Breaking the Silence (BtS) non è l’unica ONG israeliana che sostiene i diritti del popolo palestinese.
Ciò che la distingue dalle altre è che si tratta di un’organizzazione di veterani che hanno servito
l’esercito israeliano dall’inizio della seconda Intifada, esplosa a Gerusalemme il 28 settembre del
2000. Il loro obiettivo immediato è quello di “rompere il silenzio”, facendo conoscere alla società
israeliana la realtà dei Territori Occupati che conoscono bene, avendo contributo al controllo
quotidiano di una popolazione costretta a vivere sotto occupazione. L’obiettivo finale è infatti quello
di porre termine a questa occupazione.
Per tutti questi motivi, Breaking the Silence era stata insignita del Premio Berelson per il dialogo
arabo-israeliano, prima che la Rettrice dell'Università Ben Gurion nel Negev a giugno ne bloccasse
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l’assegnazione. Per gli stessi motivi, atri accademici e intellettuali hanno ideato un premio
alternativo, intitolato “Al di fuori del consenso” per ricordare la motivazione scelta invece dalla
Rettrice Rivka Carmi per negare il riconoscimento alla ONG sostenendo che operi “al di fuori del
consenso nazionale”. Nel riceverlo il 7 novembre, il Direttore Esecutivo di Bts, Yuli Novak, ha puntato
il dito contro quanti “consentono all’occupazione di prosperare” e quanti “pur non sostenendola,
restano silenti”, non facendo nulla per contrastarla. Contro quanti sanno che essa “mette in pericolo
il futuro di Israele, ma non insorgono”; contro coloro i quali riconoscono che “l’occupazione
contraddice e mina la democrazia, ma preferiscono rimanere, appunto, all’interno del consenso”.
L’onorificenza “alternativa” assegnata dagli accademici “al di
fuori del consenso” è stata consegnata dallo scrittore Amos
Oz, che ha tenuto un discorso ufficiale “Sul tradimento e la
lealtà”: “Alle volte - ha spiegato l’intellettuale israeliano - la
storia insegna che quanti vengono bollati come traditori, nel
tempo si dimostrano dei precursori”. Nall’esaltare il coraggio
del gruppo attivista, Oz ha denunciato al contempo le
manifestazioni di “ira, odio e ostilità” contro “organizzazioni
come Breaking the Silence, B'Tselem e Peace Now”. Attacchi
- ha detto - che non provengono solo “da membri della
destra estrema, ma anche da persone che si dichiarano
moderate”. Il punto, ha concluso Oz, è che realtà come Bts
“disturbano” i benpensanti e quanti non vogliono che
l’immagine di Israele risulti incrinata. Per questo negli ultimi mesi gli attivisti di Breaking the Silence
sono stati oggetto di un’ondata di attacchi senza precedenti. Una campagna di discredito prolungata
nel tempo e di elevata intensità, che ha visto “infiltrazioni” all’interno della ONG e il coinvolgimento
di alte sfere politiche fra cui lo stesso Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Il quale, nel frattempo,
sta facendo del suo meglio per comminare pene esemplari ai refusnik, quei giovani israeliani e quelle
giovani israeliane che rifiutano di arruolarsi nell’esercito di occupazione, per non dover poi
raccontare i crimini che hanno commesso a cose fatte, come nel caso dei veterani di Breaking the
Silence.
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