martedì 27 dicembre 2016

La risoluzione delle Nazioni Unite è un soffio di speranza nel mare di tenebre e disperazione



di Gideon Levy 

26 dicembre 2016 


Ora è ancora più chiaro: Il mondo pensa che gli insediamenti sono un crimine. Tutti gli insediamenti e in tutto il mondo


Il 29 novembre 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò per stabilire uno stato ebraico (al fianco di uno stato arabo) nella terra di Israele. Sessantanove anni più tardi, il 23 dicembre 2016, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato per cercare di salvarlo. La Risoluzione n. 2334 che è stata approvata venerdì è una raffica di buone notizie, un soffio di speranza nel mare di oscurità e di disperazione degli ultimi anni.

Proprio quando sembrava che tutto staesse andando in discesa - l'occupazione inarrestabile sempre più sostenuta dall’America, con l'Europa al galoppo verso destra – si è fatta avanti la risoluzione durante l’Hanukkah (1) che accende una fragile fiammella. Quando sembrava che i cattivi sarebbero rimasti vittoriosi, si sono fatti avanti la Nuova Zelanda e altri tre paesi e hanno dato al mondo un regalo di Natale.

Quindi, grazie alla Nuova Zelanda, al Venezuela e alla Malesia. È vero, l'albero di Natale che hanno fornito, con tutte le sue luci scintillanti, sarà presto rimosso; Donald Trump è già in attesa davanti al cancello. Ma l'impronta resterà. Fino ad allora, questa festa temporanea sarà una gioia, nonostante i previsti postumi della sbornia.

 Noi, naturalmente, dobbiamo chiedere al presidente americano Barack Obama con rabbia: Solo ora stai facendo qualcosa? E dobbiamo chiedere al mondo che è in uno stato di frustrazione: Con quali azioni? Ma è impossibile ignorare la decisione del Consiglio di Sicurezza che devreta che tutti gli insediamenti sono illegali per natura.

 Il primo ministro Benjamin Netanyahu può richiamare i suoi ambasciatori, mentre il suo braccio destro, il ministro Yuval Steinitz, può strillare che la risoluzione è "ingiusta". (Lui ha il senso dell'umorismo.) E il capo dell'opposizione Isaac Herzog può blaterare che "abbiamo bisogno di combattere la decisione con tutti i mezzi ". Ma non c'è una persona nel mondo con una coscienza che non si rallegrerà per la risoluzione.

Non dovrebbe esserci nemmeno un decente israeliano che cada nella propaganda che definisce la risoluzione "anti-israeliana", una definizione che i media israeliani si sono precipitati ad adottare - con il loro caratteristico servilismo, naturalmente.

Questa decisione ha riportato Israele al solido terreno della realtà. Tutti gli insediamenti, compresi quelli nei territori che sono stati annessi, compresa Gerusalemme Est, naturalmente, sono una violazione del diritto internazionale. In altre parole, sono un crimine. Nessun paese al mondo la pensa diversamente. Il mondo intero la pensa così – tutti i cosiddetti amici di Israele e tutti i suoi cosiddetti nemici - all'unanimità.

Molto probabilmente gli strumenti del lavaggio del cervello in Israele, insieme con i meccanismi di repressione e negazione, cercheranno di sabotare la decisione. Ma quando gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, la Cina e la Russia si uniscono in una dichiarazione così chiara, questo sarà un lavoro difficile.

 Quindi, si può dire "tutto il mondo è contro di noi." Si può urlare: “Antisemitismo!” Si può chiedere : "E la Siria?" Alla fine questa verità cristallino rimarrà.  Il mondo pensa che gli insediamenti sono un crimine. Tutti gli insediamenti e in tutto il mondo.

È vero, il mondo non alza un dito per far rimuovere gli insediamenti, ma, forse, un giorno questo accadrà. Ma sarà sempre troppo tardi, troppo tardi.

La Risoluzione 2334 distingue artificialmente tra Israele e gli insediamenti, nel senso che si rivolge agli insediamenti, non all'occupazione. Come se i colpevoli di Amona fossero i suoi coloni e non tutti gli israeliani. Questo inganno dimostra quanto il mondo continui a trattare Israele con clemenza, ed esita a prendere misure contro di essa, come ha fatto con la conquista da parte della Russia di Crimea, per esempio. (1)

Ma gli israeliani che non vivono in Amona, che non sono mai stato lì, che non hanno alcun reale interesse per il suo destino - sembra maggior parte degli israeliani - devono chiedersi: vale davvero la pena? Tutto questo per un paio di coloni che non conoscono e in realtà non vogliono conoscere?

La Risoluzione 2334 ha un  significato, soprattutto, per le orecchie israeliane, come una sveglia che fa in modo di svegliarti in tempo, come una sirena che ti dice di andare verso il rifugio antiaereo. È vero, la risoluzione non ha alcun valore concreto; vero, la nuova amministrazione degli Stati Uniti promette di cancellarlo.

Ma due domande non devono restare eluse: perché i palestinesi non meritano esattamente la stessa cosa che gli israeliani meritano, e fino a quando può un paese, con tutto il suo potere di lobbying,  di armi e di alta tecnologia, ignorare il mondo intero? In questo primo giorno, sia di Hanukkah che di Natale, possiamo rallegrarci, anche se solo per un attimo, nella dolce illusione che la risoluzione n. 2334 farà risvegliare queste domande in Israele.

Note:

(1) La festa ebraica delle luci che cade il 25 dicembre.
(2) Gideon Levy, qui, commette un imperdonabile errore. La Crimea faceva già parte della Russia. Il 19 febbraio 1954, il Soviet Supremo dell'Unione Sovietica decise il trasferimento della Crimea alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Nel 2014, la Crimea, dopo il colpo di stato nazista contro il legittimo presidente Janukovich, è stata de facto annessa alla Russia in seguito a un referendum svoltosi il 16 marzo, in cui, la quasi totalità dei votanti, ha votato per l'annessione alla Russia. I cittadini russofoni della Crimea votarono l'annessione dopo che il governo neonazista di Kiev, finanziato e appoggiato dalla NATO, decise la proibizione della lingua russa. (Le note sono del traduttore)

(Traduzione dall'inglese di Diego Siragusa)

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