mercoledì 12 febbraio 2025

Milosevic dinanzi al Tribunale Internazionale: non fu un trionfo della giustizia




Attraverso l'incriminazione "precoce" di Milosevic ed il silenzio sui crimini commessi dalla NATO l'Organo titolare dell'azione penale, ha schierato il Tribunale Penale Internazionale contro la Jugoslavia, proprio nel momento in cui questo paese era sottoposto agli attacchi più duri da parte della NATO. In questo modo il Tribunale è stato - obiettivamente - trasformato in uno strumento funzionale alla guerra in corso, attraverso la delegittimazione totale del nemico dell'Occidente.
 
La vicenda dell'arresto e della consegna di Milosevic al Tribunale penale Internazionale per la ex Jugoslavia non può essere letta come una vittoria del diritto o un trionfo della giustizia internazionale, che riesce ad avere ragione - finanche- dei "dittatori", e a portarli alla sbarra, perché rispondano delle gravi ed ingiustificate sofferenze che hanno inflitto ai loro e agli altri popoli.

Il processo a Milosevic non rappresenta la giusta sanzione per quelle massicce violazioni dei diritti dell'uomo, che si sono verificate nel teatro dei Balcani - ad opera di molteplici attori - e che il diritto internazionale giustamente bandisce come crimini internazionali, sotto il triplice profilo del genocidio, dei crimini contro l'umanità e della violazione delle leggi ed usi di guerra (crimini di guerra).


Per sgombrare il campo dagli equivoci, è bene chiarire che non siamo in presenza di un processo attraverso il quale il diritto internazionale dei diritti umani ed in particolare il diritto bellico, da sempre considerato evanescente, comincia finalmente ad acquistare la solidità che deriva dalla sua effettività e riesce ad espletare la sua efficacia, superando la barriera dei particolarismi e delle sovranità nazionali.

In effetti l'Istituzione di un Tribunale penale internazionale, competente per i crimini commessi - da tutti i belligeranti - nel territorio della ex Jugoslavia, se aveva una funzione, era proprio quella di rafforzare l'effettività delle norme internazionali che interdicono quei fatti che la coscienza morale dell'umanità aveva ripudiato qualificandoli come crimini internazionali. In tal modo, raffreddando le efferatezze e riducendole ad episodi criminali, il Tribunale avrebbe reso più facile la composizione pacifica dei conflitti, attraverso le strade maestre della politica e della diplomazia.

Nel corpo di un conflitto aspro ed intricato, come quello Jugoslavo, caratterizzato dalla presenza di numerose linee di frattura, ideologiche, religiose, culturali e linguistiche, tuttavia, l'intervento coercitivo di un organismo giudiziario sopranazionale, o comunque sovraordinato alle parti in conflitto, avrebbe potuto svolgere una funzione positiva di contenimento ed appassimento del conflitto, soltanto ove fosse stata rigorosamente rispettata la metodologia giudiziaria, per sua natura portatrice di uno spazio istituzionale di terzietà e neutralità rispetto allo scontro diretto fra i portatori degli interessi in conflitto.


Il metodo giudiziario, infatti, è quello di depoliticizzare gli avvenimenti, frammentandoli in segmenti, che vengono analizzati nella prospettiva della emersione delle responsabilità meramente individuali. L'accertamento delle responsabilità individuali consente di depoliticizzare il conflitto e di farlo uscire dal circolo vizioso delle responsabilità e vendette collettive che si autoalimentano, nello stesso tempo pone un freno al delirio di onnipotenza che normalmente è alimentato dalla sensazione di impunità.

Alla luce di tali osservazioni, già nell'atto istitutivo del Tribunale penale internazionale, vi erano delle premesse sbagliate, in quanto, a fronte della totale discrezionalità dell'azione penale tipica dei sistemi anglosassoni, non veniva posta nessuna cautela procedurale nei confronti dei capi di Stato e di Governo, sebbene in tutti gli ordinamenti, anche i più democratici, esistono cautele procedurali o sostanziali per gli atti compiuti dagli individui-organi posti a vertici delle istituzioni (dalle autorizzazioni a procedere per i parlamentari a talune immunità o privilegi giurisdizionali per i capi di Stato). Ciò comportava il rischio di una precoce "politicizzazione" dell'attività del Tribunale penale Internazionale e della strumentalizzazione della sua attività da parte di Stati terzi.

L'esperienza concreta dell'attività del Tribunale nel suo complesso (tenuto conto soprattutto dell'attività del suo organo di impulso, la Procura), dimostra che quelle preoccupazioni non erano infondate, anzi si sono dimostrate talmente consistenti che, dopo la guerra del Kossovo, il Tribunale ha cambiato ruolo e funzione rispetto all'impostazione originaria che lo aveva partorito.


giovedì 6 febbraio 2025

A che serve la logica matematica? Come si sono sviluppati i computer e l'Intelligenza Artificiale?

 


di Vincenzo Brandi


(questo articolo è tratto dal libro di V. Brandi “Conoscenza, scienza e filosofia”. 2020)

 

In un articolo precedente abbiamo parlato dei rapporti tra fisica e matematica. C’è un altro filone della matematica che non ha molte relazioni con le scienze esatte: quello della Logica Matematica, che ha contribuito a creare complessi sistemi logico-matematici, spesso complicati e cavillosi, e in genere privi di agganci con la realtà. Infatti, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 si sono sviluppati una serie di tentativi di costruire dei sistemi logico-matematici coerenti e completi, in cui tutto l’edificio matematico fosse dipendente solo da delle assunzioni logiche iniziali, ed assolutamente indipendente dall’esperienza. Così sono nate l’algebra logica dell’inglese Boole, la Teoria degli Insiemi dei tedeschi Dedekind e Gottlob Frege, e la teoria degli insiemi infiniti ideato da un altro tedesco: Cantor. Non tutti erano d’accordo su questi sviluppi. Il matematico tedesco Kronecker riteneva Cantor un ciarlatano. Poincaré affermava in modo perentorio: “le generazioni future considereranno la teoria degli insiemi come una malattia da cui siamo guariti” ed ironizzava sulla logica pura, ed in particolare sulla logica matematica. “Non è vero che la logica è sterile” - affermava maliziosamente – “serve a creare contraddizioni!”. Da parte sua il grande Gauss – considerato il massimo matematico del secolo XIX – si era sempre opposto all’introduzione disinvolta degli infiniti in matematica, seguendo in questo le orme di Aristotele che affermava che potevamo avere cognizione solo di un infinito “in potenza”, non di un infinito “in atto” che sfugge alla nostra logica. E una volta tanto bisogna apprezzare la sottigliezza del grande filosofo, che abbiamo tante volte criticato.


John von Neumann

In effetti questi sistemi basati sulla logica pura si dimostrarono fragili. Cantor, a chi gli faceva notare una contraddizione contenuta nel suo concetto di insieme infinito massimo che contiene tutti gli altri insiemi infiniti, dovette cavarsela dicendo che l’insieme massimo era di origine divina, per cui nulla di esso si poteva dire (che per un matematico è una spiegazione un po’ scarsa!). Russell fece notare a Frege nel 1903 una evidente contraddizione nel suo sistema riguardante gli insiemi che contengono sè stessi e riassumibile nella spiritosa allegoria del barbiere che non sbarba sè stesso: “nel paese dove nessuno si sbarba da solo, ma si fa sbarbare dal barbiere, chi sbarberà il barbiere?”. Il povero Frege fu così colpito ed umiliato che smise di lavorare. Ma anche il sistema creato dallo stesso Russell e dal collega Withehead - illustrato nell’opera molto nota scritta tra 1910 e 1913: “Principia Mathematica”- si dimostrò contraddittorio. Anche l’intelligente matematico italiano Peano si era cimentato nella costruzione di un sistema più semplice e quindi meno contraddittorio.

 

David Hilbert

Il maggiore sforzo per la costruzione di un sistema logico coerente, cioè privo di contraddizioni, ed in cui ogni affermazione avrebbe dovuto essere dimostrata con un algoritmo computabile con una macchina calcolatrice, fu fatto dal famoso matematico tedesco Hilbert; ma anche questo sforzo si dimostrò sterile, quando il giovane e sconosciuto logico ceco Gödel  all’inizio degli anni ’30 dello scorso secolo elaborò i suoi due famosi Teoremi dell’Incompletezza, con cui dimostrava che il sistema di Hilbert non poteva essere né completo (sarebbe rimasto sempre qualcosa di indimostrabile), né coerente (potevano esservi sempre contraddizioni).

 

È stato più volte detto che la matematica è come un edificio in continua costruzione e ristrutturazione. Non è un edifico perfetto. Alcune parti diventano obsolete. Altre vanno costruite ex-novo. Altre vanno cambiate. Non è e non può essere un edificio perfetto. I grandi sistemi logici e le teorie degli insiemi sono oggi alquanto passati di moda.

 

Gottlob Frege

Hilbert all’inizio del ‘900, e poi successivamente anche il suo allievo Von Neumann, avevano tentato anche di assiomatizzare la fisica, cioè trasformarla in una serie di assiomi (affermazioni convenzionali non dimostrate), da cui dedurre altre leggi con ragionamenti puramente deduttivi. Anche Hamilton nell’800 aveva assiomatizzato l’ottica. Einstein era molto scettico verso questi tentativi che non si sono dimostrati molto produttivi. Einstein usava la matematica in modo oculato per esprimere alcuni concetti fisici, non per descrivere un sistema fisico completo e perfetto. Affermava che un concetto matematico oggettivo – come, ad esempio, l’invarianza in geometria - non corrispondeva necessariamente ad un concetto fisico, marcando la differenza tra Fisica e Matematica.

 

Completamente diverso (in senso del tutto positivo) è il caso di matematici logici che si sono posti il compito di applicare la logica matematica ad un’impresa concreta reale. Ne sono due luminosi esempi Turing e Von Neumann, quando si posero il problema di creare la struttura logica di macchine capaci di calcolare (computer) e di macchine dotate di Intelligenza Artificiale. La “Macchina (teorica) di Turing” ideata nel 1936 e l’architettura del computer ideata da Von Neumann alcuni anni dopo sono state la base dei moderni computer poi perfezionati e miniaturizzati con la scoperta dei semiconduttori e dei transistors. Lo stesso si può dire sui primi studi logici per impostare i problemi dell’Intelligenza Artificiale.

 

Roma, 29 gennaio 2025, Vincenzo Brandi

domenica 2 febbraio 2025

KAJA KALLAS - LA DONNA PIU' PERICOLOSA DELLA COMMISSIONE EUROPEA


di Marinella Mondaini*

2 febbraio 2025

Avendo fatto entrare nel borrelliano giardino europeo la nera pozzanghera baltica, l'Ue si sta trasformando in un grande Stato baltico, dove a dirigere la banda sono un pugno di nazisti, divorati dall’odio per la Russia.

Durante la Conferenza annuale dell'Agenzia europea per la difesa a Bruxelles, il Commissario europeo per la Difesa dell’Ue, il lituano Andrius Kubilius, ha fatto questa affermazione:


“La Commissione europea deve contribuire a prolungare il conflitto in Ucraina per scoraggiare e contenere la Russia e prepararsi alla guerra nei prossimi cinque anni. Ogni giorno che l'Ucraina continua a combattere è un giorno che permetterà all'UE e alla NATO di diventare più forti”,  ha detto, invitando tutti i Paesi europei a ‘prepararsi alla guerra entro cinque anni’.

Seguendo le orme del segretario generale della NATO, Mark Rutte, secondo il quale bisogna prepararsi alla guerra contro la Russia che scoppierà fra 4-5 anni,  il lituano Kubilius  ha chiesto di “mettere l'economia europea in modalità turbo-guerra”. “Dovremmo spendere di più in armi, produrre di più e avere più armi della Russia”, ha detto, invitando  i Paesi dell'UE non solo ad aumentare la spesa militare, ma anche a garantire ordini militari congiunti di grandi dimensioni, che la Commissione europea coordinerà.

Altrettanto diretta e feroce, l'estone Kaja Kallas, capo della  diplomazia armata dell'Ue, che senza addurre nessuna prova, ha dichiarato che la Russia "si prepara ad aggredire uno dei paesi dell'UE già nel 2028 e poiché Putin capisce solo la lingua della forza, i Paesi europei si devono preparare alla guerra e ad aumentare le spese per la difesa.

Questo può essere fatto tagliando le spese per l'istruzione e la medicina”, ha detto la Kaja.

E pensare che si vede benissimo come nella loro pozzanghera  questi baltici guerrafondai hanno affrontato con successo l'istruzione e la medicina! Il risultato è che la popolazione di Lituania, Lettonia ed Estonia continua ad avere un calo record, i giovani e la gente in grado di lavorare se n’è andata e entro il 2050 si ridurrà a soli 5 milioni di persone.  E questi ora vogliono imporre l'ottima esperienza accumulata in Europa, condita di odio feroce. 

Con questi nazisti nella struttura rigidamente centralizzata e militarizzata sotto l'autorità di Bruxelles la guerra deve continuare!

* Giornalista e russofila, abita a Mosca.

martedì 3 dicembre 2024


di  Susan Abulhawa

(scrittrice palestinese)


Dibattito alla Oxford Union 


Non risponderò alle domande finché non avrò finito di parlare; quindi, per favore, evitate di interrompermi.

Affrontare la sfida di cosa fare con gli abitanti indigeni della terra, Chaim Weizman, un ebreo russo, disse al Congresso Mondiale Sionista nel 1921 che i palestinesi erano simili a "le rocce della Giudea, ostacoli che dovevano essere superati su un percorso difficile."

David Gruen, un ebreo polacco, che ha cambiato il suo nome in David Ben Gurion per sembrare rilevante per la regione, ha detto. "Dobbiamo espellere gli arabi e prendere i loro posti"

Ci sono migliaia di tali conversazioni tra i primi sionisti che hanno pianificato e attuato la violenta colonizzazione della Palestina e l'annientamento del suo popolo nativo.

Ma hanno avuto solo parziale successo, uccidendo o purificando etnicamente l'80% dei palestinesi, il che significa che il 20% di noi è rimasto, un ostacolo duraturo alle loro fantasie coloniali, che sono diventate oggetto delle loro ossessioni nei decenni successivi, soprattutto dopo la conquista di ciò che rimaneva della Palestina nel 1967.

I sionisti hanno lamentato la nostra presenza e hanno discusso pubblicamente in tutti gli ambienti-politici, accademici, sociali, culturali - su cosa fare con noi; cosa fare riguardo al tasso di natalità palestinese, ai nostri bambini, che essi chiamano una minaccia demografica.


Benny Morris, che originariamente doveva essere qui, una volta ha espresso rammarico che Ben Gurion "non ha finito il lavoro" di sbarazzarsi di tutti noi, che avrebbe evitato quello che chiamano il "problema arabo."

Benjamin Netanyahu, un ebreo polacco il cui vero nome è Benjamin Mileikowsky, una volta si lamentò di aver perso l'opportunità durante la rivolta di Piazza Tienanmen del 1989 di espellere ampie fasce della popolazione palestinese "mentre l'attenzione mondiale era focalizzata sulla Cina."

Alcune delle loro soluzioni articolate al fastidio della nostra esistenza includono una politica di "rompere le ossa" negli anni '80 e '90, ordinata da Yitzhak Rubitzov, ebreo ucraino che ha cambiato il suo nome in Yitzhak Rabin (per gli stessi motivi).

Quella politica orribile che ha paralizzato generazioni di palestinesi non è riuscita a farci andare via. Frustrato dalla resistenza palestinese, è sorto un nuovo discorso, soprattutto dopo che un massiccio giacimento di gas naturale è stato scoperto al largo delle coste del nord di Gaza, per un valore di trilioni di dollari

Questo nuovo discorso è riecheggiato dalle parole del colonnello Efraim Eitan, che nel 2004 disse: "dobbiamo ucciderli tutti."



Aaron Sofer, un cosiddetto consigliere intellettuale e politico israeliano, ha insistito nel 2018 che "dobbiamo uccidere e uccidere e uccidere. Tutto il giorno, ogni giorno.

Quando ero a Gaza, ho visto un bambino di non più di 9 anni le cui mani e parte del viso erano state spazzate via da una scatola di cibo che i soldati avevano lasciato per i bambini affamati di Gaza. Ho appreso in seguito che avevano lasciato anche del cibo avvelenato per la gente di Shujaiyya, e negli anni '80 e '90, i soldati israeliani avevano lasciato giocattoli intrappolati nel sud del Libano che esplodevano quando bambini eccitati li prendevano.


Il danno che fanno è diabolico, e tuttavia, si aspettano di credere che sono le vittime. Invocando l'olocausto europeo e l'antisemitismo urlante, si aspettano che sospenda la ragione umana fondamentale per credere che il quotidiano sparare ai bambini con i cosiddetti "colpi di pistola" e bombardare interi quartieri che seppelliscono le famiglie vive e spazzare via intere linee di sangue è auto-difesa.

Vogliono che voi crediate che un uomo che non ha mangiato niente per più di 72 ore, che continua a combattere anche quando tutto quello che ha è un braccio funzionante, che quest'uomo è motivato da una selvaggia innata e irrazionale odio o gelosia degli ebrei, piuttosto che dall'indomabile anelito di vedere il suo popolo libero nella propria patria.

È chiaro per me che non siamo qui per discutere se Israele sia uno stato di apartheid o genocida. Questo dibattito riguarda in ultima analisi il valore delle vite dei palestinesi; il valore delle nostre scuole, centri di ricerca, libri, arte e sogni; il valore delle case che abbiamo lavorato per costruire durante tutta la nostra vita e che contengono i ricordi di generazioni; sul valore della nostra umanità e della nostra azione; il valore dei corpi e delle ambizioni.


Perché se i ruoli fossero invertiti, se i palestinesi avessero passato gli ultimi otto decenni a rubare le case degli ebrei, espellere, opprimere, imprigionare, avvelenare, torturare, stuprare e uccidere; se i palestinesi avessero ucciso circa 300.000 ebrei in un anno, avrebbero preso di mira i loro giornalisti, i loro pensatori, i loro operatori sanitari, i loro atleti, i loro artisti hanno bombardato ogni ospedale israeliano, università, biblioteca, museo, centro culturale, sinagoga e contemporaneamente hanno costruito una piattaforma di osservazione dove la gente veniva a guardare il loro massacro come se fosse un'attrazione turistica;


se i palestinesi li avessero rinchiusi in centinaia di migliaia di tende fragili, bombardati nelle cosiddette zone sicure, bruciati vivi, tagliando loro il cibo, l'acqua e le medicine;

se i palestinesi facessero camminare bambini ebrei scalzi con ciotole vuote; li facessero raccogliere la carne dei loro genitori in sacchetti di plastica; li facessero seppellire i loro fratelli, cugini e amici; li facessero sgattaiolare fuori dalle loro tende nel cuore della notte per dormire sulle tombe dei loro genitori; li faceva pregare per la morte solo per unirsi alle loro famiglie e non essere più soli in questo mondo terribile, e terrorizzarli così profondamente che i loro figli perdevano i capelli, perdevano la memoria, perdevano la mente, e facevano morire di infarto anche bambini di 4 e 5 anni;

se noi senza pietà costringessimo i loro bambini a morire, soli nei letti d'ospedale, piangendo fino a quando non potessero piangere più, morti e decomposti nello stesso posto;

se i palestinesi usassero camion di farina di grano per attirare gli ebrei affamati, poi aprono il fuoco su di loro quando si sono riuniti per raccogliere il pane di un giorno; se i palestinesi finalmente permettessero una consegna di cibo in un rifugio con ebrei affamati, poi incendiare l'intero rifugio e camion di soccorso prima che qualcuno potesse assaggiare il cibo;

se un cecchino palestinese si vanta di aver fatto esplodere 42 ginocchia ebraiche in un giorno come ha fatto un soldato israeliano nel 2019; se un palestinese ammette alla CNN di aver investito centinaia di ebrei con il suo carro armato, la loro carne schiacciata rimane nei gradini del carro armato;


se i palestinesi violentavano sistematicamente medici, pazienti e altri prigionieri ebrei con barre di metallo caldo, bastoni dentati ed elettrificati e estintori, a volte violentando a morte, come è successo al dottor Adnan al Bursh e altri;

se le donne ebree fossero costrette a partorire in immondizia, a farsi cessi o amputazioni di gambe senza anestesia; se noi distruggessimo i loro bambini poi decoreremmo i nostri carri armati con i loro giocattoli; se uccidessimo o spogliassimo le loro donne poi posando con la loro lingerie...

Se il mondo guardasse in tempo reale l'annientamento sistematico degli ebrei trasmesso in diretta, non si discuterebbe se questo costituisse terrorismo o genocidio.

Eppure due palestinesi, io e Mohammad el-Kurd, siamo venuti qui per fare proprio questo, sopportando l'umiliazione di discutere con coloro che pensano che le nostre sole scelte di vita dovrebbero essere lasciare la nostra patria, sottometterci alla loro supremazia o morire in modo educato e tranquillo.

Ma sbagliereste se pensate che io sia venuta a convincervi di qualcosa. La risoluzione dell'assemblea, per quanto ben intenzionata e apprezzata, è di poca importanza nel mezzo di questo olocausto dei nostri tempi.


Sono venuta nello spirito di Malcolm X e Jimmy Baldwin, entrambi qui e a Cambridge prima che io nascessi, affrontando mostri ben vestiti e ben detti che nutrivano le stesse ideologie suprematiste del sionismo-queste nozioni di diritto e privilegio, di essere divinamente favorito, benedetto, o scelto.

Sono qui per la storia. Parlare alle generazioni non ancora nate e per le cronache di questo tempo straordinario in cui il bombardamento su tappeti delle indigenti indifese è legittimato.

Sono qui per le mie nonne, entrambe morte come rifugiati senza un soldo mentre ebrei stranieri vivevano nelle loro case rubate.


Sono venuta anche a parlare direttamente ai sionisti qui e ovunque.

Vi abbiamo lasciati entrare nelle nostre case quando i vostri paesi hanno cercato di uccidervi e tutti gli altri vi hanno allontanato.  Noi vi abbiamo nutrito, vestiti, dato riparo, e abbiamo condiviso con voi la ricchezza della nostra terra, e quando il tempo era maturo, ci avete cacciati dalle nostre case e dalla patria, poi avete ucciso e derubato e bruciato e saccheggiato le nostre vite.

Voi avete scolpito i nostri cuori perché è chiaro che non sapete come vivere nel mondo senza dominare gli altri.

Avete superato tutti i limiti e nutrito gli impulsi umani più vili, ma il mondo finalmente intravede il terrore che abbiamo sopportato per così tanto tempo dalle vostre mani, e stanno vedendo la realtà di chi siete, chi siete sempre stati. Osservano con grande stupore il sadismo, la gioia e il piacere con cui conducete, osservate e rallegrate i dettagli quotidiani di come rompiamo i nostri corpi, le nostre menti, il nostro futuro, il nostro passato. Ma non importa cosa succeda da qui, non importa quali fiabe raccontate a voi stessi e al mondo, non apparterrete mai veramente a quella terra. Non capirete mai la sacralità degli ulivi, che avete tagliato e bruciato per decenni solo per infastidirci e spezzarci il cuore un po' di più. Nessuno nativo di quella terra oserebbe fare una cosa simile alle olive. Nessuno che appartiene a quella regione avrebbe mai bombardato o distrutto un patrimonio antico come Baalbak o Bittir, né distruggere cimiteri antichi come voi distruggete il nostro, come il cimitero anglicano di Gerusalemme o il luogo di riposo degli antichi studiosi e guerrieri musulmani a Maamanillah. Quelli che vengono da quella terra non profanano i morti; ecco perché la mia famiglia per secoli è stata custode del cimitero ebraico nel monte degli ulivi, come opere di fede e cura per ciò che sappiamo fa parte della nostra ascendenza e storia.

I vostri antenati saranno sempre sepolti nelle vostre vere terre d'origine, in Polonia, in Ucraina e altrove nel mondo da dove siete venuti. Il mito e il folklore della terra vi saranno sempre estranei.

Non sarete mai letterati nel linguaggio sartoriale dei thobes che indossiamo, che sono scaturiti dalla terra attraverso le nostre antenate nel corso dei secoli - ogni motivo, disegno e modello che parla ai segreti della tradizione locale, flora, uccelli, fiumi e fauna.


Quello che i vostri agenti immobiliari chiamano nelle loro quotazioni "vecchia casa araba" conterrà sempre nelle loro pietre le storie e i ricordi dei nostri antenati che li hanno costruiti. Le antiche foto e dipinti della terra non vi conterranno mai.

Non saprete mai come ci si sente ad essere amati e sostenuti da coloro che non hanno nulla da guadagnare da voi, e in effetti, tutto da perdere.  Non conoscerete mai il sentimento delle masse di tutto il mondo che si riversano nelle strade e negli stadi per cantare e cantare per la vostra libertà; e non è perché siete ebrei, come cercate di far credere al mondo, ma perché siete dei colonizzatori violenti e depravati che pensano che la vostra ebraicità vi dia diritto alla casa che mio nonno e i suoi fratelli hanno costruito con le loro mani su terre che erano state della nostra famiglia per secoli. Perché il sionismo è una piaga per l'ebraismo e per l'umanità.


Potete cambiare i vostri nomi per sembrare più rilevanti alla regione e potete fingere che falafel e hummus e zaatar siano le vostre antiche cucine, ma nelle profondità del vostro essere, sentirete sempre il pizzico di questa epica falsificazione e furto. Ecco perché anche i disegni dei nostri bambini, appesi alle pareti dell'ONU o in un reparto ospedaliero, mandano i vostri leader e avvocati in collassi isterici. Non ci cancellerete, non importa quanti di noi ucciderete e ucciderete e ucciderete, tutto il giorno ogni giorno. Noi non siamo le rocce che Chaim Weizmann pensava si potessero liberare dalla terra. Noi siamo il suo stesso suolo. Noi siamo i suoi fiumi, i suoi alberi e le sue storie, perché tutto ciò è stato alimentato dai nostri corpi e dalle nostre vite durante millenni di continua, ininterrotta abitazione di quel pezzo di terra tra il Giordano e le acque del Mediterraneo, dal nostro Cananeo, il nostro Ebreo, i nostri filistei e i nostri antenati fenici, a ogni conquistatore o pellegrino che è venuto e andato, che ha sposato o violentato, amato, schiavo, convertito tra le religioni, stabilito o pregato nella nostra terra, lasciando pezzi di se stessi nei nostri corpi e la nostra eredità. Le leggendarie, tumultuose storie di quella terra sono letteralmente nel nostro DNA. Non potete uccidere o propagandare questo, non importa quale tecnologia di morte usate o quali arsenali di Hollywood e dei media aziendali dispiegate. Un giorno, la vostra impunità e arroganza finiranno. La Palestina sarà libera; sarà riportata alla sua gloria multireligiosa, multietnica e pluralistica; ripristineremo ed espanderemo i treni che corrono dal Cairo a Gaza fino a Gerusalemme, Haifa, Tripoli, Beirut, Damasco, Amman, Kuwait, Sanaa, e così via; porremo fine alla macchina da guerra sionista americana di dominazione, espansione, estrazione, inquinamento e saccheggio... e si lascerà, o si imparerà finalmente a vivere con gli altri come uguali.


Traduz. di Diego Siragusa








mercoledì 27 novembre 2024

MEDIO ORIENTE: LA PERSECUZIONE CONTRO I CRISTIANI

                            

Il piano Yinon di Israele, wabbismo e guerre USA: i cristiani arabi spinti all'esodo di massa.

 "Il pericolo reale sta nel fatto che il mondo cristiano perde gli ultimi di coloro che furono i primi cristiani... le ultime anime antiche della terra". Tale è la previsione di uno scrittore per quanto riguarda l'esodo continuo dei cristiani arabi dal Medio Oriente - un esodo innescato dal neocolonialismo occidentale e dall'espansione sionista che si adatta al sistema militare-industriale.

 Negli Stati Uniti, la religione è una parte importante della vita pubblica - tanto che spesso trova la sua strada anche in politica. A livello della politica nazionale, è stato storicamente difficile vincere un'elezione, soprattutto a livello nazionale o statale, se si segue una fede non condivisa dalla grande maggioranza degli americani religiosi: il cristianesimo.
Questo fenomeno è ancora più pronunciato dopo l'ascesa della "maggioranza morale" negli anni '80. Ma nonostante l'importanza del cristianesimo nella vita pubblica e privata dei cittadini e dei politici americani, i cristiani americani hanno suscitato pochissima preoccupazione per il destino del cristianesimo laddove esso è nato: il Medio Oriente.
Il paesaggio religioso del Medio Oriente si è spostato significativamente negli ultimi anni, poiché i gruppi religiosi chiave, inclusi i cristiani, stanno allontanandosi da questi luoghi con esodi di massa. Secondo Todd Johnson, direttore del Centro per lo Studio del Cristianesimo globale presso il Seminario teologico di Gordon-Conwell, i cristiani saranno circa il 3,6 per cento della popolazione della regione entro il 2025. Un secolo prima invece, i cristiani rappresentavano il 13,6 per cento della popolazione del Medio Oriente..
La maggior parte degli studi sull'argomento hanno citato l'emigrazione come causa principale del forte crollo della presenza cristiana nel Medio Oriente, mentre alcune notizie citano altri fattori che hanno spinto molti cristiani mediorientali a cercare nuove vite all'estero. Molte delle più importanti indagini del fenomeno hanno accusato i conflitti sciiti_sunniti e il terrorismo a spingere i cristiani e le altre minoranze religiose a partire. Ma hanno anche trascurato di menzionare il ruolo degli interventi stranieri e degli sforzi per cambi di regime condotti dagli Stati Uniti per creare queste crisi. Mentre la maggior parte dei politici "cristiani" negli Stati Uniti sono attenti a non evidenziare questo fatto, i cristiani del Medio Oriente sono molto consapevoli che gli interventi stranieri da parte dei governi occidentali hanno reso quasi impossibile per loro continuare a vivere in Medio Oriente.
Marwa Osman, docente presso l'Università Internazionale del Libano e commentatore politico, lo ha sostenuto con forza in un'intervista con MintPress News: "Le lotte "morali "dei cristiani in Occidente riguardano principalmente l'aborto, il controllo delle nascite, il gender e il matrimonio omosessuale, dove queste convinzioni raramente sono causa della persecuzione politica e fisica(questo era vero fino a qualche tempo fa, ma ora anche qui la questione sta diventando più difficile - ndt). Quando i gruppi etnici o religiosi sono sottoposti a violenze organizzate e persecuzioni a motivo di quello che sono e della loro fede, la loro situazione dovrebbe essere affrontata con urgenza, perché è così che avviene il genocidio, ma proprio questo è ciò che l'Occidente non sta facendo. Anzi, l'Occidente continua a investire in più guerre che portano inevitabilmente ad un esodo cristiano dal Medio Oriente".
L'inizio del cristianesimo è avvenuto in Medio Oriente
Il Medio Oriente è molto più che semplicemente la patria del cristianesimo. E' anche la regione in cui la religione hsa attecchito per prima e dove nacque la prima comunità che trasformò gli insegnamenti di Gesù Cristo in una delle fedi principali del mondo. Tutta la regione è costellata di comunità cristiane antiche di mille, o in qualche caso, di duemila anni, alcune delle quali fondate dai primi Padri della chiesa e, in alcuni casi, da discepoli di Gesù Cristo stesso.
Per esempio, la tradizione afferma che il cristianesimo è stato portato in Iraq da San Tommaso e da suo cugino Addai nel primo secolo d.C., diventando poi una roccaforte per un mosaico di gruppi cristiani, compresi gli gnostici. Si crede inoltre che San Pietro e San Paolo portarono il cristianesimo in Siria, dove - ad Antiochia - il termine "cristiani" fu usato per la prima volta per indicare i seguaci di Gesù.
Nei primi secoli dell'ultimo millennio, era nel Medio Oriente che dominava la leadership cristiana e la comunità dei seguaci di Gesù. Quando la chiesa cattolica fu ufficialmente costituita al Concilio di Nicea, in Medio Oriente c'erano più vescovi che in Europa occidentale.
Mentre l'ascesa dell'Islam avrebbe presto modificato drasticamente il paesaggio religioso della regione, il cristianesimo vi ha mantenuto un ruolo importante da allora e nei secoli successivi, specialmente nei paesi in cui ha mantenuto un notevole rilievo, come in Egitto e nel Libano. Anche nelle nazioni con maggioranze musulmane, i cristiani si sono rivelati una minoranza economicamente importante, con conseguenti implicazioni politiche.
Ma i cristiani arabi del Medio Oriente non hanno mai avuto vita facile. Per molti degli ultimi 2000 anni i cristiani della regione sono stati perseguitati da più parti, tra cui l'impero ottomano del XIX° e il XX° secolo, la cui campagna brutale contro i cristiani arabi è costata la vita di oltre 2milioni di persone. Avendo sofferto così tanto, la resilienza e la resistenza dei cristiani del Medio Oriente è diventata leggendaria. Ma furono i musulmani in Siria, in Iran, nel Libano e in Palestina che fornirono rifugio ai cristiani perseguitati dagli ottomani mentre questi stabilivano e ampliavano il loro impero. A causa di questa storia travagliata, la presenza di cristiani arabi in tutta la regione è stata un fattore della proliferazione della laicità araba nei paesi selezionati, vale a dire la Siria, Iraq pre-invasione, Iran e Libano. Dopo tanti secoli in cui sono stati nel mirino e perseguitati, i cristiani del Medio Oriente sono ancora tra i più appassionati sostenitori della laicità del potere, nella regione.
Abdo Haddad, uno scrittore cristiano siriano che ora vive in Europa, ha dato questa spiegazione in un'intervista con MintPress News: "siccome i cristiani dell'Oriente hanno sviluppato un senso politico di sopravvivenza nel corso degli anni, la loro prima scelta è stata quella di assicurare e sostenere uno Stato forte gestito dalle leggi e, preferibilmente, con un'amministrazione laica ".
Ma se i cristiani continuano ad abbandonare il Medio Oriente in gran numero, la laicità stessa potrebbe diventare una reliquia della ricca storia della regione. Come Todd Johnson ha detto al Wall Street Journal, "La scomparsa di tali minoranze lascia campo libero ai gruppi più radicali che dominano nella società. Le minoranze religiose, almeno, hanno un effetto moderatore ". Haddad ha aggiunto che la più grande minaccia è ancora più grave. "Il pericolo reale sta nel fatto che il mondo cristiano perde gli ultimi dei primi cristiani, le ultime guardie, le ultime anime antiche della terra. Se uccidere una comunità così unica e profonda e la civilizzazione che ne è seguita, avviene così facilmente come sembra, immaginate cosa sarebbe accaduto nelle vostre nazioni una volta che voi osaste annunciare la vostra fede o la vostra origine ... ..
Cristianesimo e cambiamento di regime in Iraq, Siria e Iran
È interessante notare che i paesi che hanno protetto le minoranze religiose in nome di una laicità araba sono quelli che si sono trovati a essere gli obiettivi di progetto di cambio di regime condotti dagli Stati Uniti nel corso degli anni. La Siria è il primo esempio, essendo un obiettivo degli Stati Uniti già dagli anni '80. La più recente aggressione si è manifestata in una guerra massiccia in cui i ribelli "estremisti" stranieri hanno cercato di deporre il presidente siriano Bashar al-Assad dal 2011. I cristiani della Siria, protetti dall'impegno verso la laicità del governo siriano, hanno sostanzialmente sostenuto Assad durante tutta la vicenda.

Il presidente siriano Bashar al-Assad, a destra, visita una chiesa danneggiata dai miliziani jihadisti, durante una visita al villaggio cristiano di Maaloula, vicino a Damasco, in Siria. 20 aprile 2014.

Come ha osservato Haddad, quelli che hanno familiarità con la crisi siriana sono ben consapevoli del fatto che i cristiani siriani sostengono con convinzione il governo siriano nella lotta contro le milizie estremiste. "Alla gente siriana, inclusi i cristiani, piace il presidente e vedono in lui speranza per il futuro. Questo non significa che i cristiani non vogliono riforme e cambiamenti, ma le vogliono in modo civile, graduale e progressivo (a differenza di quanto accaduto in Libia)". Osman ha affermato che i cristiani siriani sostengono il governo anche perché le regioni controllate dal governo sono le uniche regioni della Siria in cui i suoi 2,5 milioni di cristiani sono sicuri e trattati come uguali a fianco dei musulmani della nazione. "La caduta del regime sarebbe stata seguita immediatamente da massacri, da nuove ondate di profughi che si sarebbero diretti verso ovest e dall'imposizione di una dittatura islamica. Se questi territori fossero caduti in mano ai jihadisti di al-Nusra affiliato di al-Qaeda piuttosto che all'ormai quasi scomparso ISIS, per i cristiani la differenza sarebbe stata irrilevante perché sarebbero stati assassinati, esiliati o schiavizzati ".
L'alternativa ad Assad offre ben poco ai cristiani della Siria, poiché le forze armate dell'opposizione sono fortemente legate al wahhabismo e all'estremismo islamico, avendo spesso sollecitato l'istituzione di uno stato Islamico che aderisca all'ideologia colonialista finanziata da nazioni occidentali come il Regno Unito e gli Stati Uniti . Ciò finirebbe per metter fine all'impegno storico della Nazione a favore della laicità e metterebbe in pericolo i numerosi gruppi di minoranze religiose che da tempo convivono Siria. Ad esempio, il Fronte al-Nusra, gruppo jihadista con legami con al-Qaeda, ha ripetutamente preso di mira i cristiani in Siria. Al-Nusra è stato recentemente tolto dalla lista nera dei terroristi sia negli Stati Uniti che in Canada dopo aver semplicemente cambiato il proprio nome.
Anche i "ribelli" direttamente armati dagli Stati Uniti, come l'esercito siriano libero (ESL o FSA), hanno massacrato i villaggi di cristiani per tutto il corso della guerra. Nel 2013, l'esercito siriano libero ha bombardato il villaggio di al-Duvair, a maggioranza cristiana, vicino al confine libanese, massacrando tutti i suoi residenti civili, tra cui donne e bambini. Come ha detto Osman a MintPress: "In Siria il governo degli Stati Uniti rimane impegnato a sostenere i "ribelli ", anche se tra queste milizie i "moderati" non esistono: tutte le forze significative sul campo sono fondamentalisti Wahhabiti che perseguitano i cristiani".
L'Iraq è un altro esempio di come il cambiamento di regime operato da USA e Inghilterra abbia influenzato l'esodo dei cristiani provenienti dal Medio Oriente. L'invasione ha fatto sfollare milioni di iracheni, molti dei quali non sono ancora ritornati a casa ed ha cancellato molte delle capacità irachene di procurarsi di che vivere, annientando l'industria agricola, un tempo considerevole risorsa della nazione. Durante e dopo l'invasione, i cristiani sono stati considerati vicini al regime di Saddam Hussein, dato che il suo ultimo ministro degli Esteri, Tariq Aziz, era un cristiano caldeo. La comunità cristiana caldea, che era di circa 1,4 milioni di fedeli, prima dell'invasione del 2003 era molto ben considerata sotto Saddam Hussein. Dopo la sua eliminazione e il caos di quel periodo, la popolazione cristiana irachena è diminuita a meno di 300.000 unità.
Dahlia Wasfi, un'attivista iracheno-americana, ha detto a MintPress News che il regime iracheno, sostenuto dagli USA dopo l'invasione, ha svolto un ruolo fondamentale anche nell'avvio dell'esodo cristiano. Wasfi afferma che "la più grande minaccia, specialmente per le famiglie cristiane (così come per le sunnite) era il governo conservatore sciita portato al potere in Iraq dal governo USA nel 2005 (le elezioni erano gestite dagli occupanti). Negli anni successivi, squadroni della morte sostenuti dal governo, terrorizzavano la popolazione, costringendo molte famiglie cristiane e sunnite ad andarsene". Gli assalti recenti contro le città irachene di Fallujah, Ramadi e la cosiddetta "liberazione"di Mosul in corso, - ha affermato Wasfi - sono una continuazione degli sforzi del governo Sciita conservatore per cambiare la demografia sul terreno e consolidare il proprio dominio". È interessante notare che molte delle squadre della morte, riferisce Wasfi, sono state addestrate direttamente dagli Stati Uniti, suggerendo che l'esercito statunitense ha avuto un ruolo fondamentale nel prendere di mira i cristiani all'interno dell'Iraq.
Oltre agli esempi chiari della Siria e dell'Iraq, l'Iran - dove le comunità cristiane sono fiorenti - è l'ultimo paese obbiettivo dei neoconservatori occidentali, come dimostra la retorica del presidente Donald Trump durante il suo primo viaggio estero.
Mentre l'Iran è stato da tempo dipinto dai media USA, come discriminatorio nei confronti dei cristiani, le sue comunità cristiane caldee e armene sono protette dalla costituzione iraniana e dalla rappresentanza politica garantita loro in parlamento. Anche gli ebrei e gli zoroastriani sono protetti allo stesso modo. Tuttavia, i cristiani evangelici in Iran sono stati perseguitati, in particolare per l'accusa di proselitismo nei confronti dei musulmani e verso membri di altre religioni non cristiane. La popolazione cristiana totale in Iran è difficile da valutare accuratamente, con alcuni gruppi che affermano esservene 450.000, mentre altri sostengono che ce ne sono ben 1 milione.
Mentre la laicità non è al momento il fattore guida per il 'cambiamento di regime' condotto dagli Usa in Medio Oriente, l'obbiettivo dell'Occidente contro le nazioni laiche mediorientali che proteggono i cristiani è un fattore innegabile per far comprendere l'esodo dei cristiani dalla regione.
La persecuzione dei cristiani dilaga in Arabia Saudita e Israele
In ogni caso, altre nazioni del Medio Oriente - soprattutto quelle sostenute dall'Occidente - sono ben note per la loro persecuzione delle minoranze religiose. In nessun posto è più vero che nel Regno dell'Arabia Saudita e nello stato di apartheid in Israele.
In Arabia Saudita, il governo condanna apertamente chiunque non sia conforme alla setta Wahhabita dell'Islam abbracciata dalla Casa Saud ed è il prodotto del colonialismo britannico volto a rovesciare l'impero ottomano. Il Wahhabismo è un concetto religioso e politico puritano che si rivolge non solo a fedi diverse dall'Islam ma anche ad altri musulmani. Come Human Rights Watch ha osservato nella sua relazione mondiale per il 2013: "L'Arabia Saudita non tollera il culto pubblico da parte di religioni diverse dall'Islam e discrimina sistematicamente le sue minoranze religiose musulmane, in particolare Sciiti e Ismaeliti. Il capo mufti in marzo ha imposto la distruzione di tutte le chiese della penisola araba ". Nel 2014, il governo saudita ha imprigionato 28 cristiani a motivo di una celebrazione religiosa in una casa privata nella città di Khafji. Il luogo della loro detenzione rimane ancora sconosciuto. All'epoca, Nina Shea, direttrice del Centro per la libertà religiosa dell'Hudson Institute di Washington, ha detto a Fox News: "L'Arabia Saudita continua la pulizia religiosa che è sempre stata la sua politica ufficiale".
Ma peggio del trattamento saudita delle minoranze religiose all'interno delle proprie frontiere è la loro esportazione all'estero della loro intollerante ideologia wahhabita. Molti gruppi terroristici estremisti - tra cui Daesh (ISIS) e al-Qaeda - sono seguaci del wahhabismo ed entrambi sono i beneficiari principali dei finanziamenti sauditi, ai quali (alla data in cui scriviamo ndt) né il governo saudita né quelli dei suoi alleati in Occidente hanno cercato di porre fine. L'Arabia Saudita è il più grande esportatore e finanziatore al mondo del terrorismo radicale Wahhabita. Questi gruppi, come è stato dimostrato dalle loro azioni in Iraq, in Siria e altrove, tendono a puntare contro le minoranze religiose, in particolare i cristiani.
Un altro alleato principale dell'Occidente in Medio Oriente, noto per la discriminazione dei Cristiani, è Israele, meglio conosciuto per la sua persecuzione dei palestinesi, sia musulmani che cristiani, che mira ai non ebrei a causa di un sistema di apartheid di tipo etnico-religioso. Come Wasfi ha spiegato a MintPress, "l'occupazione militare tramite un sistema di colonizzazione adottato dallo Stato Israele, sostenuta dai governi occidentali" è stato un fattore importante dell'esodo dei cristiani dal Medio Oriente. Il governo di Israele ha una lunga storia di dissacrazione delle chiese e persecuzione dei Cristiani Palestinesi storici. Ad esempio, dopo la cattura di Jaffa da parte delle forze ebraiche sioniste-europee nel maggio 1948, il sacerdote cattolico palestinese padre Deleque, ha riferito: "I soldati ebrei hanno rotto le porte della mia chiesa e hanno rubato molti oggetti preziosi e sacri. Poi hanno gettato le statue di Cristo in un giardino vicino ". Ha aggiunto che, mentre i leader ebrei avevano rassicurato che gli edifici religiosi sarebbero stati rispettati, "le loro azioni non hanno corrisposto alle loro parole ". Nello stesso anno, l'Unione Cristiana della Palestina si lamentava pubblicamente che le forze ebraiche sioniste-britanniche avevano usato diverse chiese cristiane e istituzioni umanitarie a Gerusalemme come basi militari e le hanno dissacrate. Aggiunse poi che tre sacerdoti e più di 100 donne e bambini furono uccisi dai bombardamenti indiscriminati sui loro luoghi di culto dalle forze sioniste-ebraiche europee. La discriminazione di Israele contro i cristiani palestinesi è proseguita fino ad ora. Per esempio, nel 1982, la Chiesa Battista di Gerusalemme fu incendiata e distrutta. Nessuno è mai stato incolpato. Quando i Battisti cercarono di ricostruire la chiesa, gruppi di ebrei dimostrarono contro il progetto e la commissione di pianificazione distrettuale rifiutò di concedere il permesso di ricostruzione. Tre anni dopo, la Corte Suprema israeliana comunicò ai Battisti di lasciare “tutta l'area ebraica". Tali atti continuano tutt'oggi. Il pastore Steven Khoury, cristiano arabo-israeliano, ha dichiarato: "Non c'è persecuzione in Terra Santa ... a meno che non condividi la loro fede", in un'intervista alla Voce dei Martiri, un'associazione cristiana non-profit che mette in evidenza la persecuzione dei cristiani in tutto il mondo. Khoury ha detto di aver assistito in molte occasioni ad attacchi verso membri della chiesa a causa della loro fede.
Guarda '60 minuti di indagine sulla persecuzione in Israele dei cristiani in Palestina': I cristiani palestinesi, a causa della loro etnia, sono stati i più colpiti da parte dello Stato israeliano, fuggendo dalla loro patria insieme a migliaia di connazionali non cristiani. Quando le milizie sioniste invasero la Palestina per creare lo stato di Israele nel 1948, i cristiani palestinesi erano circa 200.000. Nel 1995, i cristiani palestinesi che vivevano nella regione erano solo 50.000. Ora, dei circa 400.000 palestinesi cristiani, la maggior parte vive all'estero, soprattutto nelle Americhe.
Il piano Sionista per la superiorità israeliana esclude i Cristiani
Allora, perché l'Occidente ha colpito soprattutto nazioni laiche, sostenendo per contro simultaneamente i Paesi e gruppi estremisti che perseguitano le minoranze religiose, in particolare i cristiani? Mentre l'attacco al laicismo nel mondo arabo potrebbe essere una conseguenza del neocolonialismo occidentale nella regione, i piani a lungo termine per il dominio regionale di Israele - un obiettivo fortemente sostenuto dall'Occidente, in particolare dagli Stati Uniti - mette in luce le potenziali ragioni della riluttanza dell'Occidente a rispettare la diversità religiosa in Medio Oriente.
Il piano Yinon, come è noto, è una strategia intesa a garantire la superiorità regionale di Israele in Medio Oriente, e questo implica soprattutto la riconfigurazione dell'intero mondo arabo in stati settari più piccoli e deboli.
Come ha rilevato Mahdi Darius Nazemroaya in un articolo del 2011 per Global Research: "Gli strateghi israeliani hanno visto l'Iraq come la loro più grande sfida strategica da uno Stato arabo. Ecco perché l'Iraq è stato definito come il punto centrale della balcanizzazione del Medio Oriente e del mondo arabo. In Iraq, sulla base delle visioni del piano Yinon, gli strateghi israeliani hanno chiesto la suddivisione dell'Iraq in uno stato kurdo e due stati arabi, uno per i musulmani sciiti e l'altro per i musulmani sunniti ".
Questo piano è stato ampiamente sostenuto da numerosi politici americani - in particolare dall'ex vicepresidente Joe Biden, che ha spinto per una risoluzione non vincolante attraverso il Senato che ha richiesto di dividere l'Iraq negli stessi stati previsti dal piano Yinon.
Tuttavia, il piano di divisione dell'Iraq non comprendeva alcun territorio per i cristiani iracheni o per le altre minoranze religiose.
Il piano Yinon prevede non solo la divisione dell'Iraq. Siria, Giordania, Libano, Arabia Saudita e Egitto che dovrebbero essere tutte partizionate, secondo il piano, con parti di alcuni di questi Paesi successivamente assorbite nel "Grande Israele". Ciò può già essere visto nel gioco del conflitto siriano, dove il coinvolgimento di Israele nella guerra in gran parte ruota intorno al suo desiderio di rivendicare le alture occupate del Golan come proprie.

Una suora guarda la Chiesa della Moltiplicazione pesantemente danneggiata dopo un incendio scoppiato durante la notte vicino al mare di Galilea a Tabgha, in Israele, giovedì 18 giugno 2015. Un passo di una preghiera ebraica, che chiede l'eliminazione dell'adorazione degli idoli, fu trovata spruzzata in vernice spray su un muro esterno della chiesa cattolica.

Pertanto, potrebbe benissimo essere l'impegno dell'Occidente verso il Piano Yinon che ha contribuito a modellare la sua politica di finta ignoranza riguardante la situazione dei cristiani della regione. L'impegno dei cristiani mediorientali e la loro forte preferenza per la laicità dello Stato non ha spazio in un Medio Oriente neocoloniale che si costruisce in stati settari destinati a essere tenuti in guerra costante tra loro. Il desiderio di Israele di dominare la regione - un obiettivo sostenuto dai suoi alleati occidentali - può detenere gran parte della responsabilità per il continuo esodo dei cristiani del Medio Oriente.
Ma in definitiva, il continuo esodo dei cristiani è indicativo di una crisi più grande che la regione deve affrontare, come anni di conflitto e guerre odierne che hanno pesato sulle popolazioni e sulla zona.

Wasfi ha indicato l'aggressione militare degli USA come il principale colpevole di questa crisi crescente. "Nel quadro più grande, l'immane perdita di vite e la devastazione di ciò che storicamente è conosciuto come la "Mezzaluna Fertile" dall'invasione, occupazione e guerra continua occidentale, è la grande tragedia. [...] Prima terminerà l'aggressione militare statunitense nella regione, prima si potrà cominciare la guarigione ".
    traduzione Gb.P. per Ops

NAZIONI UNITE: ALLARMANTE RAPPORTO SUI CRIMINI ISRELIANI A GAZA



Ricevo e pubblico

*Un rapporto delle Nazioni Unite molto allarmante e scioccante è stato preparato congiuntamente da cinque importanti organizzazioni internazionali (organizzazioni governative) in collaborazione con tre organizzazioni non governative israeliane. Il rapporto sta subendo pressioni, soprattutto da parte dei paesi occidentali, per impedirne la pubblicazione. I punti chiave di questo “rapporto sull’imprigionamento” sono i seguenti:

1. *112 casi di stupro* che coinvolgono prigioniere di Gaza sono stati documentati nelle carceri israeliane. Tre di questi casi riguardavano vergini, e uno degli stupri è stato compiuto da più autori. Una delle vittime è stata trasferita sotto supervisione internazionale in un luogo segreto ed è attualmente incinta. 

2. *87 detenuti di Gaza sono stati giustiziati* nelle carceri israeliane mediante colpi di pistola alla testa. I loro corpi sono stati poi abbandonati in vari luoghi per le strade di Gaza. 

3. *La tortura nelle carceri è descritta come barbara e folle,* con atrocità che superano quelle avvenute ad Abu Ghraib e Guantanamo Bay, così come nelle prigioni segrete. 

4. *Israele ha deliberatamente preso di mira famiglie e bambini* appartenenti a organizzazioni palestinesi in una sequenza di attacchi pianificati. L'esercito israeliano ha approvato un piano di sterminio delle famiglie degli attivisti a partire dal secondo giorno di conflitto, con un elenco di obiettivi che comprende 150.000 civili. 

5. *Israele ha utilizzato eccessivamente mercenari,* assumendo 22 compagnie di servizio militare. C'è una nave americana che funge da obitorio galleggiante con 1.327 corpi di mercenari le cui famiglie non sono ancora state informate della loro morte. 



6. Il *valore stimato dell'oro e del denaro rubati* dall'esercito israeliano è di circa 370 milioni di dollari. 

 7. *Il 70% delle bombe sganciate su Gaza* sono state trattate con uranio impoverito, portando ad un suolo altamente contaminato da elementi di uranio, contenenti il ​​60% delle radiazioni naturali di uranio. Ciò include tre isotopi: uranio-234, uranio-235 e uranio-238. L’uranio impoverito utilizzato a Gaza emette radiazioni simili a quelle dell’uranio naturale ma in quantità minori, con circa il 40% delle radiazioni emesse dall’uranio naturale. L’uranio-238, che costituisce il 99,8% dell’uranio impoverito, emette particelle alfa e ha un tempo di dimezzamento di circa 450 anni. L'inalazione di polvere di uranio durante le esplosioni ha provocato il cancro ai polmoni di coloro che l'hanno inalata. 

8. *Il 90% delle donne e dei bambini a Gaza soffre di profondi traumi psicologici*, con oltre 5.000 casi di follia conclamata, soprattutto tra donne che hanno perso i figli, registrati dai centri medici della zona. Icona di Verificata con community 

9. *213 piloti israeliani si sono rifiutati di effettuare attacchi aerei* su obiettivi contenenti dozzine di persone. Un pilota ha testimoniato davanti a un'organizzazione israeliana di essersi rifiutato di bombardare una torre residenziale a Tel al-Hawa che ospitava 48 bambini, che era stata rilevata dagli aerei di sorveglianza termica. Tuttavia, un altro pilota ha eseguito il bombardamento 17 minuti dopo, uccidendo tutti i presenti nell'edificio, provocando la morte di 128 civili. 

10. Lo *scopo di creare un porto temporaneo* è quello di facilitare il trasporto di massa dei palestinesi e la loro più facile migrazione verso l’Europa. Tre paesi europei sono pienamente coinvolti in un piano concordato per svuotare la Striscia di Gaza dei suoi residenti. 

11. Il *Consiglio di Guerra Sionista ha approvato l’uso della fame come arma* alla fine di novembre. 

12. *Le agenzie di intelligence israeliane hanno fatto oltre 3 milioni di telefonate* ai residenti di Gaza, minacciando di bombardare case e uccidere famiglie se non avessero fornito informazioni sul campo. 



13. *Due paesi arabi hanno offerto significativi incentivi finanziari* al Sudafrica affinché ritirasse la causa dalla Corte Suprema di Giustizia. 

14. Il *rilancio di aiuti su Gaza da parte di aerei occidentali* è stato effettuato sulla base del consiglio di consulenti legali per evitare il rischio di essere accusati di partecipazione al genocidio, in particolare per quanto riguarda le armi consegnate senza condizioni restrittive per il loro uso contro i civili.