di Enrico Vigna
Il 25 dicembre 2016 è caduto sul Mar Nero in Russia un aereo
Tupolev TU –154 del Ministero
della Difesa russo con 92 persone a bordo, tutte decedute.
Era diretto in Siria per portare un carico di aiuti
umanitari destinati all’Ospedale Tishreen e a
quello di Lattakia. A bordo c’era una parte del coro
dell’Armata Rossa, che avrebbe cantato il 31
dicembre in un concerto per le truppe russe. Sull’aereo vi
erano anche 9 giornalisti tra cui tre
reporter del Canale Uno di Russia e tre del canale
televisivo Zvezda Tv.
La delegazione sanitaria era guidata da Elizaveta Glinka,
meglio nota in tutta la Russia e tra i
popoli in guerra come “Dottor Liza”. Elizaveta era Membro
del Consiglio della Presidenza per i
diritti umani in Russia, medico sempre in prima linea
nell’assistenza sociale, in particolar modo dei
bambini e degli ultimi a Mosca e “angelo” dei bambini
vittime delle guerre, dalla ex Jugoslavia, al
Donbass, alla Siria. Migliaia di loro debbono al suo impegno
e dedizione disinteressata la vita e un
futuro. Senza nessuna concessione alla retorica, penso che
questa sia una gravissima perdita per
l’umanità, oltreché per i bambini “sventurati” vittime delle
guerre. In Russia, anche negli angoli più
sperduti di essa, “Dottor Liza” era conosciuta, amata,
rispettata, così come presso migliaia di
bambini e madri dell’Afghanistan, della ex Jugoslavia,
dell’Ucraina, del Donbass e della Siria.
Penso che la testimonianza che più di tutte dà il senso di
chi era questa donna consista nelle parole
di un bambino di Donetsk curato e salvato dopo un
bombardamento dei Battaglioni ucraini, che alla
domanda perché fosse così legato a “Dottor Liza” ha risposto
che “quando lei mi prese in braccio
ferito, ero soprattutto terrorizzato dagli scoppi e dal
dolore che sentivo, e quando piangente la
guardai, vidi che il mio dolore era nei suoi occhi, allora
non ebbi più paura, non mi sentivo più
solo a soffrire”.
Nel dolore e ricordo di tutte le vittime perite all’interno
di una missione pacifica e umanitaria, con
intenti di solidarietà verso gli altri e disinteressata, intendo
qui ricordare e onorare la memoria di
una grande donna, una grande dottoressa e una grande
persona. Ho avuto la fortuna di incontrarla e
conoscerla sui sentieri della solidarietà e delle devastanti
conseguenze delle guerre sugli esseri
umani, che anch’io ho vissuto e conosciuto sul campo.
Ricordo con commozione e tristezza profonda nell’anima, il
primo contatto che ebbi con lei due
anni fa all’interno dell’apertura dei Progetti di
Solidarietà con il Donbass, oggi denominato “SOS
Donbass”, che stavamo impostando dopo la drammatica apertura
della crisi ucraina, sfociata
nell’aggressione alla popolazione di quella regione. Un
amica russa, Ana, che a Rostov ci faceva da
referente, mi parlò di questa dottoressa di Mosca che si
occupava direttamente della solidarietà con i
bambini, fornendomi il contatto e i suoi riferimenti.
Dopo alcune mail e la presentazione delle mie credenziali e
curriculum delle attività svolte in Serbia
negli ultimi 15 anni scoprimmo di avere una conoscenza
comune: una dottoressa serba con cui
avevo collaborato. Così tutto divenne semplice e fluido.
Ricordo il primo collegamento skype e non
lo dimenticherò mai più; serberò per sempre nell’anima quel
suo sorriso bello, sereno, semplice,
con un velo di tristezza. Allo stesso modo non dimenticherò
la sua disponibilità, pur sapendo quanto
fosse prezioso il suo tempo.
Ancora non sapevo di aver incontrato una persona rara, una
donna eccezionale, una dottoressa
speciale. Così cominciò una collaborazione che poi trovò
altri sentieri e sviluppi e che oggi vivono
nei Progetti di solidarietà interni a “SOS Donbass” del
CISDU (Centro di Informazione e
Solidarietà con il Donbass e l’Ucraina resistente).
Ricordo che nell’ultima conversazione che avemmo, dopo avere
risposto ad una mia richiesta di
consigli su un Progetto in Donbass, la trovai più affaticata
del solito. Non sapevo che in realtà lei
stava costruendo un ennesima progettualità e stava lavorando
senza posa ai Progetti per i bambini
sventurati della Siria. Ovviamente per problemi di sicurezza
non ne parlava: addirittura ricordo che
io le dissi del nostro Progetto “SOS Siria” e lei non
aggiunse nulla, si limitò a complimentarsi. La
nostra ultima conversazione finì con serenità, una serenità
un pò triste e malinconica, ma distesa,
quando lei mi salutò in serbo, sorridendo dolcemente, con un
“doviden ja”.
Un arrivederci che non ci sarà più. Ora io sono qui con un
bicchiere di Sijvovica, un oceano di
malinconia e dolore, e un altro buco nel cuore e nell’anima
divenute ormai brughiere.
E stasera io purtroppo alzando il bicchiere sono costretto a
dire ADDIO, piccola grande donna
russa.
Come recita un detto cinese ci sono morti leggere come piume
e morti che pesano come una
montagna.
Chi era Elizaveta Petrovna Glinka.
Nata il 20 febbraio 1962, onorata tre volte, con
riconoscimenti di Stato per le sue straordinarie
attività umanitarie e di solidarietà:Ordine dell’Amicizia, Decorata
per la Beneficenza e Solidarietà,
Premio di Stato della Federazione Russa per l’Umanitarismo.
Alla cerimonia di presentazione del Premio di Stato al
Cremlino la Glinka ringraziò il Presidente
russo Vladimir Putin “per conto di centinaia di madri con i
loro figli feriti, di Donetsk e della
regione di Donetsk, che sono state portate fuori dalle zona
di combattimento grazie al vostro
intervento. Oltre a tutti coloro che hanno aiutato i bambini
nei trasferimenti”.
In quella occasione in diretta televisiva Elizaveta Glinka
invitò i funzionari politici e statali “a
guardare dentro le pieghe della vita, la sofferenza dei
bambini, dei malati e dei feriti, dei
bisognosi”.
Era nata in una famiglia di militari, aveva studiato
all’Istituto Nazionale Russo di Ricerca Medica a
Mosca, laureandosi in Anestesia Pediatrica. Sposata, aveva
tre figli, di cui uno adottato. Nel 1986
era andata negli USA per specializzarsi nelle “cure
palliative”, che l’hanno poi portata a lavorare e
costruire le strutture degli Hospice per malati terminali.
Tornata a Mosca ha fondato il Primo
Hospice di Mosca. Poi, ironia e farsa del destino, andò in
Ucraina è fondò il Primo Hospice
pubblico a Kiev per i malati ucraini. Scrivo ironia e farsa,
perché nei giorni seguenti sui media e
social net work ucraini dei neonazisti, e anche in piazza,
la sua morte è stata festeggiata, e Liza è
stata disgustosamente dileggiata, insultata…una sporca
moskal (termine dispregiativo per
indicare un russo in Ucraina) in meno, hanno scritto.
Potenza del fanatismo e dell’idiozia: lei che
per prima aveva aiutato disinteressatamente gli ucraini più
bisognosi. Vergogna Ucraina odierna!
Nel 2007 Liza ha fondato la ONG umanitaria “Il Giusto Aiuto”.
La fondazione si occupa di aiutare i malati terminali di
cancro, i bisognosi, i senza tetto, barboni,
fornendo loro assistenza sanitaria gratuita, aiuti economici
e altri servizi sociali essenziali.
Era amata in tutta la Russia ed era nei cuori della gente,
per un motivo molto semplice. Per molti
anni, ogni giorno, ha fornito cure mediche, alimentando i
senza tetto, offrendo loro riparo e vestiti.
Nel 2014 dopo lo scoppio della guerra in Donbass la Glinka
si è adoperata per far evacuare
centinaia di bambini feriti o mutilati dalle zone del
conflitto, andandoli a prendere con il suo staff,
tra bombardamenti e attentati, e portandoli negli ospedali
di Mosca e San Pietroburgo, dove sono
state garantite loro operazioni e cure gratuite. Ha anche
organizzato un ambulatorio per bambini con
arti amputati, dove possono condurre la riabilitazione dopo
il trattamento in ospedale.
E’ stato calcolato che ha attraversato i confini oltre 20
volte, rischiando ogni volta la vita in quanto
non aveva permessi dalle autorità. Il governo golpista di
Kiev le lanciò anche accuse di sottrazione
di minori e violazioni dei confini, ma lei rispose che le
parti politiche erano irrilevanti per lei,
quando in gioco c’erano vita e morte: “Io non sono schierata
da nessuna parte, io sono schierata
dalla parte di bambini feriti e indifesi che per qualche
ragione sono lasciati senza aiuti e
assistenza. Anche a costo della mia vita e basta”, dichiarò
in una intervista radio. Ribadendo che la
sua organizzazione aveva aiutato con medicine,
strumentazioni sanitarie, cibo e aiuti vari, anche
ospedali in Ucraina e di questo il governo di Kiev era al
corrente, ma si guardava bene dal
ricordarlo.
Elizaveta Glinka in molte interviste non si sottraeva anche
ad un ruolo sociale attivo nel suo paese,
da cittadina attiva, esponendo suoi punti di vista o
giudizi, pur non schierandosi mai con partiti o
gruppi politici.
In una intervista a Pravmi.ru ribadiva della necessità
dell’unità del popolo russo in questa fase
storica, della sua unione, e raccontava dei Progetti di
solidarietà e il suo impegno: “attorno alla
Russia si sta dispiegando una situazione molto difficile. E
le sanzioni sono prive di fondamento.
Visito regolarmente di persona Donetzk e il Donbass e non ho
visto le truppe russe lì, piaccia o non
piaccia sentire questo. Ci sono le milizie locali di
autodifesa e ci sono le truppe ucraine che si
fronteggiano. C’è una guerra civile riconosciuta anche dalle
Nazioni Unite. Insieme ad altri medici
abbiamo dato vita al Progetto denominato «Noi siamo una cosa
sola». Lo scopo di questa
campagna è dimostrare l'unità nella ricerca della
pace, l'unità e la capacità di lavorare per il dialogo, non per la guerra.
A Donetsk la situazione è molto pesante, abbiamo portato via
altri bambini che sono terrorizzati e
che si chiudono le orecchie ad ogni suono. Il loro viaggio,
grazie a Dio, è andato bene. Ma hanno
pianto moltissimo quando sono stati presi in braccio da
persone in uniforme anche se erano del
Pronto Soccorso e del Ministero delle Situazioni di
Emergenza.
Proprio così, scrivetelo: quando sono arrivate persone in
divisa ho pregato loro di togliersele; ho
detto che i bambini li portavamo noi stessi. Tuttavia, la
gente è arrivata in divisa e tutti i bambini
hanno iniziato a piangere. Cercavo di spiegare a tutti che
eravamo in viaggio da oltre un giorno ed
i bambini si stavano abituando a noi e avevano molta paura
delle persone in divisa. Per questo,
quando sono arrivati gli equipaggi delle ambulanze hanno
iniziato cominciato a gridare come
subissero una ferita. In questo viaggio per tre di questi
bambini c’è bisogno di sedie a rotelle. Un
bambino cieco di sei mesi necessita di un passeggino. Un
dodicenne ha una paralisi cerebrale e ha
bisogno di un buon passeggino per un bambino con la sua patologia.
Perché la sua mamma non
può più portarlo in braccio, è troppo grande.
E c'è un bambino di due anni che soffre di
encefalite. Egli non riesce a sedersi ed ha bisogno di un passeggino per bambini della sua età.
E inoltre tutti questi bambini sono vestiti molto male. Sul
posto non ci sono soldi. Quindi se
qualcuno può portare loro dei vestiti, sarà molto utile,
biancheria intima, abbigliamento esterno,
calze, pantaloncini, tute, cappelli”.
Il difensore civico dei bambini della Federazione Russa Anna
Kuznetsova ha dichiarato:
“Elizaveta Glinka! Questo nome nel nostro paese e nel mondo
deve rimanere una bandiera
dell’umanità”. Giornali, media, reti sociali sono stati
inondati di pensieri, messaggi, lettere,
testimonianze.
Il direttore dell’Hospice di Ekaterinburg, Yevgeny Roizman,
ha deciso di chiamare l’ospedale con
il nome “Dr. Liza”. In una intervista ha dichiarato che
seppur non avesse una amicizia stretta con
lei, Liza “è stata molto importante per me. La sua vita è
stata una vera predicazione incessante
della battaglia per la protezione dei bambini. Lei
rappresentava il vero valore dei nostri intenti e
non le priorità dello show business. Ha salvato molte vite,
vite di bambini e non solo. Dobbiamo
mantenere la sua memoria.
Questi nomi dobbiamo innalzarli come una bandiera, con tali
nomi dobbiamo battezzare strade e
edifici, stabilire Premi umanitari in nome dei valori che
raffigurava e devono divenire patrimonio
della memoria storica e dei nostri figli. Cosa mi ricorderò
di lei? Probabilmente il suo camice
bianco. Lei con i suoi figli in qualche viaggio. Il
significato della sua opera e della sua vita, i suoi
sogni, l’energia che emanava”.
Un’altra lettere recita: “ci ricorderemo di lei, pensando
alla sua vita di tutti i giorni, l’Hospice,
l'assistenza ai senza casa, gli aiuti umanitari. Sui
Forum, in Facebook, dove scriveva sempre
invitando le persone a resistere e sopportare il dolore e la
sofferenza, a pensare al bene, al futuro.
Lei è stata una santa nella vita terrena, ogni giorno della
sua vita. Cara Dr. Liza, ti amo molto, e
sono così disperata che non voglio ancora credere a questa notizia
e alla lista dei morti”.
Yelena Kotova, direttrice del Fondo di carità "Culla della speranza": “Un anno fa, quando il mio progetto per i bambini disabili sembrava non sarebbe stato
approvato dai funzionari federali, ho chiesto per caso un colloquio con Dottor Liza. Volevo
proprio incontrarla, ma pensavo che sarebbe
stato difficile organizzare un incontro, poi ho deciso di provare.
Era stato molto più facile di quel
che pensavo. Elizaveta mi convocò nel suo ufficio. Avevo
così tanta paura di arrivare in ritardo,
che arrivai 2 ore prima. Ho aspettato le due ore ma poi ho
incontrato una donna straordinaria; si è
seduta al tavolo e intorno era pieno di cose, di scatole,
kit di aiuto umanitario, confezioni di
medicinali pronti per essere spediti. Ho preso un respiro e
cominciò a parlare spiegando tutto sul
nostro progetto. Lei sorridendo mi ha fermato. Ha subito
detto che mi avrebbe sostenuto
promettendo di aiutarmi. La sensazione era di star parlando
con una persona di famiglia, una
persona cara. Liza per me è una donna con la D maiuscola. Del
Progetto non sappiamo ancora
nulla al momento. Ma so che lei ha portato ai media le
nostre argomentazioni in difesa del diritto
alla vita. La sua perdita è una mia perdita personale. Ora
mi restano solo lacrime, di mattina e di
sera”.
Il Presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov ha annunciato che
è stato dato il nome di Dottor Liza
all’Ospedale Statale per bambini di Grozny. “Dr. Liza si è
dedicata alla causa più nobile - salvare i
bambini”, ha dichiarato Kadyrov. “Aveva una formazione
medica brillante e avrebbe potuto
lavorare in qualsiasi clinica, ma lei ha scelto la via
difficile di aiutare coloro, che non hanno potuto
ricevere aiuto da un'altra parte.
Anche il direttore Responsabile del Coro Armata
Rossa, Valery Mikhailovich [Khalilov] è stato
insignito della medaglia della Repubblica di Cecenia per
meriti umanitari “Sono fiducioso che i
nomi di queste grandi persone rimarranno per sempre nella
storia della Russia e della Cecenia, il
loro sforzo per salvare i bambini in luoghi di guerra e di
conflitto rimarrà per sempre nella
memoria dei popoli.”, ha concluso il presidente ceceno.
Grapham Philips, inglese, uno dei rari giornalisti
occidentali che ha documentato la guerra civile
in Donbass, in una intervista a Dottor Liza del mese di
aprile 2016 le disse che “molte persone
pensano che siete un angelo”. Lei rispose: “Dicano pure
Grisha (una russificazione amichevole di
Graham), è divertente, è piacevole, ma è solo divertente.
Che tipo di angelo sono io? Io sono solo
una donna comune. Lasciate che lo dicano. Per quanto
riguarda il lavoro, sto lavorando molto. E’
molto difficile, e non c'è nulla di angelico in
questo lavoro, si vede. Esso comporta lunghi negoziati
con burocrati, che non finiscono sempre con un successo.
Vede qui, ad esempio, ho appena ricevuto
una lista, questa è una nuova lista per ricoveri in
ospedale. 2 bambini feriti, 2 bambini ciechi,
bambini nati nel 2014, quindi già durante la guerra.
Stiamo andando per prenderli. Per portarli a San Pietroburgo,
siccome negli ospedali di Mosca
non hanno posti per questi tipi di pazienti - e voglio
richiamare l'attenzione giornalistica su questo fatto. E qui ci sono i documenti per i bambini che sono già
stati trasportati fuori, lavoriamo su
ciascun caso di bambino singolarmente. Ma tutto può essere
possibile. Vede, c'era una ragazza, a cui era stata data una
prospettiva terribile, ma con Vika (diminutivo di Viktoria), alla fine vinse il bene, era stata sul punto di
morire e poi alla fine è arrivata a ballare, come un piccolo cigno o qualche altra creatura sublime; fu
uno spettacolo commovente, una bambina che prima non riusciva nemmeno a sedersi e si
appoggiava sulle braccia. Ora riusciva a ballare. Ecco, vede, tutto è possibile, Grisha.”. Questo era
“Dottor Liza”.
Lana Zhurkina dottoressa, collega: “Era una persona
eccezionale. Ha fatto cose che la maggior
parte delle persone pensava fossero impossibili. Ma questo è
esattamente ciò che Elizaveta era. Si
preoccupava per i suoi colleghi al punto che preferiva
recarsi lei nei punti più caldi e pericolosi”.
A Life.ru. una giovane madre di Donetsk, il cui figlio
Elizaveta Glinka aveva aiutato per una
grave malattia, ha così espresso il suo dolore: “a mio figlio
era stata diagnosticata una cardiopatia
congenita, doveva essere operato d'urgenza, ma noi
non eravamo in condizioni economiche da
permetterci un trasferimento. Abbiamo incontrato la Glinka a
Donetsk, lei subito si è adoperata per
farci andare a San Pietroburgo, dove il bambino è stato
operato con successo, lei gli ha donato una
seconda vita. Questa è una tragedia terribile, ha aiutato
tanti bambini, tanti adulti e a tutti ha dato
speranza e fede nel futuro”.
Qui il video con i sottotitoli in italiano a cura di
SakerItalia, del suo discorso l’8 dicembre al ricevimento del Premio di Stato della Russia, al
Cremlino.
“…Quando partiamo non sappiamo mai se torneremo vivi, perché
la guerra è l'inferno sulla terra, e so di cosa sto parlando. Ma siamo certi che la
bontà, la compassione e la misericordia sono più forti di qualsiasi arma…”.
L’Alexandrov Ensemble, noto come il Coro dell’Armata Rossa,
tra le vittime del disastro aereo.
Erano 64 uomini e donne, membri del Coro ufficiale delle
Forze Armate russe, tra cui il Generale Valery Khalilov, direttore dell’Alexandrov.
Nel coro vi erano cantanti, musicisti e ballerini. Il coro
fu creato nel 1928; il suo nome è in ricordo
al suo primo direttore Alexander Alexandrov Vasilyevich, che
ha anche scritto la musica dell’inno
nazionale sovietico e di quello russo.
Dopo la notizia della sciagura il famoso attore russo Vasily
Lanovoy, in una intervista televisiva,
dove a stento riusciva a parlare tra le lacrime, ha spiegato
il significato epocale di questo coro:
“Quando ero bambino durante l’occupazione nazista nel 1941,
sentii per la prima volta la loro
esortazione -Alzati, grande paese!-, il terzo giorno di
guerra. Penso che sia un pezzo della storia
del popolo russo, una storia leggendaria che non può
scomparire, che deve essere ricostruito”.
Enrico Vigna per SOS Siria, SOS Donbass, SOS Kosovo
Methoijha, Forum di Belgrado, CIVG.IT
Nessun commento:
Posta un commento