venerdì 3 marzo 2017

ISRAELE AMA LE GUERRE. NE HA BISOGNO



di GIDEON LEVY

2/3/2017

Haaretz

Israele ama le guerre. Ne ha bisogno. Non fa nulla per impedirle, e qualche volta le istiga. Non c'è altro modo di leggere la relazione del controllore di stato sulla guerra di Gaza del 2014, e non vi è alcuna importante conclusione da trarre.

Tutto il resto - i tunnel, il Consiglio di Sicurezza Nazionale, il gabinetto dei ministri e i servizi segreti - sono bazzecole, niente di più che sforzi per distrarci dalla cosa principale. La cosa principale è che Israele vuole la guerra. Ha respinto tutte le alternative, senza discuterle, senza mostrare interesse, pur soddisfare il proprio desiderio.

Israele voleva le guerre pure nel passato. Fin dalla guerra del 1948, tutte le sue guerre avrebbero potuto essere evitate. Erano chiaramente guerre preferite, anche se la maggior parte non servivano a nulla e alcune causarono danni irreparabili. Israele di solito le iniziava, a volte le guerre gli furono imposte, ma anche allora avrebbero potuto essere evitate, come nel 1973. Alcune guerre misero fine alla carriera di coloro che le avevano iniziate, e tuttavia, di volta in volta Israele sceglie la guerra come la prima opzione e quella preferita. È dubbio che una spiegazione razionale possa essere trovata per questo fenomeno, ma il fatto è che ogni volta che Israele va in guerra riceve il sostegno ampio, automatico e cieco dell'opinione pubblica e dei media. Così non solo il governo e l’esercito amano la guerra, tutto Israele ama la guerra.

Questo è dimostrato dal fatto che i comitati di indagine pubblicano rapporti quasi identici dopo ogni guerra - la relazione sulla guerra di Gaza è quasi copiata dal rapporto della Commissione Winograd dopo la seconda guerra del Libano del 2006. ( "La guerra fu intrapresa in fretta e in modo irresponsabile.") Quando non si impara nulla e tutto si dimentica, è chiaro che qualcosa di forte sta trascinando Israele alla guerra.

Accadde così durante l’estate dell’Operazione Margine Protettivo, quando non c'era nessuna ragione per la guerra. E così sarà nella prossima guerra che incombe davanti a noi. Che peccato che l’ "allarme rosso" scattato martedì nel sud fosse un falso allarme. Era l'opportunità giusta per sferrare un colpo sproporzionato contro Gaza, il modo preferito dal ministro della Difesa Avigdor Lieberman e da Israele, da quelli che trascinano Israele verso la prossima guerra.

E’ già scritto sul muro, i suoi appassionati sostenitori non perdono alcuna possibilità di istigarla e la sua storia è come la storia delle guerre nascoste dalla relazione del controllore di stato. Anche la prossima guerra avrà una relazione. Voi, io, la prossima guerra e la prossima relazione.

E' ragionevole supporre che la prossima guerra scoppierà a Gaza. L'alibi è già pronto. L'orrore a causa dei tunnel, che è stato soffiato nelle proporzioni grottesche di una guerra mondiale nucleare, è stato creato per questo scopo. Strumenti di combattimento primitivi sono sufficienti per creare l'alibi perfetto per la guerra. E come alla vigilia dell’Operazione Margine Protettivo, nessuno si ferma a chiedere: Che facciamo di Gaza che fra altri tre anni non sarà adatta per la vita umana? Come intendiamo rispondere alla luce del pericolo esistenziale dei suoi abitanti? Che fretta c'è? C'è tempo. Nel frattempo può essere distrutta un'altra volta o due.

Gaza coccola Israele con le guerre di lusso. Non c'è niente che gli israeliani amino più di una guerra contro un non-esercito, contro coloro che non hanno la copertura aerea, senza armatura e senza artiglieria, solo un esercito di piedi nudi e tunnel, che consente alle storie di Israele di vantare grande eroismo e lutti. I bombardamenti israeliani degli indifesi, per qualche ragione chiamata guerra, con vittime israeliane minime e massime vittime palestinesi - questo è il nostro modo preferito di fare le guerre.

Il controllore di stato ha stabilito che il gabinetto dei ministri non ha discusso alternative alla guerra. Questo avrebbe dovuto essere un grido riecheggiante da un capo all'altro del paese, ma è stato inghiottito nell’assurdità delle gallerie. Ogni bambino in Gaza sa che c'è una tale alternativa, che se Gaza s’apre al mondo, sarà diverso. Ma per questo, sono necessari capi israeliani coraggiosi, e di questi non ce ne sono. Masse di israeliani sono necessarie per dire un "no" inequivocabile alle guerre - e non ci sono neanche quelle. Perché? Perché Israele ama le guerre.


ENGLISH VERSION



Israel Loves Wars - and Does 
Nothing to Prevent Them


There's no other way to read the state comptroller's report on the 2014 Gaza war and there's no more important conclusion that arises from it.
Israel loves wars. Needs them. Does nothing to prevent them, and sometimes instigates them. There is no other way to read the state comptroller’s report on the 2014 Gaza war, and there is no more important conclusion that arises from it.
All the rest – the tunnels, the National Security Council, the cabinet and the intelligence – are trifles, nothing more than efforts to distract us from the main thing. The main thing is that Israel wants war. It rejected all the alternative, without discussing them, without interest in them, to fulfill its desire.
Israel wanted wars in the past as well. Since the 1948 war, all its wars could have been avoided. They were clearly wars of choice, although most of them were of no use and a few of them caused irreparable damage. Israel usually initiated them, sometimes wars were forced on it, but even then, they could have been avoided, like in 1973. Some of the wars ended the careers of those who started them, and yet, time after time Israel chooses war as the first and preferred option. It is doubtful that a rational explanation can be found for the phenomenon, but the fact is, every time Israel goes to war it receives sweeping, automatic and blind support in public opinion and the media. Thus not only the government and the army love war, all of Israel loves war.
This is proven by the fact that committees of investigation publish almost identical reports after every war – the report on the Gaza war is almost plagiarized from the Winograd Commission report after the 2006 Second Lebanon War. (“The war was embarked on hastily and irresponsibly.”) When nothing is learned and everything is forgotten, it’s clear that something strong is pulling Israel to war.
That’s also the way it was in the summer of Operation Protective Edge, when there was no reason at all for war. And that’s the way it will be in the next war, which looms ahead. What a pity that the “red alert” in the south on Tuesday was a false alarm. It was almost the opportunity to strike a disproportionate blow on Gaza, the way Defense Minister Avigdor Lieberman and Israel love, the kind that drags Israel down to the next war.
Its writing is already on the wall, its enthusiasts miss no opportunity to instigate it and its history is like the history of the wars covered by the state comptroller’s reports. The next war will also have a report. You and me and the next war, and the next report.
It’s reasonable to assume that the next war will break out in Gaza. The alibi is already prepared. The horror over the tunnels, which has been blown into the grotesque proportions of a nuclear world war, was created for this purpose. Primitive combat tools are enough to create the perfect alibi for war. And like before Operation Protective Edge, no one stops to ask: What about Gaza, which in another three years won’t be fit for human habitation? How do we expect it to respond in light of the existential danger to its inhabitants? What’s the hurry? There’s time. Meanwhile it can be destroyed another time or two.
Gaza pampers Israel with deluxe wars. There’s nothing Israelis love more than a war against a non-army, against those who have no aerial cover, no armor and no artillery, just an army of the barefoot and tunnels, which allows Israel stories of great heroism and bereavement. Israeli bombardments of the helpless, for some reason called war, with minimal Israeli casualties and maximal Palestinian casualties – that’s the way we like our wars.
The state comptroller has determined that the cabinet did not discuss alternatives to war. That should have been a cry that reverberated from one end of the country to the other, yet it was swallowed up in the nonsense of the tunnels. Any child in Gaza knows that there is such an alternative, that if Gaza opens to the world, it will be different. But for that, courageous Israeli leaders are needed, and of those there are none. Masses of Israelis are needed to say an unequivocal “no” to wars – and there are none of those, either. Why? Because Israel loves wars.
Gideon Levy

Haaretz Correspondent

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