Di Katia Novella Miller
Una guerra disuguale, ingiusta e sporca.
FONTE: KBNBWorldNews
PARTE II – Le Principali Rivelazioni di WikiLeaks
PRIMA PARTE
REPORTAGE DI APPROFONDIMENTO/Lettura lunga. Politici potenti, film, libri, mainstream media e perfino giornalisti indipendenti hanno presentato Julian Assange al grande pubblico come un uomo sporco, disordinato, megalomane, autistico e persino pazzo, esibendolo alla grandi masse come un violatore, uno che non è un giornalista, un hacker e un criminale a cui non importano le vite di altre persone. Fortunatamente allo stesso tempo ci sono anche giornalisti, cineasti, musicisti, intellettuali, avvocati, politici, attivisti, gente comune di tutto il mondo che, nonostante tutte queste potenti campagne diffamatorie, sono dalla parte di Assange, alcuni dei quali combattendo attivamente per la sua libertà. Ma nel complesso, il potere dei giganti dei media occidentali (e molto probabilmente non solo occidentali), come i canali televisivi, i giornali, le riviste e così via, sono i vincitori su una distratta, apatica, già troppo occupata e stanca, auto alienata e indottrinata popolazione: gente ingenua che crede ciò che le viene insegnato a credere, privata di ragionamento proprio e della volontà di conoscere, ricercare, leggere e informarsi autonomamente. Indubbiamente questo è il caso di quel gruppo di paesi in cui Assange, Wikileaks e il suo entourage sono stati sotto i riflettori, mentre in molte altre nazioni del mondo, Assange e WikiLeaks rimangono per la maggior parte delle persone praticamente completamente degli sconosciuti o conosciuti soltanto attraverso film diffamatori come come Il Quinto Potere (The Fifth State, 2013) di Bill Condon, incentrato principalmente sulla personalità di Assange, sulla sua “stranezza”, piuttosto che su ciò che Assange e WikiLeak hanno fatto e sugli attacchi continui che i membri dell’organizzazione hanno subito in tutti questi anni: esattamente i fatti su cui la gente deve essere informata.
I casi di violazioni dei diritti umani, i crimini di guerra, l’omicidio di persone innocenti, l’abuso di potere, la corruzione, la collisione, l’impunità che WikiLeaks ha portato alla luce, le sue rivelazioni, è ciò che conta davvero…ciò che realmente avviene in opposizione a ciò che l’ufficialità ci dice! Quelle rivelazioni sono le ragioni dell’ingiusta detenzione, persecuzione e diffamazione di Julian Assange e WikiLeaks.
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Nel febbraio di quest’anno, Nils Meltzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, che è diventato un devoto difensore di Julian Assange, ha usato una meravigliosa metafora degna di essere trascritta: ”diciamo che abbiamo un grosso elefante in una stanza. Spegniamo la luce. È buio pesto. L’elefante è laggiù nell’angolo. Ora prendo una torcia e la punto nell’altro angolo. Dove guarderete tutti voi? Nell’altro angolo, giusto? Bene, Julian Assange ha preso quella torcia e ha illuminato l’elefante: l’elefante dei crimini di guerra, l’elefante cattivo nascosto sotto lo scudo della legge, l’elefante di gravi violazioni dei diritti umani e dell’impunità. Ha puntato il suo riflettore su questo elefante e l’elefante, come un cervo sotto i riflettori, è stato congelato per un paio di momenti, di settimane. Di conseguenza per un pò tutti discutevano su queste rivelazioni. Ma poi l’elefante si è impossessato del riflettore e lo ha girato puntandolo su Julian. La stanza diventò buia e l’unica cosa che potevamo vedere nella stanza era Julian Assange nell’angolo e il riflettore puntato su di lui. E allora tutti discutevano su chi era di Julian Assange, sulle sue abitudini private. Indossava pantaloncini o pantaloni lunghi durante le sue videoconferenze? Stava facendo skateboard nell’ambasciata? Ha dato da mangiare al suo gatto? Ha sporcato con qualcosa sul muro dell’Ambasciata? Intendo cose assolutamente banali rispetto alle rivelazioni che ha fatto. Chi è colui che ha il riflettore? Sono certamente i governi e i media: i media sono il collegamento. I mezzi d’informazione sono quelle entità che osservano per noi ciò che fanno i governi e poi, si suppone, dovrebbero informarci per darci potere come cittadini, non soltanto intrattenerci. Ma se i media vogliono parlare di skateboard, vogliamo leggere solo cose sugli skateboard! Non vediamo l’elefante nel buio. Questo è il motivo per cui tutti discutono se Assange è un uomo buono o cattivo, o se ciò che ha fatto è una cosa buona o cattiva o se qualcuno potrebbe essere potenzialmente minacciato dalle rivelazioni, anche se nessuno è stato danneggiato, ma teoricamente potrebbe esserlo, quindi dobbiamo estradarlo per giudicarlo. Ma nessuno parla delle persone assassinate nel film: non erano in pericolo, sono state assassinate! E chi ha chiesto il perseguimento di quel crimine di guerra? Nessuno. Chi è stato processato per i crimini di tortura? Nessuno…nessuno eccetto il filtratore della CIA (John Kiriakou) che svelò queslle rivelazioni… nessun altro è stato perseguitato per i più seri crimini di guerra. Ma comunque stiamo perseguendo chi ha filtrato quell’informazione (Chelsea Manning) e stiamo perseguendo giornalisti (Julian Assange) per aver pubblicato quelle informazioni”.
”Julian Assange ha preso quella torcia e ha illuminato l’elefante: l’elefante dei crimini di guerra, l’elefante cattivo nascosto sotto lo scudo della legge, l’elefante di gravi violazioni dei diritti umani e dell’impunità”
”I media sono il collegamento. I mezzi d’informazione sono quelle entità che osservano per noi ciò che fanno i governi e poi, si suppone, dovrebbero informarci per darci potere come cittadini, non soltanto intrattenerci. Ma se i media vogliono parlare di skateboard, vogliamo leggere solo cose sugli skateboard! Non vediamo l’elefante nel buio”
“Sono sicuro che se Assange viene estradato illegalmente negli Stati Uniti, verrà torturato fino al giorno della sua morte … quindi penso che sia assolutamente arrivato il momento per tutti noi di accendere i nostri riflettori e puntarli verso l’elefante nella stanza, il momento di rifiutarci di discutere la personalità di un uomo che ha fatto più del dovuto nel servire la nostra società e identificare qual è il vero problema qui. Non possiamo avere stati che consentano un potere incontrollato. Gli esseri umani non possono gestire il potere incontrollato. Ecco perché abbiamo una stampa libera con quel compito. Ma la stampa che non lo fa non è libera affatto ma è solo il dipartimento di pubbliche relazioni di quei governi. Ecco perché l’emergere di Wikileaks è solo una conseguenza naturale del fallimento dei mezzi d’informazione nel fare il proprio lavoro perché qualcuno ha bisogno di informare e dare e garantire il potere della gente. Ora quindi tocca a noi. Tutto questo riguarda Julian Assange, ma riguarda anche te…in 20 anni potrai sapere la verità su ciò che il tuo governo fa? Quando è diventato un crimine informarti su quel che il tuo governo sta facendo ad altre persone con le tue tasse? Quindi ora dipende da noi. Dobbiamo prendere in mano il nostro riflettore e puntarlo verso l’elefante. L’elefante dei crimini di guerra. L’elefante cattivo. L’elefante di gravi violazioni dei diritti umani e dell’impunità”.
”Non possiamo avere stati che consentano un potere incontrollato. Gli esseri umani non possono gestire il potere incontrollato. Ecco perché abbiamo una stampa libera con quel compito. Ma la stampa che non lo fa non è libera affatto ma è solo il dipartimento di pubbliche relazioni di quei governi. Ecco perché l’emergere di Wikileaks è solo una conseguenza naturale del fallimento dei mezzi d’informazione nel fare il proprio lavoro perché qualcuno ha bisogno di informare e dare e garantire il potere della gente”
Fin dalla sua nasciata WikiLeaks ha pubblicato materiale scomodo sulla classe dirigente mondiale. E praticamente sin dalle prime rivelazioni, il sito web e il suo fondatore, Julian Assange, hanno iniziato ad essere sorvegliati da coloro che hanno trovato il lavoro dell’organizzazione giornalistica problematico e pericoloso. Poco dopo inizió l’attacco diretto. Gli obiettivi principali: l’organizzazione, i suoi membri e sostenitori e principalmente Assange, il volto più popolare di Wikileaks.
Attualmente Julian Assange si trova ingiustamente nel carcere londinese di massima sicurezza Belmarsh, dove è stato tenuto in isolamento 23 ore su 24 fino a pochi giorni fa, quando gli altri detenuti del penitenziario hanno protestato e chiesto che fosse posto fine al suo disumano trattamento dando un esempio di aumanità al governo inglese.
Dopo anni di persecuzione e detenzione, lo scorso 24 febbrario è iniziata a Londra l’udienza di estradizione in cui la (in)giustizia inglese deciderà se estraditarlo negli Stati Uniti dove è accusato di hackeraggio e di 17 accuse di spionaggio per aver fatto un vero e buon giornalismo al servizio dei popoli del mondo e dove, con molte probabilità, sarebbe condannato a 175 anni di carcere, cioè all’ergasto, o, secondo alcuni, alla pena di morte.
Il fondatore di WikiLeaks
Julian Assange è nato nel 1971 nel Queensland, in Australia, da Christine Ann Hawkins, artista visuale, e John Shipton, costruttore e attivista antimilitarista. La coppia si separò prima della sua nascita. Quando Julian aveva un anno sua madre sposò Brett Assange, un attore presumibilmente con antenati cinesi (il suo cognome Au Sang / Ah Sang fu cambiato per Assange), che diede a Julian il suo cognome. Con Brett Christine dirigeva una piccola compagnia teatrale. Il loro matrimonio durò otto anni, poi Christine iniziò una nuova relazione con un uomo da cui ebbe un altro figlio.
Julian Assange ha vissuto una sorta di meravigliosa infanzia nomade nella calda Australia, seguendo sua madre e il suo patrigno nel loro lavoro itinerante in tutto il paese. Un’infanzia piena di nuove avventure, come la maggior parte dei bambini sogna, ma molto probabilmente con poche possibilità di formare amicizie durature. Si dice che abbia vissuto in più di 50 città e paesi prima di raggiungere i 15 anni, quando sua madre, evidentemente una “donna libera” degli anni ’60 e ’70, gli anni hippy e “rivoluzionari”, si stabilì a Melbourne con i suoi figli.
Assange ha avuto sia una regolare istruzione istituzionale che una scolarizzazione a casa, dove molto probabilmente ha sviluppato il suo interesse per i computer. Successivamente studiò programmazione, matematica e fisica presso le Università del Queensland e Melbourne, ma non completò la sua laurea.
Assange diventò presto un esperto IT. Alcuni lo hanno accusato di aver hackerato la Nasa nel 1989 all’età di 18 anni, ma lui lo ha negato. Ma nel 1991, all’età di 20 anni, Assange fu scoperto hackerando la sede di Melbourne di una multinazionale canadese di telecomunicazioni. Nel 1994 fu accusato di 31 crimini di pirateria informatica e reati connessi. Nel 1996 si dichiarò colpevole di 24 accuse e fu condannato a una sanzione economica e rilasciato per buona condotta in quanto fu riscontrata la totale assenza di intenzioni maligne o mercenarie nelle sue azioni.
Questo fatto iniziale nella sua vita dovrebbe farci pensare che fosse (già) un criminale? Ovviamente no. Non devi essere un criminale o essere una specie di anarchico, come probabilmente già lo era, né un moderno rivoluzionario, come è a suo modo, né provenire da una famiglia non convenzionale (o da una “famiglia problematica”, come dicono alcuni) per fare questo genere di cose nell’adolescenza, non siete d’accordo? Non ha rubato soldi, non aveva scopo di lucro, giusto? Non ha fatto del male a nessuno. Dobbiamo anche considerare che Assange appartiene alle prime generazioni informatizzate del mondo anglosassone, dove negli anni ’80 e ’90 i computer stavano invadendo le case e molti giovani erano ossessionati da loro e dalla nuova cultura sociale che stava nascendo. Ed anche che quelli erano gli anni dei punk e gli anni dei figli di tanti che veramente avevano creduto che un mondo migliore e più libero fosse possibile.
L’anno seguente, nel 1997, Assange scrisse insieme a Suelette Dreyfus Underground: Tales of Hacking, Madness and Obsession on the Electronic Frontier. Il libro racconta “la straordinaria vera storia del mondo dei computer sotterraneo e le bizzarre vite e i crimini di una ristretta élite di hacker internazionali che avevano deciso di sfidare le istituzioni”. Si dice che uno dei protagonisti sia Assange stesso.
La nascita di Wikileaks e la sua filosofia
Fu probabilmente in quegli anni o poco più tardi che Assange iniziò a viaggiare per il mondo lavorando come ingegnere cittografico “per dissidenti e lavoratori per i diritti umani”. Un’esperienza, ha raccontato, che lo ha aiutato a capire come funziona realmente il nostro mondo. Parlando di ciò che lo ha ispirato a iniziare WikiLeaks in una leggendaria intervista del 2012 alla rivista statunitense Rolling Stone mentre si trovava agli arresti domiciliari in Gran Bretagna, Assange ha affermato che “le cose che mi hanno maggiormente formato sono state le mie esperienze nella lotta per la libertà di stampa, la libertà di comunicare la conoscenza, che alla fine è libertà dall’ignoranza. In secondo luogo, le mie esperienze nella comprensione del funzionamento del complesso dell’intelligence militare a livello pratico. Ho visto che pubblicare in tutto il mondo era profondamente limitato dall’autocensura, dall’economia e dalla censura politica, mentre il complesso militare-industriale stava crescendo a un ritmo tremendo, e la quantità di informazioni che stava raccogliendo su tutti noi ampiamente superava ogni immaginazione”
”La libertà di stampa, la libertà di comunicare la conoscenza, alla fine, è libertà dall’ignoranza”
“La creazione di Wikileaks è stata, in parte, una risposta all’Iraq. Un certo numero di informatori erano emersi in relazione all’Iraq, e per me era chiaro che ciò che mancava al mondo ai tempi della propaganda sull’Iraq era un modo per permettere alle fonti interne che sapevano cosa stava realmente succedendo, di rendere di pubblico dominio le informazioni. Molti sono scomparsi in circostanze sospette, tra cui David Kelly, lo scienziato britannico che si è suicidato o è stato assassinato per le sue rivelazioni sulle armi di distruzione di massa. La guerra in Iraq è stato l’argomento più importante per le persone della mia generazione in Occidente. È stato anche il caso più chiaro, che io ricordi, di manipolazione da parte dei media e di creazione di una guerra attraverso l’ignoranza”.
”La guerra in Iraq è stato l’argomento più importante per le persone della mia generazione in Occidente. È stato anche il caso più chiaro, che io ricordi, di manipolazione da parte dei media e di creazione di una guerra attraverso l’ignoranza”
Anche se Assange registrò il suo primo dominio di sito web nel 1999 (leaks.org), ha fondato Wikileaks in Islanda nel 2006, tre anni dopo il bombardamento di Baghdad.
Wikileaks è un website di giornalismo ma completamente diverso da qualsiasi altro, un pioniere nel suo campo. WikiLeaks non era alla ricerca di informazioni comuni, quelle che i mezzi d’informazione globali pubblicano ogni giorno, ma di informazioni segrete che governi, grandi aziende, politici, personaggi pubblici e simili cercano di nascondere all’opinione pubblica. Con strumenti di crittografia WikiLeaks ha offerto agli informatori un canale sicuro per contattarli e inviare informazioni garantendo la loro anonimità e sicurezza, un metodo tecnologico oggi utilizzato da molti media mainstream. Come la giornalista italiana di Repubblica, Stefania Maurizi – che lavora da molti anni con il website giornalistico – ha raccontato: ”Assange e il suo team sono stati i pionieri di un modello così efficace che è stato copiato da molti. Hanno avviato una piattaforma per la presentazione anonima di documenti segreti o riservati, un concetto che da allora è stato adottato da quasi tutti i principali media”.
Quali erano gli obiettivi di Assange e WikiLeaks? “Quando smuovi qualcosa, hai la possibilità di ricostruire”, ha spiegato Assange nell’intervista a Rolling Stone del 2012. ”Ma non siamo interessati a smuovere qualcosa per il puro piacere di farlo. Credo che ciò che rende civilizzata una civiltà, sono le persone quando capiscono realmente cosa sta succedendo. Quando Gutenberg ha inventato la stampa, il risultato finale è stato che le persone che sapevano qualcosa di quello che stava succedendo potevano trasmettere tali informazioni ad altri. E grazie a Internet, viviamo in un momento in cui è molto più facile trasmettere ciò che sappiamo sul nostro angolo di mondo e condividerlo con gli altri”.
“Quando smuovi qualcosa, hai la possibilità di ricostruire”
”Credo che ciò che rende civilizzata una civiltà, sono le persone quando capiscono realmente cosa sta succedendo”
In quell’occasione Assange ha anche sottolineato che la sua non è una campagna contro l’autorità. “L’autorità legittima è importante. Tutti i sistemi umani richiedono autorità, ma l’autorità deve essere concessa a seguito del consenso informato del governato. Attualmente il consenso, se esiste, non è informato, e quindi non è legittimo. E per comunicare la conoscenza, dobbiamo proteggere la privacy delle persone. Il diritto di comunicare senza essere vigilati del governo è importante, poiché la sorveglianza è un’altra forma di censura. Quando le persone hanno paura che ciò che stanno dicendo possa essere ascoltato da un potere che ha la capacità di rinchiudere le persone, allora adattano ciò che dicono, cominciano ad autocensurarsi.”
”L’autorità legittima è importante. Tutti i sistemi umani richiedono autorità, ma l’autorità deve essere concessa a seguito del consenso informato del governato. Attualmente, il consenso, se esiste, non è informato, e quindi non è legittimo”
Stefania Maurizi ha brillantemente spiegato perché l’obiettivo di Wikileaks è estremamente importante. “Esistono diversi livelli di potere. Quello visibile come i politici che si occupano dei nostri servizi pubblici, istruzione, scuole, università e cose del genere. Quel livello è visibile, i giornalisti occidentali possono indagare su quel livello di potere, esporre scandali, abuso di potere, corruzione, scandali sessuali e così via. Pertanto quel livello è visibile e non è un grosso rischio se sei un giornalista occidentale. Il problema sorge quando i giornalisti toccano il più alto livello di potere in cui operano diplomazie, stati e agenzie di intelligence. Quel livello di potere è protetto da spessi strati di segreti, e non gli piace, è terrorizzato dall’esposizione. Wikileaks era interessato a quel livello di potere. Per me era molto importante che per la prima volta fosse stata istituita un’organizzazione (Wikileaks) per ottenere segreti delle agenzie di intelligence, della diplomazia, un’organizzazione giornalistica interessata a questo livello di potere superiore che esponesse i suoi segreti”.
Alcuni sostengono che esporre tali segreti equivale ad alto tradimento invece di chiedersi se questi segreti non siano il terreno più fertile per corruzione, collusione, violenza brutale non necessaria, abuso di potere, violazioni dei diritti umani e gran parte dell’ingiustizia che vediamo nei nostri paesi e in tutto il mondo. Invece di chiedersi se questa clandestinità può davvero far parte di ciò che noi, specialmente in Occidente, idealizziamo come ‘democrazia’, un sistema controllato dalla popolazione, o se crea l’humus ideale per la tirannia.
Alla fine del 2006 WikiLeaks pubblicò le prime filtrazioni. Erano sulla Somalia. L’anno successivo seguirono documenti sul Kenya che rivelarono informazioni segrete sulla corruzione politica e l’abuso dei diritti umani: segreti governativi che portano a forti proteste nel paese.
“Inizialmente pensavamo che il nostro ruolo più importante sarebbe stato in Cina, in alcuni ex stati sovietici e in Africa. Abbiamo avuto i primi successi in Africa” ha raccontato Assange nell’intervista del 2012. “Ho vissuto in Kenya nel 2007 e siamo riusciti a reperire un documento che esponeva miliardi di dollari di corruzione dell’ex presidente Daniel arap Moi e dei suoi compari. Ma la corruzione di Moi non esisteva solo in Kenya. Il denaro saccheggiato in Kenya è stato depositato in banche, proprietà e aziende di Londra, in proprietà di New York. Non esiste corruzione su larga scala nei paesi in via di sviluppo senza la corruzione dei paesi sviluppati: questa è stata una lezione importante per me”. Molto probabilmente è stato immediatamente dopo le pubblicazioni sul Kenya che le agenzie d’intelligenza hanno iniziato a tenere d’occhio Wikileaks.
“Non esiste corruzione su larga scala nei paesi in via di sviluppo senza la corruzione dei paesi sviluppati”
“Un’altra lezione importante fu che, molto rapidamente, iniziammo a ricevere informazioni da quelli che presumevamo essere dipendenti del governo degli Stati Uniti, dipendenti delusi dalle azioni dell’esercito americano. Gli Stati Uniti sono stati storicamente una società relativamente aperta. Ma all’interno degli Stati Uniti esiste uno stato ombra, e cioè l’esercito, che a settembre deteneva 4,3 milioni di autorizzazioni di sicurezza, paragonabile alla popolazione della Nuova Zelanda. Questa è una società totalitaria, chiusa, che raccoglie e archivia più informazioni di qualsiasi altra società al mondo.”
Anche se è stato nel 2007 che le agenzie di intelligence si sono attivate per tenere d’occhio WikiLeaks, i primi attacchi contro l’organizzazione sono iniziati nel 2008, pochi anni prima delle pubblicazioni riguardanti direttamente gli Stati Uniti.
Dopo le filtrazioni sulla Segretezza Bancaria Svizzera, nel mese di febbraio del 2008, la banca svizzera Julius Baer riuscì ad avere dalla sua parte il giudice Jeffrey White della Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Settentrionale della California. White emise un’ingiunzione permanente contro il registrar del dominio di WikiLeaks, Dynadot, costringendolo a bloccare il nome di dominio WikiLeaks. Fortunatamente per l’organizzazione, i siti specchio non furono interessati e WikiLeaks riuscì a mantenersi online.
Un mese dopo, “un piano per distruggere sia WikiLeaks che Assange fu presentato in un documento top secret datato 8 marzo 2008. Gli autori erano il ramo di valutazione del controspionaggio informatico del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Nel documento è descritto in dettaglio quanto fosse importante distruggere il “sentimento di fiducia” che è il “centro di gravità” di WikiLeaks. L’obiettivo sarebbe stato raggiunto, hanno scritto, con minacce di esposizione, azioni penali” e un incessante operazione di denigrazione. L’obiettivo era quello di mettere a tacere e criminalizzare l’organizzazione e il suo direttore” racconta il giornalista e filmaker australiano John Pilger, un impegnato sostenitore di Assange.
“Nel marzo 2008 un promemoria segreto di 32 pagine è stato emesso dalla Filiale di Valutazione della Contro-Intelligenza Informatica del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che dettagliava un piano per distruggere Wikileaks. Il documento chiedeva misure per minare il “sentimento di fiducia” che è il “punto di forza” di WikiLeaks, anche attraverso minacce di “esposizione” e azioni penali”, ha scritto Julian Assange nella sua dichiarazione giurata del 2013. ”Il rapporto affermava che “l’identificazione, l’esposizione, la cessazione del rapporto di lavoro, azioni legali contro i membri attuali o passati di WikiLeaks, e informatori potrebbero potenzialmente danneggiare o distruggere questo ”centro di gravità” e dissuadere altri di considerare azioni simili attraverso WikiLeaks.org. Come strana giustificazione per il piano, il rapporto afferma che diversi paesi stranieri tra cui Cina, Israele, Corea del Nord, Russia, Vietnam e Zimbabwe hanno denunciato o bloccato l’accesso al sito WikiLeaks.org”.
Come in ogni film di spionaggio prodotto negli Stati Uniti, la Russia non poteva mancare nella messa in scena. Russiangate, l’investigazione statunitense che collega Assange e WikiLeaks – nonché l’attuale presidente statunitense Donald Trump – all’intelligence russa e i cui risultati finali sono stati presentati al pubblico nel mese di marzo del 2019, non è iniziata con le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016, ma sette anni prima. In una conferenza sulle rivelazioni del Climategate nel 2009 (che rivelarono la manipolazione di dati climatici da parte di alcuni accademici), Assange affermò che WikiLeaks era stato accusato che a fornirgli quella informazione era stato l’FSB, il Servizio di Sicurezza Federale della Federazione Russa, preceduto dal temuto KGB, dai giornali britannici, “che hanno uno stretto coinvolgimento con l’intelligence britannica”.
Come dovrebbe essere ormai evidente, Wikileaks era sotto attacco da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna già nei suoi primi anni di vita. Per quale ragione? Certamente potete trovare la risposta da soli, ma se non è così: ovviamente perché non vogliono che voi sappiate. Non vogliono che sappiate cosa fanno e come funzionano davvero le cose e WikiLeaks vi ha detto esattamente questo.
Nel 2009 WikiLeaks annunciò che “il Ministero della Difesa a Londra ha prodotto un documento segreto che descriveva le “tre principali minacce” per l’ordine pubblico nel seguente ordine: terroristi, spie russe e giornalisti investigativi. Quest’ultima è stata designata la principale minaccia”. Ovviamente non è stata una coincidenza.
Lo stesso anno Assange ha denunciato di essere stato sorvegliato fisicamente dall’intelligence militare degli Stati Uniti in un congresso a Berlino tra il 26 e il 30 dicembre. “L’esercito americano ha usato i risultati di questa sorveglianza per condannare Bradley Manning”, ha scritto Assange nella sua dichiarazione giurata.
Indubbiamente tutto ciò è bastato a generare un bel po’ di ansia all’interno del piccolo staff di Wikileaks e i loro timori erano fondati. Questo era solo l’inizio.
La situazione ha iniziato a peggiorare dopo che WikiLeaks è stato contattato dall’informatore Chelsea Manning, un analista dell’intelligence statunitense dislocato in Iraq. Manning contattò per la prima volta l’organizzazione di Assange nel novembre 2009, dopo aver tentato invano di mettersi in contatto con il New York Times e il Washington Post – nonostante l’importanza del materiale che aveva tra le mani.
Nel febbraio 2010 Chelsea Manning inviò a WikiLeaks quasi 750.000 documenti militari e diplomatici classificati e riservati, tra cui il Diario di Guerra Afgano, i Registri di Guerra in Iraq e alcuni video, tra cui il famoso Collateral Murder (Omicidio Collaterale), che mostra un elicottero statunitense che spara su un gruppo di civili iracheni, tra cui due giornalisti Reuters e due bambini, molto probabilmente la rivelazione più conosciuta di Wikileaks.
“Un reporter del Washington Post di nome David Finkel ha avuto il video. Alcune fonti ci hanno raccontato che persino lo hanno visto a casa sua. Eppure l’ha nascosto”, ha affermato Assange nell’intervista di Rolling Stone del 2012.
Quello stesso mese (febbraio 2010), Assange conobbe in Islandia il diciottenne Sigurdur Thordarson, un hacker islandese che iniziò a collaborare con l’organizzazione e che sarebbe diventato il primo informatore dell’FBI all’interno del gruppo.
La fama
Fu con la pubblicazione di Collateral Murder, nell’aprile del 2010, che il direttore di WikiLeaks divenne, almeno nel mondo di lingua inglese, una sorta di “celebrità”. Omicidio Collaterale fu una notizia bomba. Il governo degli Stati Uniti rispose lanciando una caccia alle streghe all’interno dell’esercito, in tutti i ranghi militari, con il fine di catturare l’informatore interno. A maggio Chelsea Manning venne arrestata.
Manning si era confidata con un conoscente online, un giovane di nome Adrian Lamo, molto probabilmente un informatore dell’FBI. Nelle sue conversazioni online gli aveva confidato di aver consegnato dei documenti esplosivi a Wikileaks.
Nel 2013 Manning è stata condannata a 35 anni di carcere militare, mentre Adrian Lamo, è stato trovato morto nel marzo 2018 all’età di 37 anni nella sua casa in Kansas, USA.
Manning è stata graziata nel 2017 dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ma sotto il governo di Donald Trump è stata nuovamente chiamata a testimoniare contro Assange dal Grand Jury della Virginia Orientale – un tribunale a porte chiuse composto da cittadini e istituito appositamente per crimini di spionaggio e dissidenza nello stato statunitense con più interessi nel comparto della guerra. Da allora è in carcere per oltreggio, per essersi rifiutata di accusare Assange. Per la sua disubbidienza, il Grand Jury le ha imposto inoltre una sanzione finanziaria di 500 dollari al giorno che è diventata, dopo alcune settimane, una multa giornaliera di 1.000 dollari. Attualmente ha perso la sua casa e, secondo quanto riportato, è ora in bancarotta.
Ed è stato proprio a causa dell’enorme quantità di documenti filtrati da Manning che nel 2010 WikiLeaks si associò ad alcuni mezzi d’informazione globali europei e statunitensi per poter pubblicare i documenti in forma redatta, rimuovendo i nomi delle fonti e di altre persone in posizioni sensibili menzionate. Questi media erano El País (Spagna), Der Spiegel (Germania), Le Monde (Francia), The Guardian (Gran Bretagna) e The New York Times (Stati Uniti). Media che hanno proclamato Assange uomo dell’anno (Le Monde), hanno fatto soldi con le sue rivelazioni (The Guardian) e hanno diffuso in tutto il mondo le sue pubblicazioni e il nome dell’organizzazione giornalistica e poi li hanno abbandonati. E la stampa mainstream anglosassone ha persino perseguito, accusato i sostenitori di Wikileaks, creando una campagna pubblica di diffamazione contro Assange.
Molto probabilmente Assange e i suoi collaboratori più vicini avevano sottovalutato la mancanza di lealtà, la natura avida e sleale di molti giornalisti e scrittori e, soprattutto, il ruolo tradizionale dei potenti media mainstream come braccio di manipolazione dei governi e del potere dominante (come l’ex giornalista del Washington Post Carl Bernstein ci ha mostrato magnificamente nel suo famoso articolo The Cia and the Media, originariamente pubblicato da Rolling Stone nel 1977).
L’inizio del tradimento dei media mainstream
Alcuni sostenitori di Assange hanno affermato che sin dall’inizio quel partenariato con i giornali di grande diffusione è stata una trappola. Il giornalista australiano Mark Davis, autore del film Inside WikiLeaks del 2010 (un genuino e autentico ritratto di Assange), era con il direttore di WikiLeaks in quei giorni a Londra. La “ingenuità” di Assange è in mostra, la può vedere chiunque guardando il film: “vogliono riportare sulle nostre revelazioni, quindi possono affermare di non essere coinvolti”, si rende conto Assange. ”Come ha affermato Davis”, ha scritto l’agenzia di stampa Sputnik, ”il filmato è agghiacciante guardandolo al giorno d’oggi, dato che Assange è ora in prigione proprio a causa di quel sotterfugio”.
Un’importante mossa traditrice poiché questi giganti dei media potrebbero essere accusati, come oggi Assange, per aver pubblicato quei documenti segreti e riservati. In questo modo hanno reso WikiLeaks la loro fonte mentre loro stavano soltanto scrivendo su qualcosa di già pubblicato. Ma in realtà sembra proprio che così non siano andate le cose. Secondo Davis The Guardian e The New York Times hanno pubblicato i Registri Afgani prima di Wikileaks.
Nel quartier generale londinese del The Guardian, dove fu creato un ufficio apposito per le rivelazioni di WikiLeaks chiamato “il bunker”, i giornalisti Nick Davies e David Leigh con alcuni tecnici IT “hanno creato il database di WikiLeaks. Se Julian è in prigione, anche loro dovrebbero esserlo. Loro hanno creato la base di dati di WikiLeaks e la hanno diffuso in tutto mondo. Cosa hanno fatto? Nel bunker hanno creato i codici di riferimento individuali ‘per i documenti’, hanno creato il loro aspetto grafico e li hanno resi ricercabili. WikiLeaks non aveva la capacità di farlo”, racconta Mark Davis.
”Il New York Times veniva regolarmente. Sia The Guardian, che il NYT che lo Spiegel cercavano in quel materiale le storie da pubblicare”. In una conferenza Mark Davis ha dichiarato di aver assistito a una conversazione tra David Leigh e Nick Davies (giornalisti di The Guardian) mentre “Julian non c’era. Nick ha detto ”beh non possiamo nominare questo ragazzo” (menzionato nei documenti), e ricordo che Leigh ha attraversato la stanza e ha detto a Davies ”ma non lo stiamo pubblicando noi”. Quello che stavano dicendo è che loro non lo avrebbero creato, che loro non ne erano responsabili. Loro avrebbero reso i documenti ricercabili, avrebbero creato il loro aspetto grafico, li avrebbero pubblicati, e poi avrebbero scritto un articolo di due o tre pagine e condiviso il link dicendo di guardarlo su WikiLeaks: noi non lo abbiamo pubblicato, Julian lo ha pubblicato, noi siamo solo giornalisti. Vergognoso! Chiaramente ne hanno discusso tra loro ma non con Julian. Ed è per questo che oggi lui è in prigione”.
Puoi vedere la reazione di Julian Assange a casa sua mentre scopre che così facendo questi grandi media si stavano lavando le mani e come era organizzato il lavoro al ”bunker” in questa conferenza di Mark Davis: Mark Davis Wikileaks Revelations.
Nello stesso video Mark Davis racconta che Assange è stato colui che ha portato sul tavolo ”il problema dell’identificazione delle persone nominate nei Registri Afgani, non The Guardian o The New York Times. Poiché a loro non importava, non ne erano responsabili, loro erano rilassati. La pubblicazione era fissata per lunedì mattina. Credo che fosse venerdì quando Julian disse loro ”abbiamo bisogno di togliere questi nomi, i nomi degli informatori, può essere pericoloso”. Assange chiese di rinviare di qualche giorno l’uscita degli articoli, ma questi media entrarono in panico. Poiché sono concorrenti, hanno anche pensato che ci fosse un trucco e hanno detto di no, pubblicheremo lo scoop lunedì. Quindi quello che successe è che tutte queste persone sono tornate a casa venerdì pomeriggio e a Julian non è rimasto soltanto il compito, ma la responsabilità morale di cercare di eliminare quei nomi dai documenti. I giornalisti di The Guardian non hanno fatto alcuno sforzo per rimuoverne uno solo, e nonostante le ripetute richieste di Julian non gli fu fornito personale o supporto tecnico per risolvere il problema. Le sue richieste di rinvio della pubblicazione per avere abbastanza tempo per “ripulire” adeguatamente i documenti sono state ignorate. Ma lui l’ha fatto. Ha lavorato tutta la notte, fino alle 9 del mattino. Condividevamo un appartamento a Londra. Julian rimosse da solo 10.000 nomi senza il supporto di The Guardian, ecc. ecc. Poi arrivò domenica sera…”.
”Lunedì mattina tutti questi giornali pubblicarono i loro articoli. Julian era il loro besraglio, loro stavano solo riportando, ma WikiLeaks non riuscì a pubblicare quella notte”. Il piano per la pubblicazione era stato interrotto per problemi tecnici al sito web. WikiLeaks doveva pubblicare i Registri Afgani domenica 25 luglio 2010 per consentire a The Guardian e al New York Times di “riferire” sulla storia il giorno successivo. “Ma Assange non riusciva ad andare in diretta. Verso le 21:00 doveva essere live ma non ci riuscì. E iniziarono ad arrivare chiamate isteriche dal New York Times”. Mentre lottava per mettere i contenuti online, ha raccontato Davis, era bombardato da chiamate terrorizzate e isteriche del NYT e The Guardian. ”Avevano gli articoli in prima pagina, articoli che dicevano ”questi documenti che WikiLeaks ha pubblicato, messo online….”. Hanno stampando una bugia. WikiLeaks non li ha pubblicati quella sera e nemmeno il giorno successivo. Penso che siano passati almeno due giorni prima che WikiLeaks riuscisse a pubblicare quei documenti”.
Quindi Julian Assange avrebbe avuto bisogno ancora di alcuni giorni per pubblicare i log di guerra. Ma The Guardian, il New York Times e tutti gli altri grandi media hanno comunque pubblicato le loro storie come avevano programmato il 26 luglio 2010, affermando che i Registri erano già online, nonostante non fossero apparsi sul sito web di WikiLeaks. “Julian era il loro ragazzo da fare cadere. Hanno stampato una bugia. Questi due sommi sacerdoti dell’integrità giornalistica si sono trovati molto bene insieme affermando qualcosa che non era successo. L’intera interfaccia ricercabile dei Log di Guerra Afgano era una creazione di The Guardian. Poi, successivamente, li hanno promossi sui loro siti web e nei giornali, ma poi hanno detto: “noi abbiamo soltanto pubblicato la notizia, ma Julian l’ha fatto”. Avevano organizzato tutto dall’inizio”, sostiene Mark Davis.
”Il New York Times è scappato di fronte al fuoco. Ci ha abbandonato appena ha visto la reazione del governo degli Stati Uniti. Ciò di cui il NYT era preoccupato era di essere sfiorato dalle indagini del governo. Se Bradley Manning o un altro dipendente statale degli Stati Uniti avesse collaborato con noi fornendoci informazioni classificate e noi a sua volta avessimo collaborato con il New York Times per fornirle al mondo, allora si potrebbe sostenere che il NYT era stato coinvolto in una cospirazione (con noi) per commettere spionaggio. Questo preoccupava pronfondamente il giornale. Infatti ci hanno detto che non avremmo mai dovuto riferirci al New York Times come a un partner, che quello era il loro consiglio legale”, ha raccontato Assange nella leggendaria intervista di Rolling Stone del 2012.
Nel di luglio del 2010 volontari di WikiLeaks misero online un file crittografato contenente tutta la banca dati di WikiLeaks come “assicurazione”, nel caso in cui qualcosa fosse successo all’organizzazione.
La Saga dello stupro in Svezia
Assange visitò la Svezia nell’agosto del 2010. Nel corso di quel soggiorno ebbe dei rapporti sessuali consensuali con due donne svedesi che poi hanno sporto denuncia contro di lui per violenza sessuale. Una delle donne ha riferito che lui fece sesso con lei senza preservativo, l’altra che Assange aveva rotto il profilattico. Entrambe affermarono che ciò era accaduto nel cuore della notte, dopo il sesso consensuale.
Il 20 agosto la polizia svedese avviò un’indagine preliminare per ‘stupro minore’ contro Assange, un’accusa che esiste solo in Svezia. Il pubblico ministero immediatamente emise un mandato di arresto e guarda caso la stampa fu tempestivamente informata: una prassi vietata dalla legge svedese. A rendere ancora più strano il fatto è che il giornale svedese coinvolto, l’Expressen, sia di proprietà di un magnate svedese con origini ebraiche ed uno dei principali sostenitori di Israele, paese profondamente coinvolto nelle guerre in Medio Oriente. E’ questa la prima volta in cui un l’ombra zionista appare nella persecuzione di Assange da quel che mi risulta.
“La legge svedese proibisce severamente alla polizia e ai pubblici ministeri di divulgare ai media i dettagli di qualsiasi denuncia connessa ad uno stupro. L’Expressen tuttavia in pochi minuti aveva tutti i dettagli sul caso, compresi i nomi degli accusati e dei denuncianti. Si noti inoltre che il tabloid di destra Expressen appartiene alla famiglia Bonnier”, una famiglia svedese di origine ebraica che dall’inizio del XIX secolo è stata attiva nell’industria editoriale (libri) e successivamente anche nell’industria dei mass media: possiede il gruppo media Bonnier Group, con 175 aziende in 18 paesi. “I maggiori proprietari di media in Svezia, che non sono solo filostatunitensi ma anche filo Israeliani. Come sapete, la lobby filo-israeliana sostiene calorosamente le guerre mediorientali degli Stati Uniti, mentre Assange e il suo WikiLeaks hanno il potenziale per minare e indebolire il supporto statunitense alla guerra”, ha segnalato il sito web statunitense CounterPunch.
”Se volevano catturare Assange, la Svezia era il paese perfetto. Per incastrare Julian in Singapore, avrebbero dovuto associarlo alle droghe. Per incastrare Julian in Inghilterra, avrebbero dovuto provare che aveva scorticato e arrostito gatti o almeno buttato un gattino in un bidone della spazzatura. Ma in Svezia per incastrarlo avevano bisogno soltanto di un po’ di sesso tra adulti consenzienti.”, ha brillantemente evidenziato CounterPunch.
A Stoccolma Assange era stato ospite di una delle donne che in seguito lo hanno denunciato, Anna Ardin, una femminista, cristiana contro l’aborto, membro del Partito Democratico Svedese, con una speciale conoscenza in politica, fede, America Latina e che, da quanto è stato riportato, ogni tanto collaborava con l’Expressen. “E’ nata a Cuba ed è collegata alle organizzazioni cubane di destra” ha scritto il sito italiano L’Antidiplomatico. Craig Murray, un ex diplomatico britannico diventato attivista politico, attivista per i diritti umani, blogger e informatore ha affermato che Anna Ardin “ha lavorato con gruppi anti-Castro finanziati dalla CIA a L’Avana e Miami”. L’altra donna, Sofia Wilen, ha conosciuto Assange in una conferenza.
Mentre era nella capitale svedese, Ardin ha insistito che Assange rimanesse nel suo appartamento poiché lei stava andando fuori città, ma casualità: tornò molto prima del previsto.
Craig Murray ha ricostruito la relazione Ardin / Wilen / Assange:
– ”11 agosto: Assange arriva a Stoccolma per una conferenza stampa organizzata da un ramo del Partito Socialdemocratico svedese. Anna Ardin gli ha offerto un letto a casa sua perché sarà via.
– 13 agosto: Ardin torna prima del previsto. Cena con Assange e fanno sesso consensuale, il primo giorno in cui si rivedono. Ardin successivamente sostiene che quel atto sessuale si è poi trasformato in uno stupro a causa della mutilazione surrettizia del preservativo.
– 14 agosto: Anna si offre volontaria come segretaria stampa di Julian (il giorno successivo alla notte dello stupro!). Anna si siede accanto a lui sul palco durante la conferenza stampa. Assange incontra Sofia Wilen lì. Anna twitta alle 14.00: “Julian vuole andare ad un banchetto di gamberi, qualcuno ha un paio di posti disponibili stasera o domani?” Questo tentativo di trovare un banchetto fallisce, quindi Ardin ne organizza uno nel giardino del suo condominio. Anna e Julian sembrano stare bene insieme. Un ospite sente Anna dire ad Assange che pensava che “la avesse scaricata” quando si alzò dal letto quella mattina presto. Un altro ospite offre un posto letto a Julian dicendo ad Anna che Julian può lasciare il suo appartamento e andare a stare con lui. Lei risponde: “Può stare con me”.
– 15 agosto: ancora al banchetto con Julian, Anna twitta: “Sedersi all’aperto alle 2 del mattino congelandosi un pò con le persone più fiche e intelligenti del mondo, è incredibile!” Julian e Anna, secondo entrambe le testimonianze rilasciate alla polizia, dormono di nuovo nello stesso letto singolo e fanno sesso anche quella notte. E nei giorni successivi? Assange dice alla polizia che continuarono a fare sesso; Anna dice alla polizia di no. Quella sera, Anna e Julian vanno insieme ad una cena con i dirigenti del Partito Pirata svedese e finita la cena vanno via insieme. Dormono di nuovo nello stesso letto.
– 16 agosto: Julian va a fare sesso con Sofia Wilen: Ardin non la avverte di un potenziale attacco sessuale? ”, si domanda Craig Murray. ”Ardin sapeva di Sofia Wilen e sapeva che Assange voleva fare sesso con lei. Un altro amico offre ad Anna di ospitare Julian. Anna rifiuta di nuovo.
– 20 agosto: dopo che Sofia Wilen la contatta per dirle che è preoccupata per le malattie sessualmente trasmissibili, compreso l’HIV, dopo aver fatto sesso non protetto con Julian, Anna la porta da Irmeli Kransuna, una sua amica ufficiale di polizia, membro del partito socialdemocratico, ex collega nelle elezione di un consiglio e femminista. Ardin dice a Wilen che la polizia può costringere Assange a fare il test dell’HIV. Ardin è presente durante l’intera deposizione e interrogatorio non registrato di Wilen presso la polizia violando la legge. Krans prepara un resoconto accusando Assange di stupro. Wilen rifiuta di firmarlo.
– 21 agosto: dopo aver ascoltato la deposizione di Wilen e il resoconto fatto da Irmeli Krans, Ardin rilascia la propria denuncia sostenendo che Assange improvvisamente ha fatto sesso con lei senza protezione alcuna, otto giorni prima”.
La rete australiana ABC ha riferito che, secondo le dichiarazioni di Assange, i messaggi di testo di Sofia Wilen e Anna Ardin includevano quanto segue:
– Il 17 agosto SW scrive “JA non voleva usare il preservativo”.
– Il 20 agosto, mentre era alla stazione di polizia, SW scrive che “non voleva accusare Julian Assange di nulla” ma che “la polizia era entusiasta di mettergli le mani addosso”. Secondo quanto ha dichiarato era “sotto shock quando lo hanno arrestato” perché lei “voleva solo che facesse un test”.
– Il 21 agosto, SW scrive che “non voleva denunciare” Julian Assange “di nulla” e che era stata la “polizia a formulare le accuse”
– Il 23 agosto, SW scrive che era stata la polizia, non lei, a dare il via alla faccenda.
– Il 26 agosto, AA scrive a SW che avrebbero dovuto vendere la loro storia ad un giornale per un pò di soldi.
Il fondatore di WikiLeaks ha detto che gli è stato negato il permesso di leggere tutti i messaggi di testo. Comunque non dovrebbe sorprenderci se Sofia Wilen, forse rendendosi conto di come fosse stata usata, ha ritirato la sua deposizione.
Nils Melzer, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, ha confessato di essere stato vittima della diffamazione selvaggia contro Assange. Ma dopo averlo visitato nella prigione di Belmarsh poco dopo il suo arresto nell’ambasciata ecuadoriana di Londra ha scritto: ”Certamente, anch’io pensavo che Assange era uno stupratore! Ma quello che ho scoperto è che non è mai stato accusato di un reato sessuale. È vero, subito dopo che gli Stati Uniti avevano incoraggiato gli alleati a trovare motivi per perseguirlo, due donne hanno fatto notizia in Svezia. Una di loro ha affermato che lui ha strappato il preservativo e l’altra che non l’ha indossato: in entrambi i casi durante un rapporto consensuale, non esattamente scenari da “stupro” in qualsiasi lingua diversa dallo svedese. Ognuna di queste donne ha anche presentato un preservativo come prova. Il primo, apparentemente indossato e rotto da Assange, non rivelò alcun DNA, né suo, né di nessun altro. Vai a capire. Il secondo, usato ma intatto, apparentemente presupponeva un rapporto “non protetto”. Vai a capire di nuovo. Le donne hanno anche scritto che non avevano mai avuto intenzione di denunciare alcun crimine, ma che sono state “forzare” a farlo dalla zelante polizia svedese”.
Assange ha descritto ciò che è accaduto in quei giorni in Svezia nella sua dichiarazione giurata del 2013: “Il 20 agosto 2010, la polizia svedese ha avviato una “indagine preliminare” contro di me. Il giorno successivo, l’accusa più grave è stata ritirata, ma dopo un intervento (esterno) le autorità di polizia hanno riaperto le indagini l’1° settembre 2010. Ho annullato tutti gli appuntamenti che avevo, sono rimasto in Svezia e ho preso un avvocato svedese. Il 30 agosto 2010 sono stato interrogato dalla polizia sull’unica accusa rimasta in piedi. Ero molto preoccupato per la mia sicurezza personale e per la sicurezza delle operazioni di Wikileaks mentre mi trovavo a Stoccolma, ma vi rimasi per altre cinque settimane dopo l’avvio delle “indagini preliminari” per pulire il mio nome e collaborare con le indagini. Successivamente, in risposta alle richieste di Borgström (avvocato di Ardin), il procuratore Marianne Ny, decise di “riprendere” l’indagine preliminare di “stupro” e di ampliare la denuncia di Ardin con una serie di ulteriori imputazioni”.
Assange prosegue: “l’8 settembre il capo del servizio di intelligenza militare svedese (“MUST”) denunciò pubblicamente WikiLeaks in un articolo intitolato ‘WikiLeaks una minaccia per i nostri soldati‘. La mia preoccupazione andava in crescendo per lo stretto rapporto della Svezia con gli Stati Uniti in materia militare e di intelligenza. In quel periodo fui avvertito da una fonte di intelligence fidata, che il servizio di intelligenza statunitense aveva privatamente informato il suo omologo svedese SÄPO, che gli accordi di condivisione d’informazione dell’intelligence tra i due stati sarebbero stati “tagliati” se la Svezia mi offriva rifugio. Quindi ho iniziato seriamente a considerare che la mia presenza in Svezia fosse un grave rischio per la mia sicurezza personale e un rischio per le continuità delle pubblicazioni di WikiLeaks. Ed ho chiesto al mio avvocato di richiedere per me il permesso di lasciare il paese per partecipare a degli impegni che avevo in programma”.
“Il 15 settembre il mio avvocato accordò con la procuratrice Marianne Ny che potevo lasciare il paese. Quindi sono partito il 27 settembre 2010, soltanto dopo aver ottenuto l’assicurazione dalla procuratrice Marianne Ny che potevo andarmene”.
Anche se questi sono i fatti reali, i grandi media hanno convinto il pubblico disinformato che Assange è stato accusato di stupro in Svezia. Che come un criminale comune stava scappando dalla giustizia rifugiandosi nell’ambasciata ecuadoriana di Londra quando invece stava cercando di evitare di essere estradato negli Stati Uniti e aspettava di essere interrogato dalle autorità svedesi in Gran Bretagna, qualcosa che la Svezia ha rifiutato di fare violando la legge svedese e i diritti umani di Assange.
“La classe politica e i media hanno creato una narrazione di mezze verità sulle accuse sessuali contro Assange in Svezia. Hanno trascurato il fatto che Assange era stato autorizzato a lasciare la Svezia dal primo procuratore che ebbe in mano l’inchiesta. Che il procuratore ha poi fatto cadere le accuse, e che l’indagine è stata successivamente riaperta da un magistrato con un’agenda politica ben precisa ” ha evidenziato il giornalista britannico Jonathan Cook. “Non hanno menzionato il fatto che Assange è sempre stato disposto a essere interrogato dai pubblici ministeri svedesi a Londra, com’è accaduto in dozzine di altri casi riguardanti procedure di estradizione verso la Svezia”. Qualcosa che i pubblici ministeri svedesi non hanno voluto fare sottoponendo Assange a molti anni di detenzione illegale senza essere accusato di nulla, prima in carcere, poi agli arresti domiciliari e infine nell’ambasciata ecuadoriana.
È importante notare, come ha sottolineato la giornalista neozelandese Suzie Dawson, che anche altre persone vicine a Wikileaks sono state accusate di cattiva condotta sessuale, tra le quali, solo per citarne una, Jacob Appelbaum, sviluppatore iniziale del Tor Project, un software gratuito creato per garantire alle persone l’anonimato online e sostenitore di Wikileaks. Nel giro di pochi giorni, Appelbaum devette lasciare il Tor Project. Nei suoi confronti non è stata emessa alcuna sentenza di colpevolezza, ma per molti nel settore è diventato persona non gradita.
Probabilmente non soltanto per ottenere documenti di WikiLeaks e informazioni su Assange, anche se incontestabile è stata una delle motivazioni più importanti, ma anche per inviare un chiaro avvertimento a lui e a WikiLeaks, il 27 settembre 2010, il giorno in cui Assange stava finalmente lasciando la Svezia in un volo diretto Stoccolma-Arlanda – Berlino-Tegel su un aereo della SAS (Scandinavian Airlines System), la sua valigia fu sequestrata. Portava tre laptop crittografati contenenti documenti di WikiLeaks, tra cui prove di crimini di guerra, materiale legale e dati personali.
“Nessuna spiegazione mi è stata data, né direttamente, né indirettamente, né sul dove né sul come della scomparsa, nonostante tutti i miei sforzi e gli sforzi di coloro che hanno agito in mia rappresentanza per recuperarli. Nessuna delle entità coinvolte, nemmeno la polizia svedese, o la compagnia aerea SAS, o gli aeroporti Arlanda e Tegel o le relative società che gestiscono i bagagli, GlobeGround e Acciona, hanno offerto una spiegazione e in un caso si sono perfino rifiutati di comunicare con noi”, ha scritto Assange.
Il primo tradimento all’interno di Wikileaks
Nel settembre 2010, l’informatico ed attivista tedesco, nonché primo portavoce di WikiLeaks, Daniel Domscheit-Berg, fu sospeso dall’organizzazione. Se ne andò portando con sé documenti inediti e riservati che in seguito affermò di aver distrutto. Il 12 dicembre lanciò OpenLeaks.org, un sito di denuncia rivale che risultò un fallimento ed ebbe vita breve .
“Non posso fare nulla che possa potenzialmente creare difficoltà per una fonte”, ha dichiarato Domscheit-Berg spiegando il motivo della sua sospensione come se WikiLeaks non si preoccupasse delle sue fonti.
Undici mesi dopo, nell’agosto 2011, Domscheit-Berg fu “cacciato dalla leggendaria organizzazione di hacker tedesca Chaos Computer Club (CCC)”, ha riferito Der Spiegel, “per aver presumibilmente sfruttato la reputazione del Club per fini propri”.
Il portavoce del CCC, Andy Müller-Maguhn, agì come intermediario tra Domscheit-Berg ed Assange per il recupero dei documenti che Daniel aveva preso con sé nel 2010. ”I negoziati non hanno lasciato bene l’immagine di Domscheit-Berg”, ha affermato Müller-Maguhn in una intervista con Der Spiegel.
SPIEGEL: Forse lui (Daniel Domscheit-Berg) non può consegnare il materiale perché non ce l’ha. La scorsa settimana ha dichiarato al settimanale Der Freitag: “Non ho preso nessun documento di WikiLeaks con me”.
MULLER-MAGUHN: Questo è esattamente il motivo per cui ho sospeso i miei sforzi di mediazione. A me ha detto lo scorso giovedì sera che doveva leggere ogni documento prima di consegnarli. Non corrisponde. Non ho mai visto personalmente il materiale in questione, ma Assange mi ha detto che sono circa 3.000 invii, alcuni dei quali con diverse centinaia di documenti.
Da quanto riportato da alcuni media, Wikileaks avrebbe confermato che Domscheit-Berg prese con sé 5 gigabyte di dati, sulla Bank of America, comunicazioni interne di 20 organizzazioni neonaziste, informazioni intercettate dagli USA su “oltre un centinaio di società di internet”, dati relativi all’intera lista no-fly (zona d’interdizione dei voli) degli Stati Uniti e distrusse dei video di una delle maggiori atrocità statunitensi in Afghanistan.
Nel 2011 Daniel Domscheit-Berg pubblicò un libro su Assange, Inside WikiLeaks: la mia esperienza al fianco di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo, che è stato utilizzato per la produzione del film di Bill Condon The Fifth State (Il quinto potere) del 2013. Ad Assange e Wikileaks non è piaciuto. In molti sostengono che l’obiettivo del film era quello di rappresentare Assange come un pazzo megalomane.
“Dopo l’uscita dei Diari di Guerra Afgani” nel luglio 2010, ”Il New York Times pubblicò una ostile biografia su Bradley Manning”, oggi noto come Chelsea Manning, ”psicologizzandolo e presentandolo come un uomo triste nonché un frocio pazzo. Un articolo che può essere descritto solo come un pezzo da giornale scandalistico. Quindi, quando abbiamo pubblicato i Registri di Guerra in Iraq (ottobre 2010), e abbiamo scoperto dettagli sulla morte di oltre 100.000 civili e sulla tortura di oltre 1.000 persone, tutti gli altri giornali ne scrissero. Le Nazioni Unite e un certo numero di paesi lanciarono indagini dopo le rivelazioni e persino dei documenti interni dell’esercito americano sostenevano che quegli abusi erano torture. Eppure il New York Times si è rifiutato di usare la parola “tortura”. Invece, ha pubblicato un pezzo squallido di successo contro di me in prima pagina che in più era impreciso. Diceva, ad esempio, che ero stato accusato di abusi sessuali quando non è così, e che 12 persone avevano disertato dalla nostra organizzazione quando ne avevamo sospeso soltanto uno (Daniel Demescheit-Berg). Non mi dispiace subire un colpo, ma deve essere su fatti accurati, accertati. Il fatto che il New York Times scendesse di livello pubblicando un articolo scandalistico di questo tipo in prima pagina quando avevamo appena documentato la morte di oltre 100.000 civili non era commisurato. Bill Keller, ex direttore del New York Times, ha perfino esternato che la Casa Bianca era felice del comportamento del giornale perché non aveva pubblicato il nostro materiale, come era stato richiesto. Una cosa è farlo, un’altra è proclamarlo con orgoglio. Perché Keller sentì il bisogno di dire al mondo quanto la Casa Bianca fosse contenta di lui? Per lo stesso motivo per cui sentì il bisogno di descrivere quanto fossero sporchi i miei calzini”, ha raccontato Assage nell’intervista di Rolling Stone del 2012.
”Dopo le filtrazioni sull’Irak (ottobre 2010), sono aumentate le attività di intelligence contro di me e WikiLeaks da parte degli Stati Uniti e di altri governi. Secondo quanto mi è stato riferito, i funzionari della National Security Agency (NSA) hanno dichiarato di avere prove del fatto che l’agenzia di intelligence russa FSB stava sorvegliando attentamente me e WikiLeaks” ha scritto Assange nella sua dichiarazione giurata (la potete leggere su wikileaks.org), e ”che la FSB è in grado di organizzare “le squadre giuste” per colpire la nostra organizzazione e chiuderla per sempre”.
Inoltre “secondo le autorità islandesi almeno dall’ottobre 2010 l’FBI aveva messo in piedi una indagine ad ampio raggio e stava raccogliendo silenziosamente materiale” su WikiLeaks e Assange, sei mesi dopo l’arresto di Chelsea Manning.
Rafforzamento della persecuzione dopo il Cablegate, i cabli diplomatici statunitensi
”Si può dire che la mentalità editoriale di WikiLeaks è radicalmente diversa da quella della stampa tradizionale. Laddove un giornale che ha ricevuto 500.000 documenti potrebbe pubblicarne 20, WikiLeacks pubblica tutti. Cablegate è composto da 3.000 volumi di materiale. È il più grande tesoro intellettuale ad essere entrato nei registri pubblici nei tempi moderni. The New York Times ha rilasciato poco più di 100 cabli. Ci sono oltre 251.000 filtrazioni in Cablegate. Quindi il nostro approccio è abbastanza diverso da quello del NYT. Questo giornale, per proteggere la sua sicurezza, era interessato soltanto di impedire al Washington Post di scoprire cosa stesse facendo. Ma ha comunicato al governo degli Stati Uniti ogni singola filtrazione che voleva pubblicare”, ha detto Assange a Rolling Stone.
Da novembre 2010, quando WikiLeaks ha rilasciato quello che divenne noto come Cablegate (circa 250.000 documenti diplomatici statunitensi classificati datati tra dicembre 1966 e febbraio 2010 contenenti analisi diplomatiche sui leader mondiali e valutazioni dei diplomatici dei paesi ospitanti e dei loro funzionari), WikiLeaks, il suo personale e i sostenitori dell’organizzazione si sono trovati detenuti negli aeroporti, citati in giudizio per testimoniare davanti al tribunale di Grand Jury negli Stati Uniti e sono stati obbligati ad aprire e consegnare alle autorità i loro conti su Twitter e le loro e-mail.
La saga dello stupro in Svezia, seconda parte
Due giorni dopo la pubblicazione delle filtrazioni diplomatiche, un procuratore speciale svedese riaprì il caso di stupro adducendo che voleva indagare Assange su due accuse di molestie sessuali, una di coercizione e una di stupro di grado inferiore. Assange, ancora un ”uomo libero”, negò le accuse affermando di essere disponibile ad essere interrogato in Gran Bretagna.
Il 20 novembre la polizia svedese emise un mandato di arresto internazionale tramite l’Interpol (Organizzazione Internazionale di Polizia Criminale) contro Assange.
In una conferenza del 2017 in Cile, l’ambasciatore mondiale di WikiLeaks Joseph Farrell ha raccontato su queste accuse svedesi: ”Ad agosto, il procuratore generale svedese ha chiuso le indagini dicendo che non si sospettava alcun crimine. Successivamente l’indagine è stata riaperta tre settimane prima delle elezioni svedesi. Una settimana prima dell’inizio dell’indagine preliminare, i rappresentanti dell’intelligence svedese avevano dichiarato che Wikileaks metteva a repentaglio la cooperazione USA-Svezia. I network svedesi hanno poi riferito che l’amministrazione Obama stava incoraggiando i suoi alleati a perseguire Assange e a limitare il suo diritto di muoversi liberamente”. In sintesi ”praticamente quando WikiLeaks era pronto per pubblicare le filtrazioni diplomatiche (Cablegate), la Svezia ha emesso un mandato di cattura internazionale, e l‘Interpol persino un allarme rosso, come se Assange fosse un criminale pericoloso. Per questo motivo Julian ha perso la libertà il 10 dicembre 2010”.
”Inizialmente fu incarcerato per 10 giorni nel Regno Unito. Poi fu condannato a 550 giorni di arresti domiciliari. Assange non voleva andare in Svezia perché sapeva che sarebbe stato mandato negli Stati Uniti da lì, dove rischia la pena di morte. Ma la corte britannica ordinò la sua estradizione verso il paese scandinavo. È allora che Assange chiese asilo all’Ecuador. In nessun momento Assange è stato accusato di aver commesso un crimine” ha sottolineato Farrell. ”La Svezia voleva estradare Assange per interrogarlo, cosa che avrebbe potuto fare in tutti questi anni con vari metodi in Gran Bretagna, ma si è rifiutata dicendo che era inappropriato e illegale interrogare Assange nell’ ambasciata, tuttavia i pubblici ministeri svedesi hanno interrogato 44 persone nel Regno Unito lo stesso anno”.
Assange ha scritto nella sua dichiarazione giurata che il 29 novembre 2010 “il portavoce del Dipartimento di Stato PJ Crowley dichiarò: “stiamo investigando in modo aggressivo su Wikileaks” e che una Camera di Guerra del Dipartimento di Stato, che è diversa dalla Camera di Guerra del Pentagono, era stata allestita con questo fine”.
“Il 30 novembre 2010, l’Interpol emise un avviso rosso a 188 paesi per il mio arresto in relazione alle “indagini preliminari” svedesi (per le quali non esistevano accuse!). L’Interpol ha anche pubblicato un comunicato stampa tradotto in cinque lingue per promuovere l’avviso rosso”.
Assange, interruzione del hosting e attacchi finanziari
Dicembre 2010 è stato il mese in cui è stato messo in piedi un attaco per aggravare la situazione finanziaria del sito web di Wikileaks e di Assange. Quanto avvenuto ci mostra chiaramente la portata dei tentacoli dell’Impero. Cronologicamente, sono stati segnalati le seguenti offensive:
1 dicembre Amazon.com ha rimosso WikiLeaks dai suoi server alle 19:30 e il sito web è stato irraggiungibile fino alle 20:17, quando il sito è passato ai suoi server svedesi ospitati da Bahnhof. In quell’occasione WikiLeaks ha dichiarato sulla sua pagina ufficiale di Twitter che “se Amazon è così a disagio con il primo emendamento (della costituzione statunitense sulla libertà di parola) dovrebbe abbandonare il business della vendita di libri”.
2 dicembre. Tableau Software (che aiuta chiunque a vedere e comprendere i propri dati sul traffico dei website) ha ritirato le sue visualizzazioni sui contenuti di WikiLeaks confermando che ciò era dovuto alla pressione politica di Joe Lieberman del Partito Democratico degli Stati Uniti.
2 dicembre. La Svezia ha emesso un mandato di arresto europeo contro Assange, certificato dalla Serious Organized Crimes Agency (SOCA) del Regno Unito.
Su quel periodo Assange ha scritto nella sua dichiarazione giurata: ”Qualche giorno dopo l’inizio di dicembre 2010, la persecuzione economica contro WikiLeaks e me è iniziata. VISA, MasterCard, Bank of America, Western Union, PayPal e altri hanno implementato un blocco arbitrario contro le donazioni di WikiLeaks al culmine del periodo delle donazioni. Il blocco è stato imposto al di fuori di qualsiasi processo amministrativo o legale ed ha colpito anche le mie finanze personali. Sono stato inserito nella base di dati di Thomson Reuters World-Check, quanto mi ha impedito di aprire nuovi conti bancari o di registrare nuove attività. World Check è un servizio confidenziale di lista nera di “persone politicamente segnalate” utilizzato da banche e imprese”.
“Il blocco contro Wikileaks è stato imposto senza un ordine giudiziario o amministrativo negli Stati Uniti e in qualsiasi altro luogo, sebbene siano emersi casi di pressioni politiche su queste società. Gli effetti di questa persecuzione sono globali. Politici di spicco negli Stati Uniti hanno tentato di formalizzare il blocco legiferando. Questi tentativi sono falliti dopo che il Ministero del Tesoro statunitense scoprì che non c’erano motivi legali per inserire nella lista nera l’organizzazione”. Il blocco si indebolì dopo che WikiLeaks vinse un precesso presso la Corte Suprema d’Islanda contro il subappaltatore VISA Valitor, due anni e mezzo dopo.
3 dicembre. Paypal sospende il servizio a WikiLeaks.
Lo stesso giorno The Guardian riferì che l’accesso a WikiLeaks era stato bloccato ai lavoratori federali degli Stati Uniti. Sembra che la Biblioteca del Congresso, il Dipartimento del Commercio e altre agenzie governative statunitensi abbiano confermato che il divieto era in vigore.
4 dicembre. Paypal interrompe il conto utilizzato da WikiLeaks per raccogliere donazioni e blocca anche la Fondazione tedesca Wau Holland Stiftung (WHS), che riceveva e gestiva le donazioni per WikiLeaks e altri progetti.
Lo stesso giorno, PayPal ha anche tentato di congelare i soldi rimanenti sul conto di WikiLeaks per 180 giorni. Il denaro venne rilasciato immediatamente dopo l’intervento di un avvocato della WHS.
È stato riportato che un articolo di MSNBC del 4 dicembre 2010 affermava che “l’amministrazione Obama ha avvertito gli impiegati federali e gli studenti degli istituti di formazione per accedere al servizio pubblico che devono astenersi dallo scaricare o collegarsi a qualsiasi documento di WikiLeaks. Tuttavia, il portavoce del Dipartimento di Stato P.J. Crowley ha negato di aver impartito tale ordine agli studenti, affermando: “Non controlliamo le reti private. Non abbiamo dato istruzioni autorevoli a persone che non sono dipendenti del Dipartimento di Stato” ”. Questo consiglio sarebbe stato dato anche alla Columbia University.
6 dicembre. La banca svizzera PostFinance annuncia di aver congelato le attività dei conti per la difesa legale di Assange; lo stesso giorno, MasterCard sospende i pagamenti a WikiLeaks.
7 dicembre. VISA e MasterCard bloccano il conto WikiLeaks e interrompono il suo canale di donazioni.
Primo arresto di Julian Assange
Il 7 dicembre 2010, Assange è arrestato da Scotland Yard (polizia britannica) in base al mandato di arresto internazionale emesso dalla Svezia.
“Il giorno dopo che le autorità britanniche hanno certificato il mandato d’arresto svedese, dopo aver preso un appuntamento, sono andato alla stazione di polizia. Quella è stata la prima volta che sono stato informato delle accuse mosse contro di me in Svezia. In quell’occasione sono stato arrestato e messo in isolamento per 10 giorni a Wandsworth, un carcere londinese di massima sicurezza”, ha scritto Assange nella sua dichiarazione giurata.
“Il giorno successivo al mio arresto, il quotidiano britannico The Independent riferì che gli Stati Uniti e la Svezia avevano avviato colloqui informali sulla mia estradizione agli Stati Uniti in relazione alle indagini della Grand Jury e dell’FBI contro WikiLeaks”.
14 dicembre. ”L’aeronautica statunitense vieta al proprio personale di utilizzare i computer di lavoro per visualizzare i siti web del New York Times e più di altre 25 organizzazioni d’informazione (come The Guardian) e blog che hanno pubblicato cavi segreti ottenuti da WikiLeaks, hanno detto i funzionari dell’Air Force”, ha scritto il New York Times.
15 dicembre. L’autorità fiscale tedesca FA Kassel avvia un’indagine sullo status di beneficienza della fondazione WHS – che gestisce le donazioni di WikiLeaks. L’inchiesta, è stato detto a rappresentanti del WHS privatamente, aveva motivizioni politiche.
Nove giorni dopo il suo arresto, il 16 dicembre 2010, Assange è rilasciato dal carcere. Nella seconda udienza a Londra, l’Alta Corte gli concede l’uscita su cauzione. I suoi sostenitori pagano 240.000 sterline in contanti e in fideiussioni ed è condannato a 550 giorni di arresti domiciliari (e a portare un braccialetto elettronico alla caviglia). Ciò avvenne nove giorni dopo che “WikiLeaks aveva iniziato a pubblicare più di 250.000 filtrazioni diplomatiche trapelate del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che uscivano a una velocità di circa cento al giorno”.
Mentre era agli arresti domiciliari nel Regno Unito, Assange chiese alla Repubblica dell’Ecuador di concedergli lo status di rifugiato presso la sua Ambasciata a Londra. Assange era convinto che la persecuzione a cui era sottoposto fosse un complotto per estradarlo negli Stati Uniti dove avrebbe potuto subire una condanna all’ergastolo o addirittura essere condannato alla pena di morte.
Col senno di poi, qualcuno può ancora affermare che Julian Assange avrebbe dovuto abbandonare di sua volontà l’Ambasciata dell’Ecuador di Londra e consegnarsi alla (in-)giustizia’ britanica o alla (in-)giustizia svedese e che i suoi timori di essere deportato negli USA erano infondati?
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