mercoledì 17 ottobre 2018

IL SUCCESSO DEL DISCORSO DI GHEDDAFI ALL'ONU. PERCHE'?


di Diego Siragusa


Il discorso di Gheddafi, che ho pubblicato ieri nel mio blog, sta riscuotendo un enorme successo e sono centinaia i lettori che lo stanno condividendo. Nonostante la lunghezza e la complessità degli argomenti trattati, il capo libico ha il merito di non tacere nulla delle grandi questioni del XX° secolo. Denuncia l'inutilità dell'ONU, costituita a misura delle grandi potenze occidentali e incapace di evitare le guerre di aggressione. Gheddafi conta 65 guerre svoltesi dopo la II Guerra Mondiale sotto gli occhi impotenti dell'ONU che era stata creata per impedire le guerre, tranne quelle dirette contro tutta la comunità internazionale. Allo stesso modo il diritto di veto delle potenze nucleari nel Consiglio di Sicurezza, la disparità di trattamento e di diritti tra piccoli paesi e grandi potenze economiche e militari diventano argomenti attualissimi sui quali il capo libico svolge un'analisi attenta e intelligente. 
C'è un'argomento, sul quale da tempo molti riflettono, e che nessuno osa mettere in dicussione: la morte di John Kennedy. Nella parte finale del II volume di SIONISMO IL VERO NEMICO DEGLI EBREI, il mio compianto amico Alan Hart ha dedicato molte pagine al contrasto tra il Presidente americano e i sionisti a proposito della costruzione della bomba atomica che Israele aveva sempre negato di voler costruire.  Gheddafi nel suo discorso pone la questione in modo perentorio:

Poi, c’è l’omicidio del presidente degli Stati Uniti Kennedy nel 1963. Vogliamo sapere chi lo ha ucciso e perché. Ci fu qualcuno chiamato Lee Harvey Oswald, che è stato poi ucciso da un Jack Ruby. Perché l’ha ucciso? Jack Ruby, un israeliano, ha ucciso Lee Harvey Oswald, che uccise Kennedy. Perché questo israeliano uccise il killer di Kennedy? Poi Jack Ruby, l’assassino del killer di Kennedy, è morto in circostanze misteriose prima che potesse essere processato. Dobbiamo aprire i files. Il mondo intero sa che Kennedy voleva indagare sul reattore nucleare israeliano di Dimona. Questo incide sulla pace e sulla sicurezza internazionale e anche sulle armi di distruzione di massa. Ecco perché dobbiamo aprire il file.
Poi c’è l’omicidio di Martin Luther King, il reverendo nero e attivista dei diritti umani. Il suo omicidio è stato un complotto, e noi dovremmo sapere perché fu ucciso e chi lo ha ucciso.

Il laburista Peres aveva detto che nel deserto del Negev, a Dimona, c'era una fabbrica tessile. Bugiardo per vocazione, come tutti i sionisti! Si stava costruendo a Dimona la bomba atomica e Kennedy voleva che questo fosse appurato attraverso una ispezione che non ci fu mai. Quindi Kennedy doveva essere eliminato. Fu arrestato Lee Oswald accusato di essere l'assassino, ma pochi giorni dopo questi fu ucciso da Jack Rubinstein. Chi era Rubinstein? Figlio di ebrei polacchi emigrati negli Stati Uniti, èdescritto come un criminale abituale. Leggiamo il suo profilo tramite Wikipedia:

La vita di Ruby prese una piega inaspettata nel tragico fine settimana di Dallas del 22 novembre del 1963. Ruby era nella redazione del The Dallas Morning News, ove stava dettando una pubblicità per il suo locale, quando alle 12:30 la notizia che Kennedy era stato ucciso piombò nella stanza. Jack chiamò la sorella, decise di non aprire il locale e (anche se non ve ne è la certezza) si precipitò al Parkland Memorial Hospital per capire cosa fosse successo o perché, come molti suoi conoscenti in seguito raccontarono, non sapeva stare lontano dall'azione, dai luoghi in cui capitava qualcosa.

Due sorelle di Ruby ricordarono spesso la sua angoscia per l'uccisione di JFK: Ruby straparlava, piangeva, malediceva Oswald e glorificava il presidente e la povera moglie Jacqueline; ricordò improvvisamente un annuncio del quotidiano Dallas Morning News - che insultava pesantemente JFK - e temette che la colpa dell'omicidio venisse fatta ricadere sugli ebrei. Andò quindi alla stazione di polizia, s'intrufolò tra i giornalisti, diede consigli ai reporter e li rifocillò con una scorta di panini, raccontò a tutti il suo strazio per ciò che era successo e per le conseguenze che, secondo lui, il gesto di Oswald avrebbe avuto sulla comunità ebraica.

Durante un'intervista al giudice Henry Wade, che aveva appena incriminato Lee Harvey Oswald, intervenne brevemente, senza alcun titolo, per correggere il nome del comitato pro-Castro cui apparteneva Oswald. Non aveva alcuna ragione per trovarsi lì, tra reporter e cameraman, ma i poliziotti lo conoscevano bene e il caos in centrale era giunto a livelli inimmaginabili: come decine di altre persone, Ruby era libero di girovagare per gli uffici senza essere fermato.

Ruby uccide Oswald.

La domenica mattina Ruby uscì di casa verso le undici con la sua cagnetta Sheba e si recò in un ufficio della Western Union: mezz'ora prima aveva ricevuto la telefonata di una sua spogliarellista, Karen "Little Lynn" Bennet, che aveva bisogno di 25 dollari per pagare l'affitto. Ruby lasciò il cane nell'auto, parcheggiata davanti all'ufficio, e spedì il vaglia. L'orario stampigliato sul documento segnava le 11 e 17 minuti. Appena uscito dall'edificio Ruby vide una piccola folla davanti alla centrale di polizia.

Lee Oswald avrebbe dovuto essere trasferito nel carcere della contea già dalle dieci, ma un ritardo nelle pratiche e la volontà di Oswald di farsi riportare un maglione prima di uscire avevano ritardato il suo trasferimento. Incuriosito, Ruby si avvicinò ed entrò nel sotterraneo. Si trovò davanti a un assembramento di cameraman, reporter e cronisti: Oswald, che stava per essere portato fuori, gli passò proprio davanti alle 11 e 21 minuti. Ruby tirò fuori la pistola che portava spesso con sé e gli sparò un solo colpo all'addome, fatale, dicendogli: «Hai ucciso il Presidente, topo di fogna!».

Immediatamente fermato e incarcerato, si dichiarò sicuro di essere prosciolto: parlò con gli agenti dicendo di essere felice, di aver dimostrato di essere un ebreo coraggioso, sicuro che la polizia avrebbe capito il suo gesto, se non addirittura elogiato. Il processo però non andò come lui pensava: dall'imputazione per omicidio non premeditato si arrivò alla sentenza di condanna a morte perché il suo avvocato tentò di farlo passare per pazzo, invalidando così la tesi del gesto spontaneo e improvviso. La condanna fu poi tramutata in ergastolo e Ruby trascorse in carcere gli ultimi tre anni di vita.

La morte
Ruby morì di embolia polmonare, dovuta a un tumore ai polmoni, il 3 gennaio 1967 al Parkland Memorial Hospital dove, prima di lui, era deceduto lo stesso Oswald e dove il Presidente Kennedy era stato dichiarato morto. Fu seppellito nel Cimitero di Westlawn a Norridge in Illinois.


Leggendo questo profilo, scritto ad arte, anche un idiota capisce che non è credibile. Un delinquente abituale che ha libero accesso a luoghi  frequentati da giornalisti e poliziotti? Che sacrifica la propria vita perché ammiratore di Kennedy? Un ebreo delinquente comune preoccupato che la colpa dell'omicidio venisse fatta ricadere sugli ebrei? Per quale ragione? La verità è quella abbozzata da Gheddafi: che rapporto c’era tra la richiesta di ispezione a Dimona da parte di Kennedy e la sua eliminazione? Perché un ebreo uccise Oswald con motivazioni assurde e fu sottoposto a un processo a porte chiuse o silenziato? Rubinstein fu condannato a morte e poi all'ergastolo. Morì tre anni dopo, in circostanze misteriose, e tutto "l'affare Kennedy" fu messo a tacere. A Kennedy successe Lyndon Johson, filoisraeliano di ferro. 


L'altro crimine su cui Gheddafi chiedeva la verità, fu quello di Martin Luther King. La moglie, Coretta, è convinta che sia stato un omicidio di stato. La ricostruzione di quel delitto e i tanti interrogativi emersi, sono stati analizzati da William F. Pepper nel suo libro AN ACT OF STATE - THE EXECUTION OF MARTIN LUTHER KING. Ai lettori italiani questo libro dovrà essere messo a disposizione. Spero, quanto prima, di poter iniziare la traduzione di questo libro che il mio editore mi ha caldamente raccomandato.









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