Riceviamo da un gruppo di donne ricamatrici con sede a Ramallah e diffondiamo.
Palestina, Ottobre 2020.
Carissimi amici, vogliamo condividere con voi alcune notizie sulla situazione in Palestina, che ci sembra siano sconosciute o ignorate in Europa e nel mondo intero, e che ci addolorano e ci preoccupano molto.
Qualche mese fa i media internazionali avevano annunciato una dichiarazione congiunta dell’Amministrazione Americana di Trump e quella Israeliana di Netanyahu di quello che è stato chiamato in maniera equivoca “Piano di pace per il Medio Oriente”.
Questo senza alcuna consultazione o partecipazione dell’Autorità Palestinese e contro tutte le dichiarazioni delle Istanze Internazionali e le Risoluzioni dell’ONU riguardanti la Palestina.
Di fatto si trattava dell’annessione a Israele del territorio delle Valle del Giordano e di altre zone dei territori palestinesi.
Vista la mostruosità di questa dichiarazione, e la reazioni di alcuni paesi, l’applicazione di questa dichiarazione era stata rimandata a più tardi ……..
Ma, di fatto, questa dichiarazione iniqua, si sta applicando a grandi passi e senza tregua!
Ormai da qualche mese, tutte le sere alla T.V. palestinese, possiamo vedere quello che sta succedendo in Palestina, intorno agli insediamenti militari israeliani …..Tutti i villaggi palestinesi vicini agli insediamenti sono il bersaglio dell’aggressione dei coloni israeliani, sostenuti dall’esercito per occupare nuovi territori allo scopo d’ingrandire gli insediamenti e di rendere impossibile la vita agli abitanti dei villaggi.
Sradicano alberi di ulivo o ne bruciano intere piantagioni…passano i bulldozer su interi campi coltivati… distruggono le baracche che contengono materiale agricolo!
Due giorni fa abbiamo visto che strappavano dei pali elettrici per far passare una nuova strada per raggiungere un nuovo insediamento. E chissà quale villaggio e quale casa si ritroverà da quel giorno senza elettricità?
Distruggono anche delle abitazioni nei territori palestinesi con la scusa che sono costruite senza “permesso di costruzione”. Perché? Voi forse non sapete che la Palestina occupata è stata divisa in 3 zone: A, B, e C, con differenti “status “di occupazione militare. Per esempio nella zona “C “Israele si è preso “pieni poteri”. Ma la frontiera tra le zone esiste su “carta “, spesso passa molto vicina a dei villaggi palestinesi, che con gli anni si ingrandiscono evidentemente e si può arrivare facilmente che la casa si trovi in zona “C “, sapendolo o ignorandolo.
Allora dopo qualche mese o anno i proprietari ricevono un ordine di demolizione per avere costruito una casa senza permesso anche se è sul loro terreno. Permesso che sarebbe stato comunque rifiutato anche se formalmente presentato alle autorità militari
La demolizione va eseguita nelle 24 ore successive, giusto il tempo per salvare qualche documento o mobile…Ma il più assurdo è che il proprietario deve pagare le spese della demolizione oppure può far intervenire un bulldozer a sue spese, o con l’aiuto di amici o conoscenze, che faranno il lavoro ad un prezzo più conveniente…. e dunque alla fine è lui stesso che distruggerà la sua casa!
L’altro ieri una donna, mostrando un ordine di demolizione, diceva agli abitanti dell’insediamento vicino: “e voi, avete domandato all’autorità palestinese il permesso per costruire questo insediamento?”
Non abbiamo delle statistiche, ma spesso questo succede anche a Gerusalemme Est, dove le autorità Israeliane danno molto difficilmente un permesso di costruire, e allora si arriva alla distruzione continua di parecchie abitazioni.
E come possono reagire e resistere gli abitanti palestinesi?
Abbiamo visto un giorno una contadina che si era incatenata con catena e lucchetto ad un bell’albero nella sua piantagione di ulivi che stavano per essere distrutti!
Spesso delle manifestazioni si organizzano quando i “coloni “cominciano a circolare sui terreni dei villaggi. Gli abitanti dei villaggi manifestano e quando la distruzione è imminente altre persone vengono in sostegno.
Queste manifestazioni sono pacifiche, senza armi, e senza neanche le pietre che era l’unica arma possibile in Palestina! I manifestanti marciano con le bandiere palestinesi, in silenzio o con degli slogan, cercando d’interpellare i coloni o i soldati pesantemente armati … ma senza alcun risultato.
Di solito si uniscono a loro delle personalità civili o politiche, soprattutto il venerdì (il nostro Parroco partecipa molto spesso).
Alla fine il risultato è che sono dispersi con bombe lacrimogene, o allora si arriva alla violenza…. sono colpiti, battuti, buttati a terra o imprigionati.
La settimana scorsa un soldato, volendo bloccare un vecchio uomo che manifestava, ha schiacciato col suo ginocchio il collo dell’uomo, gesto tristemente noto, che aveva provocato la morte di un afro-americano……Un altro soldato è intervenuto,per mettere fine a questo tremendo gesto!
Ma tutta questa repressione non vince sulla determinazione della popolazione dei villaggi, che giurano che non abbandoneranno mai le loro terre.
Questi scontri succedono soprattutto nei pressi degli insediamenti militari nelle regioni di Hebron, Nablus, nella Valle del Giordano e nei pressi di Gerusalemme.
Ci fermiamo qua, essendoci limitate solamente a qualche esempio di quello che succede tutti i giorni nei nostri territori, senza parlare della regione di Gaza, dove la situazione è TRAGICA! Là ci vorrebbe un’altra lettera!!!
Ci sentiamo veramente INDIGNATE che tutto quello che sta succedendo in Palestina resti sconosciuto al di fuori, e per questo sentivamo l’urgenza di parlarne.
Potete far conoscere queste notizie intorno a voi, senza citare i nostri nomi
Il laboratorio continua a funzionare a rilento, ma per il momento nessun gruppo può arrivare, quindi non abbiamo praticamente nessuna vendita, a parte qualche piccola ordinazione da amici.
Nella speranza di tempi migliori, i nostri più cari saluti,
Le responsabili del laboratorio.
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