di Gideon Levy
26 dicembre 2016
Ora è ancora più chiaro: Il mondo pensa che gli insediamenti sono un crimine. Tutti gli insediamenti e in tutto il mondo
Il 29 novembre 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò per
stabilire uno stato ebraico (al fianco di uno stato arabo) nella terra di
Israele. Sessantanove anni più tardi, il 23 dicembre 2016, il Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato per cercare di salvarlo. La Risoluzione
n. 2334 che è stata approvata venerdì è una raffica di buone notizie, un soffio
di speranza nel mare di oscurità e di disperazione degli ultimi anni.
Proprio quando sembrava che tutto staesse andando in discesa -
l'occupazione inarrestabile sempre più sostenuta dall’America, con l'Europa al
galoppo verso destra – si è fatta avanti la risoluzione durante l’Hanukkah (1) che
accende una fragile fiammella. Quando sembrava che i cattivi sarebbero rimasti
vittoriosi, si sono fatti avanti la Nuova Zelanda e altri tre paesi e hanno
dato al mondo un regalo di Natale.
Quindi, grazie alla Nuova Zelanda, al Venezuela e alla Malesia. È vero,
l'albero di Natale che hanno fornito, con tutte le sue luci scintillanti, sarà
presto rimosso; Donald Trump è già in attesa davanti al cancello. Ma l'impronta
resterà. Fino ad allora, questa festa temporanea sarà una gioia, nonostante i
previsti postumi della sbornia.
Noi, naturalmente,
dobbiamo chiedere al presidente americano Barack Obama con rabbia: Solo ora stai
facendo qualcosa? E dobbiamo chiedere al mondo che è in uno stato di
frustrazione: Con quali azioni? Ma è impossibile ignorare la decisione del
Consiglio di Sicurezza che devreta che tutti gli insediamenti sono illegali per
natura.
Il primo ministro Benjamin
Netanyahu può richiamare i suoi ambasciatori, mentre il suo braccio destro, il
ministro Yuval Steinitz, può strillare che la risoluzione è "ingiusta".
(Lui ha il senso dell'umorismo.) E il capo dell'opposizione Isaac Herzog può
blaterare che "abbiamo bisogno di combattere la decisione con tutti i
mezzi ". Ma non c'è una persona nel mondo con una coscienza che non si
rallegrerà per la risoluzione.
Non dovrebbe esserci nemmeno un decente israeliano che cada nella
propaganda che definisce la risoluzione "anti-israeliana", una
definizione che i media israeliani si sono precipitati ad adottare - con il loro
caratteristico servilismo, naturalmente.
Questa decisione ha riportato Israele al solido terreno della
realtà. Tutti gli insediamenti, compresi quelli nei territori che sono stati annessi,
compresa Gerusalemme Est, naturalmente, sono una violazione del diritto
internazionale. In altre parole, sono un crimine. Nessun paese al mondo la
pensa diversamente. Il mondo intero la pensa così – tutti i cosiddetti amici di
Israele e tutti i suoi cosiddetti nemici - all'unanimità.
Molto probabilmente gli strumenti del lavaggio del cervello in
Israele, insieme con i meccanismi di repressione e negazione, cercheranno di sabotare
la decisione. Ma quando gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, la Cina
e la Russia si uniscono in una dichiarazione così chiara, questo sarà un lavoro
difficile.
Quindi, si può dire "tutto il mondo è contro di noi." Si
può urlare: “Antisemitismo!” Si può chiedere : "E la Siria?" Alla
fine questa verità cristallino rimarrà. Il mondo pensa che gli insediamenti sono un
crimine. Tutti gli insediamenti e in tutto il mondo.
È vero, il mondo non alza un dito per far rimuovere gli
insediamenti, ma, forse, un giorno questo accadrà. Ma sarà sempre troppo tardi,
troppo tardi.
La Risoluzione 2334 distingue artificialmente tra Israele e gli
insediamenti, nel senso che si rivolge agli insediamenti, non all'occupazione.
Come se i colpevoli di Amona fossero i suoi coloni e non tutti gli israeliani.
Questo inganno dimostra quanto il mondo continui a trattare Israele con
clemenza, ed esita a prendere misure contro di essa, come ha fatto con la
conquista da parte della Russia di Crimea, per esempio. (1)
Ma gli israeliani che non vivono in Amona, che non sono mai stato
lì, che non hanno alcun reale interesse per il suo destino - sembra maggior
parte degli israeliani - devono chiedersi: vale davvero la pena? Tutto questo
per un paio di coloni che non conoscono e in realtà non vogliono conoscere?
La Risoluzione 2334 ha un
significato, soprattutto, per le orecchie israeliane, come una sveglia
che fa in modo di svegliarti in tempo, come una sirena che ti dice di andare
verso il rifugio antiaereo. È vero, la risoluzione non ha alcun valore
concreto; vero, la nuova amministrazione degli Stati Uniti promette di
cancellarlo.
Ma due
domande non devono restare eluse: perché i palestinesi non meritano esattamente
la stessa cosa che gli israeliani meritano, e fino a quando può un paese, con
tutto il suo potere di lobbying, di armi
e di alta tecnologia, ignorare il mondo intero? In questo primo giorno, sia di
Hanukkah che di Natale, possiamo rallegrarci, anche se solo per un attimo, nella
dolce illusione che la risoluzione n. 2334 farà risvegliare queste domande in
Israele.
Note:
(1) La festa ebraica delle luci che cade il 25 dicembre.
(2) Gideon Levy, qui, commette un imperdonabile errore. La Crimea faceva già parte della Russia. Il 19 febbraio 1954, il Soviet Supremo dell'Unione Sovietica decise il trasferimento della Crimea alla Repubblica Socialista Sovietica
Ucraina. Nel 2014, la Crimea, dopo il colpo di stato nazista contro il legittimo presidente Janukovich, è stata de facto annessa alla Russia in seguito a un referendum svoltosi il 16 marzo, in cui, la quasi totalità dei votanti, ha
votato per l'annessione alla Russia. I cittadini russofoni della Crimea votarono l'annessione dopo che il governo neonazista di Kiev, finanziato e appoggiato dalla NATO, decise la proibizione della lingua russa. (Le note sono del traduttore)
(Traduzione dall'inglese di Diego Siragusa)
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