venerdì 3 febbraio 2017

LETTERA DI AISHA GHEDDAFI AI FRANCESI


di Aisha Gheddafi


(La lettera risale al 2011, ma rimane intatta la sua attualità e le intenzioni di 
Aisha di non accettare il fatto compiuto)

 2011/05/05 


Volevano ingannare l’opinione pubblica internazionale, facendovi credere che gli eventi che hanno colpito tragicamente il mio paese avessero messo in opposizione dei buoni democratici con il regime che detiene il potere dal 1968. È da questa falsa premessa che siamo arrivati a delle conclusioni sbagliate e alle menzogne più palesi.
Quello che sta succedendo nel nostro paese dallo scorso mese di febbraio non è per niente comparabile a ciò che è successo in Tunisia, in Egitto o adesso nel Bahrein. In questi paesi, dei giovani che aspiravano alla libertà sono scesi nelle strade per manifestare in maniera pacifica la legittimità alla democrazia.
In Libia, sin dall’inizio, nelle città dell’est, si trattava di un’insurrezione armata; provocata da dei mercenari che avevano stabilito un’alleanza tecnica e strategica con le forze del male e dell’oscurantismo: i terroristi di Al Qaida che già da alcuni anni attraversano il deserto e l’Africa.
E’ l’alleanza tra i nostalgici della monarchia e gli attivisti islamici internazionali, che rappresentano e che agiscono in modo esattamente opposto a ciò che l’Islam raccomanda. Moustapha Abdeljalil, che si è rivolto poco tempo fa all’opposizione francese, parla di combattimenti eroici da parte della resistenza contro dei “mercenari e pretoriani” pagati dal colonnello Gheddafi. Questo ex Ministro della Giustizia che era stato implicato nel processo delle infermiere bulgare e che aveva anche firmato la loro condanna a morte prima che mio padre le liberasse su specifica richiesta del Presidente Sarkozy e di sua moglie, sa perfettamente da quale parte si trovi la resistenza e da quale stanno i mercenari che hanno messo a fuoco e sangue il mio paese.
Sa benissimo che la guerra che infuoca in Libia è tra un esercito nazionale e una banda di mercenari pagati da Bin Laden, mezzo di comunicazione e di propaganda: la TV di stato del Qatar. Chi è il mercenario, colui che difende l’integrità territoriale del suo paese o chi chiama dei stati stranieri ad intervenire per installarsi al potere al prezzo del disonore di una nazione e del sacrificio di centinaia di vite di libici?
La domanda che si pone il popolo libico e che si deve porre il buon popolo della Francia è la seguente: che cosa è successo tra la Libia e la Francia che abbia indotto i dirigenti di quest’ultima ad attaccare il mio paese, di uccidere dei militari e collateralmente dei civili, di distruggere le infrastrutture e gli armamenti che abbiamo recentemente acquistato proprio dalla Francia ed offrire una copertura aerea per i ribelli armati e Al Qaida?
Perché la Francia si è precipitata in quella che sarà per lei un pantano come l’Afganistan per gli Stati Uniti, nonostante avesse con la Libia ottimi rapporti, interessi economici e strategici incredibili, compreso il nucleare civile?
Forese solo perché la televisione di stato del Qatar si era impegnata a pagare la fattura della prossima campagna presidenziale del Signor Sarkozy? Forse nell’interesse della Francia, e di colui che vuole restare il presidente, è di legare il suo onore a un’oligarchia petrolifera che cerca da diversi anni di seminare la discordia nel mondo arabo e mantenere lo scontro di civiltà tra Oriente e Occidente?
Se l’oligarchia del Qatar è talmente attaccata alla libertà del popolo e alla democrazia, per quale motivo non diminuisce lei stessa la sua politica di “schiavitù moderna” che utilizza migliaia di impiegati stranieri, non si trasforma in una monarchia costituzionale? L’opinione pubblica francese sa o non sa che in tutte le crisi mondiali di questi ultimi anni Al Jazeera ha giocato un ruolo importante. Il velo in Francia, la rivolta delle periferie di Parigi, il discorso del Papa a Ratisbonne, la rottura tra OLP e Hamas, l’attacco di Israele contro Gaza.
In ogni crisi il Qatar, attraverso gli interventi del suo Ministro degli Affari Esteri, Al Jazeera, non ha occupato una posizione di pacere ma ha soffiato sul fuoco. Prima o poi i francesi si accorgeranno che i 6 milioni di mussulmani che vivono in Francia sono completamente “drogati” dai discorsi di questa rete finanziaria gestita dall’oligarchia del Qatar, alimentata dall’ideologia dei Fratelli Mussulmani. Presto o tardi, la Francia si renderà conto che la sinistra Qardaoui, che ha lanciato una fatwa per uccidere mio padre è il loro primo nemico.
Tutto il mondo è al corrente, oggi, che tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sulla crisi in Libia sono moralmente illegittime e giuridicamente illegali, non solo in ragione della loro incompatibilità con la Carta delle Nazioni Unite ma perchè il ruolo del Consiglio di Sicurezza è quello di occuparsi dei conflitti che insorgono tra stati e non l’ingerenza in affari interni ad un paese.
D’altra parte, per quale motivo il Consiglio di Sicurezza non interviene per fermare le operazioni della NATO in Libia e proporre una soluzione politica e pacifica che potrebbe risparmiare molte vite umane? In questi giorni nessun osservatore ha fornito delle prove che confermino i bombardamenti dell’aviazione libica dei quartieri civili, come Fachloum Souk el Jouma e Tajoura a Tripoli, come evince dalla propaganda della televisione di stato del Qatar, ribattuta da alcune agenzie di stampa arabe e internazionali.
A Benghazi, i mercenari pagati dai terroristi e da Moustapha Abdeljalil hanno liberato dei detenuti della priogione Alkouaifya, li hanno armati per disturbare le forze dell’ordine e terrorizzare la popolazione. Se la mia dichiarazione è fallace, per quale motivo impediscono a certe Istituzioni Internazionali di indagare su quello che succede in Libia? Il mio paese ha chiesto concretamente alla Lega Araba, L’Organizzazione delle Nazioni Unite e altre Organizzazioni Internazionali e Regionali di inviare delle commissioni d’inchiesta per conoscere la realtà sul terreno.
Perché queste richieste sono rimaste lettera morta? Ancora più grave per quale motivo hanno esercitato delle pressioni sul Comitato Supremo per la Verità in Libia che è stato formato dall’Unione Africana, per ritardare la visita dei loro osservatori in Libia? Chi ha paura della verità sulle atrocità commesse contro il popolo libico? I giovani libici aspirano anche loro alla libertà, il popolo libico desidera ardentemente la democrazia ma non a costo della perdita della loro sovranità sul loro paese, ancora meno alla rinuncia della loro ricchezza legata al petrolio.
Il destino della Libia non sarà mai quello dell’Irak e il neocolonialismo non tornerà mai piu’ nel paese di Omar El-Mokhtar e di Gheddafi. Non è la figlia del colonnello che lo dice ma una giovane madre pronta a combattere come tutti i libici, per l’integrità del territorio di una Libia sovrana, libera e democratica.

Tunisie Numerique

Traduzione a cura di Marta Vuch – 5 maggio 2011


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