di Mauro Gemma
per Marx21.it
I leader di Russia, Turchia e Iran dovrebbero incontrarsi, in videoconferenza, prima di agosto, per cercare di trovare una soluzione politica per la Siria. Nel frattempo, sono entrate in vigore nuove sanzioni statunitensi contro il popolo siriano.
Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, il 16 giugno, ha annunciato un possibile vertice del gruppo di dialogo inter-siriano e ha spiegato che a quel vertice, che avverrebbe prima della riunione del Comitato Costituzionale Siriano che raggruppa le forze di governo e i settori dell’opposizione favorevoli al dialogo con Assad, prevista per il prossimo agosto, potrebbe partecipare anche l'inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite in Siria, Geir Pedersen.
Lavrov è intervenuto durante un incontro nella capitale russa con la sua controparte iraniana, Jabad Zarif. E’ il primo incontro tenuto dal ministro russo dall'inizio delle misure di contenimento adottate contro la pandemia di COVID-19.
Durante i colloqui russo-iraniani a Mosca, è stato confermato che non esistono alternative agli accordi raggiunti durante il processo di negoziazione sotto forma di dialogo inter-siriano ad Astana, in Kazakistan. Questi sforzi dovrebbero procedere "nel rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale della Siria", ha sottolineato il capo della diplomazia russa.
Le due parti hanno inoltre affrontato i compiti da assumere per garantire la stabilità in Siria e le questioni in sospeso relative al ritorno di rifugiati e sfollati interni, nonché alla fornitura di aiuti umanitari alle persone che ne necessitano nel paese arabo.
Il Comitato Costituzionale era stato proposto al Congresso del Dialogo Nazionale Siriano, tenutosi il 30 gennaio 2018, nella città costiera russa di Sochi, con la partecipazione di oltre duemila delegati di diverse etnie, gruppi religiosi e politici in Siria. Le riunioni di novembre di questo comitato a Ginevra dovrebbero produrre sviluppi positivi nell'elaborazione o nella modifica della Costituzione siriana.
Nei giorni scorsi, i ministri degli Esteri russi, Sergei Lavrov, e della Difesa, Sergei Shoigu, si sono recati in Turchia per consultare le loro controparti su "questioni regionali di reciproco interesse", tra cui la guerra in Siria e i conflitti interni in Libia.
Mentre si intensificano gli sforzi per garantire un futuro di stabilità e concordia nazionale, il 17 giugno è entrato in vigore il Cesar Act, approvato unilateralmente dagli Stati Uniti d'America, che prevede di applicare nuove sanzioni contro Damasco e le compagnie che lavorano con la Siria. Misure illegali e disumane che aggraveranno ulteriormente le difficoltà del popolo siriano. La legge prende di mira in particolare le entità russe e iraniane che cooperano con le autorità siriane.
La Siria dovrà così affrontare nuove dure misure statunitensi con l'entrata in vigore di questa legge, l'ennesimo tentativo da parte dell'amministrazione statunitense di privare Damasco delle risorse vitali.
La diplomazia siriana ha più volte condannato l'iniziativa americana, sottolineando che le sanzioni non faranno altro che aggravare le difficoltà che affrontano i siriani. All'inizio di giugno, l'agenzia SANA ha citato una fonte governativa che "ha fermamente condannato il rafforzamento delle misure coercitive imposte dall'amministrazione statunitense" e ha definito tali sanzioni "terrorismo economico".
La stessa fonte attribuisce a Washington, con l'approvazione del Caesar Act - basato su "menzogne e ipotesi" -, la "responsabilità principale nella sofferenza dei siriani per quanto riguarda il loro sostentamento". Ma, per il governo siriano, "gli sforzi concertati dei siriani per proteggere l'economia nazionale garantiranno il fallimento degli effetti di queste misure".
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