lunedì 14 ottobre 2019

Vito Fiorino, il soccorritore eroe di Lampedusa






di Joshua Evangelista

Fonte: Frontiere

Il 3 ottobre 2013 Vito Fiorino salva 47 migranti con il suo peschereccio, mettendo a rischio la sua stessa vita. È la notte della “mattanza”: muoiono 368 persone, una delle peggiori stragi del Mediterraneo. Sei anni dopo, Vito continua la sua battaglia contro chi ha permesso e permette le morti in mare. Senza guardare in faccia a nessuno.

Sono passati tanti anni ormai da quella notte. Cosa ti è rimasto indelebile nella mente? Qual è il fermo immagine che non riesci a cancellare?
Un anfiteatro di persone, in acqua, che urla chiedendo aiuto, con le braccia alzate. Anche ora, in questo esatto momento in cui sto parlando con te, se chiudo gli occhi me li vedo davanti. Una macchia di esseri umani con le braccia in alto. E poi un’altra immagine: le bare allineate, ovvero la consapevolezza di non aver fatto abbastanza per salvare più persone. Lasciamelo dire ancora un’altra volta, è stata l’indifferenza a far sì che quelle persone non vedessero l’alba. Immagini che mi accompagneranno fino alla morte. Ne sono certo.
Finirà mai tutto questo?
Mi sembra una mattanza di tonni, di quelle che si facevano una volta qui in Sicilia. Io di base sono fiducioso, ma se nessuno dice niente le cose andranno così per tanto tempo, per questa gente e per chi gestisce questi traffici. Voglio dirti una cosa: io mi sono avvicinato alla Shoah solo quest’ultimo anno.
Qual è il nesso tra l’Olocausto e la “mattanza” dei migranti?
Ho sempre avuto un gran fastidio nel vedere le immagini della Shoah, anche da ragazzino. Da quando mi hanno nominato Giusto e le scuole hanno cominciato a invitarmi a parlare con i ragazzi, ho iniziato a capire che la Shoah di oggi avviene nei mari. A quei tempi fu un pazzo scatenato chiamato Hitler a dare la scintilla per l’uccisione degli ebrei, oggi è il mondo intero il responsabile delle morti in mare. E noi sosteniamo chi tratta queste persone come merci. Non è accettabile.

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