martedì 18 aprile 2017

CONTESTARE LA PRESENZA DELLA BRIGATA EBRAICA NELLA FESTA DELLA LIBERAZIONE NON E’ UN DIRITTO, E’ UN DOVERE !



dell'avv. Ugo Giannangeli

Le insegne della Brigata ebraica sfilano per la prima volta nel corteo del 25 Aprile 2004. Le motivazioni di questa decisione sono dichiarate ed esplicite. Nel sito degli Amici di Israele si legge che sono costoro a decidere di sfilare sotto le insegne della Brigata ebraica perché “stanchi di partecipare circondati da bandiere palestinesi……e per non farci annoverare tra la massa dei manifestanti antiamericani o antiisraeliani”. La stessa associazione dichiara che la decisione di sfilare con la Brigata ebraica è solo un passaggio di un percorso che deve portare a “ lo sdoganamento del sionismo” ( testuale). Si legge: “ Crediamo, infatti, importante spiegare agli italiani che il sionismo è un ideale alto, nobile e giusto”.
E’ quindi espressamente dichiarato che la sfilata della Brigata ebraica è un’operazione di propaganda del sionismo ed è organizzata dalla associazione “Amici di Israele”.
Il sionismo ha portato alla creazione dello Stato di Israele attraverso la Nakba, cioè la distruzione di oltre 500 villaggi palestinesi e l’espulsione di oltre 750.000 Palestinesi dalle loro case e dalle loro terre. Israele prosegue ininterrottamente da allora  nella sua politica espansionistica, occupando e colonizzando ulteriori territori palestinesi, destinati dall’ ONU a quello che sarebbe dovuto essere lo Stato di Palestina. Israele, che si compiace di presentarsi come l’unica democrazia del Medio Oriente, uccide, imprigiona, tortura, ruba risorse, pratica un sistema di apartheid, assedia e bombarda  Gaza, porta avanti una vera e propria pulizia etnica.
Israele si sta configurando sempre più come stato etnocratico, teocratico, razzista.
La totale impunità di cui gode per i suoi crimini ( ampiamente documentati da Commissioni ONU (1), Human Rights Watch (2), Amnesty International per citare   fonti internazionali ma non mancano fonti interne israeliane come B’Tselem e Breaking the silence) ha fatto perdere al diritto internazionale e all’ONU ruolo ed autorevolezza.
Per tentare di mascherare questa realtà è necessaria una capillare opera di propaganda. Chi non ha avuto remore a creare attorno alla tragedia della Shoah una vera e propria industria propagandistica (3), non si è certo fermato dinanzi alla speculazione su una quarantina di morti (tanti sono stati i caduti della Brigata).



Anche perché la Brigata già nasce, alla fine della guerra, come operazione di propaganda. Gli ebrei già combattevano contro i nazifascisti dall’Agosto 1942 inquadrati nel Palestine Regiment insieme ai Palestinesi. Altri ebrei già combattevano nelle formazioni partigiane, soprattutto “ Giustizia e Libertà” e “Garibaldi”. Oltre 1000 ebrei ebbero il certificato di “ partigiano combattente”, oltre 100 furono i caduti.
A tutti questi ebrei combattenti per la libertà va il nostro plauso e la nostra gratitudine !!
Ben diversa la realtà della Brigata ebraica. Churchill ne annuncia la creazione nel Settembre 1944. Inquadrata nella 8° Armata britannica, la Brigata attende due mesi prima di sbarcare a Taranto ed attende altri quattro mesi prima di partecipare ad alcuni scontri nella zona di Ravenna. Siamo ormai a ridosso della Liberazione: marzo/aprile 1945. A Maggio inizia la smobilitazione e i reduci si dedicano in gran parte a sostenere l’immigrazione in Palestina.
Non si può dire che il ruolo della Brigata nella lotta di Liberazione sia stato rilevante. Eppure c’è chi è giunto a scrivere che “ la Brigata ebraica è stata in prima fila nella liberazione d’Europa” (4) !!
Noi siamo contro l’uso della Festa del 25 Aprile per bieche operazioni propagandistiche a favore di uno Stato i cui  principi fondanti sono antitetici ai valori dell’ANPI e della Resistenza.
L’art. 2 dello Statuto dell’ANPI prevede l’obbligo di appoggiare tutti coloro che si battono per la libertà e la democrazia. Questi oggi sono i Palestinesi. Lo dice Marek Edelman, vice comandante della rivolta degli ebrei del ghetto di Varsavia (5); lo dice Stephane Hessel, ebreo partigiano coautore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (6) ; lo dice Chavka Fulman Raban, superstite del Ghetto di Varsavia, che scrive: “ E’ vietato per noi governare un altro popolo, opprimere un altro popolo”(7). Lo dicono gli ebrei della Rete ECO, quelli di Not in my name, quelli che, vergognandosi delle politiche di Israele, chiedono di cancellare il nome dei loro congiunti dallo Yad Vashem.
Come scrive l’israeliano Michael Warschawsky. “Noi non siamo “un’altra voce ebrea”, ma invece l’unica voce ebrea capace di parlare a nome dei martiri torturati del popolo ebreo. La vostra voce è nient’altro che i vecchi clamori bestiali degli assassini dei nostri antenati”. La lettera è indirizzata ai governanti israeliani ed equipara Gaza al Ghetto di Varsavia (8).
E come non ricordare che dentro la Brigata ebraica operava una struttura parallela al comando dell’Haganà, la principale organizzazione armata clandestina in Palestina, corresponsabile, tra l’altro, insieme alle truppe inglesi, della repressione della rivolta araba del 1936/39?
Queste formazioni, insieme alle altre bande terroristiche Irgun e Stern, confluiranno in Zahal, l’esercito di Israele, responsabile, insieme a poliziotti e coloni, della pulizia etnica in corso.
E chi oggi ricorda il tributo di sangue dei Palestinesi nella lotta contro il nazismo? I morti palestinesi non fanno notizia, ora ed allora. Eppure 12.446 sono i Palestinesi arruolati dal 1939 al 1945 nell’esercito inglese e 701 furono i caduti (9).

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Per questi motivi, e per tanti altri che non possono trovare qui spazio, diciamo NO alla presenza della Brigata ebraica che contamina i valori della Resistenza: pace, libertà, uguaglianza, giustizia.
Come diceva Nelson Mandela: NON C’E’ LIBERTA’ SENZA LA LIBERTA’ DELLA PALESTINA.
W LA LOTTA DI LIBERAZIONE  DI TUTTI I POPOLI !!
W LA LOTTA DI LIBERAZIONE DEI PALESTINESI !!

25 Aprile 2016Ugo Giannangeli

Note.
1) Rapporto Goldstone per il Consiglio per i diritti umani dell’ONU, edizioni Zambon,2011
2) L’apartheid in Palestina,il rapporto Human Rights Watch sui territori arabi occupati da Israele, Mimesis edizioni, 2012
3) Norman G. Finkelstein, L’industria dell’Olocausto, lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, Rizzoli, 2002
4) Maria Grazia Meriggi, Il Manifesto, 22 Aprile 2015
5) Lettera alle organizzazioni combattenti palestinesi del 10 Agosto 2002
6) Stephane Hessel, Indignatevi!, Indigene editions, 2010
7)Chavka Fulman-Raban, in “frammentivocalimo.blogspot.it/2013/04”
8) Michael Warschawsky, Alternative Information Center, 24/1/2009
9) Colonial Office Archive, Document nr. 537/1819 ( 1946)
I dati sulla Brigata ebraica sono tratti da “ La brigata ebraica”, Soldiershop publishing, 2012, di Samuel Rocca e Luca S. Cristini

1 commento:

  1. E' semplicemente vergognoso che gli "amici di Israele" abbiano deciso di non sfilare con l'Anpi di Roma, prendendo a pretesto la presenza di organizzazioni pro-Palestina quando loro e le loro istituzioni hanno dato onori ed ampio risalto alle visite in Israele di personaggi quali Gianfranco Fini! La coda di paglia è sempre molto lunga e contorta, in certi ambienti.

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