martedì 27 maggio 2025

EDITH BRUCK HA LA TESTA DURA


di Diego Siragusa


27 maggio 2025


Edith Bruck ha la testa dura. Come buona parte degli ebrei, ha un ghetto in testa da cui non riesce ad uscire. E' una stimata intellettuale, una donna sopravvissuta a una terribile esperienza: i campi di concentramento hitleriani. Eppure tutte le volte che parla di Israele non riesce a collocarsi in una posizione umanistica, ma sempre in un posizione etnica, viscerale, difensiva come se un invisibile aguzzino nazista fosse dietro l'angolo per colpire proprio lei. 

L'intervista di questa mattina su LA STAMPA (27 maggio 2025) contiene una serie di affermazioni strampalate che non fanno onore al suo abito intellettuale. Dice di essere "critica" verso la politica di Netanyahu, un aggettivo che significa: su alcune cose non sono d'accordo ma, tutto sommato, va bene. Davvero quell'aggettivo è adeguato contro un criminale infanticida e genocidario, corrotto? So benissimo cosa limita Edith Bruck: il fatto che Netanyahu è ebreo. Questo legame viscerale con l'ebraismo è la causa prima del sionismo e dell'autocondanna che gli ebrei migliori, una minoranza, infliggono a se stessi esponendosi a un odio straripante.

Auspica manifestazioni contro il genocidio in  cui siano presenti insieme bandiere palestinesi e israeliane!!! Le bandiere sporche del sangue degli oppressi assieme alla bandiere delle vittime? Io non credo che Edith Bruck non sappia come i suoi simili ebrei in oltre un secolo abbiano trattato i palestinesi. Non posso pensare che non conosca la Nakba, la pulizia etnica, il furto di case e di terre quotidiano, le atrocità che i soldati ebrei infliggono ai palestinesi ridendo, sputacchiandoli e sbeffeggiandoli. Aggiunge inoltre, senza una minima ombra di prudenza, che "Hamas vuole uccidere gli ebrei di tutto il mondo"!!! Se questa fosse la verità, allora il gen0cidio in corso avrebbe qualche giustificazione. Ecco perché si è limitata a enunciare generiche "critiche" a Netanyahu. 

Pessima intervista! Una prova ulteriore che nel ghetto mentale dell'ebraismo c'è il cancro che genera il sionismo se oltre il 95% degli ebrei di tutto il mondo concordano con le politiche genocidarie e terroristiche di tutti i governi israeliani. 

sabato 24 maggio 2025

L'ASSASSINIO DI DUE SIONISTI A WASHINGTON

 

di Diego Siragusa


24 maggio 2025

Due dipendenti dell'ambasciata israeliana sono stati uccisi mercoledì sera all'esterno del Capital Jewish Museum di Washington, mentre uscivano da un evento per diplomatici dell'American Jewish Committee.

La polizia ha dichiarato che l'uomo armato, identificato come Elias Rodriguez, 30 anni, ha aperto il fuoco prima di entrare nel museo. Secondo il capo della polizia di Washington, Pamela Smith, Rodriguez ha gridato “Palestina libera, libera” mentre veniva preso in custodia. Un testimone ha raccontato a Fox News che il tiratore ha anche urlato “C'è solo una soluzione, la rivoluzione dell'intifada” e “L'ho fatto per Gaza” all'arrivo della polizia e ha estratto una kefiah rossa dalla tasca.

Tutto il marciume derlla stampa occidentale, quello che tace i crimini di Gaza, si è scatenato titolando giornali e servizi televisivi con le parole "CRIMINE ANTISEMITA". Nessuno sa chi sia Rodriguez  e a nome di chi parli, sappiamo che gli sciacalli del sionismo mondiale non vedevano l'ora che un simile atto fosse compiuto. Non è un mistero che le atrocità dei sionisti israeliani, condivise dai sionisti di tutto il mondo, hanno generato un odio incommensurabile che si traduce nel desiderio, taciuto o manifesto, di vedere soccombere l'esecutore di tali atrocità che non hanno un equivalente nella storia moderna. Che vi siano persone disposte a pagare di persona pur di colpire "esponenti del nemico sionista", mi sembra normale e non turba le nostre coscienze desiderose di giustizia. Rodriguez  non è fuggito, non ha opposto resistenza, era addirittura calmo dopo l'arresto. Le ipotesi sono due: o è stato inviato e sacrificato per riequilibrare la reputazione di Israele compromessa su scala planetaria o, davvero, il suo gesto è da interpretare come un atto per vendicare il popolo palestinese per i massacri di cui è vittima innocente. 

La memoria va al 1° aprile 1971, in Amburgo, quando una bellissima donna dagli occhi azzurri di 34 anni, si presenta negli uffici del Consolato di Bolivia e chiede di voler parlare con il console Roberto Quintanilla Pereira, l'assassino di Che Guevara, al quale, alcuni giorni prima, aveva inoltrato richiesta per una intervista. Quintanilla la riceve incantato dalla bellezza della ragazza che ha davanti. La giovane gli spara tre colpi della sua pistola uccidendolo. Ernesto “Che” Guevara fu vendicato così da Monika Ertl. 

Uccidendo Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, i due membri dell'ambasciata israeliana a Washington, Rodriguez ha fatto una azione simbolica che deve essere interpretata, in assenza di eventuali altre prove, come espressione di un odio motivato contro una intera società, quella israeliana, che condivide ed eccita i propri soldati a compiere il più barbaro genocidio della storia. L'esercito israeliano, il quarto esercito più potente al mondo, non sta combattendo una guerra ma si sta divertendo a giocare al tiro a segno contro un popolo completamente disarmato con lo scopo di distruggerlo e deportarlo. L'ex generale israeliano, Yair Golan, lo ha detto in modo esplicito: "Ormai uccidiamo bambini per hobby". Non rivelo un segreto: quando Hamas infligge danni e perdite all'esercito israeliano in noi c'è un naturale e umano senso di ritrovata giustizia. Basta con l'ipocrisia e i gesuitismi! Anche i pensatori cristiani del Rinascimento avevano teorizzato il tirannicidio quando è necessario e il tiranno sionista non merita sconti. La coppia uccisa era organica al tiranno Netanyahu che ha avuto l'improntitudine di dichiarare che gridare "FREE PALESTINE" significa "HEIL HITLER", incoraggiato dalla stampa venduta e comprata e dai capi politici occidentali che lo proteggono e giustificano. 

Noi, umanisti, non auguriamo la morte a nessuno, ma lo stato genocidario e artificiale di Israele, privo di ogni base etica, giuridica e di confini riconosciuti dalla comunità internazionale, deve essere smantellato e cancellato dalla mappa geografica. 


domenica 27 aprile 2025

PER GLI ISRAELIANI IL GENOCIDIO E' UN LINGUAGGIO LEGITTIMO


Di Gideon Levy 

Il linguaggio sul Genocidio si è diffuso in tutti gli studi televisivi come un linguaggio legittimo. Da qui in poi, si dovrebbe dire: ucciderai. Non resta che discutere chi dovrebbe essere ucciso e chi dovrebbe essere risparmiato. 


- 27 aprile 2025  

 Fonte: Ha'aretz

Era prevedibile: il linguaggio ha assunto connotazioni neonaziste. I confini sono caduti e lo spargimento di sangue è stato legittimato. 

Il parlamentare del Likud Moshe Saada ha proclamato sull'emittente televisiva Canale 14 di essere "interessato" a far morire di fame un'intera nazione. "Sì, farò morire di fame gli abitanti di Gaza, sì, questo è un nostro dovere"; un cantante relativamente popolare, Kobi Peretz, è convinto che ci sia "ordinato" di annientare l'acerrimo nemico biblico Amalek. "Non provo pietà per nessun civile a Gaza, giovane o vecchio che sia. Non ho un briciolo di pietà", avrebbe dichiarato sulla copertina del settimanale del quotidiano Yedioth Ahronoth. 

I due, Saada e Peretz, sono solo due fra i tanti, ma l'etere e la stampa sono pieni di dichiarazioni del genere, con alcuni interessati a metterle in risalto per assecondare l'opinione delle masse. Un personaggio pubblico in Europa, che fosse un legislatore o un cantante, che pronunciasse tali dichiarazioni verrebbe etichettato come neonazista. La sua carriera si arresterebbe e da quel giorno in poi verrebbe emarginato per sempre. In Israele, dichiarazioni del genere fanno vendere i giornali.  

Bisognerebbe chiamare questo fenomeno per nome: Istigazione al Genocidio. A onore di Saada e Peretz, si potrebbe dire che hanno fatto cadere tutte le maschere e rimosso tutti i filtri. Quello che una volta era una provocazione, spesso presente sui social media, è diventato un linguaggio mediatico normale, sollevando interrogativi come chi è a favore e chi è ancora contrario al Genocidio.  

Saada e Peretz sono a favore dell'Omicidio di Massa, mentre altri sostengono solo la "privazione degli aiuti umanitari", che è la stessa cosa, solo in una formulazione più raffinata. È la stessa crudeltà, solo in forma educata; la stessa mostruosità, solo che aderisce a una forma apparentemente più corretta. 

È vero che è importante denunciare le tendenze neofasciste che si diffondono nella società e smascherarle, ma questa denuncia conferisce a questo linguaggio palesemente illegittimo la legittimità e la normalità che gli mancavano fino a poco tempo fa. Da qui in poi, si dovrebbe dire: Ucciderai. Saada e Peretz affermano che è persino un comandamento. Non resta che discutere chi debba essere assassinato e chi risparmiato. 

Lentamente ma inesorabilmente, il danno a lungo termine causato dall'attacco del 7 ottobre sta venendo alla luce. Al di là delle orribili tragedie personali e nazionali, quell'attacco ha sconvolto completamente la società israeliana. Ha distrutto, forse per sempre, ogni traccia del campo della pace e dell'umanità, legittimando la Barbarie come un nobile comandamento. 

Non c'è più "permesso" e "proibito" riguardo alla malvagità di Israele nei confronti dei palestinesi. È permesso uccidere decine di prigionieri e far morire di fame un intero popolo. Un tempo ci vergognavamo di tali azioni; la perdita della vergogna sta ora smantellando ogni barriera rimanente. 

Forse la cosa peggiore di tutte è il pensiero che sia utile a un organo di stampa cinico e populista come Yedioth Ahronoth, soprannominato "il giornale del Paese", sempre attento ai propri lettori, dare risalto a questo linguaggio Genocida. Il Genocidio in prima pagina non solo lo legittima, lo sanno i redattori, ma fa anche piacere ai lettori. 

Il cantante Eyal Golan potrebbe essere bandito a causa della sua condotta sessuale inappropriata, ma chi bandirà il Jihadista Kobi Peretz? Dopotutto, ha ragione. "Hanno mutilato i nostri fratelli e i nostri figli", ha detto. Ora tocca a noi mutilare. 

Non si tratta solo di Yedioth Ahronoth e di Canale 14. Il linguaggio sul Genocidio si è diffuso in tutti gli studi televisivi come linguaggio legittimo. Ex colonnelli, ex membri dell'istitutivo della difesa, siedono nei comitati e invocano il Genocidio senza battere ciglio. Non sono importanti o interessanti, ma plasmano il dibattito. 

Quando un giorno gli storici del futuro cercheranno di capire cosa è successo in Israele in quegli anni, scopriranno che queste voci sono la voce del popolo. Questo contribuirà alla loro comprensione: ecco com'era Israele allora. 

Questa legittimazione finirà in lacrime, le lacrime dei media che ora promuovono questo linguaggio mostruoso. Chiedete a chiunque voglia far morire di fame due milioni di persone, a chiunque pensi che un bambino di quattro anni meriti di morire e che una persona disabile in sedia a rotelle sia un bersaglio lecito per essere lasciata morire di fame, cosa pensa della libertà di stampa e della libertà di espressione, e scoprirete che sono favorevoli alla chiusura della maggior parte delle testate e alla messa al bando dei media. 

Il culmine di questa compiacenza verso l'estrema destra sarà che le cose si ritorceranno contro i media che hanno promosso tale condotta. Peretz, Saada e i loro simili non bramano solo il sangue arabo. Vogliono anche che stiamo zitti. 

 

Gideon Levy è editorialista di Ha'aretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato a Ha'aretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell'Unione dei Giornalisti Israeliani nel 1997; e il premio dell'Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo ultimo libro, La Punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso. 

 




SOLDATI FRANCESI MORTI IN UCRAINA


Il ricatto delle autorità militari francesi alle vedove dei soldati uccisi e le menzogne di Macron

Il SVR (servizio di intelligence estera russo) ha declassificato un rapporto esplosivo in data 19 marzo scorso, ecco la traduzione in italiano:

Origine: SVR Russia SEGRETO

[Timbro rosso] DECLASSIFICATO

Telegramma cifrato 03/069

Bruxelles 91 19.03.2O22


Sulle prospettive di invio di truppe francesi in Ucraina

L'esercito francese è preoccupato per il crescente numero di francesi uccisi nel teatro della guerra ucraino. Si noti che è solo in seguito alla distruzione da parte delle forze armate russe del punto di dispiegamento temporaneo per gli stranieri vicino a Kharkov il 17 gennaio di quest'anno. «Decine di cittadini francesi» sono stati uccisi e da allora «tali attacchi sono diventati la norma nel conflitto ucraino». Come ammesso ufficiosamente dal Ministero della Difesa francese, il paese non ha conosciuto perdite simili all'estero dalla guerra d'Algeria nella seconda metà del XX secolo.

Il numero delle perdite è tuttavia accuratamente nascosto, così come lo stesso coinvolgimento dell'esercito francese in Ucraina. Per questo motivo, i dipartimenti si occupano di risolvere problemi pratici: organizzazione dei funerali, indennizzo delle famiglie dei defunti e pensioni per i disabili. Tutto ciò richiede una documentazione adeguata e si scontra con azioni legali da parte di parenti scontenti.

Secondo alcune fonti, il numero di decessi francesi «ha già superato una soglia psicologicamente significativa». La divulgazione di dati così sensibili potrebbe provocare proteste di massa. I leader militari temono anche il malcontento degli ufficiali attivi di livello intermedio dell'esercito francese.Tra i morti, ce n'è un «numero sproporzionato», e già allo stadio attuale è difficile trovare dei «volontari» per la rotazione e «sostituire quelli che si sono ritirati» nel teatro di guerra ucraino.

Tuttavia, secondo i dati disponibili, il contingente francese è ancora in preparazione per essere inviato in Ucraina. In un primo tempo, si tratterà di circa duemila persone. Il dipartimento militare francese teme che un'unità militare così importante possa essere trasferita e posizionata in Ucraina senza essere notata. Diventerà così un legittimo bersaglio prioritario per gli attacchi delle forze armate russe.

Questo documento conferma se c'era bisogno delle nostre informazioni sulle perdite francesi in Ucraina nonostante le negazioni della Francia.



Questo documento deve essere ridiffuso massicciamente in Francia affinché i cittadini francesi prendano coscienza della situazione: i loro soldati vengono massacrati e il loro governo mente.

*

Molti lettori ci hanno detto, da diversi mesi, di essere comunque sorpresi che le famiglie dei militari morti in Ucraina non si manifestino pubblicamente. Quindi abbiamo deciso di cercare di ottenere delle testimonianze. Il nostro corrispondente in Francia ha contattato molti dei suoi contatti, la maggior parte ufficiali superiori per alcuni in attività, ed è arrivata ad ottenere, molto difficilmente, diversi nomi.

L'esercito francese è soprannominato «la grande muta» e quasi tutte le persone contattate hanno rifiutato di rispondere al nostro corrispondente tranne due, una delle quali ha accettato di testimoniare, faccia a faccia. Vi presentiamo dunque l'intervista del nostro corrispondente con la vedova di uno di questi ufficiali francesi ritornati in Francia in una cassa di legno. È stato condotto sotto stretta condizione di anonimato per ragioni che capirete presto, in riva al mare, a due passi dalla residenza di questo presidente francese che questa Signora ora qualifica come un traditore.  

Q. Suo marito era un ufficiale dell'esercito francese. Quando è stato inviato in Ucraina?

R. Comprendete che non posso darvi alcuna informazione precisa poiché le autorità militari mi hanno fatto firmare una clausola di riservatezza in cambio di un «risarcimento» sostanziale. Se non avessi accettato non avrei avuto diritto a nulla se non a ciò che la legge prevede in questo caso e questo non mi avrebbe permesso di uscirne. Ho dei figli ed è stato difficile per me sostenerli da sola. A causa della carriera di mio marito, ho messo da parte la mia e il mio diploma di architetto è finito in fondo ad un cassetto. Abbiamo viaggiato molto. Riceveva regolarmente incarichi per diversi anni all'estero e ogni tre o cinque anni ci trasferivamo. Ho quindi avuto solo lavori precari a seconda dei diversi paesi. Perciò non dirò le date, i luoghi, le circostanze. Diciamo che mio marito è stato mandato in Ucraina nel 2023.

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Q. Come è stata informata che la sua destinazione era l'Ucraina?

R. Sotto il sigillo del segreto da parte di mio marito stesso che si rifiutava di lasciarmi in attesa con tutta l'inquietudine che avrebbe generato per me e i bambini. Non sapevo in quale luogo, ma sapevo che era in Ucraina.

Q. Ha avuto contatti regolari con lui?

R. Sì, tramite video, via e-mail. Diceva che andava tutto bene, che era dietro e non c'era motivo di preoccuparsi. Si diceva che fosse solo per qualche settimana, al massimo qualche mese.

Q. E così, hai poi imparato che....

R. Una mattina un ufficiale e una donna di rango che conoscevo hanno suonato alla mia porta. Dal loro volto ho capito subito. In pochi secondi tutta la mia vita e quella dei miei figli era diventata un incubo. Mi sentivo come se l'inferno si aprisse sotto i miei piedi. Rifiutavo di crederci. Quando si sposa un ufficiale di «campo», che preferisce impegnarsi con i suoi uomini piuttosto che leccare gli uffici, si sa che può succedere. Che può essere ferito, ma tra il supponerlo e il viverlo... Mi hanno detto che non conoscevano loro stessi le circostanze esatte, che avrei avuto più informazioni «rapidamente» e mi hanno chiesto di mettermi in contatto «d'urgenza» con un ufficiale superiore della base dove mio marito era assegnato.

Q. Lei l'ha fatto?

R. Certo. Sono stata ricevuta da un ufficiale superiore che avevo già incontrato in diverse cerimonie. Mi ha detto che mio marito era morto in Ucraina ma che tutto era coperto dal segreto d'ufficio per circostanze «delicate». Mi ha detto che non dovevo dirlo a nessuno, ma dire che la sua morte è avvenuta durante un allenamento in Francia. Ero scioccata, ma mi ha detto che come ricompensa per la mia comprensione (quindi per il mio silenzio ho capito bene) avrei diritto a dei risarcimenti per i miei figli, oltre alle indennità legali.

Q. Qual è stata la tua reazione?

R. Ero distrutta, disgustata. Per loro l'unico interesse era che io tacessi. La memoria di mio marito, il suo coraggio sul campo, tutto ciò di cui era così fiero... non esisteva più. Ero arrabbiata. Ma sapevo che non avrei potuto crescere i miei figli da sola. Alla mia età, trovare un lavoro in una professione che non ho mai esercitato sarebbe stato molto complicato. Quindi ho chiesto: «quali indennità»? Ho visto immediatamente il sollievo nei suoi occhi di vedere che stavo tacitamente accettando di tacere.


Q. Allora, cosa le ha risposto?

R. C'è un'indennità di decesso equivalente a un anno di stipendio di mio marito per 3 anni. Per i primi 3 mesi avrei ricevuto l'intero stipendio, poi ogni mese per 3 anni, la metà del salario. A questo si aggiungeva la cura degli studi dei miei figli, mi ha detto che le condizioni erano da vedere caso per caso in base agli studi seguiti e mi ha dato un contatto con il servizio competente. E la gestione del funerale. Con in più mi ha spiegato un «bonus» se rispettavo le condizioni di tacere il fatto che mio marito era morto in Ucraina. Un silenzio necessario per sentirlo «per il bene di tutti». Aveva un accordo di riservatezza già pronto e, se violassi questa condizione tutti i pagamenti cesserebbero immediatamente e sarei perseguita per divulgazione di segreto militare oltre al rischio di dover rimborsare tutto o parte di ciò che avrei ricevuto «in più».

Q. Quindi ricatto?

R. Sì, lo sapevo che era proibito parlarne ma questo, annunciato in quel modo, era un ricatto. Sapeva che non ero in grado di rifiutare. Quindi ho represso la mia voglia di dirgli bruscamente quello che pensavo e ho firmato.

Q. Cosa è successo dopo?

R. Ho ricevuto nei giorni successivi all'inizio del risarcimento, una somma molto importante, oltre a informazioni sul rimpatrio del corpo di mio marito.

Q. Oggi le autorità militari mantengono la loro promessa?

R. Sì, è molto regolare. Sul piano finanziario non ho niente da dire ma per il resto... In realtà hanno comprato il mio silenzio per qualche centinaio di migliaia di euro sapendo che non avevo altra scelta.


Q. Lei  èl'unica in questo caso?

R. Posso dire che suppongo di no, ma non posso rispondere in modo più specifico, è nell'accordo di riservatezza. Non dovrei parlare della sorte dei compagni d'armi di mio marito.

Q. A titolo personale, cosa pensa della situazione con l'Ucraina?

R. È uno scandalo. Che si dichiari ufficialmente che siamo in guerra con la Russia, o che non si mandino i nostri mariti là. È un modo mercenario e i nostri militari non hanno firmato per questo. Se siamo in guerra, faranno il loro dovere e noi le mogli faremo il nostro. Ma nelle condizioni attuali è una vera vergogna. Mio marito ha promesso di servire la Francia non gli interessi americani, è stato tradito dal presidente stesso e ha pagato con la sua vita. Non lo dimenticherò mai.

Intervista realizzata in Francia da Valérie Bérenger

giovedì 3 aprile 2025

Svelato: le spie israeliane che scrivono le notizie americane

 


Svelato: le spie israeliane che 

scrivono le notizie americane


di Alan MacLeod


Fonte: Mintpressnews


Un anno dopo gli attacchi del 7 ottobre, Netanyahu è su una serie vincente". Così recita il titolo di un recente articolo di Axios che descrive il primo ministro israeliano cavalcare un'ondata imbattibile di trionfi. Questi sbalorditivi "successi" militari, come nota il suo autore Barak Ravid, includono il bombardamento dello Yemen, gli assassinii del capo di Hamas Ismail Haniyeh e del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e l' attacco al cercapersone contro il Libano.

Lo stesso autore è diventato virale di recente per un articolo in cui sosteneva che gli attacchi israeliani contro Hezbollah "non sono intesi a portare alla guerra, ma sono un tentativo di raggiungere la 'de-escalation attraverso l'escalation'". Gli utenti sui social media hanno deriso Ravid per questo bizzarro ragionamento orwelliano. Ma ciò che quasi tutti hanno trascurato è che Barak Ravid è una spia israeliana, o almeno lo era fino a poco tempo fa. Ravid è un ex analista dell'agenzia di spionaggio israeliana Unit 8200 e, fino all'anno scorso , era ancora un riservista del gruppo delle Forze di difesa israeliane.

L'Unità 8200 è la più grande e forse la più controversa organizzazione di spionaggio di Israele. È stata responsabile di molte operazioni di spionaggio e terrorismo di alto profilo, tra cui il recente attacco al cercapersone che ha ferito migliaia di civili libanesi. Come rivelerà questa indagine, Ravid è ben lungi dall'essere l'unico ex spia israeliano che lavora presso i principali organi di informazione statunitensi, lavorando duramente per ottenere il sostegno occidentale per le azioni del suo paese.

Insider della Casa Bianca

Ravid è rapidamente diventato uno degli individui più influenti nel corpo stampa di Capitol Hill. Ad aprile, ha vinto il prestigioso White House Press Correspondents' Award "per l'eccellenza complessiva nella copertura della Casa Bianca", uno dei più alti riconoscimenti nel giornalismo americano. I giudici sono rimasti colpiti da quello che hanno descritto come i suoi "livelli profondi, quasi intimi di sourcing negli Stati Uniti e all'estero" e hanno scelto sei articoli come pezzi esemplari di giornalismo.

La maggior parte di queste storie consisteva semplicemente nel pubblicare fonti anonime della Casa Bianca o del governo israeliano, facendole apparire buone e prendendo le distanze dal presidente Biden dagli orrori dell'attacco israeliano alla Palestina. In quanto tale, non c'era funzionalmente alcuna differenza tra queste e i comunicati stampa della Casa Bianca. Ad esempio, una storia scelta dai giudici era intitolata "Scoop: Biden dice a Bibi che una pausa di 3 giorni dai combattimenti potrebbe aiutare a garantire il rilascio di alcuni ostaggi" e presentava il 46° presidente degli Stati Uniti come un umanitario impegnato a ridurre la sofferenza. Un'altra descriveva quanto Biden stesse diventando "frustrato" con Netanyahu e il governo israeliano.

I dimostranti avevano chiesto ai giornalisti di snobbare l'evento in solidarietà con le loro controparti cadute a Gaza (che, al momento in cui scrivo, ammontano ad almeno 128 giornalisti ). Non solo non c'è stato alcun boicottaggio dell'evento, ma gli organizzatori hanno dato il loro più alto riconoscimento a un funzionario dell'intelligence israeliana diventato reporter che si è guadagnato la reputazione di essere forse il più diligente stenografo del potere a Washington.

Ravid ha ricevuto personalmente il premio dal presidente Biden, che lo ha abbracciato come un fratello. Il fatto che una nota (ex) spia israeliana possa abbracciare Biden in questo modo la dice lunga non solo sulla relazione intima tra Stati Uniti e Israele, ma anche sulla misura in cui i media istituzionali chiedono conto al potere.

Ravid si è fatto un nome pubblicando acriticamente informazioni lusinghiere fornitegli dal governo statunitense o israeliano e spacciandole per scoop. Ad aprile, ha scritto che "il presidente Biden ha dato un ultimatum al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nella loro chiamata di giovedì: se Israele non cambia rotta a Gaza, 'non saremo in grado di sostenervi'", e che stava " facendo il suo più forte sforzo per porre fine ai combattimenti a Gaza in sei mesi di guerra, e avvertendo per la prima volta che la politica statunitense sulla guerra dipenderà dall'adesione di Israele alle sue richieste", che includevano "un cessate il fuoco immediato". A luglio, ha ripetuto fonti anonime che gli hanno detto che Netanyahu e Israele stanno lottando per "una soluzione diplomatica", un'altra affermazione altamente dubbia.


Altri articoli di Ravid che seguono lo stesso schema includono:

Scoop: Biden dice a Bibi che non ci starà per un anno di guerra a Gaza

Scoop: la Casa Bianca annulla la riunione, rimprovera Netanyahu per protestare contro il video

Biden “sta esaurendo” la pazienza con Bibi mentre la guerra di Gaza raggiunge i 100 giorni

Scontro Biden-Bibi si intensifica mentre gli Stati Uniti vengono accusati di indebolire il governo israeliano

Le “linee rosse” di Biden e Bibi per Rafah li mettono in rotta di collisione

Biden al microfono caldo: ha detto a Bibi che avevamo bisogno di un incontro "vieni a Gesù" su Gaza

Scoop: la Casa Bianca perde fiducia nel governo israeliano mentre il Medio Oriente precipita

Il ministro israeliano ha attaccato duramente la Casa Bianca per Gaza e la strategia di guerra

Scoop: Biden ha detto a Bibi che gli Stati Uniti non sosterranno un contrattacco israeliano all'Iran

Questa incessante opera di insabbiamento dell'amministrazione Biden ha suscitato ampie prese in giro online.

"AXIOS ESCLUSIVA: Dopo aver venduto a Netanyahu armi per un valore di milioni di dollari, Biden ha riprodotto — ad alto volume — 'Bad Blood' di Taylor Swift. 'Tutti potevano sentirla', dice una fonte vicina a Biden", ha twittato l'utente X David Grossman. "Continuo a consegnare grandi montagne di denaro e armi, ma scuoto la testa in modo che tutti sappiano che in un certo senso non sono d'accordo", ha scherzato il comico Hussein Kesvani, in risposta all'ultimo articolo di Ravid che suggeriva che Biden è diventato "sempre più diffidente" nei confronti del governo israeliano.

Durante questa presunta divisione tra Stati Uniti e Israele, l'amministrazione Biden ha continuato a esprimere un sostegno entusiasta alle offensive israeliane, a bloccare le risoluzioni di cessate il fuoco e la statualità palestinese all'ONU e ha inviato armi per un valore di 18 miliardi di dollari a Israele negli ultimi 12 mesi. Pertanto, non importa quanto siano discutibili questi report di Axios, svolgono un ruolo fondamentale per Washington, consentendo all'amministrazione Biden di prendere le distanze da ciò che gli organismi internazionali hanno etichettato come un genocidio. La funzione di Ravid è stata quella di creare consenso per il governo tra il pubblico liberale d'élite che legge Axios, consentendo loro di continuare a credere che gli Stati Uniti siano un onesto mediatore per la pace nell'Asia occidentale piuttosto che un facilitatore chiave di Israele.

Ravid non nasconde il suo aperto disprezzo per i palestinesi. A settembre, ha ritwittato un post che affermava:

Questo è il modo dei PaliNazi... intascano concessioni senza dare nulla in cambio e poi usano quelle concessioni come base per il prossimo round di negoziati. I PaliNazi non sanno come dire la verità."

Meno di una settimana dopo, ha promosso l'affermazione altamente dubbia del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant secondo cui le Forze di Difesa israeliane avevano trovato una foto dei bambini del leader delle Brigate al-Qassam Mohammed Sinwar che festeggiavano davanti a un'enorme immagine di aerei che colpivano il World Trade Center. Gallant ha affermato che avevano trovato questa foto, chiaramente cercando di associare falsamente i palestinesi all'11 settembre, in un tunnel "dove i fratelli Sinwar si nascondevano come topi".

Un'agenzia di spionaggio infame

Fondata nel 1952, l'Unità 8200 è la divisione più grande e controversa dell'esercito israeliano.

Responsabile di operazioni segrete, spionaggio, sorveglianza e cyberwarfare, dal 7 ottobre 2023 il gruppo è stato al centro dell'attenzione mondiale. È ampiamente identificato come l'organizzazione dietro il famigerato attacco del cercapersone in Libano, che ha causato almeno nove morti e circa 3.000 feriti. Mentre molti in Israele (e lo stesso Ravid) hanno salutato l'operazione come un successo, è stata condannata in tutto il mondo come un atto di terrorismo eclatante, anche dall'ex direttore della CIA Leon Panetta.

L'Unità 8200 ha anche creato una lista di uccisioni alimentata dall'intelligenza artificiale per Gaza, suggerendo decine di migliaia di individui (incluse donne e bambini) da assassinare. Questo software è stato il meccanismo di targeting primario utilizzato dall'IDF nei primi mesi del suo attacco alla striscia densamente popolata.

Peter Thiel: da criminale di guerra dell'IA di Gaza a burattinaio della Casa Bianca

La Palantir di Peter Thiel sostiene l'esercito israeliano a Gaza, mentre il colosso della Silicon Valley costruisce silenziosamente la sua influenza come attore chiave in una potenziale amministrazione Trump.

Notizie MintPress · Alan Macleod · 9 ott 2024

Descritta come l'Harvard di Israele, la Unit 8200 è una delle istituzioni più prestigiose del paese. Il processo di selezione è altamente competitivo; i genitori spendono fortune in corsi di scienze e matematica per i loro figli, sperando che vengano scelti per il servizio lì, sbloccando una carriera redditizia nel fiorente settore hi-tech di Israele.

Funge anche da fulcro dell'apparato statale repressivo futuristico di Israele. Utilizzando enormi quantità di dati raccolti sui palestinesi tracciando ogni loro mossa tramite telecamere di riconoscimento facciale che monitorano le loro chiamate, messaggi, e-mail e dati personali, l'Unità 8200 ha creato una rete a strascico distopica che usa per sorvegliare, molestare e reprimere i palestinesi.

L'Unità 8200 compila dossier su ogni palestinese, inclusa la sua storia clinica, la sua vita sessuale e la cronologia delle ricerche, in modo che queste informazioni possano essere utilizzate in seguito per estorsioni o ricatti. Se, ad esempio, un individuo tradisce il coniuge, ha disperatamente bisogno di un'operazione medica o è segretamente omosessuale, questo può essere utilizzato come leva per trasformare i civili in informatori e spie per Israele. Un ex agente dell'Unità 8200 ha affermato che, come parte del suo addestramento, gli è stato assegnato di memorizzare diverse parole arabe per "gay" in modo da poterle ascoltare nelle conversazioni.

Gli agenti dell'Unità 8200 hanno continuato a creare alcune delle app più scaricate al mondo e molti dei programmi di spionaggio più infami, tra cui Pegasus. Pegasus è stato utilizzato per sorvegliare decine di leader politici in tutto il mondo, tra cui il francese Emmanuel Macron, il sudafricano Cyril Ramaphosa e il pakistano Imran Khan.

Il governo israeliano ha autorizzato la vendita di Pegasus alla Central Intelligence Agency, così come ad alcuni dei governi più autoritari del pianeta. Tra questi, l'Arabia Saudita, che ha utilizzato il software per sorvegliare il giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi prima che venisse assassinato da agenti sauditi in Turchia.

Una recente indagine di MintPress News ha scoperto che una larga fetta del mercato mondiale delle VPN è posseduta e gestita da una società israeliana guidata e co-fondata da un ex allievo di Unit 8200.

Svelato: come le spie israeliane controllano la tua VPN

Un nuovo rapporto svela i preoccupanti legami tra i principali servizi VPN come ExpressVPN e lo stato di sicurezza israeliano, sollevando allarmi sul livello di controllo che l'Unità 8200 di Israele ha sulla tua privacy online.

Notizie MintPress · Alan Macleod · 11 set 2024

Nel 2014, 43 riservisti dell'Unità 8200 hanno scritto una dichiarazione congiunta in cui dichiaravano di non essere più disposti a prestare servizio nell'unità a causa delle sue pratiche non etiche, che includevano la non distinzione tra normali cittadini palestinesi e terroristi. La lettera ha anche osservato che le loro informazioni sono state passate a potenti politici locali, che le hanno usate come ritenevano opportuno.

Questa dichiarazione pubblica ha lasciato Ravid irto di rabbia verso i suoi colleghi. Sulla scia dello scandalo, Ravid è andato alla radio dell'esercito israeliano per attaccare i whistleblower. Ravid ha detto che opporsi all'occupazione della Palestina significava opporsi a Israele stesso, poiché l'occupazione è una "parte" fondamentale di Israele. "Se il problema è davvero l'occupazione", ha detto, "allora anche le tue tasse sono un problema: finanziano il soldato al posto di blocco, il sistema educativo... e 8200 è una grande trovata".

Lasciando da parte i commenti di Ravid, sorge spontanea la domanda: è davvero accettabile che membri di un gruppo progettato per infiltrarsi, sorvegliare e colpire popolazioni straniere, che ha prodotto molte delle tecnologie di spionaggio più pericolose e invasive del pianeta, e che è ampiamente ritenuto responsabile di sofisticati attacchi terroristici internazionali, scrivano le notizie degli americani su Israele e Palestina? Quale sarebbe la reazione se personaggi di spicco dei media statunitensi venissero smascherati come ufficiali dell'intelligence di Hezbollah, Hamas o dell'FSB russo?

Notizie su Israele, fornite da Israele

Ravid è ben lungi dall'essere l'unica giornalista influente in America con profondi legami con lo stato israeliano, tuttavia. Shachar Peled ha trascorso tre anni come ufficiale nell'Unità 8200, guidando un team di analisti in sorveglianza, intelligence e cyberwarfare. Ha anche lavorato come analista di tecnologia per il servizio di intelligence israeliano, Shin Bet. Nel 2017, è stata assunta come produttrice e scrittrice dalla CNN e ha trascorso tre anni a mettere insieme segmenti per gli spettacoli di Fareed Zakaria e Christiane Amanpour. Google in seguito l'ha assunta come Senior Media Specialist.


L'ex spia israeliana Shachar Peled ha lavorato presso l'emittente israeliana i24 News prima di ottenere un impiego presso la CNN e in seguito presso Google

L'ex spia israeliana Shachar Peled ha lavorato presso l'emittente israeliana i24 News prima di ottenere un impiego presso la CNN e in seguito presso Google

Un altro agente dell'Unità 8200 che ha continuato a lavorare per la CNN è Tal Heinrich . Heinrich ha trascorso tre anni come agente dell'Unità 8200. Tra il 2014 e il 2017, è stata produttrice di campo e redazione di news per il notoriamente filo-israeliano Jerusalem Bureau della CNN, dove è stata una delle principali giornaliste che hanno plasmato la comprensione dell'America dell'Operazione Margine Protettivo, il bombardamento di Gaza da parte di Israele che ha ucciso più di 2.000 persone e lasciato centinaia di migliaia di sfollati. Heinrich ha poi lasciato la CNN ed è ora la portavoce ufficiale del Primo Ministro Benjamin Netanyahu.

La propensione della CNN ad assumere personaggi dello Stato israeliano continua ancora oggi. Tamar Michaelis, ad esempio, attualmente lavora per la rete, producendo gran parte dei suoi contenuti su Israele/Palestina. Questo nonostante abbia precedentemente prestato servizio come portavoce ufficiale dell'IDF nelle Forze di difesa israeliane.

Nel frattempo, il New York Times ha assunto Anat Schwartz, un ex ufficiale dell'intelligence dell'aeronautica militare israeliana con zero esperienza giornalistica. Schwartz ha co-scritto l'infame e ora screditato articolo di denuncia "Screams Without Words" , in cui si affermava che i combattenti di Hamas avevano sistematicamente abusato sessualmente degli israeliani il 7 ottobre. Lo stesso staff del Times si è ribellato per la mancanza di prove e di verifica dei fatti nell'articolo.

Molti dipendenti del New York Times, tra cui il famoso editorialista David Brooks, hanno avuto figli che prestavano servizio nell'IDF; anche quando riportano o offrono opinioni sulla regione, il Times non ha mai rivelato questi evidenti conflitti di interesse ai suoi lettori. Né ha rivelato di aver acquistato una casa a Gerusalemme per il suo capo ufficio che era stata rubata alla famiglia dell'intellettuale palestinese Ghada Karmi nel 1948.

MintPress News ha intervistato Karmi l'anno scorso sul suo ultimo libro e sui tentativi israeliani di farla tacere. L'ex scrittore del New York Times Magazine e attuale caporedattore di The Atlantic Jeffrey Goldberg (un americano) ha abbandonato l'Università della Pennsylvania per fare volontariato come guardia carceraria dell'IDF durante la prima Intifada palestinese (rivolta). Nelle sue memorie, Goldberg ha rivelato che, mentre prestava servizio nell'IDF, ha contribuito a nascondere gli abusi sui prigionieri palestinesi.

Anche le aziende di social media sono piene di ex agenti della Unit 8200. Uno studio di MintPress del 2022 ha scoperto che non meno di 99 ex agenti della Unit 8200 lavoravano per Google.

Svelato: le ex spie israeliane che ricoprono i ruoli più alti in Google, Facebook e Microsoft

Centinaia di agenti dell'organizzazione di spionaggio israeliana Unit 8200 ricoprono ora ruoli di vertice presso Google, Facebook, Microsoft e Amazon.

Notizie MintPress · Alan Macleod · 31 ott 2022

Facebook impiega anche decine di ex spie della controversa unità. Tra queste, Emi Palmor, che fa parte del consiglio di supervisione di Meta. Questo comitato di 21 persone decide in ultima analisi la direzione di Facebook, Instagram e delle altre offerte di Meta, decidendo quali contenuti consentire, promuovere e cosa sopprimere. Meta è stata formalmente condannata per la sua sistematica soppressione delle voci palestinesi sulle sue piattaforme da Human Rights Watch, che ha documentato oltre 1.000 casi di palese censura anti-palestinese solo nell'ottobre e nel novembre 2023. Una misura di questa parzialità è evidenziata dal fatto che, a un certo punto, Instagram ha automaticamente inserito la parola "terrorista" nei profili degli utenti che si definivano palestinesi.

Nonostante le diffuse affermazioni dei politici statunitensi secondo cui si tratti di un focolaio di razzismo anti-israeliano e antisemita, TikTok impiega anche molti ex agenti dell'Unità 8200 in posizioni chiave nella sua organizzazione. Ad esempio, nel 2021, ha assunto Asaf Hochman come responsabile globale della strategia e delle operazioni di prodotto. Prima di entrare a far parte di TikTok, Hochman ha trascorso oltre cinque anni come spia israeliana. Ora lavora per Meta.

Censura pro-Israele dall'alto verso il basso

Quando si tratta dell'attacco israeliano ai suoi vicini, i media aziendali hanno costantemente mostrato un pregiudizio pro-Israele. Il New York Times, ad esempio, si astiene regolarmente dall'identificare l'autore della violenza quando quell'autore è l'esercito israeliano e ha descritto il genocidio del 1948 di circa 750.000 palestinesi come una mera "migrazione". Uno studio della copertura del giornale ha scoperto che parole come "massacro", "massacro" e "orribile" compaiono 22 volte più frequentemente quando si parla di morti israeliane rispetto a quelle palestinesi, nonostante la gigantesca disparità nel numero di persone uccise da entrambe le parti.

Nel frattempo, in un articolo su come i soldati israeliani hanno sparato 335 proiettili contro un'auto con a bordo una bambina palestinese e poi hanno sparato ai soccorritori accorsi per salvarla, la CNN ha pubblicato il titolo "Bambina palestinese di cinque anni trovata morta dopo essere rimasta intrappolata in un'auto con i parenti morti" - un titolo che potrebbe essere interpretato come se la sua morte fosse stata un tragico incidente.

Questo genere di reportage non avviene per caso. Infatti, viene direttamente dall'alto. Un promemoria trapelato del New York Times di novembre ha rivelato che la dirigenza aziendale ha esplicitamente ordinato ai suoi reporter di non usare parole come "genocidio", "massacro" e "pulizia etnica" quando si discute delle azioni di Israele. Lo staff del Times deve astenersi dall'usare parole come "campo profughi", "territorio occupato" o persino "Palestina" nei propri reportage, rendendo quasi impossibile trasmettere alcuni dei fatti più basilari al proprio pubblico.

Lo staff della CNN è sottoposto a pressioni simili. Lo scorso ottobre, il nuovo CEO Mark Thompson ha inviato un promemoria a tutto lo staff, ordinando loro di assicurarsi che Hamas (e non Israele) venga presentato come responsabile della violenza, che devono sempre usare l'appellativo "controllato da Hamas" quando discutono del Ministero della Salute di Gaza e delle sue cifre di morti tra i civili, e impedendo loro di riportare il punto di vista di Hamas, che il suo direttore senior degli standard e delle pratiche delle notizie ha detto allo staff essere "non degno di nota" e equivaleva a "retorica e propaganda infiammatoria".

Sia il Times che la CNN hanno licenziato diversi giornalisti per la loro opposizione alle azioni israeliane o per il loro sostegno alla liberazione palestinese. A novembre, Jazmine Hughes del Times è stata costretta a dimettersi dopo aver firmato una lettera aperta in cui si opponeva al genocidio in Palestina. Il giornale ha rescisso il contratto di Hosam Salem l'anno precedente dopo una campagna di pressione del gruppo pro-Israele Honest Reporting . E il conduttore della CNN Marc Lamont Hill è stato licenziato all'improvviso nel 2018 per aver chiesto la liberazione palestinese in un discorso alle Nazioni Unite.

Grandi organizzazioni come Axios, CNN e il New York Times sanno ovviamente chi stanno assumendo. Questi sono alcuni dei lavori più ricercati nel giornalismo e centinaia di candidati probabilmente si stanno candidando per ogni posizione. Il fatto che queste organizzazioni scelgano di selezionare spie israeliane prima di tutti gli altri solleva seri dubbi sulla loro credibilità giornalistica e sul loro scopo.

Assumere agenti dell'Unità 8200 per produrre notizie americane dovrebbe essere impensabile quanto impiegare combattenti di Hamas o Hezbollah come reporter. Eppure ex spie israeliane sono incaricate di informare il pubblico americano sulle offensive in corso del loro paese contro Palestina, Libano, Yemen, Iran e Siria. Cosa dice questo sulla credibilità e i pregiudizi dei nostri media?

Poiché Israele non potrebbe continuare a portare avanti questa guerra senza l'aiuto americano, la battaglia per la mente americana è importante quanto le azioni sul campo. E mentre la guerra di propaganda infuria, i confini tra giornalista e combattente si confondono. Il fatto che molti dei principali giornalisti che ci forniscono notizie su Israele/Palestina siano letteralmente ex agenti dell'intelligence israeliana non fa che sottolineare questo.

Foto in evidenza | Illustrazione di MintPress News

Alan MacLeod  è Senior Staff Writer per MintPress News. Dopo aver completato il dottorato nel 2017, ha pubblicato due libri:  Bad News From Venezuela: Twenty Years of Fake News and Misreporting  e  Propaganda in the Information Age: Still Manufacturing Consent , oltre a  numerosi  articoli  accademici  .  Ha inoltre contribuito a  FAIR.org ,  The Guardian ,  Salon ,  The Grayzone ,  Jacobin Magazine e Common Dreams .


Traduzione: Diego Siragusa

mercoledì 12 febbraio 2025

Milosevic dinanzi al Tribunale Internazionale: non fu un trionfo della giustizia




Attraverso l'incriminazione "precoce" di Milosevic ed il silenzio sui crimini commessi dalla NATO l'Organo titolare dell'azione penale, ha schierato il Tribunale Penale Internazionale contro la Jugoslavia, proprio nel momento in cui questo paese era sottoposto agli attacchi più duri da parte della NATO. In questo modo il Tribunale è stato - obiettivamente - trasformato in uno strumento funzionale alla guerra in corso, attraverso la delegittimazione totale del nemico dell'Occidente.
 
La vicenda dell'arresto e della consegna di Milosevic al Tribunale penale Internazionale per la ex Jugoslavia non può essere letta come una vittoria del diritto o un trionfo della giustizia internazionale, che riesce ad avere ragione - finanche- dei "dittatori", e a portarli alla sbarra, perché rispondano delle gravi ed ingiustificate sofferenze che hanno inflitto ai loro e agli altri popoli.

Il processo a Milosevic non rappresenta la giusta sanzione per quelle massicce violazioni dei diritti dell'uomo, che si sono verificate nel teatro dei Balcani - ad opera di molteplici attori - e che il diritto internazionale giustamente bandisce come crimini internazionali, sotto il triplice profilo del genocidio, dei crimini contro l'umanità e della violazione delle leggi ed usi di guerra (crimini di guerra).


Per sgombrare il campo dagli equivoci, è bene chiarire che non siamo in presenza di un processo attraverso il quale il diritto internazionale dei diritti umani ed in particolare il diritto bellico, da sempre considerato evanescente, comincia finalmente ad acquistare la solidità che deriva dalla sua effettività e riesce ad espletare la sua efficacia, superando la barriera dei particolarismi e delle sovranità nazionali.

In effetti l'Istituzione di un Tribunale penale internazionale, competente per i crimini commessi - da tutti i belligeranti - nel territorio della ex Jugoslavia, se aveva una funzione, era proprio quella di rafforzare l'effettività delle norme internazionali che interdicono quei fatti che la coscienza morale dell'umanità aveva ripudiato qualificandoli come crimini internazionali. In tal modo, raffreddando le efferatezze e riducendole ad episodi criminali, il Tribunale avrebbe reso più facile la composizione pacifica dei conflitti, attraverso le strade maestre della politica e della diplomazia.

Nel corpo di un conflitto aspro ed intricato, come quello Jugoslavo, caratterizzato dalla presenza di numerose linee di frattura, ideologiche, religiose, culturali e linguistiche, tuttavia, l'intervento coercitivo di un organismo giudiziario sopranazionale, o comunque sovraordinato alle parti in conflitto, avrebbe potuto svolgere una funzione positiva di contenimento ed appassimento del conflitto, soltanto ove fosse stata rigorosamente rispettata la metodologia giudiziaria, per sua natura portatrice di uno spazio istituzionale di terzietà e neutralità rispetto allo scontro diretto fra i portatori degli interessi in conflitto.


Il metodo giudiziario, infatti, è quello di depoliticizzare gli avvenimenti, frammentandoli in segmenti, che vengono analizzati nella prospettiva della emersione delle responsabilità meramente individuali. L'accertamento delle responsabilità individuali consente di depoliticizzare il conflitto e di farlo uscire dal circolo vizioso delle responsabilità e vendette collettive che si autoalimentano, nello stesso tempo pone un freno al delirio di onnipotenza che normalmente è alimentato dalla sensazione di impunità.

Alla luce di tali osservazioni, già nell'atto istitutivo del Tribunale penale internazionale, vi erano delle premesse sbagliate, in quanto, a fronte della totale discrezionalità dell'azione penale tipica dei sistemi anglosassoni, non veniva posta nessuna cautela procedurale nei confronti dei capi di Stato e di Governo, sebbene in tutti gli ordinamenti, anche i più democratici, esistono cautele procedurali o sostanziali per gli atti compiuti dagli individui-organi posti a vertici delle istituzioni (dalle autorizzazioni a procedere per i parlamentari a talune immunità o privilegi giurisdizionali per i capi di Stato). Ciò comportava il rischio di una precoce "politicizzazione" dell'attività del Tribunale penale Internazionale e della strumentalizzazione della sua attività da parte di Stati terzi.

L'esperienza concreta dell'attività del Tribunale nel suo complesso (tenuto conto soprattutto dell'attività del suo organo di impulso, la Procura), dimostra che quelle preoccupazioni non erano infondate, anzi si sono dimostrate talmente consistenti che, dopo la guerra del Kossovo, il Tribunale ha cambiato ruolo e funzione rispetto all'impostazione originaria che lo aveva partorito.


giovedì 6 febbraio 2025

A che serve la logica matematica? Come si sono sviluppati i computer e l'Intelligenza Artificiale?

 


di Vincenzo Brandi


(questo articolo è tratto dal libro di V. Brandi “Conoscenza, scienza e filosofia”. 2020)

 

In un articolo precedente abbiamo parlato dei rapporti tra fisica e matematica. C’è un altro filone della matematica che non ha molte relazioni con le scienze esatte: quello della Logica Matematica, che ha contribuito a creare complessi sistemi logico-matematici, spesso complicati e cavillosi, e in genere privi di agganci con la realtà. Infatti, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 si sono sviluppati una serie di tentativi di costruire dei sistemi logico-matematici coerenti e completi, in cui tutto l’edificio matematico fosse dipendente solo da delle assunzioni logiche iniziali, ed assolutamente indipendente dall’esperienza. Così sono nate l’algebra logica dell’inglese Boole, la Teoria degli Insiemi dei tedeschi Dedekind e Gottlob Frege, e la teoria degli insiemi infiniti ideato da un altro tedesco: Cantor. Non tutti erano d’accordo su questi sviluppi. Il matematico tedesco Kronecker riteneva Cantor un ciarlatano. Poincaré affermava in modo perentorio: “le generazioni future considereranno la teoria degli insiemi come una malattia da cui siamo guariti” ed ironizzava sulla logica pura, ed in particolare sulla logica matematica. “Non è vero che la logica è sterile” - affermava maliziosamente – “serve a creare contraddizioni!”. Da parte sua il grande Gauss – considerato il massimo matematico del secolo XIX – si era sempre opposto all’introduzione disinvolta degli infiniti in matematica, seguendo in questo le orme di Aristotele che affermava che potevamo avere cognizione solo di un infinito “in potenza”, non di un infinito “in atto” che sfugge alla nostra logica. E una volta tanto bisogna apprezzare la sottigliezza del grande filosofo, che abbiamo tante volte criticato.


John von Neumann

In effetti questi sistemi basati sulla logica pura si dimostrarono fragili. Cantor, a chi gli faceva notare una contraddizione contenuta nel suo concetto di insieme infinito massimo che contiene tutti gli altri insiemi infiniti, dovette cavarsela dicendo che l’insieme massimo era di origine divina, per cui nulla di esso si poteva dire (che per un matematico è una spiegazione un po’ scarsa!). Russell fece notare a Frege nel 1903 una evidente contraddizione nel suo sistema riguardante gli insiemi che contengono sè stessi e riassumibile nella spiritosa allegoria del barbiere che non sbarba sè stesso: “nel paese dove nessuno si sbarba da solo, ma si fa sbarbare dal barbiere, chi sbarberà il barbiere?”. Il povero Frege fu così colpito ed umiliato che smise di lavorare. Ma anche il sistema creato dallo stesso Russell e dal collega Withehead - illustrato nell’opera molto nota scritta tra 1910 e 1913: “Principia Mathematica”- si dimostrò contraddittorio. Anche l’intelligente matematico italiano Peano si era cimentato nella costruzione di un sistema più semplice e quindi meno contraddittorio.

 

David Hilbert

Il maggiore sforzo per la costruzione di un sistema logico coerente, cioè privo di contraddizioni, ed in cui ogni affermazione avrebbe dovuto essere dimostrata con un algoritmo computabile con una macchina calcolatrice, fu fatto dal famoso matematico tedesco Hilbert; ma anche questo sforzo si dimostrò sterile, quando il giovane e sconosciuto logico ceco Gödel  all’inizio degli anni ’30 dello scorso secolo elaborò i suoi due famosi Teoremi dell’Incompletezza, con cui dimostrava che il sistema di Hilbert non poteva essere né completo (sarebbe rimasto sempre qualcosa di indimostrabile), né coerente (potevano esservi sempre contraddizioni).

 

È stato più volte detto che la matematica è come un edificio in continua costruzione e ristrutturazione. Non è un edifico perfetto. Alcune parti diventano obsolete. Altre vanno costruite ex-novo. Altre vanno cambiate. Non è e non può essere un edificio perfetto. I grandi sistemi logici e le teorie degli insiemi sono oggi alquanto passati di moda.

 

Gottlob Frege

Hilbert all’inizio del ‘900, e poi successivamente anche il suo allievo Von Neumann, avevano tentato anche di assiomatizzare la fisica, cioè trasformarla in una serie di assiomi (affermazioni convenzionali non dimostrate), da cui dedurre altre leggi con ragionamenti puramente deduttivi. Anche Hamilton nell’800 aveva assiomatizzato l’ottica. Einstein era molto scettico verso questi tentativi che non si sono dimostrati molto produttivi. Einstein usava la matematica in modo oculato per esprimere alcuni concetti fisici, non per descrivere un sistema fisico completo e perfetto. Affermava che un concetto matematico oggettivo – come, ad esempio, l’invarianza in geometria - non corrispondeva necessariamente ad un concetto fisico, marcando la differenza tra Fisica e Matematica.

 

Completamente diverso (in senso del tutto positivo) è il caso di matematici logici che si sono posti il compito di applicare la logica matematica ad un’impresa concreta reale. Ne sono due luminosi esempi Turing e Von Neumann, quando si posero il problema di creare la struttura logica di macchine capaci di calcolare (computer) e di macchine dotate di Intelligenza Artificiale. La “Macchina (teorica) di Turing” ideata nel 1936 e l’architettura del computer ideata da Von Neumann alcuni anni dopo sono state la base dei moderni computer poi perfezionati e miniaturizzati con la scoperta dei semiconduttori e dei transistors. Lo stesso si può dire sui primi studi logici per impostare i problemi dell’Intelligenza Artificiale.

 

Roma, 29 gennaio 2025, Vincenzo Brandi