di Diego Siragusa
9/12/2015
Le comunità ebraiche italiane, e non solo italiane, hanno il
vezzo di mettere sotto ricatto le pubbliche istituzioni e le varie associazioni
che manifestano critiche a Israele e al sionismo. Ogni critica, anche la più
leggera, viene bollata con l’accusa di essere “antisemita”. Così è accaduto
recentemente a Trieste, dove si è svolto un convegno internazionale sulla Palestina,
a cui partecipava il grande giornalista israeliano Gideon Levy, a Roma, in
occasione della conferenza dello storico israeliano Ilan Pappe, a Recanati, con
un intervento dell’ambasciatore israeliano sul sindaco teso ad impedire la
proiezione di un documentario sui crimini di Israele, a Firenze e, qualche
giorno fa di nuovo a Roma. Il motivo? La presentazione del libro SIONISMO: IL
VERO NEMICO DEGLI EBREI di Alan Hart che ho avuto l’onore di tradurre e
introdurre. L’evento era stato programmato con una sezione romana dell’ANPI e
prevedeva la partecipazione di tre ebrei. Appena i capi della comunità ebraica sono
stati informati di questa manifestazione culturale, si sono rivolti al
responsabile provinciale dell’ANPI chiedendogli di bloccare l’iniziativa in
quanto “il libro è antisemita”. Costui, senza aver letto il libro e senza
sapere nemmeno il contenuto, ha obbedito e ha imposto agli organizzatori di
cancellare l’evento dichiarando la vicinanza “da sempre” dell’ANPI alla
comunità ebraica e mettendo sullo stesso piano antisemitismo e antisionismo.
Una dichiarazione, formalmente attenuata ma simile nella sostanza è arrivata
dal presidente nazionale dell’ANPI prof. Smuraglia. A questo punto due dei tre
ebrei hanno ritirato la loro adesione.
Ebbene, l’evento si è svolto lo stesso il 7 dicembre, grazie
alla Comunità di Base di San Paolo che ha messo a disposizione il proprio
salone, ed ha avuto un notevole successo di pubblico e di diffusione dell’opera
di Alan Hart. Al mio fianco c’erano due ebrei: il mio editore, Giuseppe Zambon,
e Marco Ramazzotti Stockel, ebreo antisionista che ha fatto un intervento di
notevole valore culturale. Tutti antisemiti? Mentre illustravo il libro, è
giunta una comunicazione che i sionisti romani stavano facendo pressione sulla
segreteria organizzativa della Fiera del Libro, all’EUR, per impedirmi di
presentare il volume di Hart il giorno successivo presso la sala Corallo. La segreteria,
ovviamente, ha respinto un irrituale intervento censorio e di limitazione della
libertà di stampa e di opinione.
Il giorno dopo, 8 dicembre, alle ore 11, la presentazione si
è svolta normalmente in una sala stracolma e con un dibattito civilissimo e
appassionato. Nel pomeriggio, era prevista la presentazione di un libro sugli
ebrei con la partecipazione del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni il
quale, non avendo ottenuto la cancellazione del mio intervento, “per protesta“
ha deciso di non presentarsi. Una condotta infantile e arrogante che dimostra
in modo plateale che i sionisti sono convinti di dominare il mondo e di poter
imporre la propria volontà a chiunque.
Qualche giorno fa, il Washington Post ha pubblicato un
articolo molto letto di uno scrittore israeliano, Assaf Gavron, che si
intitola: CONFESSIONI DI UN TRADITORE ISRAELIANO. Gavron ha descritto Israele
con queste parole: “una società selvaggia e irreparabile”. Antisemita anche
lui? Se consideriamo che anche gli arabi sono semiti, allora questo sciocco
epiteto dimostra la stupidità di coloro che lo usano. La condotta criminale
dello stato di Israele rischia, quindi, di estendere a tutti gli ebrei le
proprie colpe, anche a quelli che denunciano e combattono le sue nefandezze,
come lo scrittore israeliano che ho citato prima
L’ANPI, deve, quindi decidere se vuole sostenere i
propugnatori di uno stato selvaggio e fascista o le sue vittime, cioè i
palestinesi. In quanto al rabbino capo di Roma, rifletta sulle parole
dell’ebreo antisionista Moni Ovadia: “Israele sarà distrutta, non dagli arabi,
ma dai suoi stessi governanti”.
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