venerdì 28 febbraio 2014

"OMAR" IL NUOVO FILM DI HANI ABU ASSAD


"OMAR" IL NUOVO FILM 
DI HANI DI ABU ASSAD



 di  Richard Falk  


'Omar': Scoprire la Palestina occupata


Il Nuovo Pellicola di Hani Abu Assad ci dice il Che la Continuazione dell'occupazione E intollerabile per israeliani e Palestinesi.

24 Feb 2014 11:34

(Articolo Pubblicato in  Aljazeera)
  
"Omar" E Il Secondo Pellicola Diretto da Hany Abu-Assad annuncio pellicola Essere finalista Tra I Lingua Straniera nominati a ricevere ONU Oscar a Alla cerimonia Del 2 marzo 2014 Degli Academy Awards. Il cinema precedente, "Paradise Now" (2005), faceva emergere la preoccupazione - in tal Momento Quale - degli attentati suicidi Venire la principale Tattica della Resistenza Palestinese Che esponeva ONU Profondi Conflitti Interiori Coloro Che vi partecipavano, i tragici Effetti di Tal Quale terrore sui Suoi Obiettivi israeliani, e la dura Mentalità manipolativa dei capi Che preparano Gli attentatori.


Abu-Assad, Ê Nel 1961 nato un emigrato Nazareth, E in Olanda Nel 1980 Scrive le sceneggiature per i Suoi Pellicola e li dirigé. Ha ONU grande talento per la narrazione Che mantiene ONU Pubblico affascinato Dal dramma Umano, Che colpisce i Principali Personaggi Palestinesi MENTRE illumina le Questioni Più Ampie di Profonda preoccupazione morale e Politica Senza scadere nia Mezzi didattici o nda cliché pur di trasmettere "il Messaggio". Così intesa, la Realizzazione di Abu-Assad E artistica, Nel Senso Primario, ma ci Sintonizza coi dilemmi di oppressione e servitù.
 Sotto Questi,, Aspetti, "Omar", ì superiore anche un "Paradise Now", nia Suoi Effetti duraturi Sugli Spettatori. Per Raccontare la Storia di cio Che la vita significazione Sotto l'Occupazione Israeliana, per il Modo in cui i Palestinesi vivono Giorno DOPO GIORNO, film Il Racconta brillantemente la semplicità dell'attrazione romantica in Contrasto con le anomalie di vite umilianti e tormentate vissute Dietro le mura della Prigione.
Il cinema di SI APRE con Omar Che scala il muro alto, prepotente di Sicurezza per superare la Separazione delle Famiglie arabe Che vivono su entrambi i Lati, essendo Stato ho intercettato Dalle Guardie israeliane Che suonano le sirene e Sparano ONU Colpo. Omar riesce Una Tariffa Rumore ea non lanciarsi verso la Salvezza. La Polizia Israeliana, A e Piedi in auto, follemente da la caccia a Omar attraverso i vicoli e le Strade di ONU Quartiere impoverito Palestinese.
La Fondamentale amarezza della situazione di Omar E Quella di Essere al tempo Stesso "un combattente per la libertà" e ONU sensibile Giovane uomo, Profondamente innamorato di Nadia, La Sorella Minore di Tarek, il comandante della Milizia. In ONU Realismo Tacito, Omar E incondizionatamente legato ad entrambe le cause, mettendo a repentaglio la SUA possibilita di Vivere Una vita All'ombra dell'acquiescenza alla Realtà dell'occupazione a Causa della SUA Scelta di dedicarsi, con grande Rischio e poca speranza, alla Liberazione del popolo Palestinese e della SUA terra.
Il muro rinforzato Dalle Forze di Sicurezza israeliane, ritratte Venire Astuti scrupoli e Senza, con La paura di ONU occupante e disgusto per Coloro Che tremano Sotto i rigori dell'occupazione, fornisce Una Metafora visiva indimenticabile Che fissa il calvario Persistente del popolo Palestinese.
In Un tocco Sottile, la corda utilizzata da Omar Pellicola Lungo Tutto il per EVITARE i posti di Blocco e superare la Separazione della SUA casa da Quella di Tarek e Nadia, trasmette anche la Comprensione Che il muro servono Molto Di Più per l'umiliazione e La Terra Che per la Sicurezza. La corda Rimane intatta per l'Intera Durata del film, anche se la SUA Presenza e l'uso Illegale devono Essere staticamente ovvii per le Forze di Occupazione israeliane Che mai SI Sono preoccupate di rimuoverla.
Cio Che emergono Più vividamente, Quando La Storia SI sviluppa, Sono Gli Effetti Profondamente disumanizzanti dell'occupazione prolungata. Omar e Nadia Hanno fascino e umorismo per il coraggio al Loro amore Una dolcezza indimenticabile e credibilità Che viene Portata alla vita attraverso la Consapevolezza di cio Che significazione Vivere Venire Prigionieri Virtuali Senza il Diritto di Viaggiare al di là del muro.  Fuggono dalle mura Che li imprigionano con il ricorso al Linguaggio della fantasia su Dove andare in Viaggio di nozze. Egli propone il Mozambico, lei ribatte con il Bangladesh, e poi Più sinceramente, ammette Che Parigi e Il Suo sogno, MENTRE entrambi Sono Pienamente consapevoli Che non potranno mai Avere l'Opportunità di Andare Oltre i confini squallide della Cisgiordania. Nadia Ricorda Che il Suo Viaggio Più Lungo al di là delle immediate citare in Giudizio Vicinanze E Stata Una Visita a Hebron, la Più Impressionante, piu umiliata città della Palestina occupata, nota per La Quotidiana Violenza dei coloni Contro la maggioritaria Comunità Palestinese Residente.
Il cinema di esprime meglio di zona Qualsiasi Libro l'intimità interattiva di occupanti e Occupati. L'agente segreto israeliano della Sicurezza, Rami, Chiama SUA madre per chiederle di prendere SUA Figlia Di Una scuola, e QUANDO lei chiede Perchè lui non puo farlo, lui Risponde: ". Mi Sono Bloccato Nel bel mezzo della fottuta Cisgiordania" Eppure, la Realizzazione Più rispettosa Sono Gli Effetti disumanizzanti orribili di questa Miscela di paura e di odio in Contesti di disuguaglianza indicibile, con il Controllo Totale Apparentemente da ONU Lato, e Completa la Vulnerabilità sul Lato opposto.
Le scene di tortura, vieni il muro, Sono entrambi orribili Nella Loro emanazione, Ma anche Metafore di cio Che significazione Vivere Tutta la Tua vita all'interno di Strutture schiavizzanti di Relazione.
L'altra Metafora dell'arresto viene convogliata Nella scena dell'intrappolamento il Che SI verifica DOPO Che Omar viene prelevato Venire Sospetto in incidente Nazioni Unite in cui ONU soldato israeliano viene ucciso da ONU Attacco Palestinese. Rami, Che recita il ruolo e dai e Dai di ONU prigioniero jihadista Che fornisce delucidazioni al detenuto APPENA Arrivato, Gli dadi Tutto Quello Che non svi Tariffa per EVITARE la catastrofe Personale, il Che SI concludere mettendolo in guardia Sulle conseguenze di Una confessione.
Omar prudentemente in silenzio Per tutta la Conversazione, esplode improvvisamente con parole eloquenti: ". Non confesserò mai"
Rami ha REGISTRATO l'Intero incontro che Fa Ascoltare ad Omar, con l'Obiettivo di assumerlo Venire informatore o collaboratore. Rami Tagliare a dadini Una Omar Che le tre parole da lui pronunciate Sono sufficienti ONU tribunale ONU militare israeliano per condannarlo all'ergastolo, Una conclusione confermata dall'avvocato della Difesa israeliano di Omar.
Vieni col muro, l'intrappolamento e La Realtà terribile Che impedisce a Tutti i Palestinesi Una vita Degna e vera, la Sopravvivenza Diventa pari al tradimento, e nia Suoi Metodi insidiosi, l'agente di Sicurezza israeliano alla Rimane bene intrappolata Venire Omar, e con lui sperimenta ONU destino comune.
La Realtà della Resistenza armata Palestinese ha dovuto conseguenze importanti, anche se sembra attualmente in QUALCHE Modo Inutile Venire Prospettiva per sfidare l'Occupazione Capace di promettere la Liberazione: Dà dignita ai Palestinesi Che sembrano Uniti Nella Loro Volontà di Vivere, Fino alla morte, nonostante Siano indifesi e Rende Gli israeliani vul, nonostante il Loro apparente Totale Controllo della situazione a Causa del Loro armamento, la Polizia, la Tecnologia di sorveglianza, e Il Senso di arrogante superiorità razziale.
In Effetti, Lo Schiavo Disperato, Quando la vita è priva di significato Personale, puo Sacrificare se Stesso in Un Atto Simbolico di vendetta, e di infliggere Dolore e Danno al padrone. Visto da Una Prospettiva Israeliana, NON C'E Modo per raggiungere la Sicurezza Totale (TRANNE col genocidio Totale), non Intelligenti Importa Quanto, sofisticati, e oppressivi Siano i Sistemi di Controllo messi in Atto. La Tecnologia non E in Grado di Tariffa Tutto Il Lavoro, e per QUESTO Motivo, la fallibilità Umana Prodotti Semper Una sorta di bis altera parte della popolazione non del Tutto soggiogata e vinta.  Per QUESTO Motivo, da altera parte Palestinese, niente NON C'E di Peggio Che Diventare ONU collaboratore, ma solista ONU eroe TRA Gli eroi avrebbe la Capacità sovrumana di EVITARE Dati similitudine Destino delle Nazioni Unite la brutalità USATA Dagli israeliani per acquisire le Informazioni necessarie per imporre la Loro Volontà annuncio Una popolazione ostile.
Per l'occupante il reclutamento dei collaboratori e Una altera parte vitale per migliorare la Sicurezza, per l'Occupato, E L'umiliazione finale, rendendo il destino del traditore di gran lunga Peggiore di Quella dello schiavo.
Omar Ê ritratto in Maniera Affascinante Perchè Egli soccombe, e tuttavia alla multa lui non soccombe. Amjad, il Suo amico, collabora con Gli israeliani per Tenere Omar Lontano da Nadia, pellicola Nel Una incantevole studentessa Palestinese con Una Presenza radiosa. 
Vieni Spettatori Siamo sfidati Dalla Visione biopolitica Che i Desideri romantici possono Avere Una precedenza mortale Sulla lealtà Politica e l'amicizia Per tutta la vita. A Proposito QUESTO, la Potenza dell'amore e Piu grande del Potere del Potere, l'imperativo Privato Che trascende l'impegno Pubblico.

"Omar" non fa Nessuno Sforzo per rappresentare le Grandi Questioni di Tattica di Resistenza, di considerare l'intrigo politico TRA fazioni Palestinesi, di rappresentare Una Visione Di Una ritmo realizzabile, o mettere in gioco il Comportamento dei Politici, le Nazioni Unite, la Comunità Internazionale.
 Tali Considerazioni vengono ignorate, e sembrano irrilevanti alle Forze Che influiscono quotidianamente Sulla vita dei Palestinesi. Prende il Presente Venire ONU Dato Apparentemente permanente, in Effetti, Una Società di Prigionieri condannati a vita Senza alcuna speranza di Libertà vigilata o di fuga. Così intesa, l'Attuale Prigione Israeliana Che viene rappresentata Nel cinema e Una Prigione all'interno di Una Prigione, Cioè Una enclave murata Che esiste all'interno di ONU Murato Paese.
Il grande Merito di Hany Abu-Assad Nel cinema QUESTO E di quello farVi Sentire e Pensare, e FORSE con la speranza di AGIRE. Sono uscito Dal cinema con la sensazione prevalente Che la Continuazione di questo Occupazione E intollerabile per entrambe le parti, il Che disumanizza Gli israeliani Tanto Quanto i Palestinesi, una Causa catturati Popoli Nella section Un circolo vizioso di sottomissione, Resistenza, tradimento e la letalità.
Ma non c'e Uguaglianza Nelle Circostanze di vita. I padroni israeliani vivono la vita in modi Molto Più Normali RISPETTO AI Loro Schiavi Palestinesi, almeno per Ora, almeno fino a Nightlife Nightlife QUANDO le mura della Prigione crolleranno.

(Richard Falk e Professore Emerito di Diritto internazionale Presso la Princeton University e Research Fellow Presso Orfalea Center of Global Studies. Ho anche Relatore speciale per le Nazioni Unite sui Diritti, CD Umani dei Palestinesi.)

(La Traduzione Testo e mia)


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ENGLISH VERSION


'Omar': Scoprire Palestina occupata

By Richard Falk


            OMAR is the second film directed by Hany Abu-Assad to be a finalist among foreign language films nominated to receive an Oscar at the 2014 Academy Awards ceremony on March 2nd. The earlier film, PARADISE NOW (2005), brought to life the preoccupation at the time with suicide bombing as the principle tactic of Palestinian resistance by exposing the deep inner conflicts of those who partake, the tragic effects of such terror on its Israeli targets, and the hardened manipulative mentality of the leaders who prepare the perpetrators. Abu-Assad born in 1961 in Nazareth, emigrated to the Netherlands in 1980, writes the screen plays for his movies as well as directs. He has a profound gift for story telling that keeps an audience engaged with the human drama affecting the principal Palestinian characters while illuminating broader issues of profound moral and political concern without stooping to didactic means of conveying ‘the message.’ So understood, Abu-Assad’s achievement is artistic in the primary sense, yet attunes us to the dilemmas of oppression and servitude.

            In these respects OMAR is superior even to PARADISE NOW, telling the story of what life under Israeli occupation means for the way Palestinian lives are lived, the normalcy’s of romantic attraction contrasting with the abnormalities of humiliating lives lived behind prison walls. The film opens with Omar climbing the high domineering security wall to overcome the separation of Arab families living on either side, being detected by the Israeli guards who sound sirens and fire a shot. Omar manages to clamor back down and leap to safety. Israeli police on foot and in cars pursue Omar through the alleyways and streets of an impoverished Palestinian neighborhood. The underlying poignancy of Omar’s situation is to be at once ‘a freedom fighter’ and a sensitive young man deeply in love with Nadia, the younger sister of Tarek, his militia commander. In an unspoken realism, Omar is unconditionally bound to both causes, jeopardizing his chance to live a shadow life of acquiescence to the realities of occupation by his choice to dedicate himself at great risk and little hope to the liberation of the Palestinian people and their land.

            The wall reinforced by the Israeli security forces, portrayed as cunning and unscrupulous, with an occupiers’ fear and loathing for those who cower under the rigors of occupation, provides an unforgettable visual metaphor that captures the daily ordeal of the Palestinian people. In a subtle touch, the rope used by Omar throughout the film to avoid the checkpoints and overcome the separation of his home from that of Tarek and Nadia also conveys an understanding that the wall is much more about humiliation and land than it is about security. The rope remains untouched during the entirety of the film, although its presence and illegal use must have been obvious to the Israeli occupation forces that never bother to remove it.

            What emerges most vividly as the story unfolds is the dehumanizing effects of prolonged occupation. Omar and Nadia have charm and humor to give their love for another an unforgettable credibility that is brought to life by their awareness of what it means to live without the right to travel beyond the wall. They talk in the language of fantasy about where to go on their honeymoon: he proposes Mozambique, she counters with Bangla Desh, and then more truly, admits that Paris is her dream, while they both fully realize that they will never get the opportunity to get beyond the dingy confines of the West Bank. Nadia’s biggest trip outside of her immediate neighborhood was a visit to Hebron, the tensest, most humiliated city in occupied Palestine, notorious for daily settler violence against the large residentPalestinian community.

            The film conveys better than any book the interactive intimacies of occupier and occupied. The Israeli lead security agent, Rami, calls his mother to ask her to pick up his daughter from school, and when she asks why he can’t do it, he responds “I am stuck in the middle of the fucking West Bank.” Yet the most abiding realization is the horrible dehumanizing effects of this mixture of fear and hatred in contexts of unspeakable inequality, with total control seemingly on one side, and complete vulnerability on the other side. The torture scenes, like the wall, are both horrible in their own enactment, but also metaphors of what it means to live your entire life within master/slave structures of relationship.

            The reality of Palestinian violent resistance has two important consequences even though it seems currently futile from the perspective of challenging the occupation in any way that promises to liberation: it gives dignity to Palestinians who seem united in their will to live-unto-death despite their defenselessness and it makes Israelis vulnerable despite their seeming total control of the situation as a result of their weaponry, police, surveillance technology, and arrogant sense of racial superiority. In effect, the desperate slave when life is deprived of all personal meaning can sacrifice himself in a symbolic act of vengeance, and inflict pain and loss on the master. Seen from an Israeli perspective, there is no way to achieve total security (this side of total genocide) no matter how clever, sophisticated, and oppressive the systems of control put in place. Technology is incapable of doing the whole job, and for this reason, human fallibility always produces some sort of payback from the incompletely vanquished subjugated population.

            For this reason, from the Palestinian side, nothing is worse that becoming a collaborator, and yet only a hero among heroes, would have the super-human capacity to avoid such a fate given the brutality used by Israelis to acquire the information they need to enforce their will on a hostile population. For the occupier recruiting collaborators is a vital part of improving security; for the occupied, it is the final humiliation, making the fate of the traitor far worse than that of the slave. Omar is portrayed in a fascinating manner because he succumbs, and yet in the end he doesn’t succumb. Amjad, his friend collaborates with the Israelis to steal Omar away from Nadia, with the biopolitical insight that romantic longings may take lethal precedence over political loyalty and lifelong friendship. In this respect, the power of love is greater than the power of power. The film also is faithful to the traditional social norms that bind Palestinians to family relations in ways that also enslave, including the total disempowerment of women. Nadia is portrayed as strong in her dual attachments to love and resistance, and yet is deprived by Palestinian norms of freedom in relation to her body and choice of partner. In this sense, Nadia is doubly occupied.

            OMAR makes no effort to depict the larger issues of resistance tactics, to portray some vision of a realizable peace, or to bring into play the behavior of politicians, the UN, the international community. Such considerations are ignored, and seem irrelevant to the forces that impact daily on Palestinian lives. It takes the present as a seemingly permanent given, in effect, a society of prisoners sentenced for life with no hope for parole or escape. So understood, the actual Israeli prison that is depicted in the film is a prison within a prison, that is, a walled enclave that exists within a walled country.

            The great achievement of Hany Abu-Assad in this film is to make you feel and think, and maybe hopefully act. I left the theater with the overriding sense that the continuation of this occupation is intolerable for both sides, that it dehumanizes Israelis as much as it does Palestinians, two peoples caught in a vicious circle of subjugation and resistance. But not equally so caught as the masters live life in more satisfying ways than the slaves, at least for now, at least until the walls come tumbling down.

(Richard Falk E Albert G. Milbank Professore Emerito di Diritto internazionale Presso la Princeton University e Research Fellow, Orfalea Centro Globale Studies.He E ANCHE il Relatore speciale delle Nazioni Unite sui CD Diritti Umani dei Palestinesi.)

venerdì 21 febbraio 2014

LE MENZOGNE SULLA CRISI UCRAINA RACCONTATE DALLA GRANDE STAMPA OCCIDENTALE






In Ucraina, fascisti, oligarchi e l'espansionismo occidentale sono al centro della crisi. La storia che ci è stata raccontata sulle proteste che stringono Kiev in una morsa hanno solo un rapporto sommario con la realtà.


Di Seumas Milne


The Guardian , Mercoledì 29 Gennaio 2014 20.31 

' La crisi ucraina ha il potenziale per attirare potenze esterne e condurre a uno scontro strategico . ' 



Siamo stati qui prima. Gli ultimi due mesi di proteste di piazza in Ucraina sono stati riprodotti attraverso i media occidentali secondo un copione ben collaudato. Gli attivisti pro-democrazia stanno combattendo un governo autoritario. I manifestanti chiedono il diritto di essere parte dell'Unione europea. Ma il presidente russo Vladimir Putin ha posto il veto alla loro possibilità di libertà e prosperità.

È una storia che abbiamo sentito in una forma o nell'altra ancora e ancora - non ultima la rivoluzione arancione in Ucraina un decennio fa appoggiata dall’occidente. Ma questo ha solo un rapporto sommaria con la realtà. L’adesione all'Unione europea non è mai stata - e molto probabilmente non lo sarà mai - offerta all'Ucraina. Come in Egitto lo scorso anno, il presidente che i manifestanti volevano deporre è stato eletto in una elezione giudicata dagli osservatori internazionali leale. E molti di quelli che sono nelle strade non sono affatto molto appassionati  alla democrazia.

La maggior parte dei giornalisti non dirà mai che i nazionalisti di estrema destra e i fascisti sono stati al centro delle proteste e degli attacchi contro gli edifici governativi. Uno dei tre principali partiti di opposizione alla testa della sommossa è quello di estrema destra antisemita Svoboda, il cui capo Oleh Tyahnybok sostiene che una "mafia ebraico-moscovita" controlla l’Ucraina. Ma il senatore americano John McCain era felice di condividere il palco con lui a Kiev il mese scorso. Il partito, che ora scorazza nella città di Lviv, ha guidato una marcia di 15.000 persone  munite di fiaccole all'inizio di questo mese in memoria del leader fascista ucraino Stepan Bandera, le cui forze combatterono con i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e parteciparono a massacri di ebrei.

Così, nella settimana che la liberazione di Auschwitz da parte dell'Armata Rossa è stata commemorata come giorno della memoria dell'Olocausto, i sostenitori di coloro che hanno contribuito al genocidio sono salutati dai politici occidentali per le strade dell'Ucraina. Ma Svoboda è stato ora aggirato nelle proteste da gruppi ancora più estremi, come " Settore Destro", che richiede una "rivoluzione  nazionale" e minaccia una "guerriglia prolungata".

Il tempo si restringe per l'UE, che ha spinto l'Ucraina a firmare un accordo di associazione che offre prestiti per l'austerità, come parte di un’azione guidata dalla Germania per aprire l'Ucraina alle aziende occidentali. È stato l'abbandono di Viktor Yanukovich dell'opzione UE - dopo che Putin aveva offerto un piano di salvataggio di $ 15 miliardi - che ha scatenato le proteste.

Ma gli ucraini sono profondamente divisi riguardo sia l'integrazione europea e sia le proteste - in gran parte lungo un asse tra la maggioranza di lingua russa ad est e a sud (dove il partito comunista ha ancora un sostegno significativo), e l’Ucraina occidentale tradizionalmente nazionalista. L’industria a est dipende dal mercato russo che sarebbe schiacciato dalla concorrenza dell'UE.

È questa breccia storica nel cuore dell'Ucraina che l'Occidente ha cercato di sfruttare per ridurre l'influenza russa fin dal 1990, tra cui un tentativo concertato di attirare l'Ucraina nella Nato. I leader della rivoluzione arancione sono stati incoraggiati a inviare truppe ucraine in Iraq e in Afghanistan come dolcificante .

L’espansione verso est della NATO fu fermata dalla guerra georgiana del 2008 e, in seguito, dall'elezione di Yanukovich su una piattaforma di non allineamento. Ma ogni dubbio, che lo sforzo dell'UE di corteggiare l'Ucraina sia strettamente connesso con la strategia militare occidentale, fu dissipato oggi dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, che ha dichiarato che il patto abortito con l'Ucraina sarebbe stato "una spinta importante per la sicurezza euro-atlantica".

Questo ci aiuta a spiegare perché i politici come John Kerry e William Hague sono stati così feroci nella loro condanna della violenza della polizia ucraina - che ha già fatto parecchi morti - pur mantenendo tale sistema studiato per l'uccisione di migliaia di manifestanti in Egitto dal colpo di stato dello scorso anno.

Non che Yanukovich potrebbe essere scambiato per qualsiasi tipo di progressista. È stato sostenuto a spada tratta da oligarchi miliardari che hanno preso il controllo delle risorse e delle società privatizzate dopo il crollo dell'Unione Sovietica - e di fondi dei politici dell'opposizione e dei manifestanti allo stesso tempo. Infatti, un'interpretazione dei problemi del presidente ucraino è che gli oligarchi hanno avuto abbastanza favori concessi a un gruppo di parvenu conosciuto come "la famiglia".

È la rabbia verso questa corruzione grottesca e la disuguaglianza, la stagnazione economica dell'Ucraina e la povertà che hanno portato molti ucraini semplici ad unirsi alle proteste - così come all’oltraggio verso la brutalità della polizia. Come la Russia, l'Ucraina era ridotta ad un pezzente dalla terapia d'urto neoliberista e dalla privatizzazione di massa degli anni post-sovietici. Più della metà del reddito nazionale del paese è stato perso in cinque anni ed è ancora completamente da recuperare.

Ma né l'opposizione e né i principali capi della protesta offrono alcun tipo di vera alternativa, figuriamoci una sfida per l'oligarchia che ha l'Ucraina stretta nella sua morsa. Yanukovich ha fatto ora concessioni radicali ai manifestanti: licenziare il primo ministro, invitare i capi dell'opposizione a unirsi al governo ed eliminare le leggi anti - protesta passate all'inizio di questo mese.

Se questo calma o alimenta l'agitazione sarà chiaro abbastanza presto. Ma il rischio della diffusione del conflitto –gli esponenti politici hanno messo in guardia da una guerra civile - è grave. Ci sono altre misure che potrebbero contribuire a disinnescare la crisi: la creazione di un governo di ampia coalizione, un referendum sulle relazioni con l'UE, il passaggio da un sistema presidenziale a uno parlamentare ad ed una maggiore autonomia regionale.

Il crollo dell’Ucraina non sarebbe una questione puramente ucraina. Insieme alla sfida emergente della Cina al dominio degli Stati Uniti dell'Asia orientale, la crisi ucraina ha il potenziale per attirare potenze esterne e portare a uno scontro strategico. Solo gli ucraini potranno  superare questa crisi. Continuare con le interferenze esterne è insieme provocatorio e pericoloso.

(La traduzione è mia)

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ENGLISH VERSION


In Ukraine, fascists, oligarchs and western expansion are at the heart of the crisis
The story we're told about the protests gripping Kiev bears only the sketchiest relationship with reality

By Seumas Milne

The Guardian, Wednesday 29 January 2014 20.31 

‘The Ukrainian faultine has the potential to draw in outside powers and lead to a strategic clash.' 



We've been here before. For the past couple of months street protests in Ukraine have been played out through the western media according to a well-rehearsed script. Pro-democracy campaigners are battling an authoritarian government. The demonstrators are demanding the right to be part of the European Union. But Russia's president Vladimir Putin has vetoed their chance of freedom and prosperity.

It's a story we've heard in one form or another again and again – not least in Ukraine's western-backed Orange revolution a decade ago. But it bears only the sketchiest relationship to reality. EU membership has never been – and very likely never will be – on offer to Ukraine. As in Egypt last year, the president that the protesters want to force out was elected in a poll judged fair by international observers. And many of those on the streets aren't very keen on democracy at all.



You'd never know from most of the reporting that far-right nationalists and fascists have been at the heart of the protests and attacks on government buildings. One of the three main opposition parties heading the campaign is the hard-right antisemitic Svoboda, whose leader Oleh Tyahnybok claims that a "Moscow-Jewish mafia" controls Ukraine. But US senator John McCain was happy to share a platform with him in Kiev last month. The party, now running the city of Lviv, led a 15,000-strong torchlit march earlier this month in memory of the Ukrainian fascist leader Stepan Bandera, whose forces fought with the Nazis in the second world war and took part in massacres of Jews.

So in the week that the liberation of Auschwitz by the Red Army was commemorated as Holocaust Memorial Day, supporters of those who helped carry out the genocide are hailed by western politicians on the streets of Ukraine. But Svoboda has now been outflanked in the protests by even more extreme groups, such as "Right Sector", who demand a "national revolution" and threaten "prolonged guerrilla warfare".

Not that they have much time for the EU, which has been pushing Ukraine to sign an association agreement, offering loans for austerity, as part of a German-led drive to open up Ukraine for western companies. It was Viktor Yanukovych's abandonment of the EU option – after which Putin offered a $15bn bailout – that triggered the protests.

But Ukrainians are deeply divided about both European integration and the protests – largely along an axis between the largely Russian-speaking east and south (where the Communist party still commands significant support), and traditionally nationalist western Ukraine. Industry in the east is dependent on Russian markets, and would be crushed by EU competition.

It's that historic faultline at the heart of Ukraine that the west has been trying to exploit to roll back Russian influence since the 1990s, including a concerted attempt to draw Ukraine into Nato. The Orange revolution leaders were encouraged to send Ukrainian troops into Iraq and Afghanistan as a sweetener.

Nato's eastward expansion was halted by the Georgian war of 2008 and Yanukovych's later election on a platform of non-alignment. But any doubt that the EU's effort to woo Ukraine is closely connected with western military strategy was dispelled today by Nato's secretary general, Anders Fogh Rasmussen, who declared that the abortive pact with Ukraine would have been "a major boost to Euro-Atlantic security".

Which helps to explain why politicians like John Kerry and William Hague have been so fierce in their condemnation of Ukrainian police violence – which has already left several dead – while maintaining such studied restraint over the killing of thousands of protesters in Egypt since last year's coup.

Not that Yanukovych could be mistaken for any kind of progressive. He has been backed to the hilt by billionaire oligarchs who seized control of resources and privatised companies after the collapse of the Soviet Union – and fund opposition politicians and protesters at the same time. Indeed, one interpretation of the Ukrainian president's problems is that the established oligarchs have had enough of favours granted to an upstart group known as "the family".

It's anger at this grotesque corruption and inequality, Ukraine's economic stagnation and poverty that has brought many ordinary Ukrainians to join the protests – as well as outrage at police brutality. Like Russia, Ukraine was beggared by the neoliberal shock therapy and mass privatisation of the post-Soviet years. More than half the country's national income was lost in five years and it has yet fully to recover.

But nor do the main opposition and protest leaders offer any kind of genuine alternative, let alone a challenge to the oligarchy that has Ukraine in its grip. Yanukovych has now made sweeping concessions to the protesters: sacking the prime minister, inviting opposition leaders to join the government and ditching anti-protest laws passed earlier this month.

Whether that calms or feeds the unrest will be clear soon enough. But the risk of the conflict spreading – leading political figures have warned of civil war – is serious. There are other steps that could help defuse the crisis: the creation of a broad coalition government, a referendum on EU relations, a shift from a presidential to a parliamentary system and greater regional autonomy.

The breakup of Ukraine would not be a purely Ukrainian affair. Along with China's emerging challenge to US domination of east Asia, the Ukrainian faultine has the potential to draw in outside powers and lead to a strategic clash. Only Ukrainians can overcome this crisis. Continuing outside interference is both provocative and dangerous.

giovedì 20 febbraio 2014

DISCORSO DEL MINISTRO SIRIANO DEGLI ESTERI WALID AL - MOUALLEM ALL'APERTURA DEI COLLOQUI DI PACE DI GINEVRA


del Dr. Walid al- Mouallem
(Ministro per gli Affari Esteri di Siria)

Ginevra, 22/01/2014

Signore e Signori ,

Vi saluto a nome della delegazione della Repubblica araba siriana.. “Repubblica laica” che alcuni, presenti in questa sala, hanno tentato di riportare al Medioevo … ” Repubblica araba” fieramente e saldamente radicata nel suo arabismo , nonostante le azioni di alcuni arabi ritenuti fratelli. Io vi saluto nel nome della ” Siria “, la cui storia è sette volte millenaria!
Non ho conosciuto mai una situazione tanto difficile come quella di oggi. Sulle mie spalle, e quelle della delegazione siriana, pesano tutte le sofferenze patite dal mio paese da tre anni, tutto il sangue dei martiri, tutte le lacrime delle vedove, tutte le speranze delle famiglie che sopportano l’assenza di un parente rapito o scomparso, tutte le grida di ogni scolaro paralizzato dalle esplosioni che prendono di mira la sua scuola, tutte le aspettative di una generazione che vede i suoi sogni futuri in frantumi, tutto il coraggio dei padri e delle madri che hanno inviato i loro figli a difendere il paese , tutto lo sconforto delle famiglie che hanno perduto il loro focolare e si ritrovano sfollate o rifugiate…..
Sulle nostre spalle, signore e signori, pesano le speranze del popolo siriano per gli anni a venire , il diritto di ogni bambino di andare a scuola in sicurezza, il diritto di ogni donna di poter uscire di casa senza rischiare di essere rapita o violentata e assassinata , il diritto di ogni giovane di costruire il suo futuro come meglio crede, il diritto di ogni cittadino di essere in grado di tornare a casa con serenità.
Oggi noi siamo di fronte a un momento di verità. Una verità che si è provato sistematicamente a sfigurare con la disinformazione e le menzogne, fino ad arrivare agli omicidi ed al terrorismo! Una verità che veniamo a svelare, nettamente, a tutti i giudici e censori; noi, la delegazione della Repubblica araba siriana che rappresenta il suo popolo, il suo governo, le sue istituzioni, il suo Esercito, ed il suo Presidente Bachar al-Assad.
Mi dispiace, Signore e Signori, sì mi dispiace e dispiace al popolo della ” Siria che resiste” che rappresentanti di paesi che hanno il sangue siriano sulle mani siano qui presenti. Paesi che hanno esportato il terrorismo e che si pongono come distributori di indulgenze, giungendo al punto di impedire a certi fedeli di andare alla Mecca, come se Dio li avesse incaricati di aprire il paradiso a certuni e di chiuderlo ad altri…
Paesi che hanno incoraggiato i terroristi, li hanno finanziati, li hanno aiutati, hanno deciso della legittimità o no degli uni e degli altri, secondo il loro beneplacito.


Non si sono mai preoccupati delle loro case di vetro incrinato, ma si sono messi a lapidare i nostri forti castelli secolari ed a darci, senza alcun senso di vergogna , lezioni di democrazia, di sviluppo e di progresso mentre sono immersi nell’ignoranza e all’arretratezza. Paesi che accordano, rifiutano, legittimano, negano, distribuiscono doni e gratifiche a loro modo e come loro abitudine; l’abitudine di coloro il cui paese appartiene ad un re o ad un principe che dà ciò che vuole a chi vuole, e priva chi vuole come vuole!
Hanno vilipeso la Siria civilizzata, sovrana ed indipendente. Hanno intaccato l’onore e la libertà delle sue donne e figlie , mentre essi stessi annegano nel fango delle loro discriminazioni abominevoli e della loro ignoranza.
Hanno fatto tutto questo … Ma ora che le maschere sono cadute , la verità del loro piano si è svelata. Quello di destabilizzare la Siria e di distruggerla esportando il loro principale prodotto nazionale: il terrorismo! Coi loro petrodollari, hanno acquistato le armi, reclutato i mercenari, inondato lo spazio mediatico delle loro menzogne, per dissimulare la ferocia di ciò che fanno sotto un velo che hanno finito per chiamare ” La Rivoluzione siriana voluta dal popolo siriano”
Che cosa tutto ciò ha a che vedere con ciò che accade in Siria? Come un terrorista ceceno, afgano, saudita, turco, francese o britannico potrebbe rispondere alle aspirazioni del popolo siriano? Come? Con l’installazione di uno stato islamico che non sa nulla di Islam , ma si nutre della devianza dell’ideologia wahhabita ? Chi vi ha detto, e chi ha detto loro, che il popolo siriano cercherebbe di ritornare indietro migliaia di anni ?
In Siria, Signore e Signori , le donne incinte sono sventrate ed i frutti delle loro viscere sono assassinati, le donne sono violentate prima e dopo essere state uccise, secondo un rituale vergognoso ed osceno che non è ispirato che dagli esportatori di quella ideologia!
In Siria, Signore e Signori, i padri sono decapitati con i coltelli davanti ai loro bambini in nome della “rivoluzione”. Peggio ancora, proprio i figli di coloro che decapitano, che pretendono di rispondere così alle nostre aspirazioni di siriani, strillano e danzano.
In Siria, si divora il cuore dei siriani, così pretendendo di realizzare l’ambizione delle vittime: l’ambizione di una vita libera, prospera, tranquilla e democratica! Quale assurdità è questa? E di chi ci si prende gioco?
In nome di una pretesa “gloriosa rivoluzione siriana”, si massacrano civili tra i vecchi, le donne ed i bambini. Si polverizzano le infrastrutture e le istituzioni senza stare a preoccuparsi dell’orientamento politico, ideologico o intellettuale delle proprie vittime. Si bruciano i libri e le biblioteche. Si fruga nelle tombe . Si rubano le reliquie e i tesori archeologici.
In nome della “rivoluzione” , i bambini vengono uccisi nelle loro scuole e gli studenti nelle loro università. Ci si arroga il diritto di disonorare le donna attraverso ogni tipo di ” fatwa perversa ” legittimando il Jihad sessuale, l’incesto o altre proibizioni. Si bombardano le moschee mentre i fedeli sono in preghiera . Si tagliano le teste e si esibiscono nelle vie. Si arrostiscono persone ancora vive, in un vero olocausto che la storia tratterrà e che molti paesi poi denunceranno, ma senza parlare mai di antisemitismo!
Sempre in nome della ” rivoluzione”, un padre è ridotto a farsi esplodere con moglie e figli per sfuggire agli stranieri che gli sono entrati in casa. Degli stranieri che pretendono essere venuti ad offrirgli la democrazia e liberarlo dal giogo e dall’oppressione ” del regime” !?
Signore e Signori; voi di cui la maggior parte siete genitori, immaginate i sentimenti che spingono un padre ad uccidere la sua famiglia, con le proprie mani, per sottrarli ai mostri travestiti da esseri umani e che dicono di combattere per la libertà! È ciò che è accaduto ad Adra … Adra dove questi stranieri hanno fatto irruzione nella città e hanno ucciso, saccheggiato, impiccato , decapitato, bruciato gente ancora viva .
Non avete sentito parlare forse di Adra, ma avete sentito parlare certamente di altre città dove hanno commesso gli stessi orrori dirigendo le loro dita accusatorie, sgocciolanti del sangue degli innocenti, verso lo Stato e l’Esercito siriano. Questa è la volta in cui la loro menzogna insensata non ha più potuto convincere, e che per questo hanno smesso di raccontare!
In ciò, questi mostri hanno eseguito quello che gli era stato ordinato di fare da parte di Stati diventati oggi la punta della lancia che smembra il corpo siriano. Stati che sono arrivati finalmente al proscenio, dopo avere messo da parte altri Stati; altri Stati hanno provato, mediante il sangue dei siriani, di imporsi come potenze regionali, acquistando coscienze e influenze, finanziando questi mostri dall’apparenza umana; mostri impregnati della detestabile ideologia wahhabita prima di essere lanciati all’assalto di tutto il territorio siriano.
Ma io sono qui in questo forum per dirvi che sapete, come me, che essi non si accontenteranno di restare in Siria, sebbene sappiamo che alcuni partecipanti a questa assemblea non vogliono né comprendere, né sentire!
Signore e signori, tutto ciò che è accaduto non sarebbe stato possibile se, approfittando della crisi, i confinanti della Siria non avessero derogato dalle relazioni di buon vicinato. Quello del Nord l’ha accoltellata alla schiena. Quelli dell’Ovest sono rimasti spettatori se hanno taciuto la verità. Quelli del Sud hanno dovuto ubbidire agli ordini perché deboli. Mentre quello dell’Est è lui stesso spossato da tutto ciò che è stato programmato contro lui da lunghi anni, per distruggerlo, prima di distruggere la Siria!

Tutto questo non sarebbe stato possibile se ” il governo Erdogan” non avesse usato il territorio turco per accogliere, addestrare, armare, poi inviare i terroristi verso la Siria. E’ un governo che ha rifiutato di prevedere che la magia avrebbe finito per ritorcersi contro il mago. Ma eccolo che comincia ad assaggiare il calice di amarezza, perché il terrorismo non ha religione ed è fedele solamente a se stesso. Eccolo passato da zero problemi con i vicini , a zero in politica estera , in diplomazia internazionale , in credibilità politica e in tutto , il che non gli impedisce di persistere sempre nella sua ignobile aggressione.
E questo , perché il governo Erdogan ha immaginato che il sogno storico di Al- Qutb e del suo predecessore , Mohamed Abdel Wahab , stava per essere realizzato. Da qui la sua offensiva che semina la corruzione dalla Tunisia, fino in Libia, in Egitto ed in Siria, con la ferma decisione di realizzare una chimera che esiste solamente nel suo cervello malato. Un governo che, malgrado l’insuccesso e la nullità delle sue ambizioni, persiste e sottoscrive. Altrettanti comportamenti che non possono ragionevolmente essere misurati che in termini di stupidità … Colui che non impara le lezioni della storia perderà il presente. .. Colui che accende il fuoco a casa del suo vicino non può sperare di rimanere al sicuro !
Altri vicini hanno contribuito ad accendere il fuoco, alcuni addirittura fino ad importare i terroristi dal mondo intero. Ma ecco, è apparso uno strano paradosso, anche dei più iniqui. Ottantatre nazionalità si battono in Siria, senza che nessuno se ne lamenti, non denunci, modifichi il suo sguardo, smetta di parlare sfacciatamente di “la gloriosa rivoluzione siriana” ; mentre quando alcune decine dei giovani combattenti della Resistenza si sono unite all’esercito siriano per difendere certe zone, questo “piccolo mondo” si è trovato disorientato e ha parlato di “intervento straniero” ed esigito l’uscita di quelli che ha qualificato “truppe straniere” che sono venute a violare “la sovranità della Siria” !
Riguardo la sovranità siriana, vi assicuro che la Siria , paese libero e indipendente , farà tutto il necessario che esige la propria difesa con ogni mezzo che riterrà necessario. Questa è una decisione rigorosamente siriana, e tale resterà!
Malgrado quanto ho detto, il popolo siriano resiste. Resiste, malgrado le sanzioni destinate a farlo piegare prendendo di mira il suo pane quotidiano ed il latte dei suoi bambini. Resiste, malgrado i saccheggi, le distruzioni ed i sabotaggi del suo cibo, delle sue fabbriche di medicinali, dei suoi ospedali, delle sue cliniche, delle sue ferrovie, delle sue linee elettriche… Perfino i suoi luoghi di culto, cristiani e musulmani, non sono stati risparmiati dalle orde terroristiche!
Ma hanno fallito. Ed è a partire dal momento in cui hanno constatato il loro insuccesso che gli Stati Uniti hanno brandito la loro minaccia di attaccare la Siria. Con quelli che in Occidente e tra gli arabi condividono le loro brame, hanno fabbricato di sana pianta la storia che ci accusa di avere utilizzato armi chimiche; storia che non ha convinto il loro proprio popolo, non più di quanto non ha convinto il nostro.
Sono comportamenti che, purtroppo, sottolineano il fatto che questi Stati che esaltano la democrazia, la libertà ed i diritti umani dispongono solamente di un linguaggio guerresco, sanguinario, colonialista e dominatore. La loro democrazia si impone con il fuoco , la loro libertà significa attacchi aerei , i loro diritti umani autorizzano ad uccidere l’Uomo! Si sono abituati all’idea che sono i padroni del mondo, che ciò che vogliono sarà, e che ciò che non vogliono non sarà!
Hanno dimenticato, o fingono di aver dimenticato , che quelli che si sono fatti esplodere a New York sono della stessa matrice di quelli che si fanno esplodere in Siria: stessa ideologia… stessa sorgente! Hanno dimenticato, o fanno finta di avere dimenticato, che questo terrorismo che era ieri negli Stati Uniti è oggi in Siria, senza che si sappia dove sarà domani. Ciò che è sicuro è che non si fermerà qui. L’Afghanistan è un esempio perfetto per chi consentisse ad imparare la lezione … per chi consentisse, ma la maggior parte si rifiuta.
Né gli Stati Uniti, né alcuni dei loro alleati occidentali civilizzati – tra cui quello denominato “Pays des Lumières”, quello che poteva inorgoglirsi una volta di essere alla testa di un “Impero dove il sole non tramonta mai” non vogliono acconsentire. E mentre tutti hanno assaggiato l’amarezza del terrorismo, essi improvvisamente si dichiarano solidali con un gruppo di paesi detti “Amici della Siria”, a fianco di quattro monarchie dittatoriali e repressive che non sanno nulla di laicità o di democrazia, paesi che in passato hanno colonizzato la Siria, l’hanno saccheggiata e l’hanno devastata un centinaio di anni; sono i paesi che oggi si riuniscono in congresso per dichiarare forte e chiaro la loro amicizia per il popolo siriano, si preoccupano della sua orribile “situazione umanitaria”, mentre l’assediano, gli impongono ogni tipo di sanzione possibile, e sostengono segretamente il terrorismo che lo colpisce!
Signore e Signori, se siete così preoccupati per la situazione umanitaria e le condizioni di vita in Siria, fermate l’afflusso delle armi… smettete di sostenere i terroristi. Annullate le vostre sanzioni . Togliete l’assedio imposto al popolo siriano . Ritornate alla ragione ed alla logica nella vostra politica! Da questo momento, vi assicuriamo che staremo bene come lo siamo stati e vi libereremo dalla vostra immensa inquietudine a nostro riguardo.
Adesso, certi potrebbero chiedersi se tutto ciò che accade in Siria sia di origine straniera. No, Signore e Signori, non è il caso! Dei siriani, presenti in questa sala, hanno contribuito a tutto ciò che precede. Hanno eseguito e hanno legittimato tutto, senza per questo essere in accordo gli uni con gli altri! Tutto ciò, a spese del sangue siriano di cui ora sostengono di voler fermare l’emorragia !
Questi siriani si sono divisi politicamente un centinaio di volte ed i loro capi si sono rifugiati ai confini della terra. Si sono venduti ad Israele e sono diventati i suoi occhi che registrano e le sue braccia che distruggono. E quando non ci sono riusciti, Israele è intervenuto direttamente per evitar loro i colpi dell’esercito siriano ed aiutarli nell’esecuzione di ciò che da decenni hanno progettato per la Siria. Per l’ammissione stessa dei loro sostenitori sul terreno, si crogiolano in hotel a cinque stelle, mentre la nostra gente sanguina. Si sono opposti a partire dall’estero . Si incontrano all’estero . Essi tradiscono la Siria dall’estero …
Chiunque voglia parlare a nome dei Siriani è invitato a venire in Siria. Vivere come un padre siriano, che ogni mattina bacia suo figlio , chiedendosi se ritornerà da scuola o sarà portato via da una bomba lanciata da un rivoluzionario strumentalizzato dallo straniero . Che venga a sopportare il morso del freddo perché noi siamo privati di petrolio. Che faccia la coda per ore per nutrire i suoi, perché le sanzioni ci vietano di importare del grano, mentre prima ne eravamo degli esportatori. Quello che vuole parlare in nome della Siria, che venga a testimoniare la sopportazione di colui che resiste contro il terrorismo e lo combatte da quasi tre anni . Una volta che l’avrà fatto, che ritorni a parlare a nome dei siriani davanti a questa assemblea!
La Repubblica araba siriana – Stato e Popolo – ha fatto e continua a fare ciò che ci si aspettava da lei! Ha aperto il territorio ai giornalisti che l’hanno percorso per riportarvi poi la realtà di quel che vi succede, ma sempre dopo essere tornati all’estero! Una realtà che molti media occidentali non potevano sopportare , perché non corrispondeva a quello che si voleva dire o filmare sulla Siria. Abbiamo permesso l’ingresso di organizzazioni umanitarie internazionali , ma sono state ostacolate da stranieri – alcuni dei quali sono qui presenti – che le hanno messe in pericolo sotto i tiri dei terroristi; quando noi facevamo il nostro dovere proteggendole per facilitare la loro missione. Abbiamo liberato, in modo ripetuto, un gran numero di prigionieri , alcuni dei quali avevano usato le loro armi contro i cittadini e ciò ha suscitato il malcontento di molti siriani “dell’interno” ma poi hanno finito per comprendere ed accettare l’idea che la Siria è più preziosa di ogni altra cosa, noi dobbiamo andare oltre le nostre ferite e superare gli odi e i rancori .
E voi che pretendete di parlare a nome dei siriani, che cosa avete fatto? Quale è la vostra visione per questo meraviglioso paese? Quali sono le vostre intenzioni e quale è il vostro programma politico? Quali strumenti avete in campo, oltre ai gruppi terroristici armati ? Sono sicuro che non avete niente , è evidente a tutti, e in particolare nelle zone occupate dai vostri mercenari, cioè “le zone liberate” in base alla vostra strana terminologia.
Avete liberato veramente gli abitanti di queste regioni? O avete rubato la loro cultura tollerante per imporre il vostro estremismo repressivo? Avete costruito delle scuole e dei centri di cura? O avete distrutto gli ospedali e permesso alla poliomielite di ricomparire in Siria, mentre i nostri bambini hanno vissuto indenni da questa malattia da decenni? Avete salvaguardato ed avete protetto i tesori archeologici ed i musei della Siria? O li avete saccheggiati e ne avete tratto profitto? Avete rispettato i principi della Giustizia e dei diritti umani? O avete eseguito delle pene di morte per decapitazione, ed in pubblico?
Per riassumere, non avete realizzato niente di buono, niente del tutto! Avete portato solamente il disonore e la vergogna supplicando gli Stati Uniti di lanciare un attacco militare contro la Siria. Anche l’opposizione di cui pretendete di essere i condottieri ed i custodi, non vi vuole! Rifiuta la vostra gestione di voi stessi , prima ancora di pensare al fatto che siate voi a gestire il paese .
Vogliono un paese di un solo colore!? Ed io non parlo qui di etnie o di confessioni, perché chi non è d’accordo con loro è un ‘diverso’ , e il diverso è un infedele , qualunque sia la sua religione e il suo ambiente. Così hanno ucciso musulmani provenienti da tutti i rami dell’Islam e hanno preso di mira severamente i cristiani. Le stesse religiose in abito non sono state risparmiate. Sono state rapite dopo aver colpito Maaloula, ultimo posto al mondo dove si parla ancora correntemente la lingua del Cristo, per costringere i siriani cristiani a lasciare la Siria!
Ma ancora una volta, hanno fallito. Perché tutti i siriani sono cristiani quando si attacca il cristianesimo; tutti i siriani sono musulmani quando si attaccano le moschee; e tutti i siriani sono di Raqqa, Latakia , di Soueida , Homs o di Aleppo-la-ferita quando una o l’altra di queste zone è colpita. C’è orrore per i loro tentativi di seminare discordia e settarismo religioso. E’ la peggiore delle brutture, quelle che un siriano non può tollerare. In breve, signori , la vostra pretesa “grande rivoluzione siriana” non ha tralasciato nessuna trasgressione condannabile!
In compenso, dietro alla nefandezza di questo oscuro quadro, la luce è sempre restata alla fine della strada. Questo, grazie alla determinazione del popolo nella sua resistenza, grazie alla determinazione dell’Esercito nella sua difesa, e grazie alla determinazione dello Stato nella sua coesione e nella sua continuità… Ed anche perché malgrado tutto, alcuni Stati stavano dalla nostra parte e dal lato del Diritto e della Giustizia. Tra questi Stati, la Russia a cui mi rivolgo a nome del popolo siriano per esprimerle i nostri più sinceri ringraziamenti, la Cina che ringraziamo tanto quanto la Russia per il suo rispetto della sovranità e della libertà di decisione della Siria.
La Russia si è comportata come un vero amico in tutte le arene internazionali e ha fortemente difeso, in parole ed azioni , i principi dell’ONU riguardo la sovranità degli Stati e i diritti umani. La Cina e i paesi BRICS stavano al suo fianco , così come l’Iran, l’Iraq, e alcuni Stati arabi musulmani, Stati africani e dell’America Latina . Molti Stati hanno continuato a sostenere , in tutta onestà , le aspirazioni del popolo siriano , e non quelle degli altri Stati che vorrebbero imporci ciò che noi non vogliamo !
Sì, Signore e Signori, il popolo siriano aspira esattamente come gli altri popoli della regione a più libertà, più giustizia e diritti umani. Aspira a più pluralismo e democrazia. Aspira ad una Siria migliore, una Siria tranquilla, prospera, e sana. Aspira ad uno Stato forte basato su istituzioni, non sulla demolizione delle sue istituzioni. Aspira a proteggere i suoi monumenti ed i suoi siti archeologici così come il suo patrimonio nazionale, non al loro saccheggio e alla loro distruzione. Aspira al fatto che il suo Esercito nazionale resti forte per proteggere la sua terra, il suo onore ed i suoi beni, difendere le sue frontiere, la sovranità e l’indipendenza del suo paese; non ad un esercito di mercenari “libero” di rapire dei civili e di taglieggiarli o di trasformarli in scudi umani; “libero” di accaparrarsi le donazioni, di rubare ai poveri e di vendere la parte; “libero” di arricchirsi con il traffico di organi umani, di donne e di bambini ancora vivi.
Un esercito di mercenari i cui elementi mangiano cuori e fegati umani e grigliano teste umane sul barbecue, reclutano bambini soldato, stuprano le donne sotto la minaccia delle armi . Armi fatte arrivare da altri paesi che sono qui , sotto il pretesto di un presunto “sostegno ai gruppi moderati”. Per favore , diteci dove è la moderazione in tutto ciò che ho appena descritto !
Dove sono dunque questi “elementi moderati”, dalle denominazioni fumose, dietro le quali vi nascondete e che sostenete mediaticamente e militarmente, particolarmente quelli che sponsorizzate? Alcuni elementi preesistenti sul campo ai quali date una nuova pelle, un nuovo nome, sostenendo che essi combattono il terrorismo mentre sono ancora peggio dei loro predecessori, mentre i vostri media rielaborano la loro immagine dopo averli rivestiti dell’abito firmato: “moderazione.”
Essi sanno, come noi sappiamo, che si tratta dello stesso estremismo e dello stesso terrorismo sotto nomi differenti. Sanno come noi sappiamo che sotto il pretesto del “sostegno ai gruppi moderati” si continua ad armare quelli che, in realtà, appartengono ad Al-Qaïda . Sanno come noi sappiamo, che con il pretesto di “sostegno a gruppi moderati ” si continuano ad armare coloro che in definitiva appartengono ad Al – Qaeda e a molte delle sue organizzazioni che imperversano in Siria, in Iraq, ed in altri paesi della regione.
Tale è la verità, Signore e Signori. Svegliatevi! L’Occidente sostiene, e certi paesi arabi eseguono ciò che occorre, affinché alla fine del percorso le armi cadano alle mani di Al-Qaïda. Di conseguenza, l’Occidente pretende di lottare in pubblico contro il terrorismo, ma lo nutre in segreto. Chi non vede questa verità è cieco o ignorante. Oppure, non vuole vederla e ha deciso di continuare su questa via!
Questa è la Siria che volete, malgrado le migliaia di martiri, l’installazione dell’insicurezza, e le distruzioni sistematiche? Queste sono le aspirazioni del popolo siriano che vorreste realizzare? No, Signore e Signori, la Siria non resterà in questa situazione. E’ per dirvelo che siamo qui.
Siamo venuti , nonostante tutto quello che è stato fatto da alcuni di voi .
Siamo venuti per salvare la Siria, per fermare le decapitazioni, i mangiatori di fegato e di cuori e gli sventratori.
Siamo venuti per riportare le madri ed i loro bambini cacciati dai loro focolari dai terroristi.
Siamo venuti per proteggere il nostro Stato laico, la nostra civiltà, e l’avanzata dei tartari e mongoli nella nostra regione .
Siamo venuti per evitare il collasso di tutto il Medio Oriente.
Siamo venuti per proteggere la ricchezza e la diversità della nostra cultura, per proteggere il dialogo tra le civiltà e le religioni, alla sorgente stessa di queste religioni.
Siamo venuti per proteggere l’islam tollerante che è stato sfigurato.
Siamo venuti a proteggere e custodire i cristiani del Medio Oriente!
Noi siamo qui per dire ai siriani all’estero: ritornate nel vostro paese, perché lo straniero resta uno straniero, per quanto vicino sia, ed il siriano resta un fratello per il siriano, qualunque sia l’intensità delle avversità.
Siamo venuti per fermare il terrorismo, come l’hanno fatto tutti gli Stati del mondo che hanno sperimentato la sua dolorosa amarezza. Certo, abbiamo detto e continuiamo a dire che il dialogo tra i siriani è la soluzione. Ma abbiamo agito ed agiamo come tutti gli altri paesi del mondo quando sono stati colpiti dal terrorismo. Abbiamo cercato e cercheremo sempre di difendere il nostro popolo, tale è il nostro dovere costituzionale… E, da questa tribuna, vi dico che continueremo a colpire il terrorismo che ha nociuto gravemente a tutti i siriani, a prescindere dalla loro appartenenza politica.
Siamo venuti a mettervi, tutti, di fronte alle vostre responsabilità. Perché, finché alcuni Stati che conoscete, e che conosciamo, continueranno a sostenere il terrorismo, questa Conferenza non conoscerà il successo; l’azione politica ed il terrorismo sono tra loro incompatibili quando si tratta di uno stesso campo. La politica implica “la lotta contro il terrorismo” e non spinge nella sua ombra!
Siamo venuti in quanto rappresentanti del popolo siriano.
Sì, Signor Kerry, dico che l’esperienza prova che nessuna persona al mondo ha il diritto di accordare, di conferire o di ritirare la legittimità ad un Presidente, ad uno Stato, ad una Costituzione, o a chicchessia , tranne i siriani stessi!
E’ il loro diritto ed il loro dovere costituzionale. Tutto quello su cui potremmo accordarci qui, e comunque sia, sarà sottomesso ad un referendum popolare. Siamo qui per fare sapere la volontà del popolo siriano, non per decidere del suo avvenire! Di conseguenza, chi non vuole ascoltare questa volontà farebbe meglio a non parlare in suo nome. Solo il popolo siriano ha il diritto di decidere dei suoi dirigenti, del suo governo, del suo parlamento, e della sua Costituzione. Ogni altra decisione è inaccettabile.
Per concludere, mi rivolgo alle persone, qui presenti, così come al mondo intero che ci guarda e ci ascolta: in Siria viviamo una guerra contro il terrorismo!
Un terrorismo che ha distrutto molto e che continua di distruggere. Un terrorismo contro il quale la Siria è insorta dagli anni ottanta del secolo scorso, continuando a richiamare con voce alta e forte alla necessità di formare un fronte unico per combatterlo; ma nessuno ha voluto ascoltare.
Un terrorismo di cui avete sofferto orribilmente negli Stati Uniti, in Francia, in Gran Bretagna, in Russia, in Iraq, in Afghanistan, in Pakistan, e l’elenco si allunga, perché si sta espandendo dovunque. Cooperiamo insieme tutti, mano nella mano, per combatterlo e fermare la nefandezza della sua ideologia oscurantista e terribile.
In quanto a noi, i siriani, alziamoci come un solo uomo e concentriamoci sulla Siria per cominciare a ricostruirla umanamente e strutturalmente. Certo, il dialogo è fondamentale, come ho detto già. Ma, sebbene ringraziamo questo paese che ci accoglie, diciamo che il vero dialogo tra i siriani deve avere luogo in Siria , sotto il cielo della patria !
Un anno fa, il governo esponeva la sua visione della soluzione, ma ancora una volta nessuno ci ha dato retta ! Quante vite innocenti sarebbero state risparmiate se alcuni Stati avessero optato per il linguaggio della ragione, piuttosto che per quello del terrore e della distruzione! E’ un anno intero che chiamiamo al dialogo, mentre il terrorismo non ha smesso di colpire lo stato siriano, le sue istituzioni, il suo governo ed il suo popolo.
Ma, meglio tardi che mai.. Oggi eccoci riuniti per prendere una decisione molto importante da cui dipenderà il nostro destino: la decisione di lottare contro il terrorismo e l’estremismo pur impegnandoci nel processo politico; il che è la cosa più opportuna dato che tutti siamo qui, sia gli arabi quanto gli occidentali !
Ora, se alcuni Stati tra di voi continuano a sostenere il terrorismo in Siria , sarà una decisione vostra… Voi conoscete la nostra. Se no, mettiamo da parte gli oscurantisti e i bugiardi che vi tendono la mano e vi sorridono in pubblico, ma nutrono il terrorismo nell’ombra. Un terrorismo che colpisce la Siria, ma che finirà per spargersi e per bruciarci tutti.
È dunque l’istante della verità e l’istante del destino, siamo all’altezza del momento!

Vi ringrazio

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Dr. Walid al- Mouallem