di Vincenzo Brandi
Non è chiaro perché il governo turco abbia fatto arrestare il giovane giornalista Del Grande nella zona di frontiera tra Turchia e Siria.
Forse Del Grande aveva contattato all'interno dei campi che ospitano i profughi siriani delle persone o dei gruppi jihadisti non controllati, o invisi ai servizi turchi? O magari aveva preso contatto con qualche gruppo kurdo?
Ne sapremo forse di più quando Del Grande sarà liberato, speriamo molto presto, dal governo turco.
Intanto la vicenda del giornalista - presentato come un integerrimo difensore di quei "diritti umani" che vanno tanto di moda, ma che spesso servono a coprire le più ignobili imprese guerresche e neo-coloniali - ha suscitato molto scalpore e ondate di solidarietà in Italia, come già successe nel caso delle due (presunte ?) sventatelle Greta e Vanessa, partite per appoggiare i jihadisti siriani e consegnatesi di fatto nelle mani delle bande terroriste.
Ma chi è veramente Gabriele Del Grande?
Lo conosciamo innanzitutto come "consulente" nel film di qualche anno fa "Come un Uomo sulla Terra", presunto "documenario" (ma in realtà "fiction" in cui si riconoscono anche attori professionisti) dedicato ai profughi eritrei che traversano la Libia. Nell'occasione il governo Gheddafi venne presentato come corrotto e feroce persecutore di profughi, alimentando quel clima di odio e di disprezzo che è servito a giustificare il bombardamento e la distruzione della Libia, e l'assassinio di Gheddafi.
la posizione di Del Grande e' chiaramente indicata nell'intervista da lui rilasciata alla RAI da Bengasi nel marzo del 2011 in cui incredibilmente negava che nell'opposizione armata a Gheddafi fossero presenti forze islamiste-jihadiste.
La massima fama è stata raggiunta da Del Grande quando fece da regista, ma anche da interprete, ad un filmetto strappacuore (ma assolutamente ridicolo, a parere di chi scrive), con attori professionisti, spacciato anch'esso come "documentario". Nel film il nostro eroe - nelle vesti di novello Mosè - guidava un gruppo di presunti profughi siriani inneggianti all'Esercito Siriano Libero (costola "moderata" e presentabile dell'opposizione armata) da Milano alla Svezia.
La trovata che detta il titolo del film - "Io sto con la Sposa" - era data dalla presenza di una bella attrice di origini arabe (ma che risulta residente in Germania) che girava per tutto il film vestita da sposa perché i profughi avrebbero dovuto fingere di costituire un corteo nuziale per passare i vari confini. In realtà la sposa ed il suo seguito passavano in Francia percorrendo impervi sentieri di montagna (ma con la bella attrice sempre imperturbabile in rigoroso abito bianco, velo e strascico) e poi trovavano tutti gli altri confini (con Lussemburgo, Germania, Danimarca e Svezia) stranamente non presidiati, per cui non si capisce la necessità del trucco.
Alla fine il nostro eroe dichiarava che per portare in salvo gli attori-profughi aveva rischiato fino a 10 anni di galera. Strano che nessuno lo abbia arrestato per questo, insieme ai suoi compagni di viaggio, visto che si autodenunciava pubblicamente nel film presentato anche al festival di Venezia.
La verità è che anche questo film serviva a gettare discredito sul governo siriano e giustificare l'attacco militare organizzato dall'esterno cui quello sfortunato paese è sottoposto da anni. La verità è nelle foto che ritraggono il nostro eroe sullo sfondo della bandiera dei cosiddetti "ribelli" armati. Speriamo che il giovanotto torni presto a casa, ma, prima di farlo "santo" , cerchiamo di capire qual è il messaggio (avvelenato in salsa "umanitaria") che ci manda.
L’ultimo progetto di Del Grande consiste in una raccolta di fondi col metodo del “crowdfunding” per un libro sulla Siria in cui i “ribelli” jihadisti sono definiti “partigiani” rivoluzionari (1). Il nostro giornalista ha già raccolto 47000 Euro. Secondo quanto egli stesso preannuncia, il libro dovrebbe gettare altro fango sul governo siriano accusato addirittura di essere stato alleato di Al Qaida e di aver di fatto creato il ramo siriano di Al Qaida e lo Stato Islamico liberando migliaia di terroristi islamici per sabotare una iniziale presunta “rivoluzione” democratica (in realtà un tentativo di “golpe” manovrato dall’esterno).
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