di Diego Siragusa
27/1/2017
Ieri sera a Torino, nell'aula magna della Cavallerizza Reale, incontro con la giornalista israeliana Amira Hass per una conferenza su "LA PALESTINA DOPO TRUMP". L'incontro è stato organizzato dal gruppo "Ebrei contro l'Occupazione", Pax Christi e l'associazione "Ponti non muri". L'aula era stracolma, circa 600 persone e molti rimasti in piedi. Un segno di forza e di speranza.
Amira Hass ha esordito con una notizia che non conoscevo. E' venuta a Vercelli per testimoniare in un processo contro due attivisti vercellesi: Alessandro Jacassi, 44 anni, e Sergio Caobianco, 30. I due attivisti sono stati rinviati a giudizio per il reato di istigazione all'odio razziale, denunciati dalla comunità ebraica di Vercelli per uno striscione appeso sui cancelli della loro sinagoga durante il massacro israeliano a Gaza nel 2014. M i loro
difensori, Gianluca Vitale e Laura Martinelli, spiegano: "Essere contro la
politica di Israele non significa essere
antisemiti. Tant'è che vi sono movimenti di ebrei antisionisti che non possono
certo definirsi antisemiti". Per questo la difesa ha presentato una lista di testi che si allarga a personalità influenti sui temi del Medio Oriente. Per la
prossima udienza, il 24 maggio, sono attesi l'attore e scrittore Moni Ovadia,
Giorgio Forti, dell'Accademia dei Lincei e membro della Rete ebrei contro
l'occupazione, oltre a Norberto Julini di Pax Christi.
Qual è la linea difensiva dei due attivisti?
"I bombardamenti su Gaza iniziarono l'8 luglio 2014 e i primi a morire
furono quasi tutti bambini. Il 17 luglio i raid colpirono la spiaggia uccidendo
quattro ragazzini (che giocavano a pallone). Ma in tutta l'operazione Margine protettivo furono uccise, anche con armi vietate dalal Convenzione di Ginevra, circa 2.300 persone, tra cui 300 donne e più di 500 bambini". Con questa ricostruzione, fatta al tribunale di Vercelli, i testimoni
presenti in aula - Angelo Stefanini, ex rappresentante dell'Oms per i
«territori occupati» in Palestina e responsabile della cooperazione italiana, e
la giornalista Amira Hass, ebrea corrispondente a Ramallah del quotidiano "HAARETZ" - hanno voluto
inquadrare il gesto dei due giovani attivisti che, la notte del 18 luglio di
tre anni fa appesero sulla cancellata della sinagoga della città lo striscione
"Stop bombing Gaza, Israele assassini, Free Palestine".
Gli imputati hanno rivolto le scuse alla Comunità ed espresso rammarico per la strumentalizzazione e l’incomprensione del gesto, spiegando che lo striscione era contro le politiche repressive di Israele e non un atto di antisemitismo. E avevano scelto la sinagoga per suscitare una presa di posizione della comunità. Gli ebrei di Vercelli, invece, li hanno denunciati e si sono costituiti parte civile.
Questo processo rivela l'estrema pericolosità del sionismo e degli ebrei sionisti. Processare due persone, che hanno espresso la loro collera per il massacro sionista contro i palestinesi di Gaza, significa annullare secoli di civiltà giuridica in difesa dei diritti soggettivi. Lo striscione appeso ai cancelli della sinagoga di Vercelli aveva lo scopo di "dire" agli ebrei sionisti che il loro silenzio era un segno di complicità verso il crimine che i sionisti israeliani stavano compiendo. Dov'è l'incitamento all'odio razziale? Forse, quando negli anni '60 e '70 manifestavamo contro l'aggressione americana al Vietnam, anche davanti ai consolati e alle ambasciate degli USA, eccitavamo l'odio contro il popolo americano? Questo reato aberrante è il frutto della legge 25 giugno 1993, n. 205, chiamata anche "Legge Mancino", dal nome del suo estensore. Si tratta di una norma della Repubblica Italiana che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.
La verità è che, dietro questa legge, la lobby sionista italiana ha lavorato per imbavagliare ogni critica a Israele e ai suoi crimini per consentirgli di concludere la pulizia etnica della Palestina col consenso della comunità internazionale e col dissenso di pochi. Correttamente, Amira Hass ha detto che nel tribunale di Vercelli c'è stato "uno scontro di culture". Quali? La cultura dei diritti umani universali e la cultura del suprematisno etnico religioso impersonato dal sionismo e dal suo braccio armato che si chiama Israele.
Il resto della conferenza di Amira è stato dedicato alla giaculatoria, diventata ormai una barzelletta, dell'antisemitismo come mezzo per criminalizzare ogni critica agli ebrei sionisti. Che governi, partiti politici e pezzi della magistratura soggiacciano a questa minaccia deve essere motivo di allarme per tutti noi impegnati nella difesa di diritti umani fondamentali.
Un esempio infame di mondo a testa in giù, come in un quadro di Hieronymus Bosch dove gli uccelli nuotano e i pesci volano.
Come disse Leo Longanesi, "l'Italia è il paese del diritto e del rovescio".
Certo,"Essere contro la politica di Israele non significa essere antisemiti. Penso che lo stato di israele, e come e peggio di Hitler, lo stato di Israele, E UNO STATO TERRORISTA, Genocida, Razzista e colonialista, e se per dire tutto questo ci accusano di essere Antisemita, e un loro problema, che siano i stessi cittadini Israeliani a differenziarsi dai loro terroristi governi balordi, che anno sempre avuto e sopratutto che si rendano visibili perchè purtroppo sono inpercettibili perchè se no, finiremo per credere che Hitler aveva buone ragione per sterminarli perchè li conosceva bene di che razza erano, e se si offendono per pensare di loro tutto questo, e che se ne frega, le loro carneficine di Palestinesi, sono la più grande aberrazzione della loro esistenza e non si nascondano dietro nessun Dio, perchè non gli appartiene.
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