domenica 23 giugno 2024

I MANEGGIATORI DI BILDERBERG


di Mario Capanna


Fra i problemi della nostra democrazia 
l’estensione sempre più ampia di zone 
di potere occulto non è dei meno gravi.
(N. Bobbio)

Si è svolta a Madrid, ai primi di giugno, la consueta riunione annuale del Gruppo Bilderberg. Colpevolmente i grandi media, soprattutto quelli italiani, non ne hanno dato notizia. Eppure l’evento è stato tutt’altro che trascurabile. Per la “qualità” dei personaggi, che vi hanno preso parte, e per i temi trattati.

Le questioni all’ordine del giorno sono state: il futuro della guerra, lo stato e gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, e “cambiare i volti della biologia”.

Particolare attenzione è stata dedicata, con preoccupazione, alla guerra Russia-Ucraina-Nato-Usa, date le difficoltà crescenti di Kiev nel conflitto.


Lo si capisce anche dal numero dei partecipanti bellicosi. Nella lista degli invitati, divulgata dal Gruppo, spiccavano l’ubiquo segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, James Appathurai vice segretario dell’Alleanza e specialista della guerra ibrida, Christopher Cavoli leader del Saceur (il comando supremo della Nato), i ministri degli esteri dei principali Paesi anti Russia, fra cui il finlandese Anders Aldercreutz insieme al presidente della repubblica Alexander Stubb, l’ucriano Dmytro Kuleba, il polacco Radoslav Sikowski , uno dei principali responsabili della crisi ucraina del 2014 e degli scontri di Piazza Maidan, e autore del famoso tweet  di “felicitazioni” agli Usa per il sabotaggio del gasdotto Nord Streem 2 (da notare che Sikowski è marito di Anne Applebaum, giornalista americana – Bilderberg pure lei – critica con l’Europa che considera troppo morbida verso la Russia), Oscar Stenstrom caponegoziatore per l’ingresso della Svezia nella Nato.


Da sinistra: Mario Monti, John Elkan e Lilli Gruber

C’erano, anche, altri grossi calibri: Kaja Kallas, prima ministra estone, propugnatrice dell’escalation militare contro la Russia, candidata a segretaria della Nato ma scartata, perché ritenuta troppo estremista persino da Stoltemberg; Alex Karp, miliardario americano, che lavora per la Cia, l’Fbi, il Pentagono, la polizia danese, l’Ucraina e Israele: fondatore dell’impresa Palantir, fine democratico… ha detto che gli studenti, occupanti dei campus, “sono una peste dentro la nostra società” e “chi protesta dovrebbe essere spedito in Korea del Nord”; Palmer Luckey, fondatore di Andurill Industries, estremista di destra e fanatico sostenitore di Trump, lavora sulle tecnologie militari d’avanguardia, volte a creare automi capaci di “uccidere senza essere uccisi”.

Kaja Kallas, Primo Ministro estone, russofoba e guerrafondaia

Finalità essenziale del Gruppo è rafforzare il globalismo economico, finanziario, politico e militare secondo i canoni dell’egemonia liberista atlantista. Non si tratta, dunque, di una forza di complemento, di una lobby di rincalzo al servizio  delle multinazionali e dei governi predatori del Nord-ovest. Il Gruppo dà la linea e traccia la strada. Con uno scopo fondamentale: indebolire a tutti i costi la Russia e la Cina.

Non è più la conventicola fondata nel 1954 dal banchiere americano David Rockefeller, il cui fine era quello di negoziare uno spazio con la politica.

John Rockfeller, Fondatore del Gruppo Bilderberg e della Trilaterale

Bilderberg, oggi, esercita il ruolo di “governo” planetario: i politici – dal presidente Usa in giù – devono seguire ed e-seguire i suoi diktat. Al confronto il G7 fa ridere: se paragoniamo i sette buontemponi, riunitisi l’altro giorno in Puglia, ai pescecani in conclave a Madrid, i primi appaiono come autentiche marionette.

In proposito, già nel 1977 Times descriveva così l’accolita Bilderberg: “Una congrega dei più ricchi, dei più economicamente e politicamente potenti e influenti uomini del mondo occidentale, che si incontrano segretamente per pianificare eventi che poi sembrano accadere per caso” (corsivo mio). Che la “congrega” si sia autoeletta, e non votata da alcuno, è trascurabile…

Paolo Gentiloni

La riunione si è svolta rigorosamente a porte chiuse, con meticolosa esclusione dei media, e i partecipanti hanno dovuto firmare il protocollo in base al quale possono sì utilizzare le informazioni ricevute, ma non devono rivelare le fonti né l’affiliazione degli oratori e degli altri partecipanti.     Più o meno come le riunioni della massoneria, semipubbliche e semiclandestine al tempo stesso. La P2 di Gelli elevata all’ennesima potenza globale. Nababbi con la vocazione e il compito di spianare il terreno al profitto capitalistico e alle sue guerre,  da guerrafondai in servizio permanente effettivo.

Ora: la libertà di riunione va certamente garantita a tutti, purché le riunioni siano trasparenti, soprattutto se trattano temi che investono le sorti del mondo. Perché la segretezza? Evidentemente si ha interesse a manovrare nell’ombra, non c’è altra spiegazione.

Maneggiatori pericolosi, dunque. Non indulgo ad alcuna teoria del complotto, ma quando si viene a sapere che una delle questioni trattate è “cambiare i volti della biologia”, bisogna esigere di saperne di più, perché, secondo le teorie transumaniste di Bilderberg, c’è il fondato sospetto che ci si riferisca alla biologia umana, e a un suo indotto e innaturale mutamento. Ci vorrebbe almeno qualche autorità (un magistrato?) che induca i responsabili a fare chiarezza in materia.

Henry Kissinger

Alla riunione di Madrid c’erano anche alcuni italiani: Mario Monti, senatore a vita e consulente della mega banca americana Goldman Sachs dal 2005 al 2011 quando Napolitano lo chiamò a formare il governo, Lorenzo Bini Smaghi (della banca d’affari francese Société Général), Michele Della Vigna (Goldman Sachs, ancora), Giuliano da Empoli, Lilli Gruber e Paolo Gentiloni. Qui c’è la prova, verrebbe da dire, che l’Occidente ha le polveri bagnate nelle proprie cartucce… Bilderberg che ha bisogno di Lilli Gruber…

Ma il sorriso dura poco, se si considera che il Gruppo conosce bene l’importanza della propaganda e, infatti, punta da tempo a militarizzare i media: dal Financial Times a Bloomberg e, da noi, la catena Gedi – John Elkan è uno degli organizzatori e presente costantemente nei forum ufficiali, frequentati anche da Maurizio Molinari, direttore di Repubblica.

Non è che tramite la Gruber si punta al gruppo Cairo, al Corriere della Sera e alla televisione La7? Il dubbio diventa inevitabile, quando a Otto e mezzo viene invitata la predetta Anne Applebaum, “pasdaran” russofoba presentata come una commentatrice asettica e… imparziale.

Anne Applebaum, giornalista, ebrea, russofoba

Intendiamoci: il Gruppo Belderberg non va sopravvalutato né sottovalutato. E’ una congrega di “morti viventi” – il mondo tende ad andare in un’altra direzione – e, insieme, un coacervo di manovratori volto a impedire che il mondo vada in un’altra direzione.

C’è da sperare che l’umanità, vigilando, se ne fotta.


Fonte: L'Unità, 22 giugno 2024


Nessun commento:

Posta un commento