22 Ottobre 2016
Riportiamo il discorso integrale del pm Nino Di Matteo
intervenuto ieri a “Una notte per la Costituzione”, evento organizzato dal
Comitato “Liberi cittadini per la Costituzione” a Palermo. Il magistrato dopo
aver sottolineato l'importanza di difendere la Costituzione e richiedere la sua
reale attuazione invece che modifica è entrato nel vivo della riforma sulla
quale ogni cittadino è chiamato a votare nel Referendum del 4 dicembre. Una
riforma che, ha chiaramente sottolineato il pm, ha come reale obiettivo, quello
voluto dallo stesso Licio Gelli nel Piano di rinascita democratica della P2 e
da successivi governi: “favorire il potere esecutivo a scapito del legislativo
e del giudiziario” trasformando così la Democrazia in una “sorta di dittatura
dolce fondata non sulla sovranità popolare ma sul potere oligarchico che
obbedisce solo alle leggi della finanza e della economia internazionale”.
Intervento pm Nino Di Matteo
Devo dire che sono Stato subito contento di accettare
l'invito a partecipare a questa serata, un invito che mi è stato formulato da
uno studente di giurisprudenza ad alcune associazioni universitarie. Ho subito
considerato bello e importante poter partecipare ad un dibattito sulla
Costituzione e quindi anche sul referendum costituzionale del quattro dicembre.
Io credo che stasera dovevamo essere di più, non per i relatori ma per l'importanza
dell'argomento.
Comunque è importante che ne parliamo. Quella che ci attende
non è una consultazione elettorale come le altre, questa più che mai non ci si
può permettere che prevalga l’astensionismo o le decisioni improntate
all'appartenenza politica o alla simpatia per un partito o per una fazione
politica.
Qui è in ballo qualcosa di molto più importante: si decide
sulla nostra Carta fondamentale! Si decide su una riforma che ne modifica
quarantasette articoli e che incide profondamente sugli assetti fondamentali
della nostra Democrazia.
Questa è la mia opinione, la mia sensazione e il mio
sentimento: se ancora conserviamo l'aspirazione, nonostante tutto, ad essere
cittadini e non sudditi, se ancora conserviamo la dignità di essere cittadini e
non servi inconsapevoli di un potere che non ci appartiene e non ci
rappresenta, non possiamo restare indifferenti. Abbiamo verso noi stessi e
verso i nostri giovani, per la nostra dignità personale l'obbligo di reagire
alla indifferenza all'apatia alla rassegnazione all'opportunismo, al
sistematico nascondiménto dei fatti, alla superficialità che stanno dilagando
fino a trasformare il nostro in un Paese senza memoria senza speranza e quindi
senza futuro.
Per questo sono d'accordo con l'onorevole Sarti con tutti
quelli che mi hanno preceduto: dobbiamo informarci ! Dobbiamo riflettere,
guardarci indietro nella storia di questo Paese. Dobbiamo abbandonare i facili
slogan e saper volare alto e capire che al di là delle singole norme di
modifica della Costituzione, il significato complessivo della riforma è
importantissimo.
Dobbiamo capire le gravi conseguenze che deriverebbero dalla
sua approvazione, sul delicato equilibrio di ogni vera democrazia,
quell'equilibrio che è fondato sulla separazione e sull'effettivo bilanciamento
dei tre fondamentali poteri dello Stato: il potere legislativo, il potere
esecutivo e il potere giudiziario. Voliamo alto per capire è orientarci in
questa scelta in vista della consultazione del quattro dicembre.
Io ho sempre pensato e in questi venticinque anni di mia
carriera in magistratura ho vissuto sempre più intensamente che l'esigenza
fondamentale del Paese è quella di arrivare ad una applicazione effettiva dei
principi costituzionali. Sono sempre più convinto che il vero grande necessario
cambiamento, la vera grande rivoluzione sarebbe quella di lottare tutti uniti
coesi non per cambiare ma per applicare effettivamente la Costituzione.
Ricordiamoci e riflettiamo su quanto nei fatti vengano
costantemente violati i principi fondamentali della nostra Carta
costituzionale. Anziché moltiplicare proclami, annunci e slogan leggiamola la
Costituzione. Ricordiamoci per esempio del diritto al lavoro che è anche
‘diritto ad una retribuzione che consente ai lavoratori e alle loro famiglie
un'esistenza libera e dignitosa’ leggo dall’articolo della Costituzione.
Ricordiamoci prima che scompaia la residua sanità pubblica
che la Repubblica, articolo trentadue, ‘tutela la salute come fondamentale
diritto dell'individuo e interesse della collettività’.
Riflettiamo prima di smontare la scuola pubblica che,
articolo trentaquattro la Costituzione, ‘le scuole statali per tutti gli ordini
e gradi vengono prima delle scuole private che possono operare liberamente ma
senza oneri per lo Stato’.
Prima di cambiarla la Costituzione vediamo se è applicata.
Ricordiamoci, prima di intraprendere azioni belliche anche se travestiti da
operazioni di pace, che l'Italia ripudia la guerra, articolo undici, e che lo
stato di guerra può essere deliberato non dal Governo ma dalle Camere.
Ricordiamoci che, di fronte al più sfrenato egoismo
proprietario, la proprietà privata trova il suo limite nella funzione sociale,
articolo quarantadue, che l'iniziativa economica privata non può svolgersi in
contrasto con l'utilità sociale.
Ricordiamoci, lo hanno ricordato chi è intervenuti prima di
me, che la sovranità appartiene al popolo, articolo uno, cioé a tutti noi.
Dobbiamo applicarla la Costituzione dobbiamo lottare
ciascuno nel proprio ambito.
Per un'attuazione vera concreta sostanziale del principio di
eguaglianza sancito dall'articolo tre della Costituzione non possiamo più
accettare, per esempio, che la giustizia funzioni a due velocità: sia rigorosa
e certe volte spietata con i deboli e sia invece ancora troppo timida e con le
armi spuntate nei confronti della criminalità dei potenti.
Dobbiamo lottare per l'applicazione dei princìpi della Carta
costituzionale! Per l’indipendenza della magistratura, patrimonio e garanzia
dei cittadini, soprattutto dei più deboli, non privilegio della casta. Dobbiamo
lottare tutti quanti per preservare l'indipendenza della magistratura dai
pericoli esterni. Dagli attacchi esterni di quella gran parte della politica
che vorrebbe che il potere giudiziario divenisse sostanzialmente servente
rispetto al potere politico e al potere esecutivo.
Dobbiamo lottare per preservare indipendenza della
magistratura dei pericoli interni. Dobbiamo lottare perché si abbandoni ogni
forma di collateralismo da parte della magistratura alla politica e ai potenti.
Dobbiamo lottare perché una volta per tutte si abbandoni,
nelle scelte giudiziarie, il criterio della opportunità, che valuta le conseguenze
dell'atto giudiziario e ci si abbandoni invece soltanto all'unico criterio che
deve ispirare l'azione del magistrato che è quello della doverosità dell’agire.
Dobbiamo impegnarci perché un altro principio della nostra
Carta costituzionale, l'obbligatorietà dell'azione penale, venga effettivamente
rispettato nei confronti di tutti perché la legge sia uguale per tutti e perché
i magistrati possano lavorare per applicare il diritto anche quando
l'applicazione del diritto comporti delle conseguenze negative per il potere.
Dobbiamo lottare perché, sto parlando accanto a Salvatore
Borsellino fratello di uno dei tanti eroi della nostra storia costituzionale,
la Carta costituzionale venga applicata nella ricerca continua della verità
sulle stragi. Ricerca che non si limiti e non si accontenti dei risultati, pur
importanti, che sono arrivati ma che vada oltre e abbia il coraggio di andare
oltre, quello che adesso non vuole più nessuno. Vada oltre nella ricerca anche
di eventuali responsabilità esterne rispetto alle organizzazioni criminali i
cui componenti sono già stati giustamente condannati.
Il vero grande problema italiano, a mio parere, è la forbice
tra la Costituzione formale, quella scritta dopo la Resistenza al nazifascismo
e approvata nel 1948 e la Costituzione materiale, cioé la trasformazione, il
travisamento, l'elusione della prima nella pratica politica.
Quella pratica politica che ha spaccato il Paese e che ha
avuto la gravissima colpa di contrapporre ad un'Italia che ancora crede nel
progetto di attuare gli altissimi principi di uguaglianza solidarietà e libertà
contenuti nella Costituzione, un'altra Italia fondata sulla speculazione, sulla
ricerca esasperata del potere e della sua conservazione, sul compromesso e
sull'accettazione di metodi mafiosi clientelari e poteri criminali.
Altro che cambiare la Costituzione! Oggi chi ancora ha a
cuore le sorti del Paese dovrebbe privilegiare ad ogni interesse di parte
l’interesse superiore del partito della Costituzione di tutti coloro che a
prescindere dal loro specifico orientamento culturale e politico si riconoscono
nell'idea e nel progetto di applicare, nelle scelte concrete, la Costituzione
senza indugi e a qualunque costo.
Le falsità e le mistificazioni su questa Riforma
Reputo quasi doveroso, anche nella mia veste di magistrato,
un giudizio sulla riforma costituzionale sulla quale siamo chiamati a votare
con il referendum del quattro dicembre.
Voglio fare due premesse, che sono mie convinzioni che credo
orientino tutto il giudizio successivo sul contenuto nella riforma.
La prima premessa è che questa riforma costituzionale è
stata adottata da un Parlamento eletto, o meglio di nominati piuttosto che
eletti, sulla base di una legge elettorale dichiarata dalla Corte costituzionale
illegittima. La sentenza è del quattro dicembre 2013, nove mesi dopo l'elezione
del Parlamento oggi in carica, eppure a nessuno, né al Quirinale né ai Governi
che si sono succeduti Letta e Renzi se non a pochi nello stesso Parlamento, è
venuto in mente che un Parlamento eletto con una legge incostituzionale, a mio
parere, non può avere la legittimazione morale necessaria a modificare
profondamente la Costituzione.
Seconda premessa: la riforma è stata ideata e ostinatamente
voluta dal Governo della Repubblica con la pressione e l’etero direzione
dell'ex Presidente della Repubblica Napolitano. Gli ultimi Governi sono stati
presieduti da chi non era stato nemmeno eletto. Allora non dimentichiamo come è
nata questa riforma, non dimentichiamo da chi e come è stata approvata. E’
stata scritta dal Governo e questo già a prescindere dal merito costituisce un
vizio molto grave perché i Governi sono espressione della maggioranza dunque
sono di parte, mentre la scrittura della legge fondamentale dello Stato dovrebbe
essere esclusiva competenza del Parlamento che rappresenta il popolo sovrano o
di assemblee costituenti elette con sistema proporzionale in modo da essere il
più possibile rappresentativa delle varie componenti politiche sociali e
culturali presenti nel Paese.
C'è uno scritto di Piero Calamandrei “Come nasce la nuova
Costituzione” che è stato pubblicato nel gennaio del 1947, leggo
testualmente: “Nella preparazione della
Costituzione il Governo non ha alcuna ingerenza. Nel campo del potere
costituente non può avere alcuna iniziativa neanche preparatoria. Quando
l'assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione i banchi del Governo
dovranno essere vuoti. Estraneo del pari deve rimanere il Governo alla
formulazione del progetto se si vuole che questo scaturisca interamente dalla
libera determinazione dell'Assemblea sovrana”. 1947, poco prima
dell'approvazione della nostra Carta costituzionale.
Altra premessa: non si può scindere in nessun momento
valutativo il giudizio sulle modifiche alla Costituzione da quello sulla legge
elettorale. Le modifiche alla Costituzione riguardano principalmente le
funzioni dei due rami del Parlamento. La legge elettorale riguarda ovviamente
la procedura di nomina e quindi la composizione nel Parlamento.
La nuova legge elettorale, lo ricordava l'onorevole Sarti,
ripropone le stesse caratteristiche, gli stessi vizi di quella dichiarata
incostituzionale con la sentenza del dicembre 2013 che lede gravemente il
principio di rappresentatività sacrificato sull'altare della stabilità dei
Governi.
La sentenza della Corte sul cosiddetto “Porcellum” censurava
pesantemente, leggo testualmente, “un meccanismo di attribuzione del premio di
maggioranza manifestamente irragionevole” e “una disciplina che priva
l'elettore di ogni margine di scelta dei propri rappresentanti”.
I due vizi che sono indicati perfettamente in questa
sentenza della Corte costituzionale ricompaiono nell’“Italicum”. Basta
ricordare che in esito al ballottaggio previsto dall’Italicum è ben possibile
che una lista che abbia ottenuto anche semplicemente il 21% dei voti conquisti il 54% dei seggi.
E basta sottolineare il dato che più del 60% dei deputati
sarebbero nominati dai partiti e non scelti dagli elettori. Se si tiene conto
del forte astensionismo delle ultime tornate elettorali ci si rende conto che
un gruppo politico, che rappresenta una minoranza anche piuttosto esigua di
cittadini, con questo sistema elettorale può mettersi in mano il Paese,
eleggere il Presidente della Repubblica e i componenti laici del Consiglio
Superiore della Magistratura e i giudici della Corte costituzionale senz'altro
sempre attraverso questo meccanismo.
Io credo che ognuno possa avere qualsiasi idea, che è cosa
legittima ma non possiamo sopportare le bugie e le mistificazioni continuamente
abilmente amanite a sostegno della riforma. Sono costretto a ripetere alcune
considerazioni già svolte. La riforma non abolisce il Senato e non abolisce il
bicameralismo lo rende solo tremendamente più confuso.
Il Senato continua ad esistere sarà composto da
novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e cinque
senatori che possono essere nominati dal presidente la Repubblica. Il
meccanismo che si viene a creare è di confusione istituzionale totale!
Sulla designazione dei senatori, sull'impiego part-time di
sindaci e consiglieri regionali che, non si capisce quando fino a quando
potrebbero fare i Sindaci o i consiglieri regionali e quando i senatori, sul
continuo avvicendamento, nel nostro sistema non tutti i Sindaci con tutti i
Consiglieri regionali vengono eletti nello stesso momento o nello stesso anno,
avremmo in Senato un continuo avvicendamento di senatori che magari sono stati
sindaci fino a quel momento e poi devono cedere lo scranno da senatore
all'altro sindaco che nel frattempo viene eletto.
Una confusione totale.
L’unica certezza è l’acquisizione per molti sindaci e consiglieri
regionali di spazi di immunità penale.
Senza ovviamente generalizzare e demonizzare le categorie
dobbiamo però vederlo in una situazione come quella italiana, dove c’è una
percentuale alta di politici e amministratori, nei Consigli regionali e nelle
Amministrazioni comunali, che hanno problemi con la giustizia.
Quando leggiamo che la riforma finalmente abbatte i costi
della politica io penso e mi chiedo da semplice cittadino ma perché piuttosto
che smantellare un assetto costituzionale assolutamente rodato e consolidato
non si riduceva semplicemente proporzionalmente il numero dei deputati e dei
senatori senza stravolgere l'assetto costituzionale?
Altra mistificazione: nella riforma si parla tanto di
semplificazione, mi consentirete di perdere cinque minuti di tempo per
dimostrarvi attraverso una semplice lettura quanto la semplificazione sia uno
slogan assolutamente falso. L'iter di formazione
delle leggi non è per niente semplificato semmai la riforma lo complica e crea
le condizioni per un clima di perenne conflitto di attribuzioni tra poteri
dello Stato.
Articolo 70 nella formulazione attuale della Costituzione
vigente: “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due
Camere”. Nella Costituzione vigente nove parola. Nell’articolo 70 del progetto
di riforma Renzi-Boschi quelle nuove parole diventano 434.
Scusate ma io penso che lo dobbiamo leggere: “La funzione
legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di
revisione della Costituzione alle altre leggi costituzionali e soltanto per le
leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela
delle minoranze linguistiche referendum popolari le altre forme di
consultazione di cui all'articolo settantuno per le leggi che determinano
l'ordinamento la legislazione elettorale gli organi di governo le funzioni
fondamentali dei Comuni delle Città metropolitane e le disposizioni di principio
sulle forme associative dei Comuni per la legge che stabilisce le norme
generali e le forme i termini della partecipazione dell'Italia e la formazione
all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, per
quella che determini casi di ineleggibilità ed incompatibilità con l'ufficio di
senatori di cui all'articolo sessantacinque primo comma e per leggi di cui
articolo cinquantasette sesto comma ottanta secondo periodo centoquattordici
terzo comma centosedici terzo comma centodiciassette quinto il nono comma,
centodiciannove sesto comma centoventi secondo comma centoventidue primo comma
centotrentadue secondo comma.
Le stesse leggi ciascuna come oggetto proprio possono essere
abrogate o modificate o derogate solo in forma espresse e da leggi approvati a
norma del presente comma…”. Scusate ancora non sono nemmeno a metà e comunque
la lettura per chi ci riuscirà vi prego di completarla voi perché altrimenti
tutto il tempo a mia disposizione va avanti sulla lettura di questo articolo 70.
Io credo che da semplice laureato in giurisprudenza si debba
dire che non c'è nessuna semplificazione anzi c'è una moltiplicazione dei
processi legislativi c'è un clamoroso intricarsi delle procedure e dietro
l'angolo c'è la paralisi del Parlamento per favorire la supremazia del Governo
e il suo potere.
La nuova normativa che poi riguarda il tema fondamentale
della formazione delle leggi dello Stato è prolissa e tortuosa sembra fatta
apposta per confondere le idee per tenere i cittadini lontani dalla Costituzione.
Per consegnare la Democrazia, per legarla mani e piedi, in
mano agli uscieri del palazzo, ai professionisti del cavillo e ai
professionisti della politica nel senso deteriore del termine.
Un attacco iniziato molto prima del Governo Renzi, da Gelli
in poi
Ma il giudizio su questa riforma deve anche prescindere
dalle singole norme, si deve formulare con una visione di insieme di contesto
più alta rispetto alla mera e parcellizzata analisi delle singole modifiche
costituzionali. Questo giudizio deve anche tenere conto di una seria analisi
storica di quanto accaduto in Italia negli ultimi quarant'anni.
Questa riforma crea uno spostamento grave dell'equilibrio
tra i poteri in funzione del rafforzamento dell'esecutivo e dello svilimento
del potere legislativo.
Ma d'altra parte basta leggere la relazione che accompagna
il disegno di legge di riforma costituzionale per capire quali sono gli scopi
della riforma costituzionale.
Vi si legge, nella relazione che accompagna il disegno di
legge, che “la revisione della parte seconda della Costituzione non può più
attendere per il necessario processo di adattamento dell'ordinamento interno
alle nuove sfide - Segue una lista dei problemi a cui secondo il Governo la
riforma rimedierà -
1- L'esigenza di adeguare l'ordinamento interno alla recente
evoluzione della governance economica europea e alle relative stringenti regole
di bilancio. governance europea ed esigenze di bilancio
2- Le sfide derivanti dalla internazionalizzazione
dell'economia dal mutato contesto della competizione globale
3- L’elevata conflittualità tra i diversi livelli di governo
dovuta alle spinte verso una compiuta attuazione della riforma del Titolo
quinto della Costituzione
4- La cronica debolezza degli esecutivi nell'attuazione del
programma di governo la lentezza e la farraginosità dei procedimenti
legislativi ricorso eccessivo alla decretazione d'urgenza eccetera..”
Cosa di evince dalla relazione che accompagna il disegno di
legge?
Che è urgente e rendere più forte il Governo per adeguarsi
alla austerità imposta dall'Unione europea e alle regole di mercato
dell'economia globale e per imbrigliare regioni comuni con le rinnovate
esigenze di un governo unitario.
Io credo che, se questi sono gli scopi e questa è la
direttrice di fondo di tutta la riforma, non possiamo dimenticare che nell'iter
di formazione di questa riforma, accanto parallelamente al percorso
istituzionale se ne svolgeva un altro a mio parere molto più incisivo e decisivo
che si è mosso fuori dalle istituzioni della Repubblica ed è iniziato prima
della proposta Boschi e probabilmente l’ha ispirata se non determinata.
A cosa mi riferisco? “Dopo le due lettere dall'Europa dalla
BCE e dal commissario per l'economia dell'Unione europea del 2011 dopo le
dimissioni di Berlusconi e la nascita del Governo Monti, la tappa più
significativa è il documento dedicato, (si intitola così) “Alla narrazione su
come gestire la crisi” da una grande compagnia di gestione degli investimenti che
amministra 1800 miliardi di dollari” JP Morgan.
Per capire da che pulpito viene questa predica dobbiamo
ricordarci che nel novembre 2013 JP Morgan pagò al Governo degli Stati Uniti
una gigantesca multa di tredici miliardi di dollari dopo avere ammesso di avere
venduto a piccoli investitori prodotti finanziari inquinati.
Cosa si legge in quelle documento? Venne pubblicato il 28
maggio 2013, l'ho trovato facilmente in rete, quel documento accusa le
costituzioni dei paesi della periferia meridionale approvate dopo la caduta del
fascismo di essere “un ostacolo al processo di integrazione economica e anzi
causa della crisi in quanto risentono di una forte influenza socialista”. Al
tempo stesso però il documento dichiara che “in uno dei Paesi della periferia meridionale,
cioé saremmo noi l'Italia, il nuovo Governo può chiaramente impegnarsi in
importanti riforme politiche”.
Sarà poi il Governo Renzi a condurre disciplinatamente in
porto le riforme mettendo mano alla Costituzione su due dei punti essenziali
suggeriti da JP Morgan. “Governi deboli rispetto i Parlamenti - di questo si
lamentava il grande colosso bancario e finanziario - e Stati centrali deboli
rispetto alle Regioni”.
Mi pare che la riforma costituzionale, sarà forse un caso,
risponda a queste due indicazioni date nel documento che vi ho letto.
Non vorrei che si realizzasse quello che Leonardo Sciascia
diceva nel 1978 quando parlava del Parlamento in quel momento in carica. “Il
potere è altrove” scriveva Leonardo
Sciascia - deplorando un Parlamento di anime morte che non hanno mai avuto un
pensiero proprio.
Io credo che la linea fondante della riforma affonda le
radici in un'idea di Stato che si avvicina molto ad una sorta di dittatura
dolce fondata non su una Democrazia, sulla partecipazione del popolo e sulla
sovranità del popolo ma su un potere oligarchico che obbedisce esclusivamente
alle leggi e gli interessi dell'economia e della finanza internazionale.
E questa idea di Stato, cerchiamo di volare alto e di
guardarci attorno e indietro, per la prima volta nel dopoguerra venne delineata
nel Piano di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli.
Ricordava Aaron Pettinari la celebre intervista di Gelli da
Maurizio Costanzo il 5 ottobre 1980 pubblicato sul Corriere della Sera “Quando
fossi eletto il mio primo atto sarebbe una completa revisione della
Costituzione era un ambito perfetto quando fu indossato per la prima volta par
la nostra Repubblica ma oggi è un ambito lusso e sfibrato e la Repubblica deve
stare molto attenta nei suoi movimenti per non rischiare di romperlo
definitivamente. E’ il parto dell'Assemblea Costituente avvenuto in un momento
del tutto particolare nella vita della nostra nazione ma che oggi a cose
assestate risulta inefficiente e inadeguato”.
Sono passati quasi quarant'anni, questo per dirvi che
l'attacco alla Costituzione comincia molto prima del Governo Renzi. Dopo Licio
Gelli analoghi progetti sostanzialmente volti a favorire sempre l'esecutivo a
scapito del legislativo e del giudiziario via via sono stati portati avanti con
fortune alterne mai portati a termine, da Cossiga, dal Governo Craxi e ultimamente da un Governo Berlusconi con
una reazione che in quel caso fece gridare a tutti che dovevamo difendere la
Costituzione più bella del mondo, riguardò anche coloro i quali oggi invece
sono schierati per stravolgere la nostra Costituzione.
Da Gelli ad oggi ci sono quarant'anni di tentativi per
ribaltare gli assetti fondamentali della nostra Carta costituzionale.
La posta in gioco è la realizzazione definitiva di un progetto
che viene da molto lontano e che lega quarant'anni di costante assedio alla
Costituzione. L’obiettivo di questo referendum non può essere la permanenza o
meno di Renzi al Governo ma l'obiettivo è ben altro, è la definitiva
decostituzionalizzazione a scapito della partecipazione dello Stato dei
cittadini che servono come sudditi impotenti e perciò apatici da governare.
Non possiamo permetterci il nome della parola d'ordine
governabilità che il bastone del comando venga attribuito ad un solo uomo al
potere più facilmente manovrabile in dispregio del fondamentale principio della
separazione dei poteri.
Ho giurato fedeltà alla Costituzione non ai Governi
Mi avvio alla conclusione, non ho avuto nessun dubbio ad
accettare la proposta che mi è stata fatta da Simone Cappellani, sono un
magistrato ma ci sono dei momenti e degli argomenti per i quali il magistrato
non ha soltanto il diritto ma io ritengo perfino il dovere di intervenire e di
esporsi personalmente. Io come magistrato ho giurato fedeltà alla Costituzione
non ai Governi! Ho giurato fedeltà alla Costituzione non ad altre Istituzioni
politiche né tanto meno alle persone che rivestono incarichi istituzionali. Ho
giurato fedeltà alla Costituzione e non riesco a dimenticare che per quella
Costituzione, per quei principi che afferma, tante persone, tanti miei
colleghi, tanti servitori dello Stato, tanti semplici cittadini hanno offerto
la loro vita!
Se dovessi oggi rivolgermi ai miei figli per spiegare lo
spirito più autentico della Costituzione non troverei di meglio che citare le
parole di Piero Calamandrei, nel famoso discorso ai giovani sulla Costituzione
del 26 gennaio 1955: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è
nata la nostra Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani,
nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per rispettare la libertà e la dignità andate lì o
giovani col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione e anche per questo
che la dobbiamo difendere”.
''Parlamento eletto con legge incostituzionale non è
legittimato a modificare Costituzione''
Dettagli Pubblicato: 22 Ottobre 2016
dimatteo borsellino pettinariLa trascrizione dell'intervento
integrale del magistrato di Palermo, Nino Di Matteo
di Giorgio Bongiovanni - Video
Riportiamo il discorso integrale del pm Nino Di Matteo
intervenuto ieri a “Una notte per la Costituzione”, evento organizzato dal
Comitato “Liberi cittadini per la Costituzione” a Palermo. Il magistrato dopo
aver sottolineato l'importanza di difendere la Costituzione e richiedere la sua
reale attuazione invece che modifica è entrato nel vivo della riforma sulla
quale ogni cittadino è chiamato a votare nel Referendum del 4 dicembre. Una
riforma che, ha chiaramente sottolineato il pm, ha come reale obiettivo, quello
voluto dallo stesso Licio Gelli nel Piano di rinascita democratica della P2 e
da successivi governi: “favorire il potere esecutivo a scapito del legislativo
e del giudiziario” trasformando così la Democrazia in una “sorta di dittatura
dolce fondata non sulla sovranità popolare ma sul potere oligarchico che
obbedisce solo alle leggi della finanza e della economia internazionale”.
Intervento pm Nino Di Matteo
Devo dire che sono Stato subito contento di accettare
l'invito a partecipare a questa serata, un invito che mi è stato formulato da
uno studente di giurisprudenza ad alcune associazioni universitarie. Ho subito
considerato bello e importante poter partecipare ad un dibattito sulla
Costituzione e quindi anche sul referendum costituzionale del quattro dicembre.
Io credo che stasera dovevamo essere di più, non per i relatori ma per l'importanza
dell'argomento.
Comunque è importante che ne parliamo. Quella che ci attende
non è una consultazione elettorale come le altre, questa più che mai non ci si
può permettere che prevalga l’astensionismo o le decisioni improntate
all'appartenenza politica o alla simpatia per un partito o per una fazione
politica.
Qui è in ballo qualcosa di molto più importante: si decide
sulla nostra Carta fondamentale! Si decide su una riforma che ne modifica
quarantasette articoli e che incide profondamente sugli assetti fondamentali
della nostra Democrazia.
Questa è la mia opinione, la mia sensazione e il mio
sentimento: se ancora conserviamo l'aspirazione, nonostante tutto, ad essere
cittadini e non sudditi, se ancora conserviamo la dignità di essere cittadini e
non servi inconsapevoli di un potere che non ci appartiene e non ci
rappresenta, non possiamo restare indifferenti. Abbiamo verso noi stessi e
verso i nostri giovani, per la nostra dignità personale l'obbligo di reagire
alla indifferenza all'apatia alla rassegnazione all'opportunismo, al
sistematico nascondiménto dei fatti, alla superficialità che stanno dilagando
fino a trasformare il nostro in un Paese senza memoria senza speranza e quindi
senza futuro.
Per questo sono d'accordo con l'onorevole Sarti con tutti
quelli che mi hanno preceduto: dobbiamo informarci ! Dobbiamo riflettere,
guardarci indietro nella storia di questo Paese. Dobbiamo abbandonare i facili
slogan e saper volare alto e capire che al di là delle singole norme di
modifica della Costituzione, il significato complessivo della riforma è
importantissimo.
Dobbiamo capire le gravi conseguenze che deriverebbero dalla
sua approvazione, sul delicato equilibrio di ogni vera democrazia,
quell'equilibrio che è fondato sulla separazione e sull'effettivo bilanciamento
dei tre fondamentali poteri dello Stato: il potere legislativo, il potere
esecutivo e il potere giudiziario. Voliamo alto per capire è orientarci in
questa scelta in vista della consultazione del quattro dicembre.
Io ho sempre pensato e in questi venticinque anni di mia
carriera in magistratura ho vissuto sempre più intensamente che l'esigenza
fondamentale del Paese è quella di arrivare ad una applicazione effettiva dei
principi costituzionali. Sono sempre più convinto che il vero grande necessario
cambiamento, la vera grande rivoluzione sarebbe quella di lottare tutti uniti
coesi non per cambiare ma per applicare effettivamente la Costituzione.
Ricordiamoci e riflettiamo su quanto nei fatti vengano
costantemente violati i principi fondamentali della nostra Carta
costituzionale. Anziché moltiplicare proclami, annunci e slogan leggiamola la
Costituzione. Ricordiamoci per esempio del diritto al lavoro che è anche
‘diritto ad una retribuzione che consente ai lavoratori e alle loro famiglie
un'esistenza libera e dignitosa’ leggo dall’articolo della Costituzione.
Ricordiamoci prima che scompaia la residua sanità pubblica
che la Repubblica, articolo trentadue, ‘tutela la salute come fondamentale
diritto dell'individuo e interesse della collettività’.
Riflettiamo prima di smontare la scuola pubblica che,
articolo trentaquattro la Costituzione, ‘le scuole statali per tutti gli ordini
e gradi vengono prima delle scuole private che possono operare liberamente ma
senza oneri per lo Stato’.
Prima di cambiarla la Costituzione vediamo se è applicata.
Ricordiamoci, prima di intraprendere azioni belliche anche se travestiti da
operazioni di pace, che l'Italia ripudia la guerra, articolo undici, e che lo
stato di guerra può essere deliberato non dal Governo ma dalle Camere.
Ricordiamoci che, di fronte al più sfrenato egoismo
proprietario, la proprietà privata trova il suo limite nella funzione sociale,
articolo quarantadue, che l'iniziativa economica privata non può svolgersi in
contrasto con l'utilità sociale.
Ricordiamoci, lo hanno ricordato chi è intervenuti prima di
me, che la sovranità appartiene al popolo, articolo uno, cioé a tutti noi.
Dobbiamo applicarla la Costituzione dobbiamo lottare
ciascuno nel proprio ambito.
Per un'attuazione vera concreta sostanziale del principio di
eguaglianza sancito dall'articolo tre della Costituzione non possiamo più
accettare, per esempio, che la giustizia funzioni a due velocità: sia rigorosa
e certe volte spietata con i deboli e sia invece ancora troppo timida e con le
armi spuntate nei confronti della criminalità dei potenti.
Dobbiamo lottare per l'applicazione dei princìpi della Carta
costituzionale! Per l’indipendenza della magistratura, patrimonio e garanzia
dei cittadini, soprattutto dei più deboli, non privilegio della casta. Dobbiamo
lottare tutti quanti per preservare l'indipendenza della magistratura dai
pericoli esterni. Dagli attacchi esterni di quella gran parte della politica
che vorrebbe che il potere giudiziario divenisse sostanzialmente servente
rispetto al potere politico e al potere esecutivo.
Dobbiamo lottare per preservare indipendenza della
magistratura dei pericoli interni. Dobbiamo lottare perché si abbandoni ogni
forma di collateralismo da parte della magistratura alla politica e ai potenti.
Dobbiamo lottare perché una volta per tutte si abbandoni,
nelle scelte giudiziarie, il criterio della opportunità, che valuta le conseguenze
dell'atto giudiziario e ci si abbandoni invece soltanto all'unico criterio che
deve ispirare l'azione del magistrato che è quello della doverosità dell’agire.
Dobbiamo impegnarci perché un altro principio della nostra
Carta costituzionale, l'obbligatorietà dell'azione penale, venga effettivamente
rispettato nei confronti di tutti perché la legge sia uguale per tutti e perché
i magistrati possano lavorare per applicare il diritto anche quando
l'applicazione del diritto comporti delle conseguenze negative per il potere.
Dobbiamo lottare perché, sto parlando accanto a Salvatore
Borsellino fratello di uno dei tanti eroi della nostra storia costituzionale,
la Carta costituzionale venga applicata nella ricerca continua della verità
sulle stragi. Ricerca che non si limiti e non si accontenti dei risultati, pur
importanti, che sono arrivati ma che vada oltre e abbia il coraggio di andare
oltre, quello che adesso non vuole più nessuno. Vada oltre nella ricerca anche
di eventuali responsabilità esterne rispetto alle organizzazioni criminali i
cui componenti sono già stati giustamente condannati.
Il vero grande problema italiano, a mio parere, è la forbice
tra la Costituzione formale, quella scritta dopo la Resistenza al nazifascismo
e approvata nel 1948 e la Costituzione materiale, cioé la trasformazione, il
travisamento, l'elusione della prima nella pratica politica.
Quella pratica politica che ha spaccato il Paese e che ha
avuto la gravissima colpa di contrapporre ad un'Italia che ancora crede nel
progetto di attuare gli altissimi principi di uguaglianza solidarietà e libertà
contenuti nella Costituzione, un'altra Italia fondata sulla speculazione, sulla
ricerca esasperata del potere e della sua conservazione, sul compromesso e
sull'accettazione di metodi mafiosi clientelari e poteri criminali.
Altro che cambiare la Costituzione! Oggi chi ancora ha a
cuore le sorti del Paese dovrebbe privilegiare ad ogni interesse di parte
l’interesse superiore del partito della Costituzione di tutti coloro che a
prescindere dal loro specifico orientamento culturale e politico si riconoscono
nell'idea e nel progetto di applicare, nelle scelte concrete, la Costituzione
senza indugi e a qualunque costo.
Le falsità e le mistificazioni su questa Riforma
Reputo quasi doveroso, anche nella mia veste di magistrato,
un giudizio sulla riforma costituzionale sulla quale siamo chiamati a votare
con il referendum del quattro dicembre.
Voglio fare due premesse, che sono mie convinzioni che credo
orientino tutto il giudizio successivo sul contenuto nella riforma.
La prima premessa è che questa riforma costituzionale è
stata adottata da un Parlamento eletto, o meglio di nominati piuttosto che
eletti, sulla base di una legge elettorale dichiarata dalla Corte costituzionale
illegittima. La sentenza è del quattro dicembre 2013, nove mesi dopo l'elezione
del Parlamento oggi in carica, eppure a nessuno, né al Quirinale né ai Governi
che si sono succeduti Letta e Renzi se non a pochi nello stesso Parlamento, è
venuto in mente che un Parlamento eletto con una legge incostituzionale, a mio
parere, non può avere la legittimazione morale necessaria a modificare
profondamente la Costituzione.
Seconda premessa: la riforma è stata ideata e ostinatamente
voluta dal Governo della Repubblica con la pressione e l’etero direzione
dell'ex Presidente della Repubblica Napolitano. Gli ultimi Governi sono stati
presieduti da chi non era stato nemmeno eletto. Allora non dimentichiamo come è
nata questa riforma, non dimentichiamo da chi e come è stata approvata. E’
stata scritta dal Governo e questo già a prescindere dal merito costituisce un
vizio molto grave perché i Governi sono espressione della maggioranza dunque
sono di parte, mentre la scrittura della legge fondamentale dello Stato dovrebbe
essere esclusiva competenza del Parlamento che rappresenta il popolo sovrano o
di assemblee costituenti elette con sistema proporzionale in modo da essere il
più possibile rappresentativa delle varie componenti politiche sociali e
culturali presenti nel Paese.
C'è uno scritto di Piero Calamandrei “Come nasce la nuova
Costituzione” che è stato pubblicato nel gennaio del 1947, leggo
testualmente: “Nella preparazione della
Costituzione il Governo non ha alcuna ingerenza. Nel campo del potere
costituente non può avere alcuna iniziativa neanche preparatoria. Quando
l'assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione i banchi del Governo
dovranno essere vuoti. Estraneo del pari deve rimanere il Governo alla
formulazione del progetto se si vuole che questo scaturisca interamente dalla
libera determinazione dell'Assemblea sovrana”. 1947, poco prima
dell'approvazione della nostra Carta costituzionale.
Altra premessa: non si può scindere in nessun momento
valutativo il giudizio sulle modifiche alla Costituzione da quello sulla legge
elettorale. Le modifiche alla Costituzione riguardano principalmente le
funzioni dei due rami del Parlamento. La legge elettorale riguarda ovviamente
la procedura di nomina e quindi la composizione nel Parlamento.
La nuova legge elettorale, lo ricordava l'onorevole Sarti,
ripropone le stesse caratteristiche, gli stessi vizi di quella dichiarata
incostituzionale con la sentenza del dicembre 2013 che lede gravemente il
principio di rappresentatività sacrificato sull'altare della stabilità dei
Governi.
La sentenza della Corte sul cosiddetto “Porcellum” censurava
pesantemente, leggo testualmente, “un meccanismo di attribuzione del premio di
maggioranza manifestamente irragionevole” e “una disciplina che priva
l'elettore di ogni margine di scelta dei propri rappresentanti”.
I due vizi che sono indicati perfettamente in questa
sentenza della Corte costituzionale ricompaiono nell’“Italicum”. Basta
ricordare che in esito al ballottaggio previsto dall’Italicum è ben possibile
che una lista che abbia ottenuto anche semplicemente il 21% dei voti conquisti il 54% dei seggi.
E basta sottolineare il dato che più del 60% dei deputati
sarebbero nominati dai partiti e non scelti dagli elettori. Se si tiene conto
del forte astensionismo delle ultime tornate elettorali ci si rende conto che
un gruppo politico, che rappresenta una minoranza anche piuttosto esigua di
cittadini, con questo sistema elettorale può mettersi in mano il Paese,
eleggere il Presidente della Repubblica e i componenti laici del Consiglio
Superiore della Magistratura e i giudici della Corte costituzionale senz'altro
sempre attraverso questo meccanismo.
Io credo che ognuno possa avere qualsiasi idea, che è cosa
legittima ma non possiamo sopportare le bugie e le mistificazioni continuamente
abilmente amanite a sostegno della riforma. Sono costretto a ripetere alcune
considerazioni già svolte. La riforma non abolisce il Senato e non abolisce il
bicameralismo lo rende solo tremendamente più confuso.
Il Senato continua ad esistere sarà composto da
novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e cinque
senatori che possono essere nominati dal presidente la Repubblica. Il
meccanismo che si viene a creare è di confusione istituzionale totale!
Sulla designazione dei senatori, sull'impiego part-time di
sindaci e consiglieri regionali che, non si capisce quando fino a quando
potrebbero fare i Sindaci o i consiglieri regionali e quando i senatori, sul
continuo avvicendamento, nel nostro sistema non tutti i Sindaci con tutti i
Consiglieri regionali vengono eletti nello stesso momento o nello stesso anno,
avremmo in Senato un continuo avvicendamento di senatori che magari sono stati
sindaci fino a quel momento e poi devono cedere lo scranno da senatore
all'altro sindaco che nel frattempo viene eletto.
Una confusione totale.
L’unica certezza è l’acquisizione per molti sindaci e consiglieri
regionali di spazi di immunità penale.
Senza ovviamente generalizzare e demonizzare le categorie
dobbiamo però vederlo in una situazione come quella italiana, dove c’è una
percentuale alta di politici e amministratori, nei Consigli regionali e nelle
Amministrazioni comunali, che hanno problemi con la giustizia.
Quando leggiamo che la riforma finalmente abbatte i costi
della politica io penso e mi chiedo da semplice cittadino ma perché piuttosto
che smantellare un assetto costituzionale assolutamente rodato e consolidato
non si riduceva semplicemente proporzionalmente il numero dei deputati e dei
senatori senza stravolgere l'assetto costituzionale?
Altra mistificazione: nella riforma si parla tanto di
semplificazione, mi consentirete di perdere cinque minuti di tempo per
dimostrarvi attraverso una semplice lettura quanto la semplificazione sia uno
slogan assolutamente falso. L'iter di formazione
delle leggi non è per niente semplificato semmai la riforma lo complica e crea
le condizioni per un clima di perenne conflitto di attribuzioni tra poteri
dello Stato.
Articolo 70 nella formulazione attuale della Costituzione
vigente: “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due
Camere”. Nella Costituzione vigente nove parola. Nell’articolo 70 del progetto
di riforma Renzi-Boschi quelle nuove parole diventano 434.
Scusate ma io penso che lo dobbiamo leggere: “La funzione
legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di
revisione della Costituzione alle altre leggi costituzionali e soltanto per le
leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela
delle minoranze linguistiche referendum popolari le altre forme di
consultazione di cui all'articolo settantuno per le leggi che determinano
l'ordinamento la legislazione elettorale gli organi di governo le funzioni
fondamentali dei Comuni delle Città metropolitane e le disposizioni di principio
sulle forme associative dei Comuni per la legge che stabilisce le norme
generali e le forme i termini della partecipazione dell'Italia e la formazione
all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, per
quella che determini casi di ineleggibilità ed incompatibilità con l'ufficio di
senatori di cui all'articolo sessantacinque primo comma e per leggi di cui
articolo cinquantasette sesto comma ottanta secondo periodo centoquattordici
terzo comma centosedici terzo comma centodiciassette quinto il nono comma,
centodiciannove sesto comma centoventi secondo comma centoventidue primo comma
centotrentadue secondo comma.
Le stesse leggi ciascuna come oggetto proprio possono essere
abrogate o modificate o derogate solo in forma espresse e da leggi approvati a
norma del presente comma…”. Scusate ancora non sono nemmeno a metà e comunque
la lettura per chi ci riuscirà vi prego di completarla voi perché altrimenti
tutto il tempo a mia disposizione va avanti sulla lettura di questo articolo 70.
Io credo che da semplice laureato in giurisprudenza si debba
dire che non c'è nessuna semplificazione anzi c'è una moltiplicazione dei
processi legislativi c'è un clamoroso intricarsi delle procedure e dietro
l'angolo c'è la paralisi del Parlamento per favorire la supremazia del Governo
e il suo potere.
La nuova normativa che poi riguarda il tema fondamentale
della formazione delle leggi dello Stato è prolissa e tortuosa sembra fatta
apposta per confondere le idee per tenere i cittadini lontani dalla Costituzione.
Per consegnare la Democrazia, per legarla mani e piedi, in
mano agli uscieri del palazzo, ai professionisti del cavillo e ai
professionisti della politica nel senso deteriore del termine.
Un attacco iniziato molto prima del Governo Renzi, da Gelli
in poi
Ma il giudizio su questa riforma deve anche prescindere
dalle singole norme, si deve formulare con una visione di insieme di contesto
più alta rispetto alla mera e parcellizzata analisi delle singole modifiche
costituzionali. Questo giudizio deve anche tenere conto di una seria analisi
storica di quanto accaduto in Italia negli ultimi quarant'anni.
Questa riforma crea uno spostamento grave dell'equilibrio
tra i poteri in funzione del rafforzamento dell'esecutivo e dello svilimento
del potere legislativo.
Ma d'altra parte basta leggere la relazione che accompagna
il disegno di legge di riforma costituzionale per capire quali sono gli scopi
della riforma costituzionale.
Vi si legge, nella relazione che accompagna il disegno di
legge, che “la revisione della parte seconda della Costituzione non può più
attendere per il necessario processo di adattamento dell'ordinamento interno
alle nuove sfide - Segue una lista dei problemi a cui secondo il Governo la
riforma rimedierà -
1- L'esigenza di adeguare l'ordinamento interno alla recente
evoluzione della governance economica europea e alle relative stringenti regole
di bilancio. governance europea ed esigenze di bilancio
2- Le sfide derivanti dalla internazionalizzazione
dell'economia dal mutato contesto della competizione globale
3- L’elevata conflittualità tra i diversi livelli di governo
dovuta alle spinte verso una compiuta attuazione della riforma del Titolo
quinto della Costituzione
4- La cronica debolezza degli esecutivi nell'attuazione del
programma di governo la lentezza e la farraginosità dei procedimenti
legislativi ricorso eccessivo alla decretazione d'urgenza eccetera..”
Cosa di evince dalla relazione che accompagna il disegno di
legge?
Che è urgente e rendere più forte il Governo per adeguarsi
alla austerità imposta dall'Unione europea e alle regole di mercato
dell'economia globale e per imbrigliare regioni comuni con le rinnovate
esigenze di un governo unitario.
Io credo che, se questi sono gli scopi e questa è la
direttrice di fondo di tutta la riforma, non possiamo dimenticare che nell'iter
di formazione di questa riforma, accanto parallelamente al percorso
istituzionale se ne svolgeva un altro a mio parere molto più incisivo e decisivo
che si è mosso fuori dalle istituzioni della Repubblica ed è iniziato prima
della proposta Boschi e probabilmente l’ha ispirata se non determinata.
A cosa mi riferisco? “Dopo le due lettere dall'Europa dalla
BCE e dal commissario per l'economia dell'Unione europea del 2011 dopo le
dimissioni di Berlusconi e la nascita del Governo Monti, la tappa più
significativa è il documento dedicato, (si intitola così) “Alla narrazione su
come gestire la crisi” da una grande compagnia di gestione degli investimenti che
amministra 1800 miliardi di dollari” JP Morgan.
Per capire da che pulpito viene questa predica dobbiamo
ricordarci che nel novembre 2013 JP Morgan pagò al Governo degli Stati Uniti
una gigantesca multa di tredici miliardi di dollari dopo avere ammesso di avere
venduto a piccoli investitori prodotti finanziari inquinati.
Cosa si legge in quelle documento? Venne pubblicato il 28
maggio 2013, l'ho trovato facilmente in rete, quel documento accusa le
costituzioni dei paesi della periferia meridionale approvate dopo la caduta del
fascismo di essere “un ostacolo al processo di integrazione economica e anzi
causa della crisi in quanto risentono di una forte influenza socialista”. Al
tempo stesso però il documento dichiara che “in uno dei Paesi della periferia meridionale,
cioé saremmo noi l'Italia, il nuovo Governo può chiaramente impegnarsi in
importanti riforme politiche”.
Sarà poi il Governo Renzi a condurre disciplinatamente in
porto le riforme mettendo mano alla Costituzione su due dei punti essenziali
suggeriti da JP Morgan. “Governi deboli rispetto i Parlamenti - di questo si
lamentava il grande colosso bancario e finanziario - e Stati centrali deboli
rispetto alle Regioni”.
Mi pare che la riforma costituzionale, sarà forse un caso,
risponda a queste due indicazioni date nel documento che vi ho letto.
Non vorrei che si realizzasse quello che Leonardo Sciascia
diceva nel 1978 quando parlava del Parlamento in quel momento in carica. “Il
potere è altrove” scriveva Leonardo
Sciascia - deplorando un Parlamento di anime morte che non hanno mai avuto un
pensiero proprio.
Io credo che la linea fondante della riforma affonda le
radici in un'idea di Stato che si avvicina molto ad una sorta di dittatura
dolce fondata non su una Democrazia, sulla partecipazione del popolo e sulla
sovranità del popolo ma su un potere oligarchico che obbedisce esclusivamente
alle leggi e gli interessi dell'economia e della finanza internazionale.
E questa idea di Stato, cerchiamo di volare alto e di
guardarci attorno e indietro, per la prima volta nel dopoguerra venne delineata
nel Piano di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli.
Ricordava Aaron Pettinari la celebre intervista di Gelli da
Maurizio Costanzo il 5 ottobre 1980 pubblicato sul Corriere della Sera “Quando
fossi eletto il mio primo atto sarebbe una completa revisione della
Costituzione era un ambito perfetto quando fu indossato per la prima volta par
la nostra Repubblica ma oggi è un ambito lusso e sfibrato e la Repubblica deve
stare molto attenta nei suoi movimenti per non rischiare di romperlo
definitivamente. E’ il parto dell'Assemblea Costituente avvenuto in un momento
del tutto particolare nella vita della nostra nazione ma che oggi a cose
assestate risulta inefficiente e inadeguato”.
Sono passati quasi quarant'anni, questo per dirvi che
l'attacco alla Costituzione comincia molto prima del Governo Renzi. Dopo Licio
Gelli analoghi progetti sostanzialmente volti a favorire sempre l'esecutivo a
scapito del legislativo e del giudiziario via via sono stati portati avanti con
fortune alterne mai portati a termine, da Cossiga, dal Governo Craxi e ultimamente da un Governo Berlusconi con
una reazione che in quel caso fece gridare a tutti che dovevamo difendere la
Costituzione più bella del mondo, riguardò anche coloro i quali oggi invece
sono schierati per stravolgere la nostra Costituzione.
Da Gelli ad oggi ci sono quarant'anni di tentativi per
ribaltare gli assetti fondamentali della nostra Carta costituzionale.
La posta in gioco è la realizzazione definitiva di un progetto
che viene da molto lontano e che lega quarant'anni di costante assedio alla
Costituzione. L’obiettivo di questo referendum non può essere la permanenza o
meno di Renzi al Governo ma l'obiettivo è ben altro, è la definitiva
decostituzionalizzazione a scapito della partecipazione dello Stato dei
cittadini che servono come sudditi impotenti e perciò apatici da governare.
Non possiamo permetterci il nome della parola d'ordine
governabilità che il bastone del comando venga attribuito ad un solo uomo al
potere più facilmente manovrabile in dispregio del fondamentale principio della
separazione dei poteri.
Ho giurato fedeltà alla Costituzione non ai Governi
Mi avvio alla conclusione, non ho avuto nessun dubbio ad
accettare la proposta che mi è stata fatta da Simone Cappellani, sono un
magistrato ma ci sono dei momenti e degli argomenti per i quali il magistrato
non ha soltanto il diritto ma io ritengo perfino il dovere di intervenire e di
esporsi personalmente. Io come magistrato ho giurato fedeltà alla Costituzione
non ai Governi! Ho giurato fedeltà alla Costituzione non ad altre Istituzioni
politiche né tanto meno alle persone che rivestono incarichi istituzionali. Ho
giurato fedeltà alla Costituzione e non riesco a dimenticare che per quella
Costituzione, per quei principi che afferma, tante persone, tanti miei
colleghi, tanti servitori dello Stato, tanti semplici cittadini hanno offerto
la loro vita!
Se dovessi oggi rivolgermi ai miei figli per spiegare lo
spirito più autentico della Costituzione non troverei di meglio che citare le
parole di Piero Calamandrei, nel famoso discorso ai giovani sulla Costituzione
del 26 gennaio 1955: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è
nata la nostra Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani,
nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per rispettare la libertà e la dignità andate lì o
giovani col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione e anche per questo
che la dobbiamo difendere”.
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