giovedì 8 dicembre 2016

LE SIMPATIE DI MATTEO RENZI



di Diego Siragusa

8 dicembre 2016

Durante la direzione del PD, svoltasi ieri, Matteo Renzi ha elogiato il suo governo e non ha fatto alcun riferimento alla sconfitta nel Referendum che ha determinato le sue dimissioni. 
Non c'è stato alcun dibattito. Il povero Walter Tocci ha provato a prendere la parola ma è stato fermato. Immediatamente è arrivato il commento severo del governatore della Puglia, Emiliano: "Negare il dibattito in direzione mortifica ogni dignità". Nessuna critica da Gianni Cuperlo che ha dichiarato che serve un governo per portare a termine "una legge elettorale condivisa".  

Ma il nostro Renzi, nel suo discorso, ha evitato ogni riferimento alla Politica Estera e alle simpatie con personaggi che hanno le mani lorde di sangue innocente: il capo dell'estrema destra israeliana Netanyahu e il dittatore dell'Egitto Al Sisi. 
Il 21 luglio del 2015, Matteo Renzi, si è recato in visita in Israele e ha pronunciato davanti al Parlamento un discorso abominevole che si riassume in queste parole: "In Israele vi sono le radici del nostro futuro". Alla fine ha abbracciato Netanyahu senza alcun riferimento al popolo palestinese martoriato. 
Qualche giorno dopo è andato in Egitto ad abbracciare calorosamente il presidente egiziano al-Sisi che egli ha definito "un grande leader” in una dichiarazione rilasciata ad  al-Jazeera. 
Tutto questo un anno prima della morte di Fidel Castro che l'Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci, il fondatore del PCI, ha subissato di giudizi ignobili con espressioni ultrareazionarie uscite dagli uffici della CIA e del MOSSAD. 

L'ex sindaco di Milano Pisapia, vorrebbe creare il Campo progressista che raggruppi tutta la sinistra disposta ad un'alleanza col PD? Se queste premesse resteranno, e sono poche, questo progetto sarà destinato al sicuro fallimento. 


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