(Suzanne Tarawa con il figlio, Mahmoud, al posto di blocco di Sa'ir)
Un villaggio palestinese sotto assedio: nessuno può uscire,
nemmeno un bambino con paralisi cerebrale
Dopo che alcuni colpi sono stati sparati contro israeliani alla
guida nei pressi di Sa'ir, lo scorso
fine settimana, l'esercito israeliano ha collocato 20.000 abitanti del villaggio
della Cisgiordania sotto un blocco a tempo indeterminato.
Gideon Levy e Alex Levac
Il virus israelo-americano Stuxnet ha lanciato una guerra
mondiale informatica?
Nessun incitamento per una città palestinese ad odiare
Israele. La madre si avvicina il posto di blocco, a piedi, nel calore del
giorno, portando Mahmud tra le braccia con evidente difficoltà. Non ha un
passeggino. Mahmud non può stare in piedi; indossa i tutori. Ha tre anni e
mezzo, è affetto da paralisi cerebrale, il risultato di un insufficiente
apporto di ossigeno al cervello durante la nascita. Ancora una volta in questo
giorno, come in quello precedente, i soldati delle Forze di Difesa israeliane
li fermano e si rifiutano di consentire loro di lasciare il villaggio,
Sa'ir, a nord est di Hebron - nonostante la vista della madre stanca e il suo
ragazzo disabile con il suo corpo spezzato, che non è in grado sia di parlare sia
di controllare i suoi movimenti.
Ma oggi, lunedì di questa settimana, il tenente Yaniv è in
servizio al posto di blocco e lui, almeno, parla dolcemente e gentilmente alle
centinaia di palestinesi che stanno cercando di entrare o uscire dalla città assediata, - non abbaia contro di loro nel modo consueto
al posto di blocco. Circa 20.000 persone sono state poste sotto assedio questa
settimana, sulla scia dell’incidente di sabato, in cui i colpi sono stati
sparati a una coppia israeliana con sei figli, che stavano guidando verso
l'insediamento cisgiordano di Tekoa; il padre è stato ferito leggermente.
Negli ultimi giorni della settimana, lo sparatore non era
stato preso, e l’assedio era ancora in vigore. Il sospetto che si fosse
rifugiato a Sa'ir era sufficiente per imprigionare alcune decine di migliaia di
persone. A nessuno è permesso di uscire, nemmeno a un bambino con paralisi
cerebrale e alla madre per recarsi in una clinica in un villaggio vicino.
Nel tardo pomeriggio. Un sole cocente. Su entrambi i lati del
posto di blocco improvvisato che ha trasformato questa città in una gigante gabbia
ci sono lunghe file di automobili, i loro autisti arrabbiati e frustrati in
piedi accanto a loro, impotenti. Di tanto in tanto si comincia a gridare; di
tanto in tanto qualcuno cerca di blandire i soldati a lasciarli passare, ma
senza alcun risultato, naturalmente. Questo posto di controllo è una miscela
tipica di abbandono, mucchi di sporcizia e spazzatura, blocchi di cemento
sparsi in modo casuale lungo la strada, strisce di chiodi, due soldati, un
ufficiale e un contenitore d’acqua per l’esercito. Gli ordini sono fluidi -
l'IDF non è altro se non un esercito dinamico - ed oggi l’entrata a Sa'ir è
permessa, l'uscita è vietata. Ieri l’ingresso è stato consentito, ma solo a
piedi; oggi anche i veicoli sono autorizzati a entrare. La chiusura è stata
facilitato, ma l'uscita è assolutamente vietata, senza eccezioni. Il tenente
Yaniv spiega a ogni autista e pedoni che arrivano al posto di controllo che se
entrano non potranno poi uscire, non si sa per quanto tempo.
"Hotel California" degli Eagles viene in mente:
"Si può controllare a piacimento, / ma non si può mai uscire."
Alcuni di quelli che volevano entrare in macchina ci ripensano,
girano e se ne vanno, altri tentano la fortuna e passano in città - semirimorchi diretti alle
cave di Sa'ir, camion che trasportano rifornimenti, taxi collettivi e auto
private i cui conducenti devono arrendersi davanti a ordini draconiani.
Sull'altro lato del punto di controllo tutti i veicoli vengono respinti, così
pure i pedoni. Le famiglie, gli anziani, i bambini. Bloccati.
(Traduzione di Diego Siragusa)
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