di Gideon Levy
Non ci saranno altri processi
Azaria. I politici e la gente non permetteranno che accada
Haaretz, 05.01.2017
Guardate bene il processo al
soldato Elor Azaria: ecco a cosa assomiglia un’agonia mortale. Ecco a cosa
assomigliano l’agonia di un buon governo e gli ultimi spasmi di una società
sana. Ecco a cosa assomiglia l’apparente uguaglianza davanti alla legge – (che
cosa sarebbe successo se Azaria fosse stato palestinese?) – quando quasi tutte
le maschere sono già state strappate, compreso il velo della vergogna. Ecco a
cosa assomiglia la democrazia quando pensa di poter continuare ad esistere
indisturbata persino come brutale tirannia militare in casa propria. Ecco a
cosa assomiglia un esercito di occupazione quando ancora insiste su un qualche
sacro simulacro di legalità e valori.
Tutto precipita nella stessa
direzione, e la corsa ha prodotto un ultimo e disperato tentativo di ammantarla
di correttezza, sotto forma del processo ad Azaria o dell’evacuazione
dell’avamposto di Amona, per esempio. Quando Moshe Ya’alon e Gadi Eisenkot, due
comandanti militari responsabili di crimini di guerra ed occupazione, sono
diventati i tutori della legge e della moralità in Israele, la situazione è più
che disperata.
Vale la pena di soffermarsi su
di loro: presto anche loro non saranno più lì. Il loro posto verrà occupato da
gente persino peggiore. Ieri la folla minacciava: “Gadi, Gadi, stai attento,
Rabin (primo ministro israeliano assassinato nel 1995 da un colono ebreo
estremista, ndtr.) sta cercando un compagno.”
Forse perderemo Eisenkot. E’
difficile crederlo, ma anche lui ormai appartiene ad una specie a rischio.
Persino il conduttore televisivo Dany Cushmaro ieri è stato preso di mira dalla
gentaglia. Che cosa ridicola.
In tribunale un giudice
militare ha pronunciato una sentenza circostanziata ed argomentata, chiara ed
inequivocabile e che prescinde assolutamente da quanto stava avvenendo
all’esterno. In tribunale l’imputato è stato applaudito, mentre i giornalisti
facevano a gara su chi riuscisse a mostrare maggior compassione ed empatia per
lui (per che cosa, esattamente?). E all’esterno centinaia di dimostranti
minacciavano di assaltare il tribunale, l’esercito e i media, mentre il coro di
incitamento dei politici li aizzava.
I ministri della cultura,
dell’educazione e dell’interno stanno già perdonando Azaria. La deputata
dell’Unione Sionista (coalizione di centro sinistra, ndtr) Shelly Yacimovich
(!) si è già unita a loro. Le regole sono state invertite una dopo l’altra: una
persona condannata per omicidio è un eroe; il capo di stato maggiore
dell’esercito di occupazione è un modello di moralità; i ministri del governo
stanno sovvertendo il sistema giudiziario e militare. E l’opposizione è
inesistente.
Quanta strada ha fatto Israele
dal perdono accordato ai predecessori di Azaria, gli esecutori dell’attacco al
bus 300 nel 1984, quando due palestinesi che avevano sequestrato un autobus
furono catturati vivi dal servizio di sicurezza dello Shin Bet ed in seguito
messi a morte. Loro per lo meno non sono diventati degli eroi. Forse hanno
persino provato un momento di vergogna per le loro azioni.
Sono passati 13 anni
dall’ultima volta che un soldato dell’esercito israeliano è stato condannato
per aver commesso un omicidio in servizio e quella volta si è trattato di un
soldato beduino, che ha passato 6 anni in prigione esclusivamente grazie alle
pressioni internazionali (aveva ucciso un fotografo britannico). Le operazioni
“Piombo fuso” e “Scudo Protettivo” a Gaza, con le centinaia di morti evitabili,
si sono concluse senza alcuna condanna. Le esecuzioni di ragazze armate di
forbici e di ragazzi con coltelli si sono succedute anch’esse senza che nessuno
venisse processato, sotto gli occhi di Eisenkot.
“C’è un giudice nel quartier
generale dell’esercito?” Praticamente nessuno. Azaria non è stato il primo
giustiziere e non sarà neanche l’ultimo.
E’ un bene che sia stato
condannato. Se gli viene comminata una condanna adeguata forse questo impedirà
qualche altra uccisione criminale. Ma non c’è da rallegrarsi per questo. Le
telecamere di B’Tselem – quell’associazione di traditori e bugiardi – ha
costretto l’esercito a metterlo sotto processo. Le prove hanno costretto il
tribunale a condannarlo.
Ed è stato il canto del cigno.
Non ci saranno altri processi Azaria. I politici e la gente non lo
permetteranno.
La radice di tutto ciò è
l’odio per gli arabi. Azaria è potenzialmente un eroe nazionale per una sola
ragione: ha ucciso un arabo (il confine tra arabi e terroristi è labile in
Israele). Ha fatto ciò che molta gente avrebbe voluto fare e ciò che molta di
più pensa che avrebbe dovuto fare.
E’ stato un omicidio nato
dalla pietà: l’autocommiserazione dell’occupante per l’amarezza del proprio
destino. Povero soldato Azaria, costretto a sorvegliare un checkpoint a Hebron.
Poveri i suoi compagni, che lo hanno mandato là. Povero Israele, che è
costretto ad erigere checkpoints nel cuore di una città palestinese ed a
strangolare i suoi abitanti. Ma nessuno è stato processato per questo.
Azaria non è né un eroe né una
vittima. E’ un criminale. Ma al di sopra di lui ci sono criminali ancor più
grandi.
(Traduzione di Cristiana
Cavagna)
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