di Patrizia Cecconi
Fonte: Pressenza
In quello spicchio martoriato di terra che è la Palestina, oggi si è registrato un parziale successo del Diritto contro l’arroganza del potere e della forza. Questo, almeno, è quanto si può dedurre dal comunicato del primo ministro israeliano a proposito del tentativo di demolire il villaggio di Khan al Ahmar in Cisgiordania.
Parziale, perché la decisione di abbattere il villaggio divenuto famoso per la sua scuola di gomme non è stata abbandonata ma soltanto sospesa.
Gli abitanti e i loro sostenitori internazionali (israeliani compresi sebbene pochissimi) intanto stanno festeggiando perché la sospensione della demolizione fa giustamente percepire che qualcuno o qualcosa ha fermato le mani all’arroganza illegittima e allo strapotere dello Stato ebraico.
Israele infatti, fino ad oggi, non si è mai fermato né davanti ai richiami dell’Onu né alla condanna morale della società civile, semmai ha contrattato, cedendo uno per ottenere cento, e quindi questa volta sarebbe la prima volta. E’ questo che segna la vittoria degli abitanti e dell’organizzazione non governativa che li ha sostenuti e seguita a sostenerli con una determinazione e una generosità che mandano un messaggio capace di volare oltre il piccolo villaggio di Khan Al Ahmar e comunicare al mondo che la lotta per la giustizia, anche nella sua forma non violenta, qualche volta vince.
Ma ci chiediamo: Netanyahu sta solo aspettando che si abbassino le voci di dissenso che lo hanno portato al disonore della cronaca con possibile imputazione per crimine di guerra e poi, una volta sopite, procedere nel suo illegittimo intento, oppure ha valutato come realmente possibili le sanzioni ventilate dall’Alto Rappresentante dell’UE e non vuole creare un precedente che possa indebolire lo strapotere del suo Paese costringendolo a rispettare il Diritto internazionale ?
O forse, altra ipotesi possibile, Netanyahu sta valutando cosa ottenere in cambio di questo cedimento. Certo, in cambio non chiederà di “poter” costruire altri insediamenti perché quelli li costruisce comunque e comunque sempre fuori della legalità internazionale.
Ma intanto a Khan Al Ahmar si festeggia, ma si festeggia con occhio attento ai coloni i quali, essendo in senso proprio “fuorilegge” potrebbero tornare di nuovo ai loro atti vandalici, protetti dall’esercito, per intimidire la popolazione e costringerla ad accettare l’evacuazione.
Quel che forse Netanyahu ha capito, ma i fuorilegge degli insediamenti illegali ancora no, è che la comunità Jahalin, sostenuta da Vento di Terra e dalla società civile internazionale, non si lascia intimidire e i comunicati del portavoce del villaggio non lasciano dubbi in proposito.
Comunque, dopo l’uso di gas tossico e di pistole taser utilizzati contro la popolazione inerme, mostrando la faccia criminale di Israele, il vento sembra esser cambiato e ora sta soffiando su Khan Al Ahmar portando la voce della società civile che chiede il rispetto dei diritti umani, quelli che Israele, fino ad ora, ha regolarmente calpestato.
Le prossime settimane ci diranno se Netanyahu sta solo temporeggiando o se questa volta il Diritto ha vinto sulla forza dando un messaggio di speranza che riguarda non solo la comunità Jahalin ma l’intera comunità umana. Il tal caso potremmo dire che “Vento di Terra” è stato un vento “tanto forte” da abbattere la “legge del più forte”.
Notizia del: 21/10/2018
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