venerdì 6 febbraio 2015

ONU: Israele ha demolito nel 2014 le case di 1177 palestinesi a Gerusalemme e nella Cisgiordania



ONU: Israele ha demolito nel 2014 le case di 1177 palestinesi a Gerusalemme e nella Cisgiordania



Dall’inizio del 2015, le autorità israeliane hanno distrutto 77 strutture, deportando 110 palestinesi

di Amira Hass 01.02.2015, Haaretz

Dall’inizio del 2015, l’Amministrazione Civile dell’esercito israeliano [nome improprio dell’amministrazione militare israeliana che governa sui Territori Occupati. N.d.tr.] ha demolito 77 case, recinti di bestiame, capannoni di fabbriche ed altre strutture di palestinesi nell’area C della Cisgiordania, in quanto erano stati edificati senza permesso. Secondo un rapporto stilato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento delle Attività Umanitarie (OCHA), il risultato è stato che 110 persone, di cui circa la metà bambini, hanno perso le loro case nel pieno dell’inverno.

Secondo l’OCHA, tra il 19 e il 26 gennaio l’Amministrazione Civile ha demolito 41 strutture, molte di più rispetto alla media settimanale del 2014, che era di 9 demolizioni a settimana. In un lasso di tempo di 7 giorni, gli ispettori dell’Amministrazione Civile hanno emesso 45 ordini di divieto di costruzione e due ordini di demolizione.

Nel 2014 l’Amministrazione Civile ha demolito le case di 969 palestinesi – per un totale di 493 case e strutture di pertinenza – costruite senza permesso nell’area C della Cisgiordania, che in base agli Accordi di Oslo è sotto il controllo esclusivo di Israele. A Gerusalemme est sono state demoliti 7 edifici di palestinesi, compresi due il 29 gennaio nei dintorni di Jabal Mukkaber. Sono stati distrutti edifici anche a Isawiyah, Shoafat e Ras al Amud. A Gerusalemme est 208 palestinesi sono stati sgomberati nel 2014 in seguito alla demolizione di 97 edifici. Nel 2014, secondo i dati dell’OCHA, le autorità israeliane hanno distrutto 590 strutture di proprietà di palestinesi nell’area C e a Gerusalemme est, espellendo 1.177 persone.

Le 41 strutture demolite dall’Amministrazione Civile tra il 19 e il 26 gennaio, secondo l’OCHA, si trovavano nelle comunità beduine o di altri pastori nell’area di Hebron, Jerico, Ramallah e Beit Iksa, a nordovest di Gerusalemme. Tra di esse vi erano edifici donati da organizzazioni umanitarie europee. Gli ordini di interruzione di costruzione sono stati emessi nei confronti di un parco finanziato da nazioni donatrici nell’area di Yatta e di edifici nell’area di Ramallah e nei dintorni di Tubas, nella Valle nord del Giordano. 

Il Coordinatore militare delle Attività Governative nei Territori ha replicato che, in base ai suoi dati, l’Amministrazione Civile era intervenuta nei confronti di 408 strutture palestinesi costruite illegalmente nel 2014, 118 delle quali sono state distrutte dai proprietari. Ha aggiunto che nel gennaio 2015 42 edifici sono stati soggetti all’applicazione della legge.

Il 23 gennaio il Coordinatore per la Residenza e le Questioni Umanitarie delle Nazioni Unite, James W. Rawley, ha espresso preoccupazione riguardo alla recente ondata di demolizioni di case palestinesi da parte delle autorità israeliane in Cisgiordania e Gerusalemme est. “Negli ultimi tre giorni, 77 palestinesi, di cui più della metà bambini, sono rimasti senza casa”, ha detto Mr. Rawley. “Alcune delle strutture demolite erano state fornite dalla comunità internazionale per sostenere famiglie vulnerabili. Le demolizioni, che hanno come conseguenza lo sgombero forzato e l’espulsione, sono una violazione degli obblighi di Israele in base al diritto internazionale e provocano inutili sofferenze e tensioni. Devono cessare immediatamente”, ha affermato Rawley.

Le politiche di pianificazione di Israele limitano fortemente la possibilità per i palestinesi di costruire a Gerusalemme est, discriminandoli rispetto agli ebrei. Nell’area C – la maggior parte della Cisgiordania – tranne in casi eccezionali, Israele non consente ulteriori costruzioni palestinesi, richieste dalla naturale crescita della popolazione, e non permette il collegamento di centinaia di comunità, con circa 300.000 residenti palestinesi, alle infrastrutture (dati di OCHA). Perciò le tre opzioni disponibili per la popolazione sono vivere in case sovraffollate e in condizioni difficili, spostarsi nelle zone palestinesi nelle aree A e B o costruire senza permesso e, senza alcuna possibilità di scelta , continuare a costruire senza permesso. 

(Traduzione di Cristiana Cavagna)

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