sabato 28 novembre 2015

I COMPLICI DEL TERRORISMO ED IL RUOLO DELLA NATO




di Vincenzo Brandi
28/11/2015

L’abbattimento da parte della Turchia di un aereo russo impegnato nelle operazioni contro i gruppi 

terroristi jihadisti, che stanno devastando lo stato siriano laico, ha fornito una nuova prova – se 

ancora ve ne fosse bisogno – delle complicità e del sostegno di cui godono questi gruppi da parte 

della stessa Turchia, di varie monarchie oscurantiste del Golfo Arabico, ed anche da parte di paesi 

occidentali membri della NATO.

Da più di un anno una “coalizione” di oltre 60 paesi afferma di combattere il cosiddetto Stato 

Islamico (o ISIS, o Daish, come lo chiamano gli Arabi), ma nel frattempo lo Stato Islamico ha 

continuato ad espandersi tranquillamente in vaste aree dell’Iraq centro-settentrionale e della parte 

orientale della Siria, a testimonianza del fatto che le azioni della “coalizione” erano fatte più che 

altro pro-forma, senza intaccare in maniera efficace le basi e la rete logistica dei terroristi 

fondamentalisti sunniti.

Come spiegare altrimenti che enormi carovane di autobotti cariche di petrolio, visibilissime nel 

deserto, abbiano continuato a viaggiare indisturbate dalle zone petrolifere controllate dall’ISIS 

verso la Turchia, dove il petrolio viene rivenduto, fornendo a Daish un introito  di milioni di dollari 

al giorno con cui alimenta la sua guerra santa? Come spiegare che le colonne di Daish abbiano 

traversato il deserto siriano per centinaia di kilometri per attaccare Palmyra (dove sono stati 

barbaramente massacrati archeologi, funzionari governativi, soldati prigionieri, e fanaticamente 

distrutti siti archeologici millenari) senza che nessun aereo della coalizione li attaccasse? Forse il 

fatto che lo stesso figlio del Presidente turco Erdogan, Bilal, è impegnato nel traffico del petrolio di 

contrabbando c’entra qualcosa? (1)

D’altra parte come meravigliarsi dell’inefficacia della “coalizione” se ne fanno parte noti 

finanziatori del terrorismo come l’Arabia Saudita, dominata dalla setta oscurantista “wahabita”, 

come il Qatar, protettore dei “fratelli Musulmani” e di vari gruppi estremisti islamici, come gli USA 

che si sono vantati di avere creato in Iraq il movimento fondamentalista sunnita in funzione anti-

iraniana (così come avevano finanziato i mujaheddin afgani in funzione anti-russa e creato 

l’originaria Al-Queda in collaborazione con Bin Laden e con i Sauditi)?

Ma non esiste solo Daish. Nel sud della Siria agiscono formazioni armate appoggiate da Israele che 

poi cura i loro feriti in ospedali israeliani come testimoniato di recente anche da una giornalista 

australiana. Nel nord della Siria decine di migliaia di combattenti, in gran parte non siriani, ma 

provenienti da 90 diversi paesi, infiltratisi dal confine turco ed armati ed addestrati dalla Turchia 

(come denunciato anche da giornalisti turchi, incriminati per questo come “traditori”) hanno 

occupato la provincia di Idlib e cercano di avanzare verso sud. Varie formazioni jihadiste (quello 

che resta del cosiddetto Esercito Libero Siriano spacciato per “moderato” dalla stampa occidentale, 

Al-Sham e altre) si sono unite sotto la direzione di Al-Nusra (sezione siriana di Al-Queda) 

formando Jaish Al-Fatah (noto anche come “Esercito della Conquista”). Sono appoggiati da membri 

dei “Lupi Grigi” turchi (formazione fascista cui apparteneva anche l’attentatore del papa, Alì Acga). 

Il capo di questa organizzazione si è vantato davanti a giornalisti dell’agenzia Reuter di aver 

personalmente ucciso uno dei piloti russi del jet abbattuto, sparandogli vigliaccamente mentre 

scendeva col paracadute ed era impossibilitato a difendersi.

Si capisce quindi la rabbia dei Turchi quando il deciso intervento russo, sviluppato in piena sintonia 

con il governo e l’esercito siriano, ha cominciato a rovesciare la situazione militare sul campo 

infliggendo una serie di sconfitte a tutti i gruppi terroristi. Si capisce la provocazione 

dell’abbattimento dell’aereo russo, il cui scopo è quello di dare un “avvertimento” mafioso ai Russi, 

ma anche quello di coinvolgere la NATO, di cui la Turchia è uno dei più importanti membri. La 

NATO, questa sciagurata alleanza militare (2), divenuta sempre più aggressiva e avventurista (dalla 

Yugoslavia, alla Libia, fino alla pretesa di mettere le mani anche sull’Ucraina destabilizzata dal 

colpo di stato di Piazza Maidan) si è dimostrata sensibile agli appelli di Erdogan, avvicinandoci 

sempre più pericolosamente ad un possibile scontro globale (la Terza Guerra Mondiale, della cui 

possibilità si è accorto anche il Papa). Il Premio Nobel per la Pace Obama, che appare sempre più 

come un debole fantoccio, incapace di frenare i “falchi” americani (tra cui si distingue anche la 

candidata alla presidenza Hilary Clinton), dichiara che la Turchia ha il “diritto di difendersi” (ma da 

chi, visto che la Russia è impegnata contro i gruppi terroristi e la Turchia dovrebbe essere 

formalmente sua alleata, se in realtà non fosse essa stessa complice attiva del terrorismo?).

In questo quadro si iscrivono anche gli orribili attentati di Parigi che costituiscono un altro 

avvertimento alla Francia (ed a tutta l’Europa) di non “cambiare campo” e di non schierarsi più 

decisamente contro il terrorismo, come finora solo la Russia ha fatto schierandosi decisamente a 

fianco di coloro che combattono sul campo i jihadisti (il governo Assad e quello di Bagdad, l’Iran 

ed il movimento libanese Hezbollah, oltre ai Kurdi).

Le responsabilità di Hollande e del suo pessimo ministro degli Esteri Fabius sono grandi per aver 

anteposto in passato (come del resto tutti i paesi della NATO) il progetto di una defenestrazione del 

Presidente siriano Assad ad una lotta efficace al terrorismo (che faceva comodo perché indeboliva 

Assad). Oggi, di fronte ad una attacco portato al cuore della Francia, Hollande sembra voler 

cambiare in parte politica e tratta con Putin. Anche in Italia, dopo anni di forsennata campagna 

mediatica contro il “dittatore” Assad (preceduta da analoga campagna contro il “dittatore” 

Gheddafi, i cui esiti nefasti sono ormai sotto gli occhi di tutti visto lo stato miserando in cui si trova 

la Libia) sta cambiando qualcosa. Alla deputata siriana Maria Saadi ed alla direttrice della TV 

siriana è stato permesso di venire in Italia e di essere intervistate, e di avere colloqui con esponenti 

italiani (specie di 5 Stelle). Il deputato di 5 Stelle Manlio Di Stefano ed altri esponenti di 5 Stelle 

hanno chiesto la fine delle sanzioni alla Siria ed il riallaccio delle relazioni diplomatiche interrotte 

con quel paese di cui eravamo il maggior partner commerciale europeo. Se sono rose fioriranno, ma 

il cammino è irto di ostacoli.

(1) http://www.voltairenet.org/article189443.html

(2) Vedi anche l’ottimo articolo di Fabio Marcelli : http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/26/siria-contro-i-complici-

dellisis-litalia-si-dissoci-dalla-nato/2248501/

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