domenica 27 dicembre 2020

RADIO POPOLARE - VI DICO ADDIO

 



di Enzo Barone


Nessuna pretesa censorea, nettampoco di giudicare il lavoro di chi, comunque, immette professionalità in quello che compie, men che meno volontà di offendere, solamente delusione, amarezza, senso di abbandono vissuto da un Vostro amico da sempre (radio milanocentrale).

Potrei sbagliarmi ma sono indotto a pensare che nemmeno Voi che ”fate radiopopolare” siete consapevoli di quel che rappresentate e, parlo per me, del vuoto, incolmabile, che avete creato da un determinato sentire, collettivo, autonomo, di Sinistra (la maiuscola per doveroso rispetto e senso di appartenenza).

Verrò catalogato tra i residui nostalgici, un po' patetici e decisamente fastidiosi rispetto alla Vostra supponenza puntualmente manifestata a fronte di ogni tentativo di critica ma, ammesso Vi interessi continuare questa lettura, un bagno di umiltà, unitamente ad una rinnovata ed autentica fede sarebbero auspicabili; temo, purtroppo, sia tardi.

Avete accompagnato quasi mezzo secolo delle mie giornate, nel mutarsi delle stagioni e nel volgere degli eventi costantemente rimanendo essenziale punto di riferimento, anche allora e nel prosieguo, talvolta dissentendo ma sempre con la certezza di una corrisposta visione dell’analisi della società, delle sue nefandezze e, dall'altra parte, generosa esaltazione delle “nostre” differenze e dei virtuosi altruismi opportunamente descritti. Questo patrimonio frutto dell'opera instancabile di molti che hanno appartenuto a radiopop si è dissolto, Vi piaccia o no.

Sarebbe dispersivo, oltre che esercizio di sapore autolesionista, ripercorrere tutte le tappe che hanno condotto al presente ma un accenno a quel che eravate risulta significativo:

Genova 2001, Radiopopolare sa dove dev’essere e svolge un ruolo insostituibile da nessun emittente nemmeno lontanamente, non soltanto realizzato ma neppure ipotizzato; con estremo disagio affermo che quella Radio non esiste più, come afflato, scelta di parte, entusiasmo nel sacrificio.

Mi si potrebbe obiettare, anche legittimamente, come il mondo inteso nella sua globalità si sia modificato nel corso di ben 50 anni ed anche la lettura degli eventi susseguitisi abbia necessitato di un adattamento per evitare di finire nel famoso ”cimitero degli elefanti” tanto più letale per un emittente. Vero ma non è ad una visione alternativa, che non auspica ma addirittura aborre.

Personalmente persevero nell’attendermi da parte Vostra una presa di distanza dall'omologazione imperante, insufficienti risultando i Vostri apparenti distinguo, sempre più immedesimati in una comunicazione veicolata da interessi divergenti rispetto a sensibilità originarie, ma simile auspicio si risolve in costante delusione.

Poiché temo essere la presente la mia definitiva presa di distanza, con sommo rammarico, sentimento sincero, sofferto e meditato, espliciterò per intero il disagio che avverto.

E’ da tempo che l’impostazione della mia ex compagna di vita mi trova perplesso, persino furente talvolta, recuperando però, con estremo sollievo, in altri passaggi così rinviando scelte non volute, ferma restando, inamovibile, la convinzione che, comunque, Radiopop resta e deve restare un'icona da ascoltare, sostenere, diffondere: non è più così.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso della tollerabilità risale a sabato 19 dicembre.

Mi rendo perfettamente conto di entrare in un campo minato ma nonostante le differenti impostazioni sul tema, è indubitabile che almeno sul dato di partenza la sensibilità sia comune: la scomparsa di un uomo, ebreo, reduce da un campo di sterminio di esseri umani, è sempre motivo di cordoglio.

Nedo Fiano ha il mio rispetto e vorrei vedere, così come tutti coloro, non soltanto di razza ebraica, che sono stati sterminati dall’orda nazifascista; Suo figlio Emanuele no.

Il rispetto, inevitabile per ogni essere soggetto alla violenza ingiustificata altrui, non dovrebbe mai accompagnarsi, ove sincero, ad una supina noncuranza dei limiti propri ad ognuno di noi.

Ignoro e vorrei essere smentito, una presa di posizione autorevole, leale, umana da parte di questo come di altri reduci, non tutti come noto, tale da prendere le distanze dall’entità sionista e dai suoi crimini nei confronti del popolo palestinese, vessato ed oppresso dai coloro i quali si ritengono i discendenti del subito olocausto. Nemmeno Liliana Segre, splendida donna nonché personaggio di autentica testimonianza vivente di memoria storica, mi risulta abbia mai, nelle sue commuoventi esternazioni, accennato al tema del colonialismo da insediamento da parte dei suoi discendenti.

Questo dato di fatto, non inevitabile come attestano molteplici, differenti e nobili esperienze di altrettanto illustri reduci dal crimine nazista, non dovrebbe essere misconosciuto da parte di un'onesta disamina giornalistica, se non compiuta come compito da eseguire.

Perché non si tratta solamente di essere dalla parte dei palestinesi (e già sarebbe esaustivo) ma scegliere di appartenere alla legalità, alla giustizia, all’etica, naturalmente identificata in coloro i quali sono trucidati da 72 anni.

Che Radiopopolare si affidi nelle notizie dalla Palestina a corrispondenti improponibili rappresenta una scelta tecnica e non è in discussione; che, internamente, raramente l’analisi della notizia, quando viene diffusa e ciò non avviene sovente, trovi giornalisti preparati, è un problema ma ci si adegua, ma che il sionismo di base venga implicitamente fatto proprio dalla redazione questo, almeno al sottoscritto, risulta intollerabile, provocatorio, insultante.

Il Vostro “Lele” è colui il quale, da esponente di primo piano del partito democratico-sionista per vocazione- difende, anche nel suo colpevole silenzio, ogni condotta dell’entità sionista, mai e riaffermo mai, condannando un solo atto di aggressione, omicidiario e genocida da parte dei suoi consimili.

L’onorevole Fiano sfila ogni anno a Milano nella festa della Liberazione dal nazifascismo tra le bandiere dell’oppressore nella c.d. ”brigata ebraica”, come dovreste sapere artificio della propaganda sionista.

Evidentemente potete ritenere costoro Vostri sodali, rappresenta una scelta sebbene intrisa di ipocrisia allorquando opporrete a siffatta contestazione argomentazioni atte a dimostrare l’equidistanza (appunto!!!) con le ragioni dei palestinesi (di quella parte asservita, peraltro); mi spiace, quella pletora di personaggi affini, complici, artefici o silenti, del crimine sionista non possono far parte, se non come avversari da combattere, del mondo di una radio libera ...come si soleva, meritoriamente, affermare nei tempi andati.

Posso immaginare, superbamente fantasticando siate giunti fino a queste righe, prenderete le distanze dalle circostanze esposte affermando trattarsi, da parte della radio nel suo messaggio di cordoglio, di vicinanza umana nel dolore per la scomparsa del padre nei confronti di una persona conosciuta; non pretendo condivisione, ma non è questa la realtà dei fatti.

Radiopopolare si è determinata quantomeno (ma di più) a considerare le rivendicazioni sioniste come patrimonio storico, a soppesarle diffondendole come legittime, infarcendo l’informazione con qualche critica giusto per non essere troppo di parte, celando la realtà quotidiana sul terreno e l’analisi complessiva che vede una perpetua dinamica occupante/occupato, saltuariamente dando voce a palestinesi accuratamente selezionati e relativi cronisti assuefatti all’occupazione, normalizzati allo stato di fatto voluto dall’oppressore.

Mi alzo in senso di rispetto nei confronti di Nedo Fiano e delle vittime come lui; il figlio, così come ogni sionista passato e presente, latore di un messaggio di morte analogo a quello che falsamente afferma di combattere non può, né deve far parte del mondo da me condiviso.

È stata una bella storia con Voi e per questo sarò veramente grato al Direttore per antonomasia.

Sinceramente,

Enzo Barone

Milano li 21 dicembre 2020

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