giovedì 10 novembre 2016

TRUMP PRESIDENTE: IL COMMENTO DELLA SCRITTRICE PALESTINESE SUSAN ABULAWA




di Susan Abulhawa

10 novembre 2016

I sostenitori di Hillary Clinton in tutto il paese sono in lutto. Molti di questi sono quelle stesse persone che non hanno mai versato una lacrima o hanno rivolto un pensiero per milioni di afghani, somali, donne irachene, libici, siriani, palestinesi pakistani, haitiani o ecuadoriani e per gli uomini le cui vite sono state completamente distrutte dalle imprese militari, economiche e/o politiche degli Stati Uniti. Io non sono contenta per l’elezione di Trump. Ma qualche punto di vista è necessario esprimerlo. Abbiamo un imprevedibile quadriennio davanti a noi negli Stati Uniti. Quattro anni. Iraq e Siria, due antiche civiltà con storie gloriose di pensiero, di cultura, di arte, di letteratura, di fede, e di tante altre cose, non saranno mai più le stesse, e ci vorranno decenni solo per raggiungere la stabilità economica, sociale e politica.
Comincio ad assorbire il colpo del risultato elettorale . Quello che ora vedo davanti a me è che una struttura tossica è finalmente crollata su una cricca di elites neoliberali e neoconservatori che hanno saccheggiato il nostro pianeta per il profitto impunemente per molto tempo, come si può ricordare. Non sto dando fiduciaa qualsiasi nuovo regime o amministrazione. E se quelli che ora si lamentano saranno capaci di riflettere e fare un’analisi critica, potremmo mettere insieme un efficace movimento rivoluzionario progressivo.
Per la maggior parte di noi, il mondo non è stato gentile e accogliente. Forse essere già sopravvissuti, o aver tentato di sopravvivere all’indicibile, dovrebbe aiutarci a scrollarcelo di dosso.




Clinton supporters across the country are mourning. These are many of the same people who never shed a tear or gave a second thought for millions of Iraqi, Afghan, Libyan, Syrian, Palestinian, Somali, Pakistani, Haitian or Ecuadorian women and men whose lives were utterly eviscerated by US military, economic, and/or political exploits. I'm not happy about Trump. But some perspective is necessary. We have an unpredictable four years ahead of us in the United States. Four years. Iraq and Syria, two ancient civilizations with glorious histories of thought, culture, art, literature, faith, and complexity, will never be the same again, and it will take decades just to reach economic, social, and political stability.
The shock of the election starting to wear off for me. What I see before me now is that a toxic establishment just came crashing down on a cabal of neoliberal and neocon elites who have been bulldozing our planet for profit with impunity for as long as one can remember. I'm not putting faith in any new regime or administration. And if those who are crying can muster some introspection and critical analysis, we might muster together an effective progressive revolutionary movement.
For most of us, the world has not been kind and welcoming. Maybe having already survived or trying to survive the unspeakable makes it easier to shrug this off.

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