di FABIO MINI (generale)
22 ago 2025
Ricapitolando, non i fatti di questi tre anni e mezzo di guerra, poiché i lettori di questo giornale hanno avuto il privilegio di avere informazioni corrette giorno per giorno.
Per quanto la censura europea consentisse. Non le analisi che questo giornale ha pubblicato ribaltando le narrazioni prevalenti e smontando le menzogne che pseudo-analisti “d’alto ingegno perché d’alto lignaggio” avallavano seguendo le direttive euroatlantiche che poi erano quelle ucraine.
Ricapitolando, quindi, i risultati degli ultimi 15 giorni di guerra e di attività politico-diplomatiche, si nota sul fronte ucraino la costante pressione militare russa contro le organizzazioni difensive ucraine ormai ridotte a un colabrodo grazie alla tattica dei mille tagli adottata dai russi. Il termine evoca la famosa tortura cinese di tagliare brandelli di carne senza far morire il condannato, ma come tattica militare è la riesumazione del vecchio progetto occidentale del Supc (Small Unit Precision Combat) ideato per colpire a grande distanza obiettivi limitati previa acquisizione del dominio dell’aria e perfetta organizzazione operativa e logistica. Tattica che non è mai stata applicata dalle forze tradizionali in nessun teatro di guerra perché troppo intelligente e dispendiosa e perché non assicurava il mantenimento delle posizioni acquisite. E tuttavia è stata la tecnica usata dai raid di forze speciali o degli stessi terroristi a Mumbai e alle Torri gemelle.
I russi hanno potuto riprenderla acquisendo il dominio dell’aria, individuando obiettivi a corto raggio e schierando un apparato operativo e logistico di supporto in grado di mantenere il controllo di ogni metro acquisito. I russi hanno anche segnalato con determinazione che non intendono prendersi tutta l’Ucraina manu militari e neppure invadere l’Europa o attaccare un paese della Nato a meno che non siano europei e Nato ad attaccarli.
La Russia vuole riprendersi quei territori che sono russi, che la popolazione vuole siano russi per aver troppo sofferto a causa della foga nazifascista della dirigenza ucraina. La Russia si rende conto che l’Ucraina puntando tutto sul Donbas e non avendo forze sufficienti per riprenderselo è destinata alla capitolazione militare completa. O meglio alla ricapitolazione militare dopo quella sofferta nel 2015 e rimediata solo grazie all’intervento occidentale e alla ricostituzione delle forze armate da parte della Nato consentita dagli accordi truffaldini di Minsk.
La Russia sul campo ha già chiarito che ciò che riprende verrà mantenuto per garantire la propria sicurezza. La questione sul campo e in termini prettamente militari è quindi seria e seriamente affrontata dai russi; molto meno dagli ucraini e dai sostenitori europei che ignorando o mistificando la situazione sul terreno giocano a un tavolo politico-diplomatico con carte che non hanno, con idee che non hanno e con l’ostinata risolutezza a volere la propria disfatta: ossia ri-capitolando sul piano economico, politico e diplomatico come avvenuto in due guerre mondiali.
Da quando il presidente Trump ha sostituito il principale giocatore della partita e, come aveva preannunciato, ha impostato il gioco secondo le proprie regole, ucraini, europei e mezza America lo hanno preso di mira con una campagna di denigrazione. Non si vuole risolvere il conflitto, ma continuarlo “costi quel che costi” con una miopia straordinaria non solo sulla natura e l’ammontare dei costi, ma sulle stesse potenzialità di Europa e Usa. L’intenzione non è solo quella di convincere Trump a proseguire le politiche dell’assonnato predecessore versando miliardi inesistenti nel buco nero delle tasche dei dirigenti e oligarchi ucraini e quantità enormi di armamenti attingendo alle precarie scorte degli eserciti Nato; l’intenzione è quella di favorire il regime change non in Ucraina, come sarebbe logico, ma a Washington.
Il metodo è tragicomico: untuosità, acquiescenza, servilismo da un lato e ostinazione dall’altro mandando avanti il traballante Zelensky e sostenendo le sue richieste tanto oniriche quanto rivolte a far fallire qualsiasi tentativo di negoziato. Gli anatemi europei contro Trump e sulla sua idea di arrivare a un accordo con Putin si sono trasformati via via in subdole iniziative perché l’accordo non venga mai raggiunto. Ancora una volta con molta miopia perché senza l’accordo di Trump, l’Europa dovrà affrontare la Russia da sola. Trump gioca anche su questo minacciando di ritirarsi dalla questione nel caso di fallimento dei colloqui, ben sapendo che l’Europa non ha i mezzi per affrontare un conflitto diretto e perciò riservandosi di “aiutare” la guerra vendendo all’Europa e all’Ucraina le armi necessarie a proseguire la guerra. Armi che gli Usa non hanno (ci vorranno anni perché ripianino le scorte) e soldi che gli europei non hanno per acquistarle.
Gli anatemi anti-Trump si sono ripetuti in questi ultimi giorni a ogni annuncio di una telefonata o di incontro. Le accuse di essersi venduto a Putin, di voler smembrare l’ucraina e di aver perduto la faccia in Alaska guidano le sceneggiate inconcludenti dell’incontro di Washington e delle successive telefonate a Putin. Trump fornisce molti motivi di critica, nella questione di Gaza tre quarti del mondo gridano allo scandalo per il suo cinismo, ma nonostante la baraonda del circo euro-atlantico, il vertice bilaterale in Alaska è stato determinante per gli Usa e per la Russia. Il tema fondamentale dell’incontro non era l’Ucraina. Lo scambio di territori era una balla, nessuno dei due ha parlato o avrebbe voluto parlare di questo. Nessuno dei due capi di Stato ha parlato di un incontro per la pace o il cessate il fuoco in Ucraina. Le cose fondamentali sono state diverse e pertinenti ai rapporti bilaterali e quindi legittimamente dovevano escludere altri partecipanti. Russia e Usa hanno concordato sulla ripresa delle relazioni politico-strategiche, sulle limitazioni nucleari, sulla non belligeranza reciproca. Trump ha ribadito la propria aspirazione a rendere gli Usa meno dipendenti dall’estero e a non dare eccessivo peso alle pulsioni europee in politica ed economia. Trump ha ribadito che gli Usa comunque interverranno anche con le armi là dove i propri interessi nazionali siano minacciati.
GIOCO PERVERSO Illusioni e consigli sbagliati all’alleato ucraino portano i leader europei ad autoescludersi da ogni trattativa con Mosca. Trump lo sa bene e ha già risolto con Putin le questioni che interessano agli Usa.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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