Di Mauro Gemma
Le televisioni di regime, ormai da giorni, continuano a insistere sullo stesso tasto. E in questo periodo ferragostano le menzogne diffuse, sugli sviluppi della situazione in Siria, non solo non hanno registrato una pausa, ma hanno raggiunto un livello parossistico.
In particolare per le reti legate al governo e al PD, da quelle parti, a battersi contro l'ISIS sarebbero solo i curdi, le bande turcomanne (le stesse che massacrarono il pilota dell'aereo russo abbattuto da un F16 turco, mentre era impegnato proprio in un'azione contro l'ISIS) e i ribelli anti-Assad sedicenti "moderati" (anch'essi caratterizzati dalla presenza di componenti integraliste sunnite, come la Fratellanza Musulmana e gruppi fanatici sostenuti dall'Arabia Saudita che sono responsabili di tante atrocità, denunciate spesso anche dalla Chiesa siriana). Una coalizione che gode di benedizione e sostegno logistico dell'amministrazione USA e dei suoi alleati europei e del Golfo, che su questi alleati contano, non tanto per sconfiggere lo "Stato Islamico", quanto soprattutto per creare rapporti di forza tali da determinare le condizioni del rovesciamento del governo a guida Baath.
Non per caso e con questo obiettivo, le stesse emittenti intensificano paurosamente la demonizzazione del legittimo governo siriano e della Russia (a cui vengono attribuiti i più inverosimili crimini contro le popolazioni civili), ripetendo lo stesso copione che abbiamo già visto quando negli anni scorsi, a più riprese, l'imperialismo statunitense (con il solito codazzo di ONG compiacenti, spesso le stesse che hanno un ruolo attivo nelle "rivoluzioni colorate" in altre parti del pianeta) era alla ricerca di ogni pretesto per potere regolare definitivamente i conti con il governo legittimo della Repubblica Araba di Siria che ormai da anni, insieme ai suoi alleati Russia e Hezbollah, sta difendendo l'intera civiltà dall'assalto di quelle componenti estremiste islamiche che per decenni hanno potuto godere della simpatia, del finanziamento e del supporto logistico di tutto l'Occidente.
In tal modo, ancora una volta l'apparato mediatico dominante si rivela la più formidabile arma di cui dispone l'offensiva aggressiva dell'imperialismo in ogni parte del mondo, per continuare ad esercitare il suo dominio messo in discussione dalla resistenza dei popoli e dal manifestarsi di poderose spinte alla creazione di un mondo multipolare.
Quando l'opinione pubblica democratica e progressista prenderà finalmente consapevolezza che in Siria (come in Ucraina, nel resto del Medio Oriente, nella regione Asia-Pacifico, in America Latina e in altre aree del mondo) l'imperialismo (insieme ai suoi alleati della NATO, tra cui il governo PD del nostro paese) è alla continua ricerca di pretesti per innescare una conflagrazione dalle conseguenze imprevedibili e tragiche per tutta l'umanità, forse sarà troppo tardi. E con la prevedibile elezione alla presidenza USA di "Killary" Clinton, c'è davvero da stare poco allegri.
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