di Paola Di Lullo
Un tribunale israeliano di Gerusalemme ha condannato oggi
Ahmed Manasra, 14 anni, a 12 anni di prigione ed al pagamento di 180.000
shekels ( all'incirca 40.000 euro )
Il 10 maggio 2015 il tribunale distrettuale israeliano di
Gerusalemme aveva accusato Ahmad Manasrah, palestinese di 14 anni, di due
"tentati omicidi", per aver partecipato, con il cugino di 15 anni,
Hassan Manasrah, ad un tentativo di accoltellamento di due israeliani
nell'insediamento israeliano illegale di Pisgat Zeev a Gerusalemme Est.
Ahmad, 13 anni al momento del presunto incidente, fu
investito da un'auto di un colono israeliano e suo cugino fu ucciso. Fu tenuto
prigioniero fin da quel giorno, mentre il corpo di suo cugino fu trattenuto
dall'occupazione israeliana. Gravemente ferito, e disteso a terra inerme,
mentre gli urlavano "Muori figlio di puttana!", fu poi fotografato in
un ospedale israeliano, incatenato ad un letto e, successivamente, ammanettato
e trasportato dinanzi ad un giudice militare israeliano per essere processato.
Ci fu poi l'interrogatorio di fronte ad un investigatore dello Shin Bet che
urlava, sbraitava, accusava, spingeva per una confessione, incurante di aver di
fronte un bambino.
Israele scrive così un'altra vergognosa pagina di cronaca
nera e di storia contemporanea. Una pagina imbrattata di sangue palestinese. Un
sangue che insulta quelle vittime di cui ha tanto cara la "memoria".
Fonte Palestine News Network
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