di Vincenzo Brandi
Avremmo preferito parlare di fatti
positivi della politica internazionale, come i grandi successi del popolo e
dell’esercito siriano che sta tenacemente riappropriandosi man mano di tutto il
territorio nazionale sottraendolo alle grinfie dei terroristi spalleggiati dai
Turchi e dai paesi della NATO; ma la pandemia del Coronavirus che continua a
tormentare l’Italia, l’Europa ed il Nord-America, ci impone di parlare di
questa emergenza che sta imponendo forti limiti ai nostri normali stili di
vita.
Purtroppo, ai disagi legati al
diffondersi del virus, ai divieti imposti non sempre con trasparenza, alle
debolezze del nostro sistema sanitario falcidiato da tagli e smanie di
privatizzazione (nonostante l’abnegazione di medici e sanitari che stanno
pagando un alto tributo di vite), alle condizioni capestro imposte dalle
autorità europee (che sospendono il Meccanismo Europeo di Stabilizzazione, ma
integrandolo con tali limitazioni e minacce, che persino i Governi italiano e
spagnolo sono stati costretti ad opporsi), alle pretese dei gruppi capitalisti
che vogliono tenere aperte anche attività non essenziali in nome del profitto,
si aggiunge il fastidio di dover ascoltare il delirio dei soliti imbecilli
preoccupati dalla presunta invasione di medici cinesi, cubani e russi che sono
venuti a portare aiuti materiali, competenze mediche e solidarietà. L’amico
Fulvio Grimaldi titolava ironicamente un suo articolo comparso sul suo blog
:”L’asse Mosca-Bergamo rimpiazza l’ormai desueto Berlino-Roma-Tokio”. Meno
ironico è stato invece un preoccupante articolo a firma di un tale J. Iacoboni
– un impavido giornalista che certamente non teme il ridicolo - comparso sulla
“Stampa” di Torino. Vi si parla con orrore di “militari di Mosca nella
foresteria dell’Esercito” e di “timori di un’occupazione russa in Italia”
paragonando l’attuale invio di medici militari russi all’invasione russa
dell’Afghanistan nel 1979. Si dice che i medici russi sono “esperti di guerra
batteriologica inviati da Putin”, lo stesso Putin che il 21 marzo ha parlato
per telefono con Conte (che gli avrebbe in pratica svenduto l’Italia). Si dice
che i militari italiani sono molto preoccupati.
L’amico Jure, che vive felice in
Slovenia, descrive a tale proposito uno scenario apocalittico: ”Cosacchi alla
Fontana di Trevi (che ovviamente abbeverano i loro cavalli) o magari oltre il
Tevere (cioè presso il Vaticano) con le foto ricordo dei nonni dal Don a
Stalingrado. Col Tuscania sepolto da un rutto di vodka. Preti e chierici che
scappano con le mutande alle ginocchia ….”.
Molto signorile risulta invece una garbata lettera di protesta
dell’Ambasciatore russo alla “Stampa” in data 26 marzo. Da parte sua l’amico
Paolo d’Arpini del Circolo Vegetariano di Calcata ricorda i 76 anni di
occupazione dell'Italia da parte della NATO con le sue 123 basi, e le tangenti
che le dobbiamo pagare: “ci costringono a pagare armi sconquassate a caro prezzo,
a sopportare radiazioni nocive dei loro radar ed ad inviare i nostri soldati in
varie parti del mondo …”
Anche i medici cubani sono sotto
attacco, e non solo in Italia, per le loro 600.000 missioni mediche effettuate
in 50 anni in molti paesi: per il virus Ebola in Africa, per il colera ad
Haiti, ed oggi per il Coronavirus. Il Segretario di Stato USA Mike Pompeo ha
ordinato il taglio dei visti per il personale legato a queste missioni ed ha
dichiarato che questi medici sono sfruttati dallo Stato cubano. Il presidente
fascista del Brasile Bolsonaro ne ha espulsi 14.000 che erano venuti in aiuto
della Sanità brasiliana all’epoca di Lula, poi arrestato sulla base di false
accuse infamanti.
L’amico Mario Albanesi in uno dei suoi
soliti incisivi interventi su Youtube, dal titolo, “Diamanti e Sassi”(1) ,
ricordava il significato della solidarietà internazionale mostrata da questi
medici in confronto al regime di profitto e concorrenza di tutti contro tutti
prevalente nei paesi capitalisti, all’insegna del “mors tua, vita mea”.
Un articolo molto importante è quello
apparso su Marx21(2) che Mauro Gemma ci segnala, dal titolo:”Il
segreto del successo cinese nella lotta contro il coronavirus: la società
civile cinese”. In esso il vice-Presidente del Partito Comunista della
Federazione Russa Yuri Afonin ricorda
come il numero delle vittime in Cina sia stato meno della metà delle vittime in
Italia pur con una popolazione 23 volte più numerosa. Ricorda che, nonostante
le accuse di “totalitarismo” rivolte alla Cina , le misure di prevenzione ed
isolamento sono state effettuate in Cina, non ad opera della Polizia, come
spesso è stato necessario nei paesi capitalistici occidentali, ma ad opera
della capillare rete di comitati e organizzazioni locali che formano la società
civile cinese. Queste organizzazioni locali hanno attuato un’assistenza
continua a malati ed anziani portando loro casa per casa generi di prima
necessità e medicinali, ed effettuando controlli di temperatura, tamponi,
fornitura di mascherine, consulenze mediche. Oggi in Cina ogni giorno vi sono
meno di 5 casi di nuove persone colpite dal virus, molti dei quali di ritorno
dall’estero.
Afonin osserva come questo modello di
società civile socialista prenda a modello, non solo l’antico comunitarismo
cinese, ma anche modelli di organizzazioni sociali locali sovietiche. Ricordo
che organizzazioni simili esistevano anche in altri paesi, ad esempio nella
Germania Democratica prima dell’annessione alla Germania Ovest.
Nei paesi capitalisti – osserva sempre
Afonin – la presunta “società civile” è invece affidata ad ONG finanziate da
Governi e grandi gruppi capitalistici che le utilizzano per le proprie
politiche. Ricordo personalmente come ben obbediscano a questo schema anche
presunte ONG umanitarie come Amnesty International, Medici senza Frontiere, o
in Italia Un Ponte Per; mentre possiamo
considerare realmente indipendenti solo
alcune associazioni (non tutte) o centri sociali (non tutti) legati
all’opposizione politica, pur tra mille limiti, contraddizioni e difetti.
Sui successi dell’azione capillare
della società civile socialista cinese abbiamo avuto anche un testimone
eccezionale, anch’egli citato da Marx21, e segnalato da Mauro Gemma. In un
video Paolo Cannavaro, ex calciatore di Napoli, Juventus e della Nazionale
Italiana, oggi allenatore in Cina, descrive l’azione sociale, solidale e medica
continua dei comitati di base cinesi. Nel video Cannavaro non esprime alcun
desiderio di tornare oggi in Italia.
Roma, 27 marzo 2020, Vincenzo Brandi
(1) https://youtube.com/watch?v=pqrx_vNoZvg
Nessun commento:
Posta un commento