DI ANDRE DAMON
3 dicembre 2018
Fonte: comedonchisciotte
Una commissione bipartisan nominata dal Congresso degli Stati Uniti martedì ha reso pubblico un lungo rapporto che appoggia i piani del Pentagono per prepararsi a una guerra di “grande potenza” contro la Russia, la Cina o entrambi, chiarendo che le politiche bellicose dell’amministrazione Trump sono condivise dal Partito Democratico.
Sicuri nella consapevolezza che le loro opinioni non verranno mai seriamente riportate dai mass media, gli autori di questo rapporto non fanno troppe domande su cosa significherà una guerra del genere. Una guerra tra Stati Uniti e Cina, che secondo il rapporto potrebbe scoppiare entro quattro anni, sarà “orribile” e “devastante”. I militari “subiranno perdite maggiori che in qualsiasi altro momento degli ultimi decenni”. Tale guerra potrebbe portare a “una rapida escalation nucleare” e i civili americani sarebbero attaccati e probabilmente uccisi.
È impossibile capire qualsiasi cosa nella politica americana senza riconoscere una realtà fondamentale: gli eventi e gli scandali che dominano il discorso politico, che lo rivelano nei notiziari serali e nei titoli dei siti di notizie e dei social media, hanno ben poco a che fare con le considerazioni di coloro che effettivamente assumono le decisioni. Le teste parlanti mediatiche svolgono i ruoli loro assegnati, sapendo che gli argomenti di maggiore rilevanza possono essere discussi solo entro limiti molto circoscritti.
Coloro che fanno realmente la politica – un gruppo selezionato di membri di alto rango del Congresso, funzionari del Pentagono e membri dello staff di think-tank, così come gli assistenti della Casa Bianca – parlano un linguaggio completamente diverso tra di loro e nelle pubblicazioni, sapendo che il pubblico generale non leggerà [tali pubblicazioni], e che i media non le riporteranno seriamente.
Tutte queste persone accettano come fatti evidenti e ovvi affermazioni che, se mai fossero fatte nei telegiornali della sera, verrebbero liquidate come “teorie della cospirazione”.
L’ultimo esempio di questo schietto modo di parlare si presenta sotto forma di un nuovo rapporto pubblicato dalla National Defence Strategy Commission, un organismo istituito dal Congresso per valutare la nuova strategia di sicurezza nazionale del Pentagono, pubblicata all’inizio di quest’anno, che ha dichiarato che “la competizione tra le grandi potenze” – e non il terrorismo – è ora l’obiettivo principale “delle forze armate statunitensi”.
I risultati del gruppo, pubblicato come rapporto dal titolo “Come preparare la difesa comune”, possono essere riassunti come segue: L’esercito americano ha perfettamente ragione di prepararsi alla guerra con Russia e Cina. Ma il Pentagono, che spende ogni anno più delle otto maggiori forze militari nazionali messe assieme, richiede una massiccia espansione delle spese militari, da pagare con tagli a programmi sociali di base come Medicare, Medicaid e sicurezza sociale.
Il rapporto costituisce, in altre parole, la legittimazione del Congresso al potenziamento militare dell’amministrazione Trump, mettendo in parole ciò che il Congresso ha compiuto in atti quest’anno quando è passato, con un schiacciante sostegno bipartisan, il più grande aumento del budget militare dai tempi della Guerra Fredda.
Ma al di là del riconoscimento che gli Stati Uniti dovrebbero prepararsi per una imminente guerra di “tutta la società” con impatti “devastanti” sulla popolazione americana, il documento è un forte avvertimento di un’altra realtà fondamentale: gli Stati Uniti potrebbero benissimo perdere una guerra del genere che in pratica richiede la conquista militare dell’intero pianeta da parte di un paese con meno del cinque per cento della popolazione mondiale.
Gli Stati Uniti “potrebbero lottare per vincere, o forse anche perdere, una guerra contro la Cina o la Russia”, dichiara il documento. Queste guerre non sarebbero solo combattute all’estero, ma probabilmente colpirebbero la popolazione americana: “Sarebbe poco saggio e irresponsabile non aspettarsi che gli avversari tentino debilitanti attacchi cinetici, informatici o di altro genere contro gli americani in patria mentre cercano di sconfiggere i nostri militare all’estero”.
Ed aggiunge: “Se si verificherà una guerra, le forze americane dovranno affrontare scontri più duri e maggiori perdite che in qualsiasi momento degli ultimi decenni. Val la pena rammentare che durante la Guerra delle Falkland, un avversario decisamente inferiore, l’Argentina, ha paralizzato e affondato un’importante nave da guerra britannica colpendola con un singolo missile guidato. La quantità di distruzione che un avversario più potente dell’Argentina potrebbe infliggere alle forze statunitensi oggi potrebbe essere di un ordine di grandezza maggiore”.
Infine, la relazione delinea una serie di scenari. Il primo riguarda Taiwan che dichiara l’indipendenza dalla Cina nel 2022, provocando la rappresaglia cinese. “Il Pentagono informa il Presidente che l’America potrebbe probabilmente sconfiggere la Cina in una lunga guerra, se venisse mobilitata tutta la potenza della nazione. Tuttavia, nello sforzo perderebbe un gran numero di navi ed aerei, oltre a migliaia di vite, subendo per di più gravi sconvolgimenti economici – il tutto senza alcuna garanzia di ottenere un impatto decisivo prima che Taiwan venga invasa… Ma evitare questo risultato adesso richiederebbe di dover assorbire perdite orribili”.
La soluzione, conclude il rapporto, è un esercito molto più grande, finanziato da consistenti aumenti pluriennali delle spese. “È indispensabile una straordinaria urgenza nell’affrontare la crisi della difesa nazionale”, scrive.
L’esercito ha bisogno di “Più corazzati, missili a lungo raggio, maggiore ingegneristica e unità per la difesa aerea”. L’Air Force necessita di “caccia e bombardieri a lungo raggio con capacità furtive incrementate oltre a più aerei tanker, sistemi di intelligence, sorveglianza e ricognizione”. Le forze nucleari hanno bisogno di più missili. E così via.
Per pagare tutto questo, i servizi sociali devono essere svuotati. “I programmi per i diritti obbligatori portano a crescita della spesa”, lamenta il rapporto, chiedendo che il Congresso reindirizzi questi programmi, che includono Medicare, Medicaid e Sicurezza Sociale. Si avverte che “tali aggiustamenti saranno indubbiamente molto dolorosi”.
E infine, tutta la società deve essere mobilitata per lo sforzo bellico. È necessario adottare un approccio “a livello nazionale”, comprese la “politica commerciale”, l’educazione scientifica, tecnologica, ingegneristica e matematica. “Tutto ciò che va dalle multinazionali private alle istituzioni accademiche deve essere portato avanti”.
Nell’elencare le varie sfide degli Stati Uniti per poter combattere e vincere una guerra contro la Russia o la Cina, nessuno degli illustri membri del comitato è giunto alla conclusione apparentemente ovvia: che forse gli Stati Uniti non dovrebbero combattere una guerra del genere.
Ma in questo rappresentano lo schiacciante consenso all’interno dei circoli politici americani. Nei suoi ultimi giorni, Adolf Hitler avrebbe dichiarato più e più volte che se la nazione tedesca non poteva vincere la Seconda guerra mondiale, non meritava di esistere. La classe dirigente americana è interamente impegnata in una linea d’azione che minaccia la cancellazione non solo di gran parte della popolazione mondiale, ma della stessa popolazione americana.
Questa non è la follia di qualcuno, ma l’insania di tutta una classe sociale rappresentativa di un sistema superstite e in bancarotta, il capitalismo, e di un quadro politico altrettanto superstite, quello del sistema degli stati-nazione. E non può che opporsi a un’altra forza sociale: la classe operaia mondiale, i cui interessi sociali sono internazionali e progressisti, e la cui stessa esistenza dipende dall’opporsi ai megalomani obiettivi bellici del capitalismo americano.
Andre Damon
Fonte: www.wsws.org/
Link: https://www.wsws.org/en/articles/2018/11/16/mili-n16.html
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