giovedì 9 marzo 2017

LE PENOSE GIUSTIFICAZIONI DI FASSINA DOPO IL VOLTAFACCIA PER L'INCONTRO IN CAMPIDOGLIO CON ANN WRIGHT


Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese

COMUNICATO STAMPA


Roma 09.03.2017


Ieri, nella sede del gruppo consiliare capitolino di Sinistra per Roma, su richiesta della Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese, una rappresentanza della stessa Rete ha incontrato il consigliere comunale on Stefano Fassina per chiedere chiarimenti circa le vicende che hanno impedito ad Ann Wright  di tenere la sua conferenza nella sala della  Piccola Protomoteca.
Ha esordito l’on. Fassina motivando la propria decisione di sospendere la disponibilità della sala con la necessità, non avendo una sufficiente conoscenza della Campagna BDS, di approfondirne alcuni aspetti poiché l’iniziativa promossa   era risultata  divisiva, ad essa  opponendosi  fortemente  una    componente della Città, minoritaria ma importante . Tale opposizione  gli era stata manifestata non solo dai vertici ma  anche da esponenti di base della Comunità Ebraica di Roma ed anche da altre persone con le quali  egli aveva condiviso anni di militanza politica. Sottolineato di aver   sempre voluto farsi carico  della rappresentanza della città tutta intera, ha dichiarato che volentieri promuoverebbe  un confronto tra coloro che hanno assunto una posizione avversa allo svolgimento in sede istituzionale della conferenza di Ann Wright  e l’associazionismo romano schierato a sostegno della causa Palestinese.
La delegazione della Rete ha dal suo canto    precisato di essere interessata unicamente a conoscere    di quali approfondimenti e perché l’on. Fassina avesse avvertito l’esigenza e di quali “gravi preoccupazioni”  fosse venuto a conoscenza, manifestando inoltre  l’esigenza  di renderne edotta    anche l’opinione pubblica che sin qui  è   stata informata dagli organi di stampa  solo   di non precisati approfondimenti e di non meglio identificate preoccupazioni gravi.
L’on Fassina ha   dichiarato       di volere approfondire:  se il  boicottaggio riguardi solo aziende insediate nelle colonie   o  Israele,  e se tra gli obiettivi della Campagna  vi sia,  come gli è  stato riferito, la negazione dello Stato di Israele.  Quanto alle preoccupazioni,    l’esponente politico ha riferito dell’accusa,  da lui   ritenuta  ben grave, di trovarsi di fronte ad una manifestazione di antisemitismo che ferisse la dignità del Popolo Israeliano.
La Delegazione della Rete, precisando di non parlare a nome della Campagna BDS che però appoggia convintamente condividendone  obbiettivi e modalità, ha quindi affermato     l’intera economia israeliana si basa sull’occupazione,  cioè  sull’impune sfruttamento  del suolo e delle risorse del Territorio Palestinese,  che le stesse università israeliane sono coinvolte nella ricerca e nella produzione di tecnologie militari attraverso le quali il popolo palestinese è tenuto in uno stato di costante e pesante repressione. Il boicottaggio riguarda tutto ciò che concorre a mantenere l’occupazione e cioè le attività commerciali israeliane come le  aziende internazionali coinvolte nel sistema israeliano di apartheid,   le sue istituzioni culturali, artistiche, accademiche, sportive quando sono trasformate in strumenti   di propaganda della “potenza occupante”
Rispetto alla accusa di antisemitismo è stato  ricordato che come affermato dai suoi “ Principi Guida” l a Campagna BDS è  “contro ogni forma di discriminazione razziale, politica, religiosa e di genere e rifiuta l’antisemitismo, il razzismo, l’islamofobia e ogni ideologia fondata su presunte supremazie etniche o razziali.” Quanto agli obiettivi è stato ribadito che essi sono: porre fine all'occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellare il Muro; riconoscere ai cittadini Palestinesi di Israele la piena uguaglianza dei diritti fondamentali; rispettare, proteggere e promuovere il diritto al ritorno dei profughi palestinesi così come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU. Ma - ha  rimarcato la delegazione della Rete - l’accusa di antisemitismo, infondata e pretestuosa,   viene artatamente rivolta a chiunque critichi la politica dello Stato Israeliano, in  evidente  mancanza di argomenti per difendere l’indifendibile politica   del Governo  israeliano che ha riscosso innumerevoli  condanne e dell’ONU e dell UE.
   La delegazione ha inoltre sottolineato come sia caratteristica della cultura di sinistra saper distinguere gli Stati e i Governi dai Popoli e che quanti difendono i diritti del Popolo Palestinese    avversano fortemente la politica  di Israele e del suo Governo ma non il Popolo Israeliano nel quale, per altro,  è sempre maggiore il numero di coloro che non condividono e apertamente criticano le scelte del proprio Governo, come del resto in tutto il mondo cresce il numero degli ebrei consapevoli che la versione ultranazionalista del Sionismo, imperante in Israele, costituisce un vulnus grave per l’Ebraismo.
La delegazione, sottolineato che il sistematico tentativo di impedire che a  Roma si svolgano manifestazioni in favore della Palestina costituisce un  menomazione dell’agibilità democratica della Città, ha concluso  auspicando che il  dibattito  sui temi trattati  possa svolgersi in pubblico anche  con la partecipazione dei  sostenitori delle tesi e delle preoccupazioni riferite dall’o. Fassina. Questi   dopo aver confermato il proprio sostegno ala causa palestinese  si è detto disponibile a promuovere  un confronto del genere e a parteciparvi.

1 commento:

  1. Sono stufo di queste ingerenza sioniste nel mio paese, nella mia città, ma sono ancora più stufo di coloro che assecondano queste ingerenze per mancanza di Palle. Viva la Palestina libera !!!!

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