martedì 15 maggio 2018

Intervista a Vera Yammine, giornalista libanese appartenente a Al Maradah


"Vi invito a leggere la storia della Siria, perché per salvare l’uomo nel mondo moderno è necessario salvare la Siria."   


In visita a Roma la giornalista libanese appartenente a Al Maradah: "È una vittoria storica e fondamentale perché la Resistenza ha protetto e salvaguardato il Libano e il Medio Oriente da diversi pericoli.


di Stefania Russo e Vincenzo Brandi


A Roma per celebrare la liberazione del sud del Libano del 25 maggio 2000, abbiamo incontrato Vera Yammine, membro del movimento libanese Al Maradah, cristiano, appartenente alla coalizione “8 Marzo” con a capo il presidente del Libano, il generale Michel Aoun e Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah.


La vittoria alle ultime elezioni in Libano del Fronte delle forze patriottiche, “Fronte 8 marzo”, che contiene in sé sia la comunità cristiana che quella musulmana, come cambierà gli equilibri politici del Paese?


Yammine: La vittoria del Fronte della Resistenza è chiaramente l’elemento più importante per il futuro del Libano, dopo le elezioni di questo maggio. È una vittoria storica e fondamentale perché la Resistenza ha protetto e salvaguardato il Libano e il Medio Oriente da diversi pericoli. Pensiamo alla Siria, per non parlare della difesa dell’identità libanese dal pericolo sionista. Ora, dopo le elezioni, ci sarà un governo con un progetto politico che dovrà tener conto dei principi cardine della Resistenza.



È preoccupata per le continue minacce di Israele, che non gradisce questa vittoria elettorale del Fronte della resistenza libanese? Anche perché ricordiamo che ci sono dei combattenti libanesi in Siria che fronteggiano i terroristi sostenuti da Israele, dall’Arabia Saudita, dall’Occidente.


Y.: Quando noi siamo felici e Israele no, per noi va sempre bene. Salvando la Siria, la Resistenza non solo ha salvato quel Paese e la sua identità all’interno del mondo arabo, ma anche il Libano. Quindi non posso che apprezzare la Resistenza rappresentata dal partito di Hezbollah. La salvaguardia di tanti luoghi sacri della comunità cristiana in Siria dalla furia terrorista resterà un’impresa storica.


È però preoccupata dall’avanzata della destra cristiana all'interno delle elezioni? Come mai questa destra cristiana non sostiene la Resistenza in Siria contro i terroristi di origine wahabita, salafita che perseguitano i cristiani in Siria e in Iraq?


Y.: Non è detto che un cristiano debba necessariamente essere a favore della presenza cristiana in Medio Oriente. Alcune forze politiche sono in qualche modo legate a un altro disegno o fanno parte di un altro progetto. Per questo motivo tanti partiti, ad esempio, non hanno sostenuto la causa palestinese. L'estremismo si assomiglia, anche se di provenienza diversa o rappresentato da gruppi politici diversi. Ci sono partiti islamici, ad esempio, che non salvaguardano la comunità islamica, la sua l'immagine, il suo vero spirito.


Il Libano è un piccolo Paese con un grande debito estero. Fino a oggi ha dato assistenza a mezzo milione di palestinesi e adesso a quasi un milione e mezzo di profughi siriani. Come fate ad affrontare questa emergenza?

Y.: Il problema è molto complesso. Per la sua posizione geografica, così strategica, il mio Paese ha subito le conseguenze della questione palestinese. Poiché in Libano si giocano importanti interessi delle maggiori potenze internazionali, la questione dei profughi palestinesi è stata usata per destabilizzarlo e quindi indebolirlo.

 Riguardo ai profughi siriani, è essenziale che il governo libanese e quello siriano dialoghino tra loro, altrimenti come possiamo parlare della sovranità di questi due Paesi? Per il bene del Libano, i profughi siriani dovrebbero poter tornare nella loro terra. Mentre per la Siria potrebbe essere un bene che una parte dei profughi siriani rimanga in Libano. Per questo è necessario il dialogo. Molti siriani oggi in Libano sono arrivati da zone non coinvolte dal conflitto. La questione dei profughi è stata usata per colpire il governo e lo Stato siriano. Molte immagini che circolano sui profughi provengono dalla Giordania, dall’Iraq, e non dal Libano. Tanti hanno approfittato di questa questione, anche molte Ong. C’è da dire che storicamente, senza la mano d’opera siriana, molte opere in Libano non si sarebbero potute realizzare. Adesso diversi Paesi europei vorrebbero fare lo stesso usando i profughi siriani.

Il presidente Trump ha rotto l’accordo nucleare con l’Iran. Israele ogni giorno bombarda la Siria e in particolare le basi dove sono presenti militari iraniani. L'Arabia Saudita continua ad aggredire il popolo dello Yemen. Pensa si possa arrivare a una nuova guerra aperta in Medio Oriente?

Y.: Ovviamente tutti gli scenari sono possibili. Io, personalmente, escludo una guerra aperta perché l'equilibrio delle forze è cambiato. Israele non è in grado oggi di portare avanti una guerra. Colpisce le basi iraniane in Siria perché in realtà vuole offuscare il successo del governo siriano. Gli alleati, Iran, Hezbollah e la Russia, aiutano la Siria, a fronte di ben 82 Paesi che hanno contribuito alla guerra contro la Siria. Ma nessuno Stato riesce a sopravvivere se non ha dalla sua la forza della vittoria. E questo merito è dell’esercito siriano. Speriamo che l'Occidente, e l'Europa soprattutto, riescano ad approfittare, anche dal punto di vista economico, di questa rottura da parte degli Usa dell’accordo nucleare con l’Iran.


Lei dichiara che Israele non è in grado di portare avanti una guerra, ma in tanti temiamo invece che l’entità sionista sia davvero molto pericolosa, pronta a tutto. Uno Stato che alimenta e sostiene al suo interno il fanatismo e l’estremismo sionista/ebraico. Inoltre non dimentichiamo che Israele possiede centinaia di testate nucleari.

Y.: La vostra preoccupazione è comprensibile. Qualsiasi Stato così potente quando perde potrebbe reagire in modo violento. Ma questo vostro timore è proprio la reazione che Israele vuole provocare con i suoi attacchi. Non posso sapere con certezza quello che accadrà. Ma per la prima volta io mi sento tranquilla perché siamo passati dalla reazione all’azione. Questo per noi è un grande passo in avanti. Io vi invito a leggere la storia della Siria, perché per salvare l’uomo nel mondo moderno è necessario salvare la Siria.


Netanyahu è andato a Mosca. Putin troverà il modo di placare il primo ministro israeliano?

Y.: Nella politica non ci sono affetti. Ma il politico che conosce bene gli interessi del proprio Paese sa anche riportare il suo Paese nella sfera d’influenza della comunità internazionale. Ed è quello che Putin è riuscito a fare. Avendo questa capacità e conoscenza, di sicuro riuscirà anche a consigliare Netanyahu di non fare passi falsi.



Notizia del: 14/05/2018

Nessun commento:

Posta un commento