di Vincenzo Brandi
L’Italia, dopo aver occupato, depredato e massacrato la
Libia con l’invasione colonialista del 1911; dopo averla nuovamente bombardata
, distrutta e ridotta al miserevole stato attuale nel 2011 nell’ambito
dell’operazione imperialista e neo-colonialista programmata da USA, Francia,
NATO e Qatar, oggi è già di fatto entrata per la terza volta , ancora sotto
comando USA, e sotto l’egida della NATO, in una nuova guerra contro il paese
nordafricano.
Già partono infatti dalla base siciliana di Sigonella i
droni statunitensi che colpiscono la Libia, in attesa che truppe di terra,
anche italiane, raggiungano i reparti francesi ed inglesi che già operano sul
terreno.
La precedente aggressione della sedicente "comunità
internazionale" aveva ridotto una nazione prospera e pacifica in un
ammasso di rovine, lacerato da cento fazioni, percorso da bande di predoni,
tutti impegnati a depredare i Libici delle loro risorse petrolifere e idriche.
Oggi, dopo aver utilizzato, come pretesto per le loro aggressioni, la scusa di voler
liberare i popoli da presunti “dittatori” (in realtà dirigenti antimperialisti
ed antisionisti come Gheddafi ed Assad), ora i paesi della NATO fingono di
voler combattere il jihadismo terrorista dello Stato Islamico o di Al Queda, da
loro stessi creato e diffuso dall’Africa al Medio Oriente, dall’Asia
all’Europa, in una spaventosa escalation di crimini di guerra e contro
l’umanità.
Il parossismo bellico degli USA e della NATO, e dei loro
alleati, come Turchia, Qatar e Arabia Saudita, con la regia occulta di Israele,
tende alla frantumazione degli ultimi Stati della regione che non accettano la
dittatura neo-colonialista, come anche l’Iraq e la Siria, dove è stata
raggiunta, nel momento in cui scriviamo, una fragile tregua parziale solo
grazie alle vittorie riportate dall’esercito nazionale siriano con l’aiuto
determinante della Russia. Dopo aver finto per anni di combattere lo Stato
Islamico ed altri gruppi terroristi, rifornendoli segretamente di armi
attraverso la Turchia, gli Usa e alleati chiedono ora un cessate il fuoco in
Siria per «ragioni umanitarie». Ciò perché le forze governative siriane,
sostenute dalla Russia, stanno liberando crescenti parti del territorio
occupate dalle formazioni jihadiste, che arretrano anche in Iraq.
Il doppiogiochismo di USA e NATO è dimostrata anche dalla
decisione della stessa NATO di dispiegare nel mar Egeo, con la motivazione
ufficiale di controllare il flusso di profughi (frutto delle stesse guerre
USA/NATO), le navi da guerra del Secondo Gruppo Navale permanente , che ha
appena concluso una serie di operazioni con la marina turca.
Contemporaneamente la Nato, sotto comando degli Usa, ha
riaperto il fronte orientale, accusando la Russia di «destabilizzare l’ordine
della sicurezza europea», e trascinandoci in una nuova guerra fredda, per certi
versi più pericolosa della precedente, voluta soprattutto da Washington per
spezzare i rapporti Russia-UE dannosi per gli interessi statunitensi.
Mentre gli Usa quadruplicano i finanziamenti per accrescere
le loro forze militari in Europa, viene deciso di rafforzare la presenza
militare «avanzata» della Nato nell’Europa orientale. La Nato, dopo aver
inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre della ex Jugoslavia e
tre della ex Urss, prosegue la sua espansione a Est, preparando l’ingresso di
Georgia e
Ucraina, spostando basi e forze, anche nucleari, sempre più
a ridosso della Russia.
Questa strategia rappresenta anche una crescente minaccia
per la democrazia in Europa. L’Ucraina, dove le formazioni neonaziste sono state usate dalla Nato nel
putsch di piazza Maidan, è divenuta il centro di reclutamento di neonazisti da
tutta Europa, i quali, una volta addestrati da istruttori Usa, vengono fatti
rientrare nei loro paesi con il «lasciapassare» del passaporto ucraino. Si creano
in tal modo le basi di una organizzazione paramilitare segreta tipo la vecchia
«Gladio».
È il tentativo estremo degli Stati Uniti e delle altre
potenze occidentali di mantenere la supremazia economica, politica e militare,
in un mondo nel quale l’1% più ricco della popolazione possiede oltre la metà
della ricchezza globale, ma nel quale emergono nuovi soggetti sociali e
statuali che premono per un nuovo ordine economico mondiale.
Il governo italiano ci rende corresponsabili di questo
immenso oceano di sangue. Le guerre d’aggressione sono il massimo crimine
contro l’umanità e la nostra Costituzione (Articolo 11) le rifiuta. Dopo la
guerra in Jugoslavia nel 1994-95 e nel1999, in Afghanistan a partire dal 2001,
in Iraq dal 2003, in Libia ed in Siria dal 2011, accompagnate dalla formazione
dello Stato Islamico ed altri gruppi terroristi funzionali alla stessa
strategia, ora è già iniziata una nuova aggressione in Libia. L’Italia,
imprigionata nella rete di basi Usa e di basi Nato sempre sotto comando Usa, è
stata trasformata in ponte di lancio delle guerre USA/NATO sui fronti
meridionale ed orientale. Per di più, violando il Trattato di
Non-Proliferazione, l’Italia viene usata come base avanzata delle forze
nucleari statunitensi in Europa, che stanno per essere potenziate con lo
schieramento delle bombe B61-12 per il first strike nucleare.
Mentre si prospetta l’apocalisse di una nuova conflagrazione
mondiale, un apparato mediatico bugiardo, legato alle centrali del bellicismo
imperialista e alle sue industrie delle armi, sostiene una serie ininterrotta
di aggressioni nel segno di un nuovo e più letale colonialismo che distrugge
Stati, stermina popoli, provoca l’immensa tragedia dei rifugiati, volge in
distruzione e morte quanto viene sottratto a ospedali, scuole, welfare.
Per uscire da questa spirale di guerra dagli esiti
catastrofici, è fondamentale costruire un vasto e forte movimento contro la
guerra imperialista di aggressione, per l’uscita dell’Italia dalla NATO, per
un’Italia libera dalla presenza delle basi militari statunitensi e di ogni
altra base straniera, per un’Italia sovrana e neutrale, per una politica estera
basata sull’Articolo 11 della Costituzione, per una nuova Europa indipendente
che contribuisca a relazioni internazionali improntate alla pace, al rispetto
reciproco, alla giustizia economica e sociale.
Nessun commento:
Posta un commento