lunedì 12 giugno 2017

Tienanmen e dintorni: l’ingloriosa fine della prima rivoluzione colorata.


Piazza Tienanmen 

di Giambattista Cadoppi

07 Giugno 2017 
Fonte: Marx21

Di seguito l'introduzione di Giambattista Cadoppi al suo libro Ancora una primavera.
 Tienanmen e dintorni: l’ingloriosa fine della prima rivoluzione colorata.

“E a questo punto il pastore pregò. Fu una preghiera bella e generosa, nonché molto particolareggiata: invocava la protezione del Signore per quella chiesa, e per i fanciulli di quella chiesa; per le altre chiese del villaggio; per il villaggio stesso; per la contea; per lo Stato; per i funzionari dello Stato; per gli Stati Uniti; per le chiese degli Stati Uniti; per il Congresso; per il Presidente; per i funzionari del Governo; per i poveri marinai, in balia di mari tempestosi; per i milioni di oppressi che gemevano sotto il tallone delle monarchie europee e dei dispotismi orientali” (Mark Twain. Le avventure di Tom Sawyer)

La vocazione americana di portare i diritti umani in formato export è di vecchia data. A venticinque anni dalla prima rivoluzione colorata abortita, la “primavera cinese” (Bejijng Spring come era definita) una nuova rivoluzione colorata ordita dall’Impero del Kaos ha vinto (per ora) in Ucraina.
Oggi come allora ci sono all’opera bande di terroristi di estrema destra istruiti da CIA, ONG, media asserviti, persino con il supporto della “sinistra radicale”. Scrive un giornale russo dei “fatti di Piazza Tiananmen ovvero la sventurata Maidan cinese”: Tienanmen per la Cina nel 1989, proprio come Maidan per l’Ucraina oggi, è stato un punto critico di biforcazione di importanza strategica per i decenni futuri. Se gli studenti cinesi avessero vinto la Cina avrebbe subito la stessa sorte dell'Unione Sovietica di ieri, ed oggi dell’Ucraina: il collasso dell'economia, il crollo del paese su varie linee di rottura, passioni ribollenti e, probabilmente, la guerra  civile. Centinaia di migliaia di cadaveri,  a seguito degli eventi, ovviamente in proporzione alla scala di grandezza della Cina. “Tuttavia, niente di tutto questo è avvenuto.” E dire che avevano trovato il loro Gorbaciov in Zhao Ziyang e il loro Sacharov in Fang Lizhi.Tra l'altro, nel 2015, un anno dopo la rivoluzione colorata, il salario medio in Ucraina era di 150 dollari con il 10% di disoccupazione e il 28% l'inflazione. E questo sarebbe il brillante risultato ottenuto dall'intervento dell’Unione Europea e soprattutto degli USA nel finanziamento del colpo di stato. “Nell’impoverita e oppressa” Cina nel 2015, lo stipendio medio era di 700 dollari (triplicato negli ultimi dieci anni), la disoccupazione del 4% e l’inflazione del 2%. Ma gli ucraini non devono piangere, fa sempre un brutto effetto quando uomini mascherati e con le insegne delle SS si mettono a piagnucolare.

Quale versione ci viene proposta dal 1989 del "massacro di Tienanmen"? Gli autori della versione ufficiale sono i giornalisti stranieri che lavorano a Pechino  che però non stanno sulla scena del presunto crimine. In particolare, stiamo parlando dei giornalisti della CNN e BBC, che trasmettono informazioni sulle montagne di cadaveri di studenti schiacciati dai carri armati con tanto di mitragliatrici che sparano senza sosta. Alcuni riferiscono di aver visto la carneficina dalle finestre dell'Hotel Beijing, anche se in realtà si è scoperto che dalle finestre dell'hotel non è visibile la parte della di Piazza dove sarebbe avvenuto il misfatto. L’hotel è a poche centinaia di metri dalla Piazza mentre i giornalisti riferiscono notizie provenienti dalla Voice of America che sta a migliaia di chilometri. E’ la debacle del giornalismo d’inchiesta e il trionfo del “giornalismo passivo”. Così infatti lo definirà Jay Mathews già capo dell’ufficio di Pechino del conservatore Washington Post, ovvero il giornale del caso Watergate, che capeggiò l’ondata revisionista su Tienanmen con un articolo scritto per la Columbia Journalism Review dal titolo rivelatore The Myth of Tiananmen and the Price of a Passive Press nel 1998.

“Nel 1989, questi metodi di guerra dell'informazione erano insoliti per molti. E 'solo ora, dopo aver visto il lavoro della televisione americana durante la guerra 08.08.08 (guerra con la Georgia) e la crisi ucraina, che i russi hanno un'idea di come funziona il sistema, nome in codice ‘Wag the Dog’ “ commenta un osservatore russo.

Si è parlato del “lavaggio del cervello” a cui sarebbero stati sottoposti i cinesi ma quant’anche fosse non sarebbero certo gli unici. Quanti americani pensano che il loro paese sia la principale forza nella lotta per il bene del mondo, nonostante tutte le guerre e distruzioni immani create dal dominio della lobby degli armamenti in una sorta di keynesismo militarista che condiziona persino l’esercizio della democrazia come già intravisto dal presidente Eisenhower alla fine degli anni Cinquanta.

I cinesi, poverini, per effetto della censura non sapevano quello che realmente stava accadendo. Vedremo che non è così ma noi lo sapevamo? Per nulla. La menzogna in Occidente è molto più efficace. Noi abbiamo volontariamente ceduto il nostro cervello in ostaggio al mainstream. I False Flag sulla Siria dimostrano come uno statista, Assad, incensato dal nostro Presidente della Repubblica Napolitano per la sua tolleranza e amico dell’Italia ancora nel 2010, diventi nel breve tempo di una stagione un nemico giurato del genere umano. Il tutto deciso, dalla mattina alla sera a Washington, dal capobranco dei paesi democratici, che sceglie per noi quali siano i nostri “veri” nemici.

Dai fatti di Tienanmen la Cina è tornata ad essere un nemico mentre oggi tocca alla Russia essere demonizzata in questa guerra fredda riscaldata. Altri tentativi sono stati fatti per innescare rivoluzioni più o meno variopinte: dalla “rivoluzione dei gelsomini” a Pechino fino alle “nazionalità oppresse” del Tibet e dello  Sinkiang . E’ strano che il maggiore fautore della protezione delle nazionalità oppresse ossia il mondo anglosassone (America, Australia, Canada e Nuova Zelanda) abbia addirittura occupato totalmente territori i cui popoli originari hanno sperimentato la quasi totale pulizia etnica. Per non parlare dell’Europa con il suo retaggio coloniale e schiavistico, delle concessioni in Cina, in cui si vietava l’ingresso a cani e ai cinesi. Invocare la storiella dei diritti umani è operazione assai selettiva (Siria sì, Arabia Saudita no; Cuba sì, Cile di Pinochet no)  volta a rafforzare le potenze occidentali.  Per fare un altro esempio recentissimo i venezuelani che ammazzano poliziotti e sparano alle manifestazioni contro Maduro sono pacifiche vittime mentre le centinaia di migliaia di brasiliani che protestano contro il colpo di stato del corrotto Temer sono “riottosi e violenti”. Anche la lotta al terrorismo è discriminatoria. Tutti devono essere “Charlie” ma nessuno è la Metro di San Pietroburgo oppure è Urumqi con le sue 200 vittime del terrore islamista e tutti sono Nizza ma nessuno ricorda che a Tienanmen si consumò il primo attentato con un automezzo lanciato a grande velocità contro cittadini inermi.

Le origini della seconda guerra mondiale si possono riscontrare nell’uso da parte della Germania nazista dell’intervento “umanitario” in difesa delle minoranze tedesche oppresse in Polonia, Cecoslovacchia, Lituania. Questa fu la ragione per cui l’ONU proibì l’intervento negli affari interni degli altri paesi. Dopo l’invasione dell’Irak nel 2003 i paesi non allineati hanno reiterato il rigetto del cosiddetto diritto all’intervento “umanitario” che non ha basi nella carta delle Nazioni Unite o nel diritto internazionale. Intervento che si è dimostrato profondamente inumano con i suoi milioni di morti a cui è stato negato il primo dei diritti umani: la vita.

Una dei più tipici elementi dell’imperialismo umanitario è creare indignazione con false informazioni per creare un clima di paura tra la gente e cortocircuitare la loro riflessione. Lo si è visto in Siria, Assad gasa il proprio popolo, quando le inchieste dell’ONU stabiliscono che ad agire sono stati semmai i tagliagole finanziati dall’Occidente. La presunta strage di Piazza Tienanmen, ad esempio, serve a creare lo stesso effetto con i carri armati che passano sopra le tende in cui dormono dei pacifici studenti. Insomma la costruzione del nemico, come la chiama Domenico Losurdo. Un nemico forzatamente odioso.

Come dice il diplomatico australiano Gregory Clark il massacro di Tienanmen è un mito e ciò che noi ricordiamo dei fatti di Tienanmen sono solo menzogne inglesi. Un operatore umanitario dà il seguente resoconto di quei fatti: “Dal 1989 sono stati smentiti molti dei miti creati in quei giorni, e soprattutto dopo la repressione militare. Basandosi su nuove informazioni e su studi accademici di vari tipi, si può fare un ritratto dello sviluppo del movimento di protesta degli studenti. Si vedrà come esso fu influenzato dal contesto sociale, economico, politico e culturale, essendo questo qualcosa da tenere a mente per capire la mentalità cinese e il modo di procedere dei protagonisti. Si devono tener presente fatti e dati di grande interesse che sono spesso sconosciuti al grande pubblico così si saprà che la ricerca della democrazia non è mai stato l'argomento principale dei manifestanti, la maggior parte della popolazione non ha sostenuto il movimento e che ci sono state azioni di dialogo promosse da settori del governo cinese e degli studenti in tutte le sette settimane di occupazione della piazza. Si spiegherà come l'uso della violenza è stato utilizzato da entrambe le parti, anche se con intensità e mezzi diversi; una fazione radicale e poco democratica ha assunto la guida degli studenti in piazza e ha eliminato ogni opzione di dialogo, facendo precipitare la situazione nella repressione armata e che l'esercito ha permesso agli studenti di sgomberare Piazza Tiananmen senza uccidere nessuno all'interno della piazza”.

Durante i fatti di Tiananmen del 1989, sono i manifestanti che costruiscono barricate sbandierando la volontà di rovesciare il governo; mentre durante il  proteste di Occupy del 2011, è stato il governo degli Stati Uniti che ha imposto barricate contro i manifestanti. Una semplice passeggiata attraverso la linea off limits imposta dalla polizia comportava l’arrestato in nome della legge.

Ci sono stati altri movimenti studenteschi in Cina. Il Partito comunista cinese ricorda ancora il movimento del 30 maggio del 1925, quando le forze di sicurezza britanniche hanno ucciso 13 studenti e lavoratori a Shanghai che protestavano contro i poteri extraterritoriali degli stranieri in Cina. Lo spargimento di sangue ha scatenato proteste in tutto il paese che coinvolsero milioni di persone.  Nel corso del movimento del 9 dicembre  del 1935, le forze di sicurezza del Kuomintang hanno usato tubi per l’acqua, cinture di pelle, bastoni e il calcio dei fucili per disperdere una manifestazione anti-giapponese che coinvolse 3.000 studenti proprio vicino a piazza Tiananmen. Circa 40 studenti sono stati feriti nello scontro, che ha provocato scioperi operai e manifestazioni studentesche a livello nazionale. Tra le partecipanti vi era una studentessa di liceo di Pechino di 19 anni, Zhuo Lin, che sarebbe poi diventata la terza moglie di Deng. Nessuno in occidente ricorda questi avvenimenti.

Si sono visti molti articoli nella stampa occidentale su Tienanmen dopo il 1989. Ne vedremo altrettanti sulle atrocità commesse dall’Occidente? Abbiamo molti dubbi giacché la stampa occidentale mette i riflettori su cinesi, russi, iraniani, nordcoreani  e tutti coloro che sono percepiti, grazie al battage mediatico, come nemici nella quotidianità, ignorando ovviamente ciò che l'Occidente ha fatto. Se quello che è successo in Piazza Tiananmen è stato davvero un massacro di cittadini inermi, ricordare è un diritto, ma quanto dovrebbero essere ricordati i massacri di ben altre dimensioni commessi nell’interesse dell’Occidente?

comunisti manilegate
Più di un milione di comunisti furono massacrati in Indonesia nel 1965

Cinquanta anni fa - un milione se non più di indonesiani sono stati massacrati dagli squadroni della morte di Suharto - “Uno dei peggiori massacri di massa del ventesimo secolo” come lo definì l’agente della CIA Helen Louise Hunter - ma non una parola per ricordarli perché la loro morte era nell'interesse dell'impero USA. “Un colpo di fortuna” lo definì la CIA. Quanti civili cinesi sono stati massacrati in Malesia nel dopoguerra in nome della sicurezza degli Stati Uniti e dell’Impero Britannico? e quanti sono morti in Afganistan sempre per la sicurezza americana.

Nel 1989 gli americani hanno invaso Panama e ucciso circa da 2,500 a 4,000 panamensi.  Settanta anni fa - più di 100.000 polacchi ed ebrei furono massacrati in Galizia dall’Esercito Insurrezionale Ucraino. Oggi, invece di commemorare quel massacro, celebriamo i discendenti degli aguzzini, che ancora innalzano le loro bandiere fasciste, come "combattenti per la libertà" per la giunta ucraina capeggiata dal cioccolataio, arrivata al potere tramite la più classica politica del regime change.

Quarantacinque anni fa - centinaia di studenti messicani sono stati massacrati a Città del Messico - sebbene stessero manifestando, loro sì, pacificamente ma non una parola viene detta perché le loro morti erano nell'interesse dell'impero USA.

Quaranta anni fa - migliaia di cileni e gli altri sudamericani furono massacrati come parte dell'"Operazione Condor" - ancora una volta, i media controllati dalle corporation  sono rimasti in silenzio negli anni seguenti  sull'operazione della CIA.

Dieci anni fa - un milione di iracheni sono stati massacrati nell’invasione illegale  dell'Iraq da parte dell’Impero. Nel 2014 più di 100 persone sono state massacrate a Odessa e le loro storie non saranno mai conosciute, per paura di turbare la propaganda pro-NATO in Ucraina. La memoria per l’Occidente è un esercizio altamente selettivo.

La Cina ha subito una serie di sanzioni da parte dei paesi occidentali, ma il grande paese asiatico è andato per la sua strada, senza guardare indietro e senza dar retta ai consiglieri (interessati) “che desiderano il suo bene”.Da allora la Cina ha progredito sino a diventare la prima potenza economica mondiale, sollevando dalla povertà 670 milioni di persone. Guardando l’immagine dell’uomo che sfida i tanks, questo Che Guevara dei ricchi, è forse il caso di dire: T(H)ANKS People’s Liberation Army. Certo nessun comunista può gioire per un dramma con centinaia di morti. Ma un’immagine iconica può essere interpretata in tanti modi. Si può senz’altro ringraziare il carrista per aver fatto di tutto per evitare di mettere sotto il giovane con le borse. Scrive nel suo eccellente saggio sulla Cina Diego Bertozzi: “Ma torniamo alla celebre foto (e filmato), quella detta del “tank man” che ritrae un ragazzo che ostacola con il corpo l’avanzata di un tank, perché da essa scaturisce un altro messaggio poco considerato: la volontà del carrista cinese – che sta uscendo da piazza Tienanmen – di evitare a tutti i costi di schiacciare sotto il peso dei cingolati il giovane manifestante. Non potrebbe, quindi, essere immediatamente esplicativa della volontà delle autorità cinesi di evitare ogni inutile spargimento di sangue e di ricorrere il meno possibile alla forza?” Ma vi domando quanti secondi di vita dareste a un palestinese che si avvicinasse con delle borse in mano ad un Merkava israeliano o a ad un afgano davanti ad un Abrams?

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