua figlia di 13 anni in un attentato kamikaze compiuto a Gerusalemme: per la sua morte, Nurit ha accusato il governo israeliano. Attiva da sempre nei movimenti contro l’occupazione e la colonizzazione, è stata tra le promotrici del Tribunale Russell sulla Palestina. E’ stata insignita del premio Sakharov per i Diritti dell’Uomo del Parlamento Europeo insieme allo scrittore palestinese Izzat Gazzawi. Ha scritto questa lettera aperta agli attivisti italiani rispondendo ad un appello di Luisa Morgantini. La traduzione dall’inglese è a cura di AssoPace Palestina.

Cari amici e militanti per la pace, vi scrivo dall’entrata dell’inferno. Genocidio a Gaza, massacri in Cisgiordania e paura dei razzi in Israele. Tre coloni israeliani rapiti ed uccisi, mentre la polizia, che è stata avvertita sul momento, non ha fatto niente per impedirlo. La loro morte è stata usata come pretesto per portare avanti l’attacco già pianificato alla Cisgiordania e a Gaza.
Un ragazzo palestinese di Gerusalemme è stato rapito e bruciato vivo, e la polizia, avvertita immediatamente, non ha fatto niente niente. Più di 200 vittime dei raid su Gaza. Intere famiglie assassinate da piloti israeliani e come risultato lancio di razzi su Israele. Pericoloso e violento razzismo contro cittadini arabo-israeliani, incoraggiato entusiasticamente da ministri e membri del Parlamento israeliano, che porta a disordini nelle strade, fomenta aggressività e forte discriminazione contro i palestinesi, insieme al risorgere della violenza contro attivisti pacifisti israeliani. Nonostante accordi, risoluzioni internazionali e promesse israeliane, gli insediamenti si stanno espandendo, mentre le abitazioni palestinesi a Gerusalemme Est e in Cisgiordania continuano ad essere distrutte.
L’acqua scorre senza alcuna limitazione nelle piscine degli insediamenti, mentre i bambini palestinesi soffrono la sete ed interi villaggi e città vivono sotto un crudele razionamento dell’acqua, come ha recentemente sottolineato il presidente del Parlamento Europeo Schultz. Strade per soli ebrei ed un numero infinito di checkpoint rendono impossibile la vita e gli spostamenti dei palestinesi. Il carattere non democratico dello Stato di Israele lo sta sempre più trasformando in un pericoloso Stato di apartheid.
Tutte queste atrocità sono frutto di un’unica mente diabolica e criminale: la mente dei razzisti, crudeli occupanti della Palestina. La responsabilità per tutti questi crimini contro l’umanità dovrebbe essere attribuita ai dominatori israeliani che hanno le mani sporche di sangue. Politici e generali israeliani, soldati e piloti, delinquenti di strada e membri della Knesset sono tutti colpevoli dello spargimento di sangue e dovrebbero essere processati dalla Corte Penale Internazionale. A tutt’oggi la Comunità internazionale non ha fatto abbastanza per porre fine al regime di occupazione israeliana. Di conseguenza Israele non paga alcun prezzo per le sue gravi violazioni della legislazione internazionale e dei valori umani. Al contrario l’Europa paga anche per molti dei danni umanitari dell’occupazione, rendendo persino più facile ad Israele mantenerla.
Benché siano state pubblicate Linee guida che proibiscono ad istituzioni dell’Unione Europea di investire o finanziare organizzazioni che fanno ricerca e attività negli insediamenti, e nonostante 20 paesi europei abbiano diffidato formalmente i propri cittadini ed imprese dal fare commercio e avere rapporti finanziari con gli insediamenti, ciò non basta. Questi provvedimenti non mettono seriamente in discussione la politica di Israele nella Palestina occupata. L’Europa potrebbe fare di molto meglio, come ha dimostrato recentemente nella sua dura risposta all’annessione della Crimea da parte della Russia. Nel giro di poche settimane – non anni – l’Unione Europea ha imposto sanzioni mirate nei confronti di funzionari russi ed ucraini e di imprese di affari operanti in Crimea. L’Unione Europea è andata anche oltre ed ha esteso le sanzioni mettendo al bando l’importazione di merci della Crimea.
Noi cittadini di Israele e popolazione senza Stato della Palestina, non possiamo da soli ottenere la fine dell’occupazione o fermare da soli il bagno di sangue. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutta la Comunità internazionale e della Comunità Europea in particolare. Abbiamo bisogno che voi mettiate sotto accusa il governo e l’esercito israeliani, abbiamo bisogno che boicottiate l’economia e la cultura israeliana, abbiamo bisogno che facciate pressione sul vostro governo perché cessi di trarre profitto dall’occupazione. E abbiamo bisogno che facciate un appello perché ad Israele sia imposto un embargo sulle armi e sia tolto l’assedio a Gaza. Israele è la più grande e pericolosa organizzazione terroristica esistente al giorno d’oggi. Tutte le sue munizioni vengono usate per uccidere civili innocenti, donne e bambini. Questo non è niente di meno di un genocidio.
Come persona insignita del premio Sakharov del Parlamento Europeo per i Diritti Umani e in qualità di madre ed essere umano, io faccio appello all’Unione Europea affinché usi tutti i mezzi diplomatici ed economici a sua disposizione per aiutare a salvare il mio paese da questo abisso di morte e disperazione in cui viviamo. Vi prego di mettere al bando Israele dalla comunità internazionale fino a quando non diventerà un vero Stato democratico. Boicottate e sanzionate chiunque faccia affari con questo Stato di apartheid e aiutateci a liberarci di questo governo razzista e assettato di sangue, perché sia restituita la vita sia ai palestinesi che agli ebrei israeliani.

Nurit Peled

venerdì 25 luglio 2014

L'INDIFFERENZA DI ISRAELE




L’indifferenza di Israele


di Gideon Levy


  • 25 luglio 2014
  •  
  • 12.19
Il totale, aggiornato al 23 luglio, è di 155 bambini. La mattina ne sono morti altri tre. Dieci bambini al giorno, in media. Secondo le Nazioni Unite il numero supera quello delle vittime tra i combattenti di Hamas. L’Al Mezan center for human rights ha pubblicato una lista con i nomi di 132 bambini uccisi, mentre il quotidiano britannico The Telegraph ha pubblicato un “grafico della morte” con i nomi dei bambini, la data di morte e la loro età. La tabella comprende neonati, bambini e ragazzini. Ogni bambino e il nome che gli avevano dato i genitori. Bitul, quattro anni; Suhila, tre anni; Bissan, sei mesi; Siraj, quattro anni; Nur, due anni. Sono i nomi dei bambini della famiglia Abu Jama, nella quale sono morte 25 persone.
Il grafico non mente. L’operazione Margine protettivo è in realtà la replica dell’operazione Piombo fuso e la supererà in termini di orrore e morte. Il grafico non è stato diffuso in Israele, e nessuno si preoccuperà di farlo. Non c’è posto per questa conta, siamo in guerra. La colpa dei morti palestinesi è di Hamas. I piloti dell’aviazione israeliana non volevano uccidere i bambini.
In ogni caso non c’è nulla da temere: se mai qualcuno dovesse pubblicare il grafico scatenerebbe soltanto l’indifferenza di un’opinione pubblica indottrinata. Forse addirittura la gioia, per quanto sia difficile da credere. “Anche Hitler è stato un bambino” si legge su un muro vicino all’ingresso di Netivot.
Sul sito internet “Walla!” si trovano una serie di commenti in risposta a un articolo sulla morte di quattro bambini sulla spiaggia di Gaza. Shani Moyal: “Non me ne frega niente della morte dei bambini arabi. Peccato che non siano stati di più. Ben fatto”. Stav Sabah: “Queste sono immagini bellissime. Mi rendono felice. Non smetterei mai di guardarle”. Sharon Avishi: “Solo quattro? Peccato. Speravamo fossero di più”. Daniela Turgeman: “Ottimo. Dobbiamo uccidere tutti i bambini”. Chaya Hatnovich: “Non esiste un’immagine più bella di quella che mostra i bambini arabi morti”. Orna Peretz: “Perché soltanto quattro?” Rachel Cohen: “Non chiedo la morte dei bambini di Gaza. Chiedo che bruciate vivi tutti gli arabi”. Tami Mashan: “Devono morire più bambini possibile”.
Dai nomi e dalle foto si capisce che tutti i commenti sono stati scritti da donne. Fanno la spesa nei negozi sotto casa vostra. Frequentano lo stesso cinema che frequentate voi, vanno in vacanza dove andate voi. Sono israeliane. Nessuno pensa di licenziarle, come invece fanno con gli arabi e i simpatizzanti di sinistra. Nessuno le condanna. Nessuno le attacca o le minaccia. Sono normali, almeno secondo la legge israeliana, la stessa che considera la compassione un tradimento e la bestialità un’espressione di patriottismo.
Ma perché incolpare le donne e i loro commenti? Ascoltate le parole dei generali, dei politici e degli analisti. Dicono le stesse cose, usano solo toni un po’ meno aggressivi.
Parole così perfide non si sentono in nessun altro paese del mondo, ma neanche le dichiarazioni più estreme rendono giustizia all’atmosfera che si respira in questo momento. Sono pochi gli israeliani che pensano ai 155 bambini morti e li considerano per quello che sono: bambini. Non vogliono immaginarli. Non vogliono pensare al loro destino, alla loro triste vita e alla loro morte.
I soldati israeliani combattono e muoiono a Gaza, e la gente ha paura per loro. È umano e naturale. I razzi, intanto, continuano a cadere. Ma accanto alla paura emerge una completa assenza di compassione per le vittime dell’altro schieramento. Anche per i bambini, che muoiono a decine e segneranno un nuovo record di vergogna persino in una storia vergognosa come quella israeliana.
Le immagini che arrivano da Gaza dovrebbero sconvolgere tutti gli israeliani. Forse anche gli abitanti di Gaza festeggerebbero la morte dei bambini israeliani, ma non possiamo saperlo perché per fortuna non è accaduto. Se assistessimo a una reazione di questo tipo saremmo giustamente disgustati. Ma intanto continuiamo a ignorare il massacro dei bambini palestinesi, giorno dopo giorno. O addirittura lo celebriamo. Dopo tutto, “anche Hitler è stato un bambino”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)

C'E' DEL METODO IN QUESTA FOLLIA





C’è del metodo in questa follia


di Amira Hass

  • 23 luglio 2014
  •  
  • 14.14


C’è del metodo in questa follia. E il cieco rifiuto di Israele di comprendere la portata della vendetta che sta portando avanti a Gaza ha una sua logica. L’intera nazione è un esercito. L’esercito è la nazione. Entrambi sono rappresentati da un governo ebreo-democratico e da mezzi d’informazione fedeli, e tutti quanti lavorano insieme per vendicarsi dei traditori palestinesi, la cui colpa è quella di non riconoscere l’assoluta normalità della situazione.
I palestinesi sono disobbedienti. Non vogliono adattarsi. Pensavamo che sarebbe bastato trattarne bene alcuni e riempire il portafogli di pochi, lasciando che le enormi donazioni di Stati Uniti ed Europa gonfiassero le tasche di un immaginario governo palestinese.
Le incessanti manifestazioni di protesta nei villaggi della Cisgiordania non hanno minimamente intaccato la fede israeliana nella normalità della sua dominazione esercitata su un altro popolo. Il boicottaggio e le sanzioni hanno un po’ confuso il nostro ego, ma non è bastato a farci recepire il messaggio. Il governo di riconciliazione palestinese sembrava averci spinto a fare un passo avanti e rifiutare finalmente l’ostentazione di normalità imposta da Israele. Ma non ce l’ha fatta, perché troppe forze all’interno di Al Fatah e Hamas non lo hanno sostenuto.
Allora è toccato ai razzi di Hamas disturbare il sonno degli occupanti. Dite quello che volete, ma sono riusciti dove le manifestazioni, i boicottaggi e la cancellazione dei concerti hanno fallito.
Nazione, esercito, governo e mezzi d’informazione: avete occhi e orecchie, eppure non vedete e non sentite. Continuate a sperare che il sangue palestinese già versato e quello che ancora deve scorrere basteranno a riportare la calma e la cara vecchia occupazione. Rifiutate di usare le vostre competenze per fermarvi in tempo, prima che si verifichi un disastro ancora più grave. Lo avete già fatto l’ultima volta, e la volta prima.
Certo che siete molto competenti, quando volete. Gli uomini di Hamas emersi dal tunnel del kibbutz Nir Am erano vestiti come soldati israeliani. Amos Harel, di Ha’aretz, scrive che all’inizio gli ufficiali al comando non erano sicuri che si trattasse di terroristi e non di soldati. “Alla fine, grazie a una fotografia aerea scattata da un drone, si è scoperto che erano uomini di Hamas”. “Avevano i Kalashnikov, che non sono in dotazione all’esercito israeliano”.
Dunque le foto scattate dai droni possono essere molto precise, quando l’operatore vuole. Possono stabilire se su una spiaggia o su un tetto ci sono dei bambini (che nemmeno gli acrobatici giuristi del ministero della giustizia e dell’esercito possono considerare un bersaglio giustificabile). Il drone può stabilire se una squadra di salvataggio è arrivata sul posto per portare via i feriti. Può fornire le prove che le famiglie stanno lasciando le loro case. Tutto questo può essere mostrato in una fotografia scattata da un drone a una risoluzione così alta che gli operatori responsabili dello sgancio delle bombe non avrebbero motivo di premere il pulsante “uccidi” sulle loro tastiere. Ma per qualche strano motivo l’occhio di un drone, capace di distinguere la marca di un fucile, non può dire se quella figura è un bambino, una donna o un’anziana. Si limita ad assegnare una sentenza di morte a tutti.
“L’israelianità” attuale somiglia a quel drone. Sceglie una vista offuscata. Si aggrappa con le unghie alla vita bella e confortevole di una nazione padrona, e non vuole che i sottoposti interferiscano. Il ministro della difesa Moshe Ya’alon ha tradotto questo concetto nel linguaggio politico: “Non riconosceremo il governo di riconciliazione, ma altri elementi come il controllo dei punti d’accesso possono essere accettati. Il presidente palestinese Abu Mazen controllerà i punti d’accesso, ma non controllerà la Striscia di Gaza”.
Questa è la routine che stiamo portando avanti. Gaza e la Cisgiordania sono tagliate fuori. Hamas controlla la Striscia di Gaza, ma a condizioni dettate da noi. Al Fatah e l’Autorità Nazionale Palestinese governano e si riempiono le tasche in Cisgiordania, ma alle nostre condizioni. Se di tanto in tanto i palestinesi avranno bisogno di essere addomesticati, lo faremo con il sangue. Ancora e ancora. Pace su Israele.
(Traduzione di Andrea Sparacino)

giovedì 24 luglio 2014

LETTERA DA GAZA DEL MEDICO NORVEGESE MADS GILBERT

LETTERA DA GAZA DEL MEDICO 
NORVEGESE MADS GILBERT





Carissimi amici,
La notte scorsa è stata estrema. L’”invasione di terra” di Gaza ha provocato decine e vagoni di mutilati, lacerati, insanguinati, tremanti, moribondi – tutti i tipi di palestinesi feriti, di tutte le età, tutti civili, tutti innocenti.
Gli eroi nelle ambulanze e in tutti gli ospedali di Gaza stanno lavorando in turni di 12-24 ore, grigi dalla fatica e dai disumani carichi di lavoro (senza paga tutti quelli dell?ospedale Shifa da 4 mesi), si prendono cura, fanno il triage delle emergenze, cercano di capire qualcosa nell’incomprensibile caos di corpi, organi , taglie, arti, esseri umani che camminano, che non camminano, che respirano, che non respirano, che sanguinano, che non sanguinano. Esseri umani!
Ora, ancora una volta trattati come animali dall’”esercito più morale del mondo” (sic!).
Il mio rispetto per i feriti è infinita, nella loro contenuta determinazione in preda a dolore, agonia e shock; la mia ammirazione per il personale e i volontari è infinita, la mia vicinanza al “sumud” [resilienza] palestinese mi dà forza, anche se a occhiate voglio solo urlare, tenere qualcuno stretto, piangere, sentire l’odore della pelle e dei capelli del bambino caldo, coperto di sangue, proteggerci in un abbraccio senza fine – ma non possiamo permettercelo, né possono loro.
Volti grigio cenere – Oh NO! non un altro carico ancora di decine di mutilati e insanguinati, abbiamo ancora laghi di sangue sul pavimento nell’Emergency Room, mucchi di bende insanguinate gocciolanti da spazzare via – oh – addetti alle pulizie, ovunque, in fretta spalano sangue e tessuti di scarto , capelli, vestiti, cannule – gli avanzi della morte – tutto portato via … per essere pronti ancora una volta, per ripetere tutto da capo. Più di 100 casi arrivati allo Shifa Hospital nelle ultime 24 ore, già? tanto  per un grande ospedale ben attrezzato con tutto, ma qui – quasi nulla: elettricità, acqua, materiale monouso, medicine o tavoli, strumenti, monitor – tutto arrugginito e come se preso da musei di vecchi ospedali. Ma non si lamentano questi eroi. Vanno avanti così? come guerrieri, a testa bassa, immensamente risoluti.
 E mentre vi scrivo queste parole, da solo, su un letto, le mie lacrime scorrono, lacrime calde ma inutili, di dolore e di pena, di rabbia e di paura. Questo non sta accadendo!
Ed ecco, proprio ora, l’orchestra della macchina da guerra israeliana inizia la sua macabra sinfonia di nuovo, proprio ora: salve di artiglieria dalle navi della marina appena giù sulla spiaggia, gli F16 che ruggiscono, i droni nauseanti  (in arabo ‘Zennanis’, che mugolano), e gli Apache che creano scompiglio. Tutto fatto e pagato dagli Stati Uniti.
Obama – ce l’hai un cuore?
Ti invito – passa una notte – solo una notte – con noi nello Shifa Hospital. Travestito da addetto alle pulizie, magari. Sono convinto al 100% che cambierebbe la storia.  Nessuno con un cuore E potere potrebbe mai allontanarsi da una notte nello Shifa senza essere determinato a porre fine al massacro del popolo palestinese.
Ma i senza cuore e i senza pietà hanno fatto i loro calcoli e pianificato un altro assalto “dahyia” [la dottrina elaborata dal generale israeliano Gadi Eizenkot dell'infliggere la massima sofferenza alla popolazione civile come metodo di deterrenza] a Gaza.

I fiumi di sangue potranno continuare a scorrere la notte a venire. Posso sentire che hanno sintonizzato i loro strumenti di morte.
Per favore. Fate quello che potete. Questo, questo non può continuare.
Mads
Gaza, Palestina Occupata
Mads Gilbert MD PhD
Professor and Clinical Head
Clinic of Emergency Medicine
University Hospital of North Norway
N-9038 Tromsø, Norway
Mobile: +4790878740

MESSAGGIO ORIGINALE:

Dearest friends -
The last night was extreme. The “ground invasion” of Gaza resulted in scores and carloads with maimed, torn apart, bleeding, shivering, dying – all sorts of injured Palestinians, all ages, all civilians, all innocent.
The heroes in the ambulances and in all of Gaza’s hospitals are working 12-24hrs shifts, grey from fatigue and inhuman workloads (without payment all in Shifa for the last 4 months), they care, triage, try to understand the incomprehensible chaos of bodies, sizes, limbs, walking, not walking, breathing, not breathing, bleeding, not bleeding humans. HUMANS!
Now, once more treated like animals by “the most moral army in the world” (sic!).
My respect for the wounded is endless, in their contained determination in the midst of pain, agony and shock; my admiration for the staff and volunteers is endless, my closeness to the Palestinian “sumud” gives me strength, although in glimpses I just want to scream, hold someone tight, cry, smell the skin and hair of the warm child, covered in blood, protect ourselves in an endless embrace – but we cannot afford that, nor can they.
Ashy grey faces – Oh NO! not one more load of tens of maimed and bleeding, we still have lakes of blood on the floor in the ER, piles of dripping, blood-soaked bandages to clear out – oh – the cleaners, everywhere, swiftly shovelling the blood and discarded tissues, hair, clothes,cannulas – the leftovers from death – all taken away…to be prepared again, to be repeated all over. More then 100 cases came to Shifa last 24 hrs. enough for a large well trained hospital with everything, but here – almost nothing: electricity, water, disposables, drugs, OR-tables, instruments, monitors – all rusted and  as if taken from museums of yesterdays hospitals.But they do not complain, these heroes. They get on with it, like warriors, head on, enormous resolute.t
And as I write these words to you, alone, on a bed, my tears flows, the warm but useless tears of pain and grief, of anger and fear. This is not happening!
An then, just now, the orchestra of the Israeli war-machine starts its gruesome symphony again, just now: salvos of artillery from the navy boats just down on the shores, the roaring F16, the sickening drones (Arabic ‘Zennanis’, the hummers), and the cluttering Apaches. So much made and paid in and by US.
Mr. Obama – do you have a heart?
I invite you – spend one night – just one night – with us in Shifa. Disguised as a cleaner, maybe.
I am convinced, 100%, it would change history.
Nobody with a heart AND power could ever walk away from a night in Shifa without being determined to end the slaughter of the Palestinian people.
But the heartless and merciless have done their calculations and planned another “dahyia” onslaught on Gaza.
The rivers of blood will keep running the coming night. I can hear they have tuned their instruments of death.
Please. Do what you can. This, THIS cannot continue.
Mads
Gaza, Occupied Palestine
Mads Gilbert MD PhD
Professor and Clinical Head
Clinic of Emergency Medicine
University Hospital of North Norway
N-9038 Tromsø, Norway
Mobile: +4790878740

APPELLI AL GENOCIDIO E ALLO STUPRO DI DONNE PALESTINESI


APPELLI AL GENOCIDIO E ALLO STUPRO 
DI DONNE PALESTINESI



DI JONATHAN COOK

jonathan-cook.net/Global Research

Mentre guardiamo l'orribile carneficina che sta avvenendo a Gaza dobbiamo cercare di ricordarci della psicosi Israeliana che la alimenta e la giustifica. Ecco i commenti di tre israeliani di destra, due importanti politici e un professore universitario, che riflettono una delle linee di pensiero mainstream in Israele che i media internazionali si sforzano di non vedere.

Ognuno di loro, in modo diverso, sta invocando il genocidio dei palestinesi.

Nella foto: Mordechai Kedar, professore della Bar Ilan University, Tel Aviv
Ayelet Shaked, del  Jewish Home Party del ministro dell'economia Naftali Bennett, chiede tramite la sua pagina Facebook l'uccisione delle madri di quelli che definisce "terroristi" palestinesi (un concetto molto ampio nell'attuale pensiero israeliano), in modo che non possano far nascere altri "piccoli serpenti":
Devono morire, e le loro case devono essere demolite in modo che non possano più sostenere altri terroristi. Sono tutti nostri nemici e il loro sangue dovrà essere sulle nostre mani. E questo riguarda anche le madri dei terroristi morti...

[I terroristi] sono tutti combattenti nemici, e il loro sangue dovrà essere sulle loro teste. Oggi questo vale anche per le madri dei martiri che li mandano all'inferno con baci e fiori. Devono seguire i loro figli, nulla sarebbe più giusto. Devono andare all'inferno, e così le loro case dove hanno cresciuto i serpenti. Altrimenti vi crescerebbero altri piccoli serpenti.
Mordechai Kedar, professore della Bar Ilan University, pensa che le sorelle e le madri dei “terroristi” palestinesi debbano essere stuprate: 
L'unica cosa che dissuaderebbe un terrorista come quelli che hanno rapito e ucciso i ragazzi [il 12 Giugno in Cisgiordania], sarebbe sapere che le loro sorelle o le loro madri verrebbero stuprate se venissero catturati. Che possiamo farci? Questa è la cultura in cui viviamo.
 Sappiate che la sua Università non lo ha rimproverato. Hanno difeso i suoi commenti:

Lo scopo era di definire la cultura della morte e delle organizzazioni terroristiche. Il Dr. Kedar ha illustrato con le sue parole l'amara realtà del Medioriente e l'incapacità delle nazioni moderne governate dal diritto di combattere il terrore degli attentatori suicidi.
E infine abbiamo Moshe Feiglin, deputato del Parlamento Israeliano e membro del partito del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, il Likud, che si appella all'esercito israeliano affinchè uccida i palestinesi di Gaza indiscriminatamente e usi ogni possibile mezzo per cacciarli:
Netanyahu annuncia che Israele sta per attaccare obiettivi militari nella loro area, e chiede a coloro che non sono coinvolti e non vogliono subire danni di fuggire immediatamente. Il Sinai non è lontano da Gaza, e possono fuggire. Questo sarà il massimo degli sforzi umanitari di Israele... Tutti gli obiettivi militari e le infrastrutture saranno attaccati, e non ci si farà scrupolo di “scudi umani” o di “danni ambientali”...L'IDF [Israel Defense Forces, forze armate israeliane N.d.t] conquisterà l'intera Gaza, usando ogni mezzo necessario per limitare i danni ai nostri soldati, senza alcuna altra considerazione... La popolazione nemica che non si è macchiata di colpe e che si dissocia dai terroristi armati sarà trattata secondo la legge internazionale e gli sarà permesso di fuggire. Israele aiuterà generosamente coloro che desiderano scappare.
Questa psicosi non migliorerà da sola. Anzi, è destinata a peggiorare. Quanto potrà peggiorare dipende interamente dalla perdurante inazione dei leader occidentali.

martedì 22 luglio 2014

ISRAELE NON VUOLE LA PACE


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lunedì 21 luglio 2014

GAZA 2014: IL MASSACRO INFINITO


GAZA 2014: IL MASSACRO INFINITO


Diego Siragusa


Scrivo alle ore 15 del 16 luglio e non so quali saranno gli sviluppi dell’attacco a Gaza nei prossimi giorni. So che in questo momento i morti, tutti civili, sono oltre 205 e proseguono i bombardamenti israeliani in una striscia di terra di 10 km. per 40 abitata da quasi 1.700.000 abitanti. Un formicaio è stato definito in cui è impossibile il cosiddetto omicidio mirato senza fare “danni collaterali”, espressione orrenda che denota le vittime innocenti.
Ricostruiamo questa follia del sionismo ebraico, perché di questo si tratta, e di tutti i suoi complici. I colloqui di pace sono falliti, e lo sapevamo in anticipo, a causa della pretesa di Israele di non riconoscere l’illegalità delle colonie e del furto di terra palestinese. Non solo: ha preteso per sé il totale controllo del futuro stato palestinese, delle sue frontiere e risorse e la continuazione all’infinito di un controllo militare in Cisgiordania dentro uno stato a sovranità limitata e smilitarizzato. In questo contesto avvengono alcuni fatti degni di nota. L’Unione Europea ed alcuni stati, tra cui Italia, avvisano di non fare investimenti nei Territori occupati da Israele che sono giudicati illegali dal diritto internazionale e dovranno essere restituiti. Intanto proseguono gli insediamenti illegali e le uccisioni di palestinesi, il trattenimento delle tasse prelevate da Israele come ricatto, la limitazione delle risorse idriche, la mancanza di energia a Gaza, la limitazione della zona di pesca ridotta a 3 miglia dalla costa costringendo i gazawi alla fame, alla disoccupazione e a mendicare la sopravvivenza dalle organizzazioni umanitarie, come avviene da molti decenni. Aumentano le condanne contro Israele in tutte le sedi internazionali per la sua protervia a calpestare tutte le risoluzioni dell'ONU e i diritti umani fondamentali.
La pretesa di Israele è che i palestinesi non devono difendersi, non devono reagire altrimenti sono terroristi. Avviene un fatto nuovo: la riconciliazione tra Al Fatah e Hamas e la costituzione di un governo di unità nazionale che ha giurato e si è insediato  per l’esercizio delle sue funzioni. E’ un duro colpo per Israele che ha prosperato sulle aspre divisioni delle due organizzazioni. Che fare? Occorreva creare le condizioni per rompere questa alleanza e far saltare l’intero processo di pace da cui Israele è uscito come il convitato di pietra additato come responsabile dalla comunità internazionale. Occorreva recuperare credibilità, quindi, attraverso un fatto nuovo per recuperare la simpatia storica dell’occidente verso Israele che intanto si era intiepidita.
Il 12 giugno il governo israeliano diffonde la notizia che tre giovani coloni, ovvero occupanti abusivi di terra palestinese, sono scomparsi dalla loro casa. Si dice che sono stati rapiti e si mobilita l’esercito per cercarli. I soldati irrompono nella case dei palestinesi rompendo mobili, suppellettili e televisori. Un vero saccheggio accompagnato da violenze , percosse e abusi gratuiti.  Nel corso di tutti questi anni, centinaia e migliaia di palestinesi sono stati uccisi, sequestrati e imprigionati senza processo ma nessuno ha gridato sui mezzi di informazione di tutto il pianeta denunciando l’ingiustizia. Nessuno. Netanyhau, senza prove, accusa subito Hamas di aver rapito i tre ragazzi, accusa che Hamas respinge con fermezza. Domanda: perché Netanyhau accusa proprio Hamas senza alcuna prova? Che interesse aveva Hamas a fare un simile atto in un momento di ricomposizione dell’unità palestinese? Non era meglio per Hamas rapirli e negoziare la liberazione di qualche migliaio di detenuti palestinesi? E poi: alcuni giorni prima, il 15 maggio,  due ragazzi palestinesi sono stati uccisi durante una pacifica dimostrazione presso la prigione di Ofer da soldati israeliani e un terzo giovane è stato colpito da un proiettile ferendolo gravemente. La scena è stata registrata da una telecamera fissa. Le foto di quei due ragazzi e il video sono disponibili nella rete web ma non sono apparse sui giornali e le autorità palestinesi non hanno fatto rappresaglie. Ad aprire il fuoco contro i ragazzi sono state le guardie della prigione israeliana di Ofer. Crimine negato, nonostante le evidenze, crimine impunito come tutti i crimini israeliani.
“Colpiremo Hamas ovunque, pagherà per il terribile crimine commesso”; sono parole pronunciate dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo la scoperta del ritrovamento dei cadaveri dei tre ragazzi ebrei rapiti nei dintorni di Hebron, una zona tra le più calde della Cisgiordania controllata dall’esercito israeliano, secondo gli Accordi di Oslo. Nei giorni precedenti erano stati uccisi 12 palestinesi innocenti su cui il sistema dell’informazione ha colpevolmente taciuto. Si scatena la violenza dello stato ebraico alimentata dalla isteria di massa. Un bambino palestinese  di 16 anni viene rapito da coloni ebrei fanatici e bruciato vivo. Vengono arrestati gli autori del crimine che confessano. Questa notizia, per la sua crudeltà, ottiene uno spazio dignitoso nei mezzi di informazione, ma è casuale che nessuno si sia interessato ai 12 palestinesi innocenti uccisi dai soldati israeliani? Tra di essi tre bambini? Non sono anch'essi esseri umani? Questa è la prova del razzismo che lo stato di Israele e tutti i suoi manutengoli sanno instillare nell'opinione pubblica. Si tratta di giocare sulle emozioni suscitate dai giornali e dai mezzi visivi di comunicazione controllati dai sionisti. Negli USA aumenta la rabbia contro Israele e aumentano gli ebrei antisionisti, come il gruppo che si chiama JSTREET e i rabbini di Neturei Karta.
Delle centinaia e migliaia di palestinesi uccisi non si parla.... tranne per dire che si fa bene ad ucciderli. Non escludo che siano stati gli stessi israeliani tramite il Mossad ad orchestrare questo delitto in un momento cruciale. I colloqui di pace sono falliti per colpa di Israele. Non dimentichiamo che i tre ragazzi erano in una colonia illegalmente occupata e facevano parte di quei gruppi di estremisti ebrei favorevoli alla espulsione spietata dei palestinesi. Sono gli stessi che ogni giorno, protetti dai soldati, rendono la vita impossibile ai palestinesi. Occorreva, a questo punto, un pretesto, una provocazione per riguadagnare la simpatia dell'opinione pubblica e azzerare ogni processo di pace favorendo l'estensione degli insediamenti e mettere la comunità internazionale davanti al fatto compiuto.
Accade un fatto inquietante riferito dal quotidiano israeliano “Ha’aretz”: «Il 5 giugno ha avuto luogo una riunione straordinaria nell’ufficio del ministro dell’Interno. Il capo del Mossad Tamir Pardo ha detto ai presenti: “Non dovete assolutamente approvare la legge che dà al governo la possibilità di scambiare terroristi condannati per omicidio. Questa legge avrà come conseguenza la riduzione del campo d’azione del governo in caso di rapimenti”. Pardo si è poi rivolto al ministro dell’Economia Naftali Bennet: “Immagini uno scenario che preveda il rapimento di tre adolescenti israeliani. Che cosa farebbe lei se tre quattordicenni venissero rapitI da un insediamento tra una settimana? Che cosa ci farete con quella legge?». Quindi il Mossad sapeva già che sarebbero stati rapiti i tre ragazzi ebrei!
Ho letto i commenti del papa e della ministra degli Esteri Mogherini: non una parola sui palestinesi uccisi. Non una parola sul sequestro di un intero popolo che dura da 66 anni. Ipocriti!!! Nel libro VIVERE CON LA SPADA di Livia Rokach, che ho tradotto per i lettori italiani, vi sono le prove che il metodo delle provocazioni e delle rappresaglie fu teorizzato da Moshe Dayan e da Ben Gurion già subito dopo la proclamazione dello stato d'Israele. Il libro si fonda sui diari di Moshe Sharett, il numero due del sionismo mondiale e Primo Ministro israeliano il quale affidò ai suoi diari l'orrore per i crimini commessi dagli ebrei sionisti contro i palestinesi. Ecco perché gli ebrei di Milano, recentemente, hanno tentato di impedirmi di presentare il libro.
Esaminiamo l'altra ipotesi: sono stati dei palestinesi a rapirli ed ucciderli. L'ingiustizia che stanno subendo i palestinesi e le loro frustrazioni sono arrivate ad un tale punto che giustificano azioni come queste; azioni di autodifesa, di resistenza. Quando da Gaza sparano dei razzi è perché gli israeliani arbitrariamente hanno bombardato, usando spesso armi proibite, ma per l'occupante la vittima non deve reagire, deve subire altrimenti è un "terrorista". Ci sono centinaia di bambini, di minorenni nelle carceri israeliane e SAVE THE CHILDREN ha denunciato questi orrori nell'indifferenza generale. E ora si piange su tre giovani misteriosamente assassinati? Chi è il colpevole? Non dò io la risposta ma lascio parlare la figlia di un generale israeliano che mi ha scritto alcuni giorni fa angosciata, una donna coraggiosa che lotta per i diritti umani e subisce attacchi ed oltraggi in quanto ebrea vicina ai palestinesi, Nurit Peled, figlia del generale israeliano Matti Peled: " Who is guilty? The blame for the murder of the three Jewish boys and for the murder of endless Palestinian children should be placed where it belongs: on the hands of the ISraeli racist regime of occupation, apartheid and sociocide." (Chi è colpevole? La responsabilità per l'assassinio dei tre giovani ebrei e per l'assassinio senza fine dei bambini palestinesi dovrebbe essere messa nel posto giusto: nelle mani del regime razzista israeliano di occupazione, di apartheid e di sociocidio".
Ultima considerazione. La diplomazia internazionale ha cominciato a muoversi dopo giorni di totale inerzia. L’Egitto ha proposto una tregua fondata su queste condizioni: cessazione delle ostilità aeree, marittime o terrestri a partire dalle ore 8 italiane del 14 luglio e la disponibilità ad accogliere, entro 48 ore, delegazioni di alto livello israeliane e palestinesi per aprire i negoziati. Israele ha approvato la proposta, con l’eccezione di due ministri apertamente nazisti come Lieberman e NaftaliBennett; Hamas l’ha respinta e ha chiesto garanzie internazionali.  Perché Hamas ha respinto questa proposta, che, a prima vista, sembra ragionevole e realistica? Bisogna conoscere le proposte fatte da Hamas, innanzitutto:
1)     fine dell’aggressione contro il popolo palestinese;
2)     fine del blocco di Gaza che dura dal 2006
3)     apertura del confine frontaliero di Rafah con l’Egitto
4)     rilascio dei prigionieri ‘nuovamente arrestati’ che erano stati liberati nello scambio col soldato israeliano Shalit
5)     Non interferenza nel governo unitario palestinese.

Qualcuno è disposto a dire che queste richieste siano irrealistiche? Qui c’è l’essenza del conflitto infinito; senza la rimozione della cause, lo spargimento di sangue non avrà mai fine. Non so dire se la decisione di Hamas di riprendere le ostilità sia saggia in questo momento o che sia più accorta la mossa del presidente Abu Mazen di accettare una tregua per un qualunque negoziato. Di certo sappiamo che Israele non vuole alcun negoziato, non vuole la pace, vuole trasferire tutti palestinesi in Giordania e confida, come sempre, nell’impunità e nel sostegno degli USA e dei paesi europei più corrivi coi suoi crimini. Forse, nella mossa di Hamas, vi è la consapevolezza di drammatizzare la situazione per giungere ad un risultato nuovo che impedisca il logorio costante a cui il popolo di Gaza è sottoposto dall’imperialismo sionista. In altri termini: o si risolve la situazione subito o l’Olocausto palestinese peserà sulla coscienza di tutti. Resta la valutazione sulla inefficacia dell’azione militare di Hamas che coi suoi missili a breve e a lunga gittata finora non ha inflitto danni a Israele. I danni alle persone, nel momento in cui scrivo, sono di un morto israeliano e di pochi feriti leggeri. Questo basta ai mezzi di informazione sionisti per far apparire quei missili di autodifesa come la massima panoplia bellica dalla quale il povero e indifeso Israele deve proteggersi dai cattivi e superarmati terroristi palestinesi.



Biella 16/7/2014