Consiglio questo commento dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano ai tanti Saviano che in queste ore commentano la morte
di uno dei più grandi protagonisti del Novecento con la volgarità degna di Trump.
I suoi nemici dicono che è stato un re senza corona e che ha
confuso l’unità con l’unanimità.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
I suoi nemici dicono che se Napoleone avesse avuto un
giornale come il "Granma", nessun francese sarebbe stato messo al
corrente del disastro di Waterloo.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
I suoi nemici dicono che esercitò il potere parlando molto e
ascoltando poco, perché era più abituato agli echi che alle voci.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
Però i suoi nemici non dicono che non fu per posare davanti
alla Storia che mise il petto di fronte ai proiettili quando venne l’invasione, che affrontò gli uragani da uguale a uguale, da uragano a
uragano, che sopravvisse a seicento trentasette attentati, che la sua
contagiosa energia fu decisiva per convertire una colonia in una patria e che
non fu nè per un artificio del Demonio nè per un miracolo di Dio che questa
nuova patria ha potuto sopravvivere a dieci presidenti degli Stati Uniti, che
avevano il tovagliolo al collo per mangiarla con coltello e forchetta.
E i suoi nemici non dicono che Cuba è uno dei pochi paesi
che non compete per la Coppa del Mondo dello Zerbino.
E non dicono che questa rivoluzione, cresciuta nel castigo,
è quello che ha potuto essere e non quello che avrebbe voluto essere. Né dicono
che in gran parte il muro tra il desiderio e la realtà si fece sempre più alto
e più largo grazie al blocco imperiale, che affogò lo sviluppo della democrazia
cubana, obbligò la militarizzazione della società e concesse la burocrazia, che
per ogni soluzione tiene un problema, l’alibi per giustificarsi e perpetuarsi.
E non dicono che considerando tutte le afflizioni,
considerando le aggressioni esterne e l’arbitrarietà interna, questa isola
rassegnata, però testardamente allegra, ha generato la società latino-americana
meno ingiusta.
E i suoi nemici non dicono che questa impresa fu opera del
sacrificio del suo popolo, però anche fu opera dell’ostinata volontà e
dell’antiquato senso dell’onore di questo cavaliere che sempre combatté per i
vinti, come quel suo famoso collega dei campi di Castilla.
Eduardo Galeano – dal libro "Specchi"
La Storia non si elabora o racconta in virtù delle parzialità di ogni nostro pensiero! Quindi si ha bisogno di qualche strumento in più senza pregiudizi o tesi precostituita! Capito?
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