domenica 18 marzo 2018

FIGLI DI PUTIN


di Gigi Bettoli

Cominciamo stavolta con I fatti di Londra. Devo ammettere francamente che a me ormai queste storie cominciano ad annoiare. Siamo alle solite, gli ingredienti sono sempre gli stessi e stessa e’ la totale deficienza con cui certi fatti si trattano. Il fatto esiste, le accuse pronte; le basi su cui le accuse si reggono, un po’ meno. Tanto basta e avanza, pero’, per prendere decisioni di un peso politico enorme, da una parte, e dall’altra per rimpire colonne di articoli basati su, al massimo, delle ipotesi.
Queste, ahime’, sono la politica e il giornalismo dei giorni nostri. Che a qualcuno venga il dubbio o la voglia di approfondire un attimo cio’ che realmente potrebbe essere successo, pare sia tempo sprecato e fatica inutile. Qui non si tratta di difendere, come si trattasse di un impegno a prescindere, un paese come la Russia che non pare governata da brillanti democratici, si tratta solo di aspettare un attimo, quello almeno necessario per la opportune valutazioni, prima di sparare minchiate. Al momento, solo Corbyn ha dimostrato quel minimo di buon senso e di cautela che situazioni del genere dovrebbero imporre. Apriti cielo, basta aver visto le facce di quelli che lo stavano ascoltando, Boris Johnson in testa (ed e’ come aver detto tutto..), per capire con quale risultato. E’ stato accusato di essere una spia del Cremlino!
Visti i precedenti relativi a fatti del genere, parliamo di manipolazioni poi, tardivamente purtroppo, dimostratesi come balle cosmiche, successi all’interno delle nostre conclamate democrazie, sarebbe il caso di non fare troppo i bulletti e di non prendere per buona ogni idiozia che esca dale nostre cancellerie. Ricorderei, per dirne una, quell tipetto ciccione e nero che un giorno si presento’ all’ONU con una provetta e, spacciandola per antrace di produzione iraqena, scateno’ una Guerra le cui conseguenze dovrebbero esser sotto gli occhi di tutti. Scoppio della guerra a cui ha abbondantemente contribuito il vecchio socialista Blair che non e’ stato capace di individuare ne’ i colpevoli ne’ le cause della morte di uno scienziato cittadino inglese (che sosteneva l’assurdita’ delle accuse agli iraqeni), morto assassinato in circostanze piuttosto sospette nel bel mezzo di un giardino inglese.
Ora, verrebbe da chiedersi anche che tipo di vantaggio dovrebbe avere la Russia ad eliminare in modo tanto clamoroso una (ex) spia praticamente in pensione, in territorio inglese, creando una crisi diplomatica del livello che si e’ rivelata. Solo un coglione potrebbe pensare di aver fatto una furbata. Che Putin sia un ragazzaccio, mi pare fuori da ogni dubbio; che sia coglione, parrebbe meno evidente. Che la pensata sia frutto poi della mente di Lavrov, mi sembra davvero fantascienza.
Cio’ che davvero e’ incredibile, e’ che l’intera cosiddetta comunita’ internazionale, spalleggiata a dovere dai media mainstreaming, si e’ schierata senza alcun dubbio sulla posizione inglese. Ripeto, sulla base di sole e poco credibili ipotesi. Complimenti.
Tutto cio’ per dire cosa? Per dire che la nuova e intensa attivita’ russa in vari scacchieri di crisi, che non mancano certo in giro per il pianeta, da’ fastidio a molti; tanto quanto il riavvicinamento dei russi con il novo colosso e potenza mondiale quale ormai e sempre piu’ e’ la Cina.
Ma, inevitabimente, dovremmo arrivare a parlare di Medio Oriente, di Siria in particolare. Dopo la fallimentare, almeno per ora, politica internazionale sostenuta da queste parti dalla comunita’ occidentale e dai paesi del golfo, quella applicata dalla Russia sta dando i risultati che molti, sulla carta (leggi sconfiggere l’Isis e i terroristi islamici), dicevano di inseguire, ma che nella realta’ stavano (per usare un eufemismo) minando. La Siria e’ un macello e, contrariamente a quanto ufficialmente si racconta, non a causa della ferocia di Assad e delle sue truppe, ma al contrario grazie al fatto che questo territorio e’ stato sbriciolato da decine di migliaia di fanatici integralisti finanziati e organizzati da quegli stessi soggetti che ora scagliano accuse, quelle di cui sopra, nei confronti di chi, qui in Siria, ha comiciato a fare un minimo di ordine. Senza usare guanti di velluto, sia chiaro, ma combattendo contro quelli che pubblicaente erano i nemici del nostro mondo e dei nostri principi, mentre nei fatti concreti erano i migliori alleati dei rappresentanti della democrazia. Chi ha comiciato a spazzare via e a liberare il territorio dall’Isis, e’ stato l’esercito siriano sostenuto dall’aviazione militare russa. Poi, e’ arrivata la liberazione (e a quale prezzo!!) di Raqqa grazie anche alle truppe del SDF (kurdi e compagnia sostenuti dall’aviazione militare Usa e della “coalizione”).
Ora, e’ chiaro che il successo dell’intervento militare russo a supporto del governo locale, che per quanto feroce rimane pur sempre quello legittimo, non solo da’ fastidio a molti, ma mette anche in discussione le ambizioni e i risultati per cui questa guerra era stata scatenata. Altro che primavera araba.
Se si escludono aree, alcune anche relativamente vaste ma prevalentemente sacche, in cui i takfiri salafiti (terroristi per capirci) tengono ancora la popolazione sotto giogo, l’esercito governativo ha riconquistato buona parte del terreno che aveva perduto dutrante la guerra. E, a parte alcune aree, ad occhio e croce, e’ solo una questione di tempo.
Rimane da capire come si evolveranno le cose in alcune zone specifiche della (ex?) Siria. Prima di tutto la Siria del Nord Est (NES) sotto il controllo, e governo, di cio’ che una volta si chiamava Rojava. La cosiddetta Ammnistrazione Autonoma che sicuramente rappresenta un esperimento che avrebbe pure delle dinamiche interessanti, ma che dal punto di vista sia politico che economico e soprattutto militare, presenta delle forti debolezze che fanno dubitare del possibile successo di tale iniziativa. Afrin, pur essendo nel nord ovest, ma sempre Rojava, ne e’ esempio lampante; i turchi, ma supportati da una ventina di migliaia di esatati integralisti (principalmente e per semplificare ex AL Qaeda) ben armati ed organizzati stanno facendo piazza pulita di quel tentativo embrionale di gestione diversa del governo. Mai che ci fosse qualcuno tra i soliti noti (gli stessi che accusano senza uno straccio di prova la Russia per I fatti londinesi, tanto per essere chiari) che prende posizione netta rispetto al macello che sta avvenendo nel cantone di Afrin.
No, piuttosto gli “rode” che i russi e l’esercito siriano abbiano di fatto conquistato buona parte dei quartieri di Huta, aprendo finalmente quei corridoi umanitari che ONU e compagnia da tempo richiedeva e che venivano tenuti chiusi da quegli stessi (sempre semplificando) che ora stanno facendo il lavoro sporco per i turchi ad Afrin. Ma naturalmente anche qui, i cattivacci sono sempre i governativi.
In questo contesto bisogna stare sempre con le antenne dritte, non e’ un caso che l’esercito siriano abbia sostenuto di aver trovato nei territori liberati ad Houta materiale idoneo a fabbriare ordigni per attacchi chimici; non e’ neppure improbabile che cio’ non sia vero. Naturalmente non lo sara’ fino a che non ci dovessero essere mostrate evidenze. Sta di fatto, che e’ invece piuttosto probabile che un attacco chimico, come quello avvenuto nel passato ad Idlib, venga portato da uno dei tanti e disponibili gruppi di terroristi che vengono spacciati per “eserciti liberi” e che poi la responsabilita’ venga addossata alle forze siriane. Una storia poi niente affatto diversa rispetto a quello che potrebbe essere capitato a Londra…
In parole povere, il nuovo ruolo e l’intensa attivita’ politica e militare russa da’ un fracco di fastidio a molti i cui interessi vengono messi in discussione proprio dai risultati di questa attivita’. Cio’ che e’ maggiormente sorprendente, non e’ tanto che gli USA o il Regno Unito possano storcere il naso di fronte a questa nuova realta’; quello che davvero risulta incomprensibile e’ che l’Unione Europea si muova praticamente compatta nella stessa direzione. Come se i nostri interessi fossero comuni ai loro, come se la politica estera europea non esistesse con una propria vita e un proprio scopo. O forse proprio perche’ questo secondo motivo e’ purtroppo reale. O forse perche’ la Turchia rappresenta per l’Europa il mezzo piu’ semplice per tenere gli effetti di questa e di alter guerre lontano dai nostri occhi troppo, evidentemente, sensibili. Piu’ probabilmente perche’ un conto e’ scandalizzarsi per cio’ che succede lontano da noi, altro e’ dovresene occupare quando il problema ci siopresenta davanti a casa. Meglio dunque questi occhi tenerli chiusi e, approfittando del buio, sganciare altri 3 miliardi di euro ad Erdogan e C. che con quei soldi si prepara a spedire i profughi ora presenti nel suo territorio, a rimpiazzare i kurdi che verranno presumibilmente cacciati da Afrin nell’indifferenza pressoche’ totale dei paladini della democrazia e del diritto. 

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