domenica 24 marzo 2019

La nuova destra “fascio-sionista” israeliana





di Stefano Zecchinelli 

23 marzo 2019 

Fonte: L'interferenza

Lo spot elettorale della Ministra della (in)Giustizia israeliana, Ayelet Shaked, candidata per il partito Nuova Destra ha destato diverse polemiche. Vediamo, come un giornale di certo non estremista, come Il Fatto Quotidiano, presenta il gravissimo evento:

Movenze da modella e un flacone di profumo con la scritta ‘Fascism‘. È il nuovo spot elettorale della ministra della giustizia israeliana, Ayelet Shaked, candidata del partito HaYamin HaHadash (Nuova Destra) alle elezioni politiche del prossimo 9 aprile. Il video della politica 42enne, pubblicato sulla sua pagina Twitter, contiene tutte le parole chiave della sua ascesa all’interno della destra israeliana: “riforma giudiziaria“, “separazione dei poteri”, “fermare la Corte suprema“. Poi la ministra si dà una spruzzata di profumo e sussurra: “Per me odora di democrazia“. 1

I critici, socialdemocratici e sionisti liberali, descrivono l’uscita della Ministra come un incidente dovuto agli eccessi di questo personaggio con orientamento politico decisamente reazionario, ma la verità è ben diversa: in Israele ricopre un ruolo centrale una oligarchia (capitalista) neofascista, nel senso che la politologia attribuisce al termine.

Cercherò di delineare tre elementi politico-ideologici che caratterizzano il fascismo ed il fenomeno neofascista.

Il fascismo è una derivazione del capitalismo il quale, nei momenti di crisi, ripiega su di una ideologia antidemocratica e violentemente antisocialista e anticomunista.
Le dittature hitleriana e mussoliniana erano caratterizzate dal razzismo antisemita (antico retaggio storico del colonialismo europeo) e dalla russofobia. Il nazismo e anche il fascismo, cercarono, fino al 1941, l’alleanza militare con i colonialisti e imperialisti britannici.
Il neofascismo  una ideologia etnica; di conseguenza l’imperialismo diventa, imprescindibilmente, neocolonialismo etnico. Vengono quindi ad essere calpestati (a senso unico, cioè nei cofnronti dei popoli e dei paesi colonizzati) i concetti di nazione, di popolo ed infine di classi sociali. Il fascismo è anche una forma antimodernismo.
In altre circostanze ho analizzato le nuove superstizioni teocratiche dell’oligarchia sionista raffrontandole con le tendenze oscurantiste del neonazismo statunitense ed europeo. Cito, in modo ragionato, un mio articolo intitolato Globalismo sionismo contro nazionalismo (territoriale) israeliano:

“La giornalista Caroline Glick è una voce autorevole dell’estrema destra israeliana, sostenitrice della pulizia etnica della Palestina e vicina ai movimenti neonazisti. Leggiamo qualche cenno biografico: ‘’Caroline Glick, è nata a Chicago e si è arruolata nell’esercito israeliano subito dopo la laurea. Dal 1994 al 1996 è stato il membro principale della commissione israeliana che conduceva i negoziati con i palestinesi. E’ vicedirettrice del quotidiano Jerusalem Post e nel 2003, il quotidiano Maariv l’ha dichiarata la “donna più importante d’Israele“’’ 3. Questa giornalista ha amicizie all’interno della CIA e bazzica Lieberman; insomma una reazionaria alquanto pericolosa, una da tenere alla larga. Secondo la Glick, Israele “rappresenta un importante ostacolo al disegno globalista dell’establishment liberal internazionale, disegno presumibilmente condiviso dalla sinistra israeliana e basato sull’abolizione dei confini nazionali’’ 4. Non è una caso che questa signora si è recentemente legata a Steve Bannon iniziando a scrivere su Breitbart. Di che cosa si occupa sul giornale dell’Alt Right? Cito testualmente: ‘’La Glick, famosa per il suo forte sionismo, ha scritto sul sito web della destra statunitense ‘Breitbart’ che il recente progetto di espulsione dei migranti africani da Israele e i proclami di Trump contro l’immigrazione messicana fanno parte della ‘lotta globale’ che si sta svolgendo tra le forze nazionaliste e le forze che vorrebbero un ‘mondo senza frontiere’’’. Lo scontro sui migranti è fra chi vorrebbe utilizzarli in quanto piede di porco per abbassare i salari dei lavoratori europei, magari – di riflesso – indebolendo i movimenti anti-colonialisti in Africa. Lo ius soli, nella logica ‘’liberale’’, è imperialismo umanitario (Jean Bricmont); dall’altra parte ci sono i neo-nazionalisti che non perdono occasione per rinchiuderli in lager, imponendogli trattamenti disumani. Saviano sta con Soros; Salvini con la Glick e Netanyahu. Una dicotomia tutta borghese che ha infettato – fra radical chic da una parte e sovranisti americanizzati dall’altra – il campo della ‘’sinistra’’. 



Lo stesso figlio del Primo Ministro Netanyahu, Yair, non ha potuto fare a meno di rivendicare l’amicizia con l’ex leader del Ku Klux Klan, David Duke. I neo-sionisti non disdegnano di condividere gli stessi argomenti dei capi antisemiti USA. Cerchiamo di compendiare – menzionerò almeno tre punti – questi pregiudizi:

Il concetto di nazione è superato dalle idee imperiali e gli imperi, per forza di cosa, tendono ad essere culturalmente omogenei;
Sionisti e neonazisti credono nell’esistenza delle razze, quindi accusano il fronte marxista e nazionalista progressista di minare, con il costituzionalismo democratico, la purezza razziale dell’occidente bianco e civilizzato.
L’antisemitismo rovesciato è una sorta di anti-musulmanesimo imperialista. La cerchia di Bannon e Netanyahu considera l’Iran come una sorta di‘’nuovo marxismo’.
Per questa ragione il sionismo rappresenta il fascismo del ventunesimo secolo. Col libro An Ethical Tradition Betrayed, The End of Judaism, (Una Tradizione Etica Tradita: La Fine del Giudaismo), il grande ebreo antifascista Hajo G. Meyer, sopravvissuto all’Olocausto nazista, paragonò le discriminazioni sioniste anti-palestinesi alle prime persecuzioni naziste antisemite. Il giornalista Alan Hart ci ha offerto una sintesi delle attuali posizioni politiche di Meyer:

‘’Hajo Meyer sottolineava, allora, che non intendeva tracciare un parallelo tra le politiche attuali di Israele e la “soluzione finale” dei nazisti – il massacro di sei milioni di ebrei europei (oltre allo sterminio di molti non ebrei). Cercava solo di mettere in evidenza, così scriveva, quali fossero le condizioni che portarono a quella catastrofe in Europa, e la necessità di “prevenire le stesse probabili conseguenze” come risultato delle politiche oppressive che rendono i Palestinesi emarginati e profughi nella loro stessa terra ’’

‘’Ho il privilegio di intrattenere un rapporto di amicizia con Hajo Meyer e poco fa parlavamo insieme per commentare quanto succede in Gaza. Alla luce di ciò che l’esercito israeliano sta attualmente commettendo in Gaza, ho chiesto al mio amico se avesse ancora riserve nel tracciare quel parallelo – tra le politiche di Israele e quelle naziste. Mi ha risposto questo: “Diventa sempre più arduo evitare di riconoscere tale parallelo”. E ha concluso dicendo che era giunto il momento di dare ai sionisti israeliani radicali, e a coloro che eseguono i loro ordini, la definizione di “Nazisti”’’ 4

L’alleanza dell’estrema destra col ‘’sionismo religioso’’ – i rabbini osservanti del Talmud di Babilonia – ufficializza, in qualche modo, il passaggio dello Stato sionista nel campo neofascista. Partendo da questa prospettiva possiamo concludere che il sionismo è un antisemitismo rovesciato intriso degli stessi deliri oscurantisti.

Israele rappresenta una minaccia non soltanto per la politica imperialista della sua calsse dirigente ma soprattutto per l’ideologia di cui sono imbevute le sue gerarchie ecclesiali (e ideologiche) capaci di concepire un regime su base razziale. I neo-israeliani non posso definirsi israeliti; esaltando il tribalismo talmudico, hanno tradito la profondità spirituale del giudaismo storico.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/18/dove-passera-la-nuova-via-della-seta-la-videoscheda-sul-mega-progetto-cinese/5046109/?pl_id=4&pl_type=category

http://www.linterferenza.info/esteri/globalismo-sionista-nazionalismo-territoriale-israeliano/

Nessun commento:

Posta un commento