di Diego Siragusa
9/1/2017
Ho letto tutti i commenti alle mie valutazioni sul duello tra Saviano e il sindaco di Napoli. I sostenitori dell'uno e dell'altro, in misura diversa, si dividono con eguale spirito combattivo. Perché, secondo me, ha ragione De Magistris?
Saviano è il prodotto del caso: è autore di un libro, GOMORRA, sopravvalutato e di scarso valore, scritto copiando dalle cronache, che lo ha portato sulla scena nazionale, e non solo. Il fatto che la Cassazione, con sentenza passata in giudicato, abbia condannato Saviano per il reato di "plagio", in relazione a diverse pagine di GOMORRA, compromette seriamente la sua reputazione. Le minacce della camorra, e la decisione delle autorità di proteggere Saviano con una scorta, sono l'aura dell'eroe che ha dato a questo giornalista prestigio e visibilità in misura sproporzionata. Tutto il sistema mediatico, la traduzione cinematografica del suo libro e alcune sue apparizioni in televisione, hanno fatto il resto. In seguito, ha scritto altri due libri che hanno esteso la sua fama e arricchito.... il suo conto in banca.
Recentemente, una sparatoria nel centro di Napoli, durante la quale una bambina è stata ferita, è stata l'occasione offerta alla "cicala Saviano", per pontificare sulla camorra e per sferrare un attacco, indiretto, all'amministrazione napoletana guidata dal sindaco De Magistris, affermando che le cose non sono cambiate e tutto è come prima. Premetto che la denuncia "letteraria" della criminalità organizzata ha un enorme valore, come ci ha insegnato Leonardo Sciascia che non ha mai avuto la scorta, e il ruolo di denuncia di Saviano non può essere sottovalutato. Ma quando uno come lui si innamora del proprio ruolo fino a diventare una specie di oracolo che dispensa ricette e censure a destra e a manca, allora è venuto il momento di ridimensionarlo e di sottoporlo ad una vera doccia scozzese. Questo ha fatto De Magistris, rammentando al nostro scrittore quello che l'amministrazione da lui guidata sta facendo per togliere l'acqua dentro la quale sguazza la camorra napoletana. Aggiungo che, in questi anni, Saviano dice di aver scoperto le sue origini ebraiche e va in giro a fare l'apologeta dei crimini dello stato di Israele. Complimenti!!! Si commuove, giustamente, per il ferimento di una bambina, ma gira la testa altrove davanti ai massacri e alle sevizie quotidiane del popolo palestinese, seviziato dall'etnia a cui dice di appartenere!!! Martin Luther King e Gandhi non facevano queste distinzioni e difendevano i diritti umani ovunque e comunque. Ricordo un aneddoto, quello della duchessa di San Pietroburgo che, in pieno inverno, con la sua carrozza andava a teatro per vedere la versione teatrale del libro LA CAPANNA DELLO ZIO TOM. La poverina si commuoveva fino alle lacrime per le vicissitudini degli schiavi neri in America, ma si dimenticava che il suo cocchiere e i servitori, fuori, stavano morendo di freddo. Così fa Saviano: pontifica, incoraggiato da alcuni gazzettieri che lo esaltano in ogni occasione, come un sicofante che scrive su La Repubblica e di cui non cito il nome.
La "formica" De Magistris dice questo a Saviano: "Io sto lavorando per cambiare la città di Napoli combattendo coi fatti la camorra. Tu cosa stai facendo?" Leggiamo le parole esatte del sindaco di Napoli:
"Caro Saviano, mi occupo di mafie, criminalità organizzata e corruzione da circa 25 anni, inizialmente come pubblico ministero in prima linea, oggi da sindaco di Napoli. Ed ho pagato prezzi alti, altissimi. Non faccio più il magistrato per aver contrastato mafie e corruzioni fino ai vertici dello Stato. Non ti ho visto al nostro fianco. Caro Saviano, ogni volta che a Napoli succede un fatto di cronaca nera, più o meno grave, arriva, come un orologio, il tuo verbo, il tuo pensiero, la tua invettiva: a Napoli nulla cambia, sempre inferno e nulla più. Sembra quasi che tu non aspetti altro che il fatto di cronaca nera per godere delle tue verità". Così in un post su Facebopok il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, commenta le parole di Roberto Saviano a proposito della sparatoria dell'altro giorno nel centro storico in cui è rimasta ferita una bambina di dieci anni. "Più si spara, più cresce la tua impresa - aggiunge - Opinioni legittime, ma non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra. Se utilizzassi le tue categorie mentali dovrei pensare che tu auspichi l'invincibilità della camorra per non perdere il ruolo che ti hanno e ti sei costruito. E probabilmente non accumulare tanti denari".
"Ed allora, caro Saviano, mi chiedo: premesso che a Napoli i problemi sono ancora tanti, nonostante i numerosi risultati raggiunti senza soldi e contro il Sistema, come fai a non sapere, a non renderti conto di quanto sia cambiata Napoli - insiste il primo cittadino - Ce lo dicono in tantissimi. Tutti riconoscono quanto stia cambiando la Città. Napoli ricca di umanità, di vitalità, di cultura, di turisti come mai nella sua storia, di commercio, di creatività, di movimenti giovanili, di processi di liberazione quotidiani. Prima città in Italia per crescita culturale e turistica. Napoli che ha rotto il rapporto tra mafia e politica. Napoli dei beni comuni. Napoli del riscatto morale con i fatti. Napoli autonoma. Napoli che rompe il sistema di rifiuti ed ecomafie. E potrei continuare."
Mi sembrano parole chiare e ragionevoli. Non è la prima volta che persone scaltre utilizzano le tragedie nazionali per fare i propri interessi. Lo scrittore ebreo Finkelstein ha scritto un libro: L'INDUSTRIA DELL'OLOCAUSTO, in cui documenta come certi ebrei, utilizzando l'emozione per la Shoà, scrissero libri falsi, inventando esperienze personali inesistenti, guadagnando celebrità e danaro. Sciascia, quando parlò dei "professionisti dell'antimafia", si attirò molte critiche, ma i fatti successivi gli diedero ragione. Le formiche furono uccise e le cicale sono ancora lì tranquille o hanno cambiato casacca.
Ma c'è ancora un'altra censura a carico di Saviano. Non abita a Napoli e, coi soldi guadagnati, si è comprato un attico panoramico a New York per sfuggire, dice lui a Vanity Fair, alla cattiveria contro di lui e la sua famiglia. Qualche sciocco si è affrettato, con spocchia, a bollare come invidiosi, quei critici che censurano lo stile di vita di Saviano e il suo conto in banca. La domanda che dovrebbero farsi costoro è molto semplice: "Con quale credibilità, da New York, pretendi di combattere la camorra? Con quale coerenza "umana" combatti una battaglia di civiltà in Italia e chiudi gli occhi, come ebreo sionista, davanti a fatti infinitamente più gravi?" Altri sciocchi, perché tali sono, si sono chiesti: "Cosa c'entra il sionismo?" Un vero scrittore, un vero intellettuale non deve essere "indifferente", per riferirmi ad un famoso scritto di Gramsci. Saviano lo è. Questo gli contestiamo. Mentre scrivo giunge la notizia della morte di un grande pensatore ebreo antisionista, Zygmunt Bauman, dotato di una coerenza granitica e di una levatura morale altissima, capace di abbandonare Tel Aviv per una città inglese dove ha insegnato in polemica con lo stato criminale di Israele. Questa è la sostanza delle critiche severe che Vittorio Arrigoni, dall'inferno di Gaza, rivolse al nostro sopravvalutato scrittore.
Purtroppo, finché avrà estimatori, adulatori e sciocchi gazzettieri al suo servizio, pronti a sbandierare i suoi libri, saremo costretti a sopportare Saviano.
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