di Gianluca Ferrara
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Dopo l’astensione degli Stati Uniti all’Onu,
la risposta di Israele è stata inaccettabile e ha
palesato quella tracotanza che caratterizza la politica estera di un Paese, la
cui costruzione artificiosa, ha destabilizzato il Medio Oriente.
Non è permesso contestare la politica estera
d’Israele. Guai a chi si permette di pronunciare una semplice
verità e cioè che devono smetterla di accaparrare terre non loro.
La macchina del fango subito si mette in azione e si è tacciati
di essere discendenti di Hitler. Questo piagnisteo ipocrita
deve finire. La Shoah è stata un orrore, una
mostruosità, ma questo non significa che chi l’ha subita abbia il
diritto di fare violenza su altri.
In molti, dopo un post
sulla mia pagina Facebook, mi hanno sollecitato a dar voce ai tanti che
sono stanchi di ricevere la solita fallace versione da parte dei mass media. Il
popolo palestinese da decenni sta subendo atrocità da parte di
uno degli eserciti più potenti al mondo (il quarto). Nell’attacco a Gaza del
2008, quando fu usato fosforo bianco, secondo la ong Palestian
center for human rights furono uccisi 895
civili e 167 poliziotti a cui vanno
aggiunti 280 bambini e 111
donne.
In quei giorni, mentre Gaza era una prigione dalla
quale non si poteva fuggire e non era permesso a imbarcazioni internazionali di
portare soccorso, Israele continuava a ricevere armi dagli Stati
Uniti con cui bombardava ospedali, centrali elettriche,
infrastrutture idriche e scuole. L’Idf, dall’ inglese Israel
Defense Forces, una volta giunto a Gaza dopo aver colpito più di 20.000
abitazioni, costrinse i bambini palestinesi a camminare di
fronte ai loro mezzi trasformandoli in piccoli scudi umani.
L’8 luglio del 2014 ci fu
l’operazione denominata “Margine protettivo”. Secondo Amnesty
International quell’estate ci furono centinaia di attacchi
aerei su tutta la Striscia di Gaza, che distrussero abitazioni sovente senza il
preavviso sufficiente all’evacuazione né la previsione di rifugi e vie sicure;
centinaia di strutture mediche; almeno sei scuole gestite dall’Onu (e
complessivamente 137 scuole della Striscia di Gaza) e l’unica centrale
elettrica di Gaza. Ma pensare di raccogliere in un solo articolo i crimini
subiti dai palestinesi è come voler far entrare un capodoglio in una vasca da
bagno.
E’ davvero grave quello che è accaduto in questi giorni.
Venerdì scorso l’Onu
ha chiesto a Israele di fermare gli insediamenti in Cisgiordania. Gli Stati
Uniti, che sempre hanno appoggiato e sovvenzionato le azioni militari
israeliane, si sono “permessi” di astenersi e all’Onu è passato lo stop ai
nuovi insediamenti. Il premier israeliano Netanyahu,
in tutta risposta, ha subito dato l’ok per la costruzione di 618 nuove case.
L’arroganza d’Israele rende questo Paese un ostacolo per la pace e per la sicurezza del
Medio Oriente. L’antitesi di ciò che ha sostenuto il premier
israeliano che ha anche criticato John Kerry, segretario di Stato
Usa, sostenendo che è stata “attaccata l’unica democrazia in Medio Oriente”.
Israele in realtà è tra le cause principali della
destabilizzazione del Medio Oriente. Si pensi al fatto che sono in molti a
pensare che appoggi l’Isis per abbattere Bashar al Assad.
Possiede un numero consistente di ordigni atomici e adotta politiche
terroriste contro la Palestina. Purtroppo nessun grande
quotidiano o tv esplicita questo semplice dato di fatto. I
mass media occultano la verità non spiegando in
che condizione di ingiustizia si trova il popolo palestinese a
partire dalla fine del secondo conflitto mondiale. Sarebbe il caso che sempre
più forte si alzasse alta la protesta contro le velleità dei sionisti che hanno
già rubato troppi acri di terra ai palestinesi.
E specifico che il termine ‘sionista’ non equivale a ‘ebreo’,
anzi gli ebrei sono ostaggio di questo gruppo che ha tra uno dei suoi padri David
Ben Gurion. Con l’elezione di Donald Trump la
situazione in Medio Oriente peggiorerà. Il legame economico del Tycoon con le
élite israeliane soffocherà ancor di più il desiderio di giustizia dei
palestinesi. Come scrisse Vittorio Arrigoni:“Qualcuno
fermi questo incubo. Rimanere immobili in silenzio significa sostenere il
genocidio in corso. Urlate la vostra indignazione, in ogni capitale del mondo
‘civile’, in ogni città, in ogni piazza, sovrastate le nostre urla di dolore e
terrore. C’è una parte di umanità che sta morendo in pietoso ascolto. Restiamo
umani”.
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