venerdì 13 gennaio 2017

Israele aveva distrutto la casa della sua famiglia: il freddo uccide neonato palestinese



Gaza-PIC. Tutta la gente che ha saputo della morte del piccolo palestinese Mohammed Al-Suwerki, di appena 12 giorni, si sente come il corpo attraversato da un brivido di orrore, dato che conosce la storia di un bambino la cui casa di famiglia fu demolita dalle forze di occupazione israeliana (IOF) poco prima della sua nascita. E in seguito, all’inizio del nuovo anno, le temperature rigide lo hanno portato alla morte, mettendo tragicamente fine alla sua breve vita.
Fonti mediche palestinesi dell’ospedale Martiri di Al-Aqsa di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza, hanno annunciato la morte del neonato palestinese Mohammed Al-Suwerki, causata dalle rigide temperature.
Il padre di Al-Suwerki ed i suoi fratelli hanno perso la casa durante l’offensiva del 2014, distrutta per mano dell’esercito di invasione israeliano. Hanno quindi cercato rifugio in qualche roulotte, descritte dagli abitanti locali come dei “frigoriferi”, per rendere l’idea di quanto siano di solito fredde durante l’inverno.
L’ULTIMA NOTTE
Il padre del neonato, Ahmed Al-Suwerki di 22 anni, è sotto shock. Non ha prestato abbastanza attenzione a sua moglie che stava allattando il neonato durante quasi tutta la notte.
Ha riferito ai reporter di PIC: “Io vivo con mia moglie e due bambini, Hani, di tre anni, e Mohammed di 12 giorni, in questa roulotte che durante l’inverno è fredda come un frigorifero”. E’ rimasto sorpreso quando sua moglie, controllando il neonato al mattino, lo ha trovato immobile.
La famiglia di Al-Suwerki ha lasciato la propria casa, che si trovava nella zona orientale di Gaza, perché  era stata distrutta durante l’offensiva delle IOF nel 2014 contro la Striscia, ed ha cercato rifugio in una scuola gestita dall’ONU. Dopo la fine dell’offensiva, alla famiglia è stata offerta una roulotte, nella quale hanno continuato a vivere fino ad oggi.
“La mia situazione è molto difficile – ha spiegato Ahmed – ed è anche peggiorata a causa dell’incremento del freddo. Ora ho perso mio figlio. Tutto quel che chiedo è una casa in cambio del mio appartamento che è stato distrutto dalle IOF. Lo chiedo al mondo intero: venite a vedere la mia situazione”.
LA CAMERA DELLA MORTE
Abu Majdi Al-Suwerki, il nonno del neonato, ci ha portati nella roulotte dove vive la famiglia. E’ a poche centinaia di metri dal confine orientale di Gaza.
Il nonno indica il letto del neonato, che è stato riordinato dopo la sua morte, e che sembra non essere mai stato utilizzato, dicendo: “Qui non abbiamo sistema di riscaldamento e l’intenso freddo ha ucciso mio nipote”.
Ha aggiunto che “la nostra area vive in una situazione catastrofica e la condizione della famiglia di mio figlio è molto difficile. In passato, i miei figli erano abituati a vivere in una casa in cemento, ma a seguito della guerra hanno vissuto in roulotte. Le organizzazioni per gli aiuti non forniscono alcun aiuto finanziario per affittare una casa, così come fanno anche tanti altri”.
Abu Khader Al-Suwerki, uno dei parenti del bambino deceduto, ritiene responsabile il governo palestinese per quel che è accaduto al neonato, definendo il 2017 “un anno buio”.
Aggiunge che “le forniture elettriche sono peggiorate passando da otto a tre ore al giorno soltanto. Se la famiglia avesse avuto l’elettricità, avrebbe potuto accendere il riscaldamento. L’assedio, le divisioni ed il governo stanno uccidendoci dentro le nostre stesse case”.
La notizia della morte del neonato ha colpito tutti i cugini, ma la famiglia teme soprattutto per la nonna, che ora ha circa 80 anni, che la famiglia ha dovuto portare all’ospedale per due volte nell’ultima settimana a causa dell’intenso freddo e perché sofferente di asma.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi

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