sabato 30 dicembre 2017

EVANGELISMO: LA NUOVA IDEOLOGIA DELL'IMPERIALISMO

(Il presidente del Guatemala Morales e Netanyhau)

di Stefano Zecchinelli 

28 dicembre 2017 

Uno dei paesi che ha obbedito a Trump spostando l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme è il Guatemala. Questo stato dipende fortemente dagli USA, ma – come ha sottolineato Alberto Negri – la sudditanza verso Washington non è la sola ragione; il presidente Jimmy Morales, ex comico, è un protestante evangelico che ha studiato economia e teologia. Alberto Negri, con la solita precisione, ci ha spiegato che: ‘’ In Guatemala i protestanti sono oltre il 40 per cento. Il protestantesimo, movimento molto frammentato, ha incrociato il giudaismo messianico, detto anche ebraismo messianico, corrente religiosa d’ispirazione giudeo-cristiana ed evangelicale, nata intorno agli anni settanta e ottanta, i cui membri condividono in genere la dottrina cristiana sulla figura di Gesù ma credono anche nella restaurazione della terra, della lingua, del popolo e della fede di Israele’’. Un’altra ragione di questa scelta scellerata è la forte presenza del Mossad in centro America; l’intelligence israeliana ha collaborato con gli USA nello sterminio pianificato dei ceti popolari e proletari, distruggendo i movimenti rivoluzionari, tanto d’ispirazione socialista quanto nazionalista. L’evangelismo è un’ arma controrivoluzionaria, forse fra le più potenti, una vera bomba sociale, di cui dispongono gli USA ed Israele; fortemente avversi al ‘’cattolicesimo popolare’’, al Cristianesimo sociale, alla Teologia della Liberazione e al socialismo, gli evangelici propugnano il disimpegno sociale, l’ultracapitalismo ed il disprezzo verso le minoranze. Dai linciaggi furibondi anti-indios alle persecuzioni degli omosessuali (pensiamo all’omofobo brasiliano Bolsonaro), gli evangelici – forti ammiratori dello Stato etnico israeliano – danno libero sfogo alla loro intolleranza, ragion per cui, oltre ai ricchi capitalisti USA e alla destra sionista, hanno arruolato nelle proprie file molti neonazisti. Si tratta del movimento reazionario più insidioso del ventunesimo secolo. Una vera e propria macchina da guerra contro i popoli ed i lavoratori.

Il colonialismo britannico, per perpetuare il suo dominio mondiale, ha manipolato le tre religioni monoteistiche creando il giudaismo talmudico, l’Islam wahabita ed cristianesimo evangelico. I Padri Pellegrini, mutuando il mito ebraico della Terra Promessa, si lanciarono alla conquista del continente americano, non privi di cattive intenzioni verso le popolazioni autoctone. Lo sterminio dei pellirossa, uno dei più brutali genocidi della storia, venne confrontato all’eliminazione delle popolazioni cananee quindi legittimato su basi ‘’teologiche’’. In questo modo, oltre oceano, sarebbe sorto un nuovo Israele. La verità è atroce: tanto i puritani, ispirati alle idee del monaco intollerante Calvino, quanto i ‘’sionisti religiosi’’ diedero vita ai peggiori movimenti reazionari mai esistiti. Per completare l’opera, Londra s’inventò il wahabismo, una variante tribale, integralista e guerrafondaia dell’Islam. Gli evangelici, i wahabiti ed i sionisti religiosi rivendicano una adesione letterale ai dettati della Bibbia e del Corano rimuovendo ciò che lega le religioni abramitiche: il Corano è fondamentalmente una rilettura araba della Bibbia ebraica con una forte carica universalista. Se i profeti Gesù e Maometto dovettero fare i conti con le ingiustizie delle aristocrazie dell’epoca (romana, persiana e bizantina), Lutero criticò il dispotismo della Chiesa Cattolica. Fu Calvino a seppellire gli insegnamenti luterani, esaltando il nascente capitalismo ed il colonialismo. Roger Garaudy, teorico del Partito comunista francese poi convertito – partendo dal protestantesimo – all’Islam, ribadì la necessità di un nuovo dialogo fra civiltà abbandonando, una volta per sempre, l’imperialismo. Il cattolicesimo popolare e l’Islam sciita hanno compreso questa necessità, ma lo Stato d’Israele e le lobby evangeliche premono, giorno dopo giorno, sull’amministrazione nord-americana per scatenare un nuovo conflitto bellico mondiale. Vogliono una guerra termonucleare, che non risparmierà le popolazioni civili. Chi sono questi signori che odiano così tanto la possibilità di una convivenza pacifica e democratica fra i popoli e alimentano lo scontro di civiltà?

Gli evangelici, in America Latina, hanno sostenuto le dittature di Pinochet, Videla e Fujimori, esaltando le dottrine economiche della Scuola di Chicago. Non sopportano il pauperismo cattolico ed impongono agli sfortunati finiti nelle loro sette il disimpegno sociale. Chi è benvoluto da Dio diventa ricco; il capitalismo, seguendo i loro sproloqui, è la massima espressione della volontà divina. Il giusto e l’ingiusto scompaiono. Nessuna religione – per quanto, personalmente, possa essere critico verso il monoteismo assolutistico – si è spinta fino a questo punto. I ricchi, i teorici del capitalismo e dell’imperialismo al massimo non devono eccedere nella repressione, ma esercitando il loro dominio – dicono gli evangelici – non fanno altro che raccogliere i premi concessi loro, generosamente, da Dio. Quali premi, mi viene da chiedere? La distruzione di interi popoli, la mortificazione dei lavoratori, la fine dell’indipendenza nazionale sotto il giogo del gendarme statunitense o israeliano. Il loro Dio è crudele, vendicativo e geloso, dovrebbe replicare un credente onesto. L’evangelismo, in realtà, non è una religione; non è, come diceva Hegel, una ‘’rappresentazione dell’assoluto’’, non corrisponde a nessuna ricerca del ‘’sé collettivo’’, ci troviamo davanti ad una vera e propria ideologia bellica ed anti-popolare che sta generando deserti sociali. L’evangelismo ha distrutto migliaia di vite sottoproletarie gettate, dopo essere state spolpate per ‘’bene’’ dalla setta, nell’abbandono. Un vuoto esistenziale difficile da riempire.

L’antropologa Alessandra Ciattini ci ha spiegato le ragioni che hanno portato all’ ‘’evangelizzazione’’ del Sudamerica. Leggiamo: ‘’L’ipotesi della protestantizzazione dell’America Latina non scaturisce dalla “teoria della cospirazione”, ma è suffragata di documenti molto precisi, i quali sono la Informe di N. Rockfeller del 1969, i Documenti di Sante Fe I e II, del 1980 e 1989. Da tali documenti si ricava la forte preoccupazione dell’amministrazione statunitense per tendenze progressiste sorte nella Chiesa cattolica a seguito del Concilio Vaticano II; preoccupazione del resto condivisa da papi come Wojtyla e Ratzinger. In particolare, nel documento di Santa Fe II, in cui si fa addirittura riferimento alla riflessione di Antonio Gramsci e alla grande importanza che questi ha attribuito alla dimensione culturale e morale, si afferma: “Non basta più lo Stato con i suoi caudillos, non basta il giogo della dipendenza economica, non basta nemmeno l’intervento militare diretto degli Usa” (M. Filippini, Gramsci globale, 2011: 150). Per concludere invita a operare vigorosamente anche in campo ideologico, come del resto mostra l’operato di varie agenzie statunitensi che controllano a livello internazionale la libertà religiosa, finanziano le chiese loro gradite e i “cristiani che lottano per la democrazia” (per es. l’Institute on Religion and Democracy)’’ 1. Lo storico Diego Siragusa con il suo libro, Papa Francesco marxista?, ha cercato d’inserire Bergoglio all’interno dello scontro fra il cattolicesimo popolare e l’evangelismo imperialista. Papa Francesco sa molto bene che la Chiesa Cattolica, se vuole sopravvivere, deve dare un senso alla vita dei diseredati, quindi il neoliberismo ed il fondamentalismo puritano, arrivati a questo punto, si configurano in quanto nemici frontali della cristianità. Francesco I criticò – a torto – profondamente la Teologia del popolo e quella della liberazione, ma, una volta Papa, ha dovuto fare una scelta: allearsi col suo antico nemico contro il pericolo neocalvinista. Si è ravveduto, ma la sua svolta sarà sincera? Pagine e pagine di Togliatti e Garaudy ci spiegano l’importanza di un dialogo fra cattolici, socialisti e comunisti, spero che gli uomini di fede, con un po’ di sale in zucca, non rimuovano le pagini più nobili della loro (non tutta disprezzabile) storia.

I cattolici di sinistra hanno iniziato a muoversi contro l’imperialismo USA? Due teologi, Antonio Spadara e Marcelo Figueroa (di formazione protestante), hanno scritto, insieme, un eccellente saggio contro la follia evangelica. Credo che riportarne qualche passo, possa essere illuminante. L’evangelismo, in questo elaborato articolo, viene inquadrato – anche se i due religiosi non utilizzano questi termini – come ideologia del neocolonialismo statunitense. Lo studio è davvero ben documentato.

‘’Un altro aspetto interessante è la relazione che questa collettività religiosa, composta principalmente da bianchi di estrazione popolare del profondo Sud americano, ha con il «creato». Vi è come una sorta di «anestesia» nei confronti dei disastri ecologici e dei problemi generati dai cambiamenti climatici. Il «dominionismo» che professano – che considera gli ecologisti persone contrarie alla fede cristiana – affonda le proprie radici in una comprensione letteralistica dei racconti della creazione del libro della Genesi, che colloca l’uomo in una situazione di «dominio» sul creato, mentre quest’ultimo resta sottoposto al suo arbitrio in biblica «soggezione».

In questa visione teologica, i disastri naturali, i drammatici cambiamenti climatici e la crisi ecologica globale non soltanto non vengono percepiti come un allarme che dovrebbe indurli a rivedere i loro dogmi ma, al contrario, sono segni che confermano la loro concezione non allegorica delle figure finali del libro dell’Apocalisse e la loro speranza in «cieli nuovi e terra nuova».

Si tratta di una formula profetica: combattere le minacce ai valori cristiani americani e attendere l’imminente giustizia di un Armageddon, una resa dei conti finale tra il Bene e il Male, tra Dio e Satana. In questo senso ogni «processo» (di pace, di dialogo ecc.) frana davanti all’impellenza della fine, della battaglia finale contro il nemico. E la comunità dei credenti, della fede (faith), diventa la comunità dei combattenti, della battaglia (fight). Una simile lettura unidirezionale dei testi biblici può indurre ad anestetizzare le coscienze o a sostenere attivamente le situazioni più atroci e drammatiche che il mondo vive fuori dalle frontiere della propria «terra promessa».’’ 2

Questa ideologia ha favorito l’avvento della destra più intollerante che, sulla scia di Steve Bannon, ha sostituito l’antisemitismo con l’islamofobia. Per i due teologi la maggiore pericolosità dell’evangelismo sta in ‘’questo strano ecumenismo ascrivibile alla sua visione xenofoba e islamofoba, che invoca muri e deportazioni purificatrici. La parola «ecumenismo» si traduce così in un paradosso, in un «ecumenismo dell’odio». L’intolleranza è marchio celestiale di purismo, il riduzionismo è metodologia esegetica, e l’ultra-letteralismo ne è la chiave ermeneutica’’. Il loro ‘’ecumenismo dell’odio’’ lo ritroviamo nei movimenti neofascisti, in quelli neoconservatori e nello Stato d’Israele che vorrebbe sterminare – un po’ come i puritani fecero coi pellirossa – il popolo palestinese. Reagan, Bush, Clinton, Obama ed ora Trump sono, nessuno escluso, i volenterosi fantocci di queste sette. Pupazzi telecomandati che, mandato dopo mandato, potrebbero gettare il mondo nel caos. I neocon, maestri delle pulizie etniche, possono essere fermati? La risposta deve essere, per forza di cose, positiva.

https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/10/la-protestantizzazione-dellamerica.html

http://www.laciviltacattolica.it/articolo/fondamentalismo-evangelicale-e-integralismo-cattolico/

mercoledì 27 dicembre 2017

IMMANUEL KANT: LA SINTESI “A PRIORI” ED IL RITORNO ALL’IDEALISMO

FILOSOFIA




di Vincenzo Brandi


Kant, considerato uno dei maggiori filosofi della storia, tentò alla fine del “Secolo dei Lumi”, di operare una sintesi che tenesse conto del pensiero illuminista (tendenzialmente rivolto verso l’empirismo di Hume o il sensismo di Condillac), ma che recuperasse un criterio di certezza della conoscenza (messa in dubbio da Hume). Per il filosofo tedesco questo criterio di certezza è assicurato da una “sintesi a priori” che avviene automaticamente nella nostra mente al momento dell’esperienza. Come vedremo, questo tentativo, anche se condotto con grande intelligenza, non appare tuttavia riuscito ed ebbe come conseguenza anche quella di riaprire la strada all’idealismo filosofico, poi affermatosi in Germania con Fichte, Schelling ed Hegel..
Kant nacque nel 1724 a Konigsberg nella Prussia orientale (città oggi facente parte della Russia e ribattezzata Kaliningrad). Il padre era un semplice sellaio. La madre era una donna religiosa di sentimenti pietisti, fatto che ebbe una profonda influenza sulle concezioni morali del filosofo.
Kant, dimostratosi fin da bambino, persona di acuta intelligenza, ebbe modo di studiare. Lavorò come istitutore. Svolse studi di fisica sulle teorie di Newton e Leibniz (in particolare sull’adozione da parte di Leibniz del principio della conservazione dell’energia cinetica 1/2mv 2 al posto di quello di conservazione della quantità di moto “mv” adottata da Cartesio, come già ricordato in questa rubrica nel numero 53 dedicato a Leibniz). Lesse attentamente le opere di Hume, Wolff e Baumgarten (vedi N. 63). Nel 1755 elaborò l’ipotesi (poi formulata per via indipendente anche dal francese Laplace) secondo cui il sistema solare si è generato a partire da una nebulosa originaria (ipotesi di Kant-Laplace, oggi riconosciuta come valida).
Nello stesso anno Kant divenne libero docente di matematica, logica e fisica. Nel 1770 ottenne una cattedra presso l’Università di Konigsberg, dove poi lavorò tutta la vita.
Nel 1788 il filosofo pubblicò la sua opera maggiore: “Critica della Ragion Pura” (sul problema della conoscenza), cui seguirono la “Critica della Ragion Pratica” (sull’etica, 1787) e la “Critica del Giudizio” (sull’estetica, 1788). Nel 1793 una sua opera sulla “Religione nei Limiti della Ragione” gli procurò una dura reprimenda da parte dell’oscurantista governo prussiano seguito alla parentesi “illuminista” di Federico II. Kant fu un sostenitore della Rivoluzione Francese ed un pacifista. Una sua opera “Sulla Pace Perpetua” parlava della necessità di evitare i conflitti anche con l’istituzione di organismi sovranazionali (idea che anticipa quella dell’ONU).
Nella sua opera maggiore Kant sostiene che l’esperienza è elaborata dalla nostra mente mediante una “sintesi a priori” (che il filosofo distingue nettamente dalle idee innate cartesiane precedenti l’esperienza). Ciò significa che l’esperienza è inquadrata nell’ambito del processo cognitivo in delle “forme a priori” , definite “trascendentali”, già presenti nella nostra mente: Kant indica esplicitamente come forme “trascendentali” lo spazio ed il tempo ed afferma che tutti i “giudizi universali” sono insiti nello stesso processo cognitivo.
La stessa geometria sarebbe connessa all’intuizione “pura” spaziale intesa come “forma trascendentale”, mentre l’aritmetica sarebbe più legata alla forma temporale. Ne consegue che la matematica ci può dare conoscenze nuove, universali, e necessarie, indipendenti dalla stessa logica.
L’intuizione di tipo matematico ci permette di costruire gli oggetti matematici indipendentemente dalla loro esistenza reale. L’intuizione temporale ci permette di individuare il movimento e la trasformazione.

Il pensiero successivo all’intuizione sensibile (cioè successivo all’esperienza immediata) si baserebbe su una serie di “forme pure” della nostra mente, definite come “categorie”. Queste categorie riguarderebbero la quantità, la qualità, la relazione (tra cui la relazione di “causa”), e la modalità (intesa come possibilità, esistenza, necessità o contingenza). Un collettivo “Io Penso”, che quindi riguarderebbe tutta l’umanità, connette i pensieri e sviluppa la razionalità nel momento in cui si attua.
Come si vede dalle sintetiche note precedenti il pensiero di Kant, che si articola in sottili ragionamenti che qui è impossibile riportare nella loro interezza, nel tentativo di superare il probabilismo di Hume e di dare certezze al pensiero illuminista, riapre la porta all’idealismo, postulando l’esistenza di forme mentali (sostanzialmente metafisiche) preesistenti all’esperienza, e con l’introduzione del concetto dell’Io Pensante.
Anche l’atteggiamento di Kant verso la realtà esterna si presta a diverse interpretazioni e presenta qualche aspetto poco chiaro. Il filosofo riconosce l’esistenza di cose in sé (indipendenti da noi) rappresentate dai fenomeni esterni nel momento dell’esperienza, ma poi parla anche di “noumeni”, ovvero di cose solo pensate, inconoscibili e di incerta esistenza, che sarebbero alla base della metafisica.
Il filosofo di Konigsberg predilige la fisica meccanica, ma nega validità scientifica alla chimica (che è in realtà una branca della fisica); ritiene che la “sostanza” dei corpi sia la loro massa (concetto che sarà poi efficacemente criticato da Mach) e che le sostanze (cioè le masse) interagiscano nello spazio; critica giustamente il concetto di “spazio assoluto” di Newton (vedi NN. 50-51), ma nega l’esistenza del vuoto (sostenuta dagli atomisti) ed accetta la teoria dell’etere (presunta sostanza impalpabile di cui abbiamo scritto in precedenti numeri, della cui esistenza erano convinti anche Cartesio e altri fisici fino alla smentita avvenuta alla fine dell’800 con l’esperienza di Morley e Michelson).
Anche nel campo dell’etica (ovvero nel campo della “Ragion Pratica”) Kant adotta un punto di vista coerente con la teoria della “sintesi a priori”, affermando che anche i principi morali sono forme (metafisiche) “a priori”, immutabili, della nostra mente, che influenzano il nostro comportamento, e non invece dettati dalla cultura, dalla società, e dalla fisiologia, come ritengono i pensatori illuministi e materialisti di ogni epoca.

martedì 26 dicembre 2017

LE “FOLLIE” DI TRUMP MOSTRANO LE CONTRADDIZIONI, LA FRAGILITA’ E LA PERICOLOSITA’ DELL’IMPERIALISMO USA.


di Vincenzo Brandi

Roma 18/12/2017 

Nessuno pensava che il neo-presidente statunitense fosse un rivoluzionario e avrebbe cambiato in meglio la politica degli USA. La sua elezione a sorpresa segna – però – un momento di grande
confusione e di estrema fragilità della politica statunitense. I clan politici tradizionali, come quelli dei Clinton e dei Democratici finti progressisti, o dei Repubblicani conservatori, eseguivano perfettamente le politiche imperiali dettate dai poteri forti (alta finanza, grandi multinazionali, complesso militar-industriale, la potente lobby ebraica USA), ma con apparente moderazione e grande ipocrisia. Basti pensare a tutte le guerre promosse, o continuate durante la presidenza del Premio Nobel per la Pace Obama, o durante le precedenti presidenze di Clinton e George Bush, ai colpi di stato, alle destabilizzazioni di tanti paesi (dalla Jugoslavia, all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia, alla Siria, alla Georgia, all’Ucraina, la Somalia, il Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, ecc.).
Anche sulla questione di Gerusalemme è utile ricordare che fu il Congresso USA nel 1995 (22 anni fa!) a riconoscere di fatto la città come capitale indivisibile di Israele e raccomandare lo spostamento dell’ambasciata statunitense. Il presidente pro-tempore Clinton ed i successivi presidenti non si opposero minimamente a questa risoluzione, ma semplicemente la “sospesero” con grande ipocrisia per tenere buoni gli Arabi ed indurre i Palestinesi a continuare le inutili trattative su un fantomatico Stato Palestinese. Nel frattempo la colonizzazione dei territori palestinesi occupati continuava e la parte araba di Gerusalemme era di fatto annessa ad Israele.
Ora, dopo la provocazione del “pazzo” Trump, incapace di diplomazia ed ipocrisia, persino qualche dirigente palestinese che in passato si era speso (opportunisticamente) a favore delle trattative e di una presunta “mediazione” americana, riconosce che questa mediazione non esiste perché gli USA stanno dalla parte dei Sionisti. I Palestinesi, che se ne stavano buoni, si mobilitano di nuovo. Si è scatenata una nuova Intifada condotta da Hamas, organizzazione che in passato si era addirittura schierata contro la Siria di Assad. Il mondo arabo è in subbuglio e persino gli alleati degli USA, come l’Arabia Saudita, la Giordania e la Lega Araba prendono le distanze. L’Egitto si riaccosta alla Russia e presenta all’ONU una mozione di condanna della provocazione americana. Gli USA pongono il veto e restano isolati. Il Re è nudo! Paradossalmente la mossa di Trump ha fatto cadere tutti i veli e rimesso positivamente in moto la situazione.
Negli USA, Trump, eletto dal voto di protesta della classe media statunitense impoverita dalla crisi, è sottoposto a feroci attacchi da parte della vecchia classe dirigente; deve licenziare gran parte dei suoi collaboratori, e viene addirittura accusato di essere stato eletto con l’aiuto dei Russi (la stessa accusa che l’ex vice-presidente di Obama, Biden, rivolge agli Italiani che hanno votato contro la controriforma costituzionale di Renzi!). Persino l’ex fedelissima di Trump, il falco Nikki Haley, rappresentante USA all’ONU, nota per le sue minacce di stampo mafioso-camorristico alla Corea Democratica, gli volta le spalle avvalorando le accuse di presunti scandali sessuali.

Attaccato da tutte le parti, in quella che appare una crisi profonda di tutta la dirigenza americana, che si scanna a vicenda in una lotta senza esclusione di colpi, Trump reagisce tentando di alimentare il mito di capo forte e deciso. Ne sono testimonianza sia la denuncia degli accordi di compromesso realizzati da Obama con l’Iran, nel tentativo di assicurarsi l’appoggio della lobby ebraica anti-iraniana, sia le provocatorie esercitazioni militari congiunte statunitensi e sud-coreane ai confini della Corea Democratica. Gli USA non hanno mai accettato la sconfitta subita nella guerra del 1950-53, quando furono costretti a ritirarsi in disordine dalla Corea Settentrionale, e hanno continuato a minacciare, sanzionare e chiudere in un cerchio d’acciaio la Repubblica Popolare Nord-coreana, grazie anche ad un esercito di 30.000 uomini, potentemente armato, che tuttora occupa la Corea del Sud, appoggiato da altri 45.000 militari che tuttora occupano il Giappone, mentre le flotte e le portaerei USA percorrono i mari coreani e cinesi.
In tutto il settore del Pacifico gli USA mostrano il loro volto imperiale, attaccando ad esempio anche la loro ex-beniamina, il Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, accusata anche di genocidio dei ribelli musulmani Rohingya, solo perché, andando al potere, ha mantenuto l’indipendenza della Birmania (oggi Myanmar) e la tradizionale alleanza con la Cina. Anche il presidente filippino Duterte, reo di voler condurre una politica indipendente e non più al servizio degli USA, è accusato dei soliti orrendi crimini, come Assad e ancor prima Milosevic e Gheddafi.
Le provocazioni del “pazzo” Trump sono testimoni del caos in cui giace la classe dirigente americana, ed i vari settori politico-militari, nonché gli apparati di sicurezza e spionaggio, divisi ed incerti sulle strategie da seguire nel momento in cui la Russia - in Siria e Medio Oriente - e la Cina - con la nuova “Via della Seta” ed i progetti di valute alternative al Dollaro - guadagnano terreno.
Anche la resistenza eroica di piccoli paesi come la Siria e la Corea Popolare Democratica innervosiscono gli USA. Si tratta di una situazione interessante per la dimostrazione di fragilità che dà la dirigenza americana, ma anche molto pericolosa nel caso in cui volesse cercare di risolvere la situazione con una nuova grande guerra devastante.



lunedì 25 dicembre 2017

LA LOBBY ISRAELIANA CONTRO FRANCESCO



di Stefano Zecchinelli 

24 dicembre 2017


L’ebraizzazione forzata di Gerusalemme – città musulmana appartenente alle tre grandi religioni abramitiche – ha spinto il giornalista Israel Shamir, ebreo convertitosi al cristianesimo ortodosso, a scrivere: ‘’il riconoscimento americano della sovranità ebraica sulla città santa è un segno della vittoria finale dell’ebraismo sul cristianesimo, e bisogna dolersene profondamente’’ 1. La religione sembra entrarci ben poco – anche se il sionismo ha una pericolosissima declinazione integralista – la guerra in atto ha chiari connotati politici, conta il controllo dei mezzi di produzione, delle risorse e l’egemonia militare su scala mondiale. La lobby pro-Israele, dopo aver consumato l’Impero britannico, sta isolando l’imperialismo USA staccandolo dai suoi alleati storici. I paesi capitalistici europei, per quanto governati da corrotti senza spina dorsale, non hanno seguito le direttive di Washington. Gli USA sembrano essersi indeboliti, ma è davvero così? I palestinesi non possono concretizzare, con questi rapporti di forza, nessuna Rivoluzione democratica ed antimperialistica; l’unica soluzione sarebbe una radicalizzazione – a sinistra, con una svolta ‘’socialista islamica’’ – della Repubblica iraniana la quale dovrebbe farsi carico dei gruppi storicamente fedeli all’Asse della Resistenza nello stesso modo in cui l’Urss sostenne i movimenti antifascisti europei negli anni ’40 e i movimenti anticolonialisti e antimperialisti in tutto il mondo negli ani ‘6’ e ’70. La Jihad Islamica (da non confondere assolutamente con l’Isis, Al Qaeda o Al Nursa e altre simili formazioni), il Fronte popolare di liberazione della Palestina ed il Comando Generale diventerebbero il ‘’braccio rivoluzionario’’ di Teheran. L’Iran arriverà a tanto? Con Rohani pare difficile.

Il mese scorso, i sionisti hanno approvato una legge che dispone, nel territorio di Gerusalemme Est, l’espropriazione dei beni appartenenti ai cristiani: chiese ed altri luoghi di culto 2. I cristiani, secondo i seguaci del Talmud, sarebbero dei vampiri. Il Vaticano tollera, per davvero, d’essere umiliato in questo modo? La Chiesa romana ha sempre agito in quanto potenza imperialistica quasi autonoma; la lobby sionista – dopo aver messo sotto i piedi gli USA – vuole, con qualche resistenza interna, ripristinare il mito evangelico del ‘’giudeo-cristianesimo’’ mettendo Bergoglio con le spalle al muro. Se il vescovo di Roma non accetterà la supremazia di Tel Aviv potrebbe essere “dimesso’’ attraverso qualche scandalo costruito ad arte.

Il papa argentino ha riconosciuto il genocidio armeno, il primo massacro su larga scala del secolo scorso, mettendolo sullo stesso piano di quello ebraico. Bergoglio, anche se non è nelle condizioni di rompere con la storia (e l’inconscio) coloniale, ha messo in discussione uno dei pilastri del sionismo imperialista: l’unicità della Shoah in quanto rivolta contro il ‘’popolo eletto da Dio’’, una concezione pericolosa, essendo il nazionalismo, per dirla con Brecht, ‘’odio per la patria altrui’’. Adesso tutti sanno che il sangue degli ebrei non è più rosso di quello armeno e palestinese. La Chiesa cattolica è piena di affaristi, speculatori, pervertiti e sanguisughe, non dovrebbe essere difficile per i pennivendoli pro-Israele allestire qualche scandalo, scaricando la colpa delle porcherie vaticane su Francesco I. La pedofilia è diffusa non solo fra i cattolici ed i fondamentalisti sunniti (wahabiti, Fratelli Musulmani ed altre sette), anche molti rabbini sono soliti abbandonarsi agli abusi sessuali usando, come garanzia d’impunità, il loro potere economico e religioso. La laicità, a differenza di quello che pensano gli intellettuali della ‘’sinistra’’ radical chic, c’entra ben poco con la cristianofobia statunitense, un paese dove, sempre citando Israel Shamir, la repressione sessuale genera disturbi psichici umilianti: ‘’La differenza tra democratici de-cristianizzati illuminati che votano Clinton in Vermont e repubblicani fondamentalisti cristiani che votano Trump in Mississippi è minima, nella razionalizzazione dei loro sentimenti e azioni. Entrambi trovano sbagliato il corteggiamento, anche se lo spiegano in modo diverso. Questo è il motivo per cui così tanti politici americani si suicidano dopo esser sati accusati di un non-reato non perseguibile, come desiderare una 17enne tanti anni prima’’. La guerra delle femministe contro ‘’l’uomo bianco’’ è – sotto diversi aspetti – una controrivoluzione sessuale di tipo evangelico, un ritorno puritano contro la ‘’new left’’ e la modernizzazione dei costumi. Soros è vecchio, non può più gestire il narcotraffico pan-planetario, Jared Kushner ripristinerà l’ordine facendo del ‘’cristiano-sionismo’’ un manganello.

Il fondatore del sionismo nazionalista, Theodor Herlz, sostenne il crudele Sultano ottomano, vendendogli il popolo armeno. Oramai abbiamo i documenti; Herlz ottenne la colonizzazione della Palestina in cambio del silenzio sui massacri rivolti contro la popolazione cristiana armena. Per la precisione, il Sultano sperava che Herzl, giornalista famoso, potesse mutare l’immagine, nell’opinione pubblica mondiale, del decrepito Impero ottomano. Francesco I ha fatto a pezzi quest’ennesimo mito sionista, per questo Israele vuole farlo saltare. Ci riuscirà? Il Vaticano è marcio alle fondamenta, Bergoglio non riuscirà a riformarlo e dovrà, ben presto, fare i conti con la dura realtà: arrendersi e conformarsi oppure accettare il proprio destino venendo eliminato politicamente magari dopo essere stato riempito di fango. Allora sì che il cristianesimo verrebbe umiliato e bisognerà, certamente, dolersene. L’imperialismo israeliano sancirà la sua sovranità su quel poco che resta dell’etica cristiana, un’etica comunitaria ed anti-tribale malgrado il cattolicesimo imperiale ed assolutistico. Tutto, arrivati a quel punto, finirà in un mare di letame.

https://comedonchisciotte.org/gerusalemme-nel-mio-cuore/

http://www.hispantv.com/noticias/palestina/360500/israel-ley-tierras-iglesias-cristianos-jerusalen

domenica 24 dicembre 2017

ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DI ALEPPO



di Piotr

Anniversario della liberazione di Aleppo. Le foto parlano da sole, mentre i dati ci narrano di centinaia di migliaia di persone ritornate nella loro città liberata. Che sia di perenne vergogna dei bugiardi e degli sciocchi che facevano il tifo per al-Qaida contro l'Esercito Arabo Siriano e spesso senza nemmeno sapere cosa stava accadendo, ma solo perché i media mainstream (a partire da quelli di sinistra) gli dicevano per chi tifare. 
In tutta la Siria, appena possono le persone si rifugiano nelle zone protette dal governo. Ce lo narrano i cronisti indipendenti di tutto il mondo e i religiosi di ogni fede e di ogni confessione presenti sul posto.
Forse con  la fine del 2017 vedremo anche la fine di una delle più grandi menzogne degli ultimi 50 anni consumata col sangue della Siria e dei Siriani. Sarebbe il più bel regalo di Natale.

E i segreti nascosti continuano ad affiorare. Nemmeno la BBC ha potuto far finta di non vedere lo "sporco" patto segreto tra Usa, UK, curdi dell'YPG/SDF (femministi, progressisti, di sinistra) e l'ISIS a Raqqa. Quando ne parlavo all'inizio di novembre fui tacciato da alcuni di "complottismo". Bene! Che abbiano adesso il coraggio di dire che la BBC è complottista:

Complottismo è avere le fette di salame sugli occhi, non credere che noi bravi e democratici occidentali certe cose le possiamo fare e anche peggio degli altri, complottismo è essere a tutti gli effetti pre-concetti e non usare la propria testa, mantenere in vita con la flebo vecchie convinzioni e accanirci terapeuticamente sulla nostra testa per tenerla ibernata e non sconvolgerla troppo con la realtà dei fatti, che non è più quella di 50 fa perché sono 50 anni che siamo immersi in una crisi sistemica che da allora si è impennata  esponenzialmente. 


Complottismo - nel senso proprio di spiegare con le scorciatoie come vanno le cose - è non riconoscere che non aveva senso avere come riferimento Venezia quando ormai gli Stati Iberici la facevano da padroni, non aveva senso avere come riferimento gli Stati Iberici quando ormai gli Olandesi avevano l'egemonia mondiale, non aveva senso avere come riferimento gli Olandesi quando ormai l'Impero Britannico dominava il mondo e non aveva senso pensare alla potenza inglese quando gli USA avevano ipotecato tutto il globo dopo la II Guerra Mondiale. E così oggi non ha senso rimanere imbalsamati nell'era dell'egemonia mondiale statunitense quando è da 50 anni che è in crisi e l'unica maniera che ha di mantenerla è una guerra mondiale.
Perché qui bisogna essere chiari: i nostalgici del buon tempo andato, di ogni risma, da quelli che sono nostalgici del sogno americano vissuto in periferia o quelli che rimpiangono la sinistra della loro gioventù e che si sforzano, violentando i propri stessi neuroni, di vederne tracce omeopatiche in qualunque ciarlatano che dice di essere di sinistra, due nostalgie che spesso si accavallano, devono rendersi conto che la loro lagrimuccia malinconica ha un unico correlativo reale: una guerra mondiale scatenata e vinta dall'impero oggi in crisi. E' storico. Non si scappa. 

Forse con quella lagrimuccia si arriverà al 2018, ma non molto più in là. Quella lagrimuccia forse ci consola. E' lo sfogo di bambini tristi coi capelli bianchi (e anche di quei giovani che hanno già i capelli bianchi a furia di stare a sentire le nostre nostalgie senza scoppiare a ridere). Ma è pericolosa, molto pericolosa per i nostri figli!

Buone Feste a tutti!


mercoledì 13 dicembre 2017

Italia-Israele: la «diplomazia dei caccia»


di Manlio Dinucci

I governanti europei – dalla rappresentante esteri della Ue Mogherini al premier italiano Gentiloni, dal presidente francese Macron alla cancelliera tedesca Merkel – hanno preso formalmente le distanze dagli Usa e da Israele sullo status di Gerusalemme. Si sta creando una frattura tra gli alleati? I fatti mostrano il contrario.

Poco prima della decisione di Trump su Gerusalemme capitale di Israele, quando già essa era preannunciata, si è svolta la Blue Flag 2017, la più grande esercitazione internazionale di guerra aerea nella storia di Israele, alla quale hanno partecipato Stati uniti, Italia, Grecia e Polonia e, per la prima volta alla terza edizione, Francia, Germania e India.

Per due settimane piloti degli otto paesi, di cui sei membri della Nato, si sono esercitati con 70 aerei nella base israeliana di Ovda nel deserto del Negev, assistiti da 1000 militari del personale tecnico e logistico.

L’Italia ha partecipato con quattro caccia Tornado del 6° Stormo di Ghedi, due da attacco e due da guerra elettronica. Gli Stati uniti, con sette F-16 del 31st Fighter Wing di Aviano. Poiché tali aerei sono addetti al trasporto delle bombe nucleari Usa B-61, sicuramente i piloti italiani e statunitensi si sono esercitati, insieme agli altri, anche a missioni di attacco nucleare.

Secondo le informazioni ufficiali, sono state effettuate oltre 800 missioni di volo, simulando «scenari estremi di combattimento, con voli a bassissima quota e contromisure elettromagnetiche per neutralizzare le difese antiaeree». In altre parole, i piloti si sono esercitati a penetrare in territorio nemico per colpire gli obiettivi con bombe e missili non-nucleari o nucleari.

La Blue Flag 2017 ha migliorato «la cooperazione e prontezza operativa delle forze aeree partecipanti» e, allo stesso tempo, ha «rafforzato lo status internazionale di Israele».

Emblematica – scrive il giornale israeliano Haaretz in un articolo sulla «diplomazia dei caccia» – è la vista di un Eurofighter tedesco con la croce della Luftwaffe e di un F-15 israeliano con la Stella di David decollare per la prima volta uno a fianco dell’altro per la stessa missione, o di caccia francesi che ritornano in Israele dove furono segretamente schierati nel 1956 per la campagna di Suez contro l’Egitto di Nasser.

«La Blue Flag – conclude Haaretz – è la dimostrazione che sempre più paesi sono disponibili a impegnarsi apertamente quali alleati strategici di Israele, e a mettere da parte considerazioni politiche come la questione palestinese. Mentre sta svanendo l’influenza della diplomazia tradizionale, sta crescendo il ruolo dei comandanti militari nelle relazioni internazionali». Lo conferma l’incontro del generale Frigerio, comandante delle Forze da combattimento italiane, con il generale Norkin, comandante della Forza aerea israeliana.

Esso rientra nella Legge n. 94 del 17 maggio 2005, che istituzionalizza la sempre più stretta cooperazione delle forze armate e industrie militari italiane con quelle israeliane.

Israele è di fatto integrato nella Nato, nel cui quartier generale ha una missione ufficiale permanente, in base al «Programma di cooperazione individuale» ratificato nel dicembre 2008 (poco prima dell’operazione israeliana «Piombo fuso» a Gaza). Esso stabilisce tra l’altro la connessione delle forze israeliane, comprese quelle nucleari, al sistema elettronico Nato.

Subito dopo la Blue Flag 2017, i piloti israeliani (che si addestrano con i caccia italiani M-346), hanno ripreso a bombardare i palestinesi di Gaza, mentre il premier Gentiloni dichiarava che «il futuro di Gerusalemme, città santa unica al mondo, va definito nell'ambito del processo di pace».

(il manifesto, 12 dicembre 2017)