martedì 22 ottobre 2019

A otto anni dall’assassinio di Muammar Gheddafi


a cura di Enrico Vigna


20 OTTOBRE 2011 – 20 OTTOBRE 2019 – 
Per NON dimenticare

"… Il Colonnello Gheddafi e’ stato il piu’ grande combattente per la libertà dei popoli, del nostro tempo... ". 
(Nelson Mandela)


Le sue ULTIME VOLONTA'

In nome di Dio clemente e misericordioso
“Questa è la mia volontà. Io, Muammar bin Mohammad bin Abdussalam bi Humayd bin Abu Manyar bin Humayd bin Nayil al Fuhsi Gaddafi, giuro che non c’è altro Dio che Allah e che Maometto è il suo profeta, la pace sia con lui. Mi impegno a morire come un musulmano.
Se dovessi essere ucciso, vorrei :
Non essere lavato alla mia morte ed essere interrato secondo il rito Islamico ed i suoi insegnamenti, con i vestiti che portavo al momento della mia morte. Essere sepolto nel cimitero di Sirte, a fianco della mia Famiglia e della mia Tribù. Che i miei familiari siano ben trattati, soprattutto le donne ed i bambini. Vorrei che la mia famiglia, soprattutto donne e bambini, fossero trattati bene dopo la mia morte. Che il Popolo Libico salvaguardi la propria identità, le sue realizzazioni, la sua storia e l’immagine onorevole dei suoi antenati e dei suoi eroi, e che non sia intaccato nell’essenza di
Uomini Liberi.
Il popolo libico non dovrebbe dimenticare i sacrifici delle persone libere e migliori. Invito i miei sostenitori a continuare la resistenza, e a combattere qualsiasi aggressore straniero della Libia, oggi, domani e sempre.
I popoli liberi del mondo devono sapere che avremmo potuto contrattare e svendere la nostra causa in cambio di una vita personale sicura e agiata. Abbiamo ricevuto molte offerte in questo senso, ma abbiamo scelto di essere al nostro posto, al fronte a combattere, come simboli del dovere e dell’onore. Anche se noi non vinceremo oggi, offriremo una lezione alle generazioni future perche’ esse possano vincere domani, perche’ la scelta di proteggere la nazione è un onore e la sua svendita sarebbe il più grande tradimento che la storia ricorderà per sempre.
Che sia trasmesso il mio saluto ad ogni membro della mia famiglia ed ai fedeli della Jamahiriya, nonché ai fedeli che ovunque nel mondo ci hanno sostenuti con il loro cuore.
Che la pace sia con voi tutti. 

Mouammar El Kadhafi Sirte, 17/10/2011
- ( da BBC ) -


Muammar Gheddafi, capo della Rivoluzione: 
un testamento storico e politico

 “ In nome di Allah, il Benevolo, il Misericordioso ...
 Per 40 anni, o magari di più, non ricordo, ho fatto tutto il possibile per dare alla gente case, ospedali, scuole, e quando aveva fame, gli ho dato da mangiare convertendo anche il deserto di Bengasi in terra coltivata.
 Ho resistito agli attacchi di quel cowboy di nome Reagan, anche quando uccise mia figlia, orfana adottata, mentre in realtà cercando di uccidere me, tolse la vita a quella povera ragazza innocente.
 Successivamente aiutai i miei fratelli e le mie sorelle d’Africa soccorrendo economicamente l'Unione africana, ho fatto tutto quello che potevo per aiutare la gente a capire il concetto di vera democrazia in cui i Comitati Popolari guidavano il nostro paese; ma non era mai abbastanza, qualcuno me lo disse, tra loro persino alcuni che possedevano case con dieci camere, nuovi vestiti e mobili, non erano mai soddisfatti, così egoisti che volevano di più, dicendo agli statunitensi e ad altri visitatori, che avevano bisogno di "democrazia" e "libertà", senza rendersi conto che era un sistema crudele, dove il cane più grande mangia gli altri.
 Ma quelle parole piacevano, e non si resero mai conto che negli Stati Uniti, non c’erano medicine gratuite, né ospedali gratuiti, nessun alloggio gratuito, senza l’istruzione gratuita o
pasti gratuiti, tranne quando le persone devono chiedere l'elemosina formando lunghe file per ottenere un zuppa; no, non era importante quello che facevo, per alcuni non era mai
abbastanza.
Altri invece, sapevano che ero il figlio di Gamal Abdel Nasser, l'unico vero leader arabo e musulmano che abbiamo avuto dai tempi di Saladino, che rivendicò il Canale di Suez per il suo popolo come io rivendicai la Libia per il mio; sono stati i suoi passi quelli che ho provato a seguire per mantenere il mio popolo libero dalla dominazione coloniale , dai ladri che volevano derubarci.
Adesso la maggiore forza nella storia militare mi attacca; il mio figliuolo africano, Obama, vuole uccidermi, togliere la libertà al nostro paese, prendere le nostre case gratuite, la nostra medicina gratuita, la nostra istruzione gratuita, il nostro cibo gratuito e sostituirli con il saccheggio in stile statunitense, chiamato "capitalismo", ma tutti noi del Terzo Mondo sappiamo cosa significa: significa che le corporazioni governano i paesi, governano il mondo, e la gente soffre, quindi non mi rimangono alternative, devo resistere.
E se Allah vuole, morirò seguendo la sua via, la via che ha arricchito il nostro paese con terra coltivabile, cibo e salute e ci ha permesso di aiutare anche i nostri fratelli e sorelle africani ed arabi a lavorare con noi nella Jamahiriya libica.
Non voglio morire, ma se succede per salvare questo paese, il mio popolo e tutte le migliaia che sono i miei figli, così sia.

Che questo testamento sia la mia voce di fronte al mondo: che ho combattuto contro gli attacchi dei crociati della NATO, che ho combattuto contro la crudeltà, contro il tradimento, che ho combattuto l'Occidente e le sue ambizioni coloniali, e che sono rimasto con i miei fratelli africani, i miei veri fratelli arabi e musulmani, come un faro di luce, quando gli altri stavano costruendo castelli.
Ho vissuto in una casa modesta ed in una tenda. Non ho mai dimenticato la mia gioventù a Sirte, non spesi follemente il nostro tesoro nazionale, e, come Saladino, il nostro grande leader musulmano che riscattò Gerusalemme all'Islam, presi poco per me ....
In Occidente, alcuni mi hanno chiamato "pazzo", "demente", però conoscono la verità, ma continuano a mentire ; sanno che il nostro paese è indipendente e libero, che non è in mani
coloniali, che la mia visione, il mio percorso è, ed è stato chiaro per il mio popolo : lotterò fino al mio ultimo respiro per mantenerci liberi, che Allah Onnipotente ci aiuti a rimanere fedeli e liberi.  

Colonnello Muammar Gheddafi, 5 aprile 2011

(Tradotto dal Professor Sam Hamod - Information Clearing House) - 
5 aprile 2011



Libia: a otto anni dalla “liberazione”. 
Cosa ha portato la guerra della NATO?

A otto anni dalla “liberazione” dal “regime” di Gheddafi, imposta dalla cosiddetta “ coalizione dei volonterosi” occidentale ( leggasi, al di là di retoriche e demagogie, paesi aggressori e NATO) può essere illuminante, per capire di quante menzogne e falsità mediatiche ci nutrono, fare un punto sulla situazione nel paese e sul livello di violenza e terrore nella realtà della vita quotidiana del popolo libico.
Soprattutto può aiutare a riflettere sulle manipolazioni usate per fare le “guerre umanitarie” e per i diritti umani, e appurarne i risultati nel concreto della vita dei popoli.
Un paese in una situazione di caos generalizzato e caduto in una devastazione sociale che M. Gheddafi aveva predetto, scivolato inesorabilmente verso la guerra civile.
La Libia di oggi è un territorio senza più alcuna legalità, sprofondato in una logorante guerra civile, controllato da attori esterni al paese. Questo a detta di osservatori internazionali, esperti, giornalisti, testimoni sul campo e persino ONG come Human Right Watch, anche l’ONU negli ultimi rapporti redatto dalla sua missione in Libia (UNSMIL), ha denunciato l’uso sistematico della tortura, dello stupro, di omicidi, di indicibili e feroci atrocità perpetrate nelle prigioni e nei siti a disposizione delle milizie e delle bande criminali che controllano il paese, usati. Un paese teatro di una guerra tra un governo fantasma quello di Al Sarraj, posizionato su una portaerei, stante l’insicurezza della capitale, e sostenuto da bande criminali jiahdiste che si sono insediate in alcune aree e non sono disposte a cedere i loro poteri banditeschi, e il governo di Tobruk in Cirenaica, guidato dal generale Haftar col suo Esercito Nazionale Libico e un governo laico, che da alcuni mesi ha circondato la capitale libica, ma ancora non è riuscito a spazzare via il governo tripolino, anche a causa del sostegno internazionale delle potenze occidentali che lo sostengono.

Ogni milizia ha creato una "giustizia privata", ogni gruppo di mercenari possiede una prigione privata dove rinchiudere e torturare i propri detenuti, oltre a sfruttare le risorse libiche di cui si sono impadronite.
Queste centinaia di piccole bande e milizie che gestiscono il potere anche solo su quartieri o piccoli villaggi, rendono la vita alla popolazione un inferno. Infatti impongono leggi loro, vessazioni, tassazioni inique, violenze sistematiche. Si può immaginare la quotidianeità e la vita dei civili e delle famiglie libiche.

(Saif Al Islam Gheddafi, il figlio destinato alla successione)

Altrochè diritti umani, libertà o democrazia, l’unico obiettivo della NATO e dell’occidente era la distruzione della Jamahiriya araba, libica e socialista ed il suo leader, non assoggettati agli interessi economici e militari occidentali; la loro vera colpa era di cominciare a richiedere il pagamento del petrolio non più in dollari ma in oro; cercare di fondare una nuova moneta comune africana aurea, chiamata “Dinaro africano; oppure il finanziamento con i guadagni del petrolio libico, di un Fondo Monetario Africano, liberando così i paesi africani e poveri del mondo, dallo strozzinaggio del Fondo Monetario Internazionale? O forse la continua e intensa campagna gheddafiana che era intesa a rafforzare e consolidare sotto tutti gli aspetti ( politici, economici, militari e culturali) l’Unità Africana come strumento fondamentale di difesa e di emancipazione dei paesi africani?

(Aisha Gheddafi, la figlia)

Una vera e propria balcanizzazione e parcellizzazione della Libia, senza regole o leggi statali rispettate da alcuno, un paese dove neanche una Costituzione si è potuta varare e mettere in atto.
Dalle donne alla popolazione nera, dai lealisti della Jamahiriya ai cristiani, dagli stranieri ai non praticanti l’islam più fondamentalista, ciascuno oggi in Libia è perseguito, vessato, possibile obiettivo di queste bande che hanno in mano la nuova Libia, sotto la copertura “legale” di governo fantasma…ma questo ormai non interessa più a nessuno, in primis a coloro che premevano sul governo italiano di allora, della assoluta necessità di intervenire per “liberare” il popolo libico, come in Afghanistan, in Iraq, in Jugoslavia, in Somalia, in Yemen, poi in Siria…ma essi da buoni “grilli parlanti”, vivono tranquilli una vita al caldo, con internet, vacanze, crisi personali o psicologiche passeggere, qualche problema di denaro mai abbastanza per loro vite agiate e in benessere….proprio come quei popoli “liberati”, quasi la stessa vita. Come mi disse una vecchia amica jugoslava…: “…ma perchè si occupano di noi, del nostro paese, dei nostri problemi, dei nostri governi…sono un problema nostro non di intellettuali, giornalisti, politici o pacifisti italiani o occidentali. Forse che da voi non avete problemi e cercano un occupazione?...”. Giâ…perchè se ne occupano? Risposta non semplice.

Il 17 marzo 2011, il Consiglio di sicurezza, con la risoluzione 1973, aveva autorizzato la NATO ad intervenire “per proteggere i civili e le aree civili sotto minaccia di attacco in Libia.”
Misuriamo il successo della missione della NATO consultando i seguenti dati:
Nel 2010, sotto il “regime di Muammar al-Gaddafi” c’erano in Libia:
 3.800.000 libici
 2,5 milioni di lavoratori stranieri
6,3 milioni di abitanti.
Oggi,  1.900.000 di libici sono in esilio mentre ,
 2,5 milioni di immigrati hanno lasciato il paese per sfuggire alle aggressioni razziste. Sono rimaste circa 1,8 milioni di persone.

Secondo il Rapporto annuale Mondiale sulla schiavitù “slavery Global Index “, in Libia nel 2018 sono documentati i casi di 48.000 di persone che vivono come schiavi moderni nel paese, quasi 100.000 sono in una condizione di semi o probabile schiavitù, secondo questo Rapporto OGGI la Libia è classificata come il paese dove si ha la maggiore presenza di "schiavitù" di tutto il Nord Africa. Questo rapporto annuale è prodotto dalla “Walk Free Foundation” una fondazione antischiavista, che ha collocato la Libia al 68° posto in una lista di 162 paesi inclusi nello studio, che definisce anche la figura delle moderne figure di schiavitù di una popolazione. Essa assume molte forme ed è conosciuta con molti nomi, spiegano i responsabili del rapporto. "…Sia che sitratti di traffico di esseri umani o di lavoro forzato, di schiavitù o pratiche simili alla schiavitù, levittime della schiavitù moderna hanno la loro libertà negata, e sono usati, controllati e sfruttati da un'altra persona o organizzazione a scopo di lucro, di sesso o per l’esercizio del dominio o del potere… "…GRAZIE all’opera dell’occidente e della NATO.

Ma in Libia, dopo oltre otto anni è ancora ben presente il fantasma di Gheddafi e le radici della Jamahiriya

Quando la NATO uccise Gheddafi e occupato il paese nel 2011, speravano che il potere socialista della Jamahiriya che l’aveva guidata sarebbe morto e sepolto. Una speranza che presto sarebbe stata smantellata.
Ci sono stati diversi momenti durante la distruzione della Libia da parte della NATO che avrebbero dovuto coronare simbolicamente la supremazia occidentale sulla Libia e le sue istituzioni e, di conseguenza, su tutti i popoli africani e arabi: la “caduta di Tripoli” nel mese di agosto 2011.
Cameron e Sarkozy facevano discorsi di vittoria il mese successivo; poi l'esecuzione linciaggio di Muammar Gheddafi che è venuta subito dopo. Per loro erano tutte vittorie di Pirro, ma oltre a questo, la condanna a morte che fu emessa contro il figlio di Gheddafi, Saif al-Gheddafi nel 2015.
Ma questa mossa è rimasta insoluta, dopo che Saif era stato catturato dalla milizia di Zintan, poco dopo che suo padre e suo fratello erano stati uccisi dagli squadroni della morte della NATO alla fine del 2011. Ma il 12 aprile 2016, Saif fu liberato in conformità con una legge di amnistia approvata
dal parlamento di Tobruk l'anno precedente. E da allora Saif al Gheddafi, successore politico designato di Muammar Gheddafi e riconosciuto da tutte le grandi Tribù libiche (vedi documenti in www.civg.it) come un leader in grado di ricomporre e unire la Libia, e far cessare l’occupazione straniera e la guerra civile, compito a cui da allora si è dedicato, girando in clandestinità le varie regioni libiche per ottenere il mandato di guidare una nuova Libia, cancellando questa realtà di oggi devastata e cruenta. Che è questo paese oggi.
La cosa più importante circa la sua liberazione, favorita e possibile grazie al generale Haftar, e questo è innegabile e va detto, al di là di tutte le altre contraddizioni rappresentate dal capo dell’ENL, è quello che essa rappresenta: il riconoscimento, da parte delle nuove autorità elette della
Libia, che non c'è futuro per la Libia senza il coinvolgimento del movimento della Jamahiriya e dei suoi legami profondi nella popolazione libica. E infatti se ci saranno future elezioni Saif si è già detto disposto a presentarsi alle elezioni.


NOI NON CI ARRENDEREMO. Noi vinceremo o moriremo, perché questa non è la fine!
Voi combatterete noi, ma di più voi dovrete combattere le nostre future generazioni, fino a che la LIBIA non sarà LIBERA!

A cura di Enrico Vigna /CIVG

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