mercoledì 10 febbraio 2021

L’IMPERO CONTRO JULIAN ASSANGE E IL DIRITTO DELLE PERSONE AD ESSERE INFORMATE – PARTE II

 



SECONDA PARTE

Di Katia Novella Miller


FONTE: KBNBWorldNews


REPORTAGE DI APPROFONDIMENTO/Lettura lunga. Lunedì 4 gennaio 2021, il giudice britannico Vanessa Baraister ha respinto la richiesta degli Stati Uniti di estradare il fondatore di WikiLeaks Julian Assange negli Stati Uniti sulla semplice base del fatto che sarebbe stato ‘ad alto rischio di suicidio’ nel ‘brutale sistema carcerario statunitense’, ‘pur sostenendo tutte gli altri capi d’accusa. Ha infatti respinto tutti gli argomenti della difesa, negando che si tratti di una persecuzione politica.


“Siamo costernati del fatto che in nessuno dei suoi commenti il giudice abbia mostrato alcuna preoccupazione per la libertà di stampa, e abbia effettivamente accolto le argomentazioni degli Stati Uniti accettando che i giornalisti sono perseguibili se smascherano crimini di guerra e altri segreti governativi proteggendo le loro fonti”, ha affermato Marcus Storm , Presidente federale australiano dei media (MEAA) “Si tratta di un precedente piuttosto debole contro l’estradizione di informatori e\o in difesa della libertà di stampa. La democrazia ha bisogno di qualcosa di meglio .”


”Non cambia nulla per quanto riguarda la tirannia imperialista globale ”, ha scritto il giornalista indipendente australiano Caitlin Johnstone .


”E’ una sentenza molto allarmante”, ha commentato il giornalista spagnolo Iñaki Gil de San Vicente, ”perché rifiutando gli argomenti della difesa, hanno lasciato la porta aperta a che gli Stati Uniti accusino nuovamente Assange. E dire che hanno respinto la sua estradizione a causa delle sue condizioni di salute può significare che quando stia meglio ed abbia superato le conseguenze delle terribili condizioni che ha sofferto, può essere estradato negli Stati Uniti. In Occidente e nel mondo ci sono molti casi di prigionieri, in Irlanda, Palestina, in Spagna, tra i Sahrawi in Marocco, in Sudamerica durante l’Operazione Condor, ecc, che ci mostrano che una volta che i detenuti stanno bene, la giustizia imperialista piomba su di loro nuovamente. Nessuno può essere processato due volte per lo stesso delitto, ma è proprio questo ciò che sta succedendo ora qui in Spagna ad esempio. Assange potrebbe avere la stessa sorte. In questo caso, saremmo davanti ad una reiterazione che creerebbe giurisprudenza”, un precedente legale che quindi creerebbe una ‘nuova legge’. Ciò significherebbe ”che la gente potrebbe essere processata due volte per la stessa imputazione se i tribunali e coloro che ne sono a carico decidono che il primo processo non è conveniente, che non è positivo per loro”, conclude Gil de San Vicente.


Il 6 gennaio, due giorni dopo aver respinto l’estradizione negli Stati Uniti, la stessa giudice ha rifiutato il rilascio di Assange su cauzione mantenendolo nella stessa situazione che lo sta debilitando e ammalando, nel carcere di Bellmarsh, il carcere di massima sicurezza di Londra, dove è ad alto rischio di Covid 19.


”La battaglia personale per Assange non finirà finché non sarà realmente libero” – ha scritto lo scrittore e giornalista indipendente britannico Jonathan Cook. ”E anche allora sarà fortunato se le varie forme di incarcerazione e tortura a cui Assange è stato sottoposto nell’ultimo decennio, non lo traumatizzeranno permanentemente, o non lo danneggieranno emotivamente e mentalmente, rendendolo una pallida ombra dell’irreverente e vigoroso campione di trasparenza che era prima di iniziare il suo calvario. Questa sarebbe una vera vittoria per le istituzioni britanniche e statunitensi, così imbarazzate e spaventate dopo le rivelazioni di Wikileaks sui loro crimini”. ”Sarebbe bello immaginare che le istituzioni legali, giudiziarie e politiche britanniche siano contro l’estradizione. La verità più probabile è che abbiano sondato il terreno con il team di Biden e abbiano ricevuto il permesso di rinunciare a una sentenza immediata a favore dell’estradizione – su un tecnicismo”.


Se estradato negli Stati Uniti, Julian Assange affronterebbe 18 accuse, 17 delle quali inerenti l’Atto di Spionaggio (Espionage Act) del 1917; e una ai sensi del Computer Fraud and Abuse Act del 1984, per aver hackerato un computer del governo nordamericano. Se condannato, come probabilmente lo sarebbe, potrebbe affrontare una condanna a 175 anni, con anche un un rischio reale di subire gravi violazioni dei suoi diritti umani: tortura, altri maltrattamenti, isolamento disumano; quanto in parte ha già sofferto in Inghilterra dove è stato arbitrariamente detenuto per sette anni e mezzo presso l’Ambasciata ecuadoriana e per quasi due anni a Belmarsh, la prigione di Guantanamo di Londra. Julian Assange è il primo editore ad essere accusato con lo Espionage Act degli Stati Uniti.


Come ha scritto Jonathan Cook, una delle ragioni principali della persecuzione di Assange è aver osato esporre sul sito WikiLeaks, di cui è fondatore, i crimini commessi dagli Stati Uniti e dai suoi alleati in Europa, Medio Oriente e in tutto il mondo: migliaia di persone innocenti uccise, rapite, torturate o costrette a migrare, accordi tra governi per mantenere l’attuale ordine globale ingiusto, corrotto e distruttivo, fatto di miliardarie industrie di armi letali e finanziarie, il controllo crescente e lo spionaggio sulle persone, le procedure utilizzate per togliere il potere ai governi “ostili”, il potere crescente delle multinazionali e così via.


Julian Assange è diventato l’obiettivo principale da abbattere per nascondere e silenziare tutte queste atrocità e tutta questa corruzione, e, principalmente, per continuare a manipolare le persone con i loro falsi resoconti e racconti sulla realtà e la normalità. Pertanto, la vera ragione di questa persecuzione internazionale collettiva molto probabilmente non è solo una.


Assange ha ideato un modo innovativo di fare giornalismo attraverso la creazione di una piattaforma web che offre a informatori interni la possibilità di rimanere anonimi e di rendere pubbliche informazioni segrete o riservate di governi e corporazioni e alle persone la possibilità di essere informata. Qualcosa che ai potenti non piace.


Assange e WikiLekas sono diventati estremamente pericolosi dopo essersi dissociati dai valori egoistici dell’edonismo, del profitto personale e dell’indifferenza con cui sono bombardate mediaticamente le masse giorno dopo giorno, offrendo all’opinione pubblica informazioni censurate dai media ufficiali mainstream e aiutando Edward Snowden – l’informatore (whistleblower) dell’NSA, l’agenzia d’intelligenza di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, che ha rivelato i programmi di sorveglianza di massa attuati dal governo di Washington non solo nei confronti dei cittadini statunitensi ma di tutto il mondo – a lasciare Hong Kong e a chiedere asilo politico in Russia. Qualcosa che ai potenti non piace.


WikiLeaks ha conferito potere alle persone, ai cittadini, non solo con accurate informazioni. Con le sue analisi sulle nostre società e le sue descrizioni di ciò che esse veramente sono, Assange ha anche aiutato molti a mettere chiarezza nelle loro idee confuse, e ad altri ha dato un modo diverso di leggere e interpretare le nostre società umane. Qualcosa che ai potenti non piace.


“In realtà non dovremmo percepire gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito, la Nuova Zelanda e l’Australia come paesi diversi. Essi sono a un livello strutturale profondo, in termini di agenzie diplomatiche e di intelligence, lo stesso paese”, ha detto Julian Assange in riferimento all”Impero Cristiano Occidentale Anglosassone.


Mostrare com’è veramente il mondo è qualcosa che alle grandi potenze e ai loro stati-sudditi non piace e che certamente non vogliono. Personalmente interpreto in questo senso anche le parole di una veterana ventisettenne del Bureau of Prisons degli Stati Uniti ed ex direttore di Maureen Baird , un Centro di correzione metropolitano di New York, chiamata come testimone dal team legale della difesa di Assange il 29 settembre 2020 presso la Corte a Londra. Quando le è stato chiesto perché fosse così sicura che Assange sarebbe stato trattato come un pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha asserito:


“Potrebbe ancora sapere cose che non ha rivelato”.


Come ha sottolineato la giornalista neozelandese Suzie Dawson :


“Il playbook delle agenzie di intelligence, è quello di deviare, controllare e consumare l’attenzione del loro bersaglio. Se arrivano a dirigere la tua attenzione, possono controllare tutta la tua vita. L’attenzione e le risorse di Julian sono state dirottate nel tentativo di difendersi”.


E senza dubbio questo è esattamente quello che hanno fatto con Assange, creandogli problemi e interrompendo le attività di WikiLeaks.


Il caso di Assange non è solo la presa di mira di uno dei più noti ed influenti giornalisti e pensatori anti-establishment (classe dirigente) degli ultimi decenni. È un esempio per scoraggiare altri giornalisti, ovunque si trovino nel mondo, dal seguire le sue orme. È un esempio per scoraggiare i whistleblowers, gli informatori – la principale fonte del giornalismo investigativo e un fondamento della democrazia – che credono che i governi o le istituzioni per cui lavorano siano corrotti e commettano dei crimini. È un messaggio per gli attivisti e intellettuali che lottano onestamente per i diritti umani, contro la corruzione e per un mondo migliore. È un messaggio per tutti noi, persone comuni, che ci dice che non abbiamo il diritto di essere informati di ciò che fanno i governanti e la gente con potere. È la fine di un buon e vero giornalismo (in Italia rarissimo). Dopo il verdetto sull’estradizione di Assange del giudice britannico Vanessa Baraister (il 4 gennaio 2021), qualsiasi giornalista di qualsiasi parte del mondo “che osa”, potrebbe avere la stessa sorte . Julian Assange è nato in Australia, non è un cittadino statunitense, non ha mai vissuto lì, né vi ha mai lavorato.


La persecuzione di Assange da parte di Donald Trump


Sono stati il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i membri del suo governo a decidere di premere l’acceleratore sulla detenzione di Assange.


Nel corso degli anni, l’atteggiamento pubblico di Trump nei confronti di Assange è stato dettato esclusivamente dalla convenienza. Nel 2010, sei anni prima della sua elezione presidenziale, fu interpellato riguardo a WikiLeaks che definì ”vergognoso” suggerendo la ”pena di morte o qualcosa del genere”. Nel 2016, a seguito della pubblicazione da parte del sito web giornalistico di Assange dei documenti di posta elettronica del Comitato Nazionale Democratico (DNC), che causarono presumibilmente la sconfitta di Hillary Clinton, Trump dichiarò: ”Amo WikiLeaks ”. Ovviamente c’erano anche altri potenti attori di spicco nel governo e nell’entourage di Trump come l’ex direttore della CIA, Mike Pompeo, segretario di stato di Trump da marzo 2018.


Tuttavia, è stata l’amministrazione di Barack Obama ad avviare l’indagine contro Assange e la sua informatrice interna (whitleblower) Chelsea Manning – ex soldatessa dell’esercito degli Stati Uniti e un’altra coraggiosa paladina della gustizia mossa solo da un nobile scopo: mostrare i crimini di guerra commessi (contro persone innocenti) dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. Per aver consegnato a WikiLeaks quasi 750.000 documenti militari e diplomatici riservati, non classificati ma sensibili, tra cui il famoso video “Omicidio collaterale”, Manning è stata condannata da una corte marziale nel luglio 2013 per violazioni dell’Espionage Act e altri reati. Successivamente è stata rilasciata dopo aver tentato per l’ennesima volta il suicidio, dopo aver scontato sette anni di prigione.


‘‘L’assalto alle libertà civili è iniziato con George W. Bush e “la sua falsa guerra al terrore”. Rispetto a tutti i presidenti che lo hanno preceduto, Barack Obama ha ampliato la repressione utilizzando l’Espionage Act per accusare tutti quegli informatori che facevano trapelare informazioni ai giornalisti. In parole povere, questo autoritarismo è bipartisan ”, ha scritto il giornale digitale statunitense The Grayzone.

Durante l’amministrazione Obama, otto persone sono state accusate o condannate per aver divulgato segreti di sicurezza nazionale ai sensi dell’Espionage Act – più casi rispetto a tutte le altre precedenti amministrazioni. I casi includevano Manning e l’informatore della NSA Edward Snowden, che ora vive da rifugiato in Russia per sfuggire alla giustizia degli Stati Uniti.


L’indagine di Obama contro Assange fu ritirata nel 2013 a causa di quello che è stato definito come “il problema del New York Times”. I pubblici ministeri statunitensi conclusero che accusare Assange avrebbe significato perseguire qualsiasi giornalista che avesse pubblicato informazioni trapelate sulla sicurezza nazionale, il che significava perseguire il New York Times, The Guardian della Gran Bretagna, El País della Spagna, Le Monde di Parigi e Der Spiegel in Germania e molti altri media in giro per il mondo. Insomma, accusare Assange di infrangere la legge avrebbe significato accusare anche tutti gli altri giornalisti ed inoltre sarebbe stato una violazione del Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che garantisce la libertà di stampa e la libertà di espressione.


Dall’inizio del 2017 in poi, Trump ribaltò quella decisione, presumibilmente dopo essersi incontrato con il direttore dell’Fbi James Comey. L’accusa, avviata nel dicembre 2017 senza nuove prove, fu il risultato dell’efficace dichiarazione di guerra ai leakers e ai giornalisti da parte del presidente Trump. Ad aprile Mike Pompeo, ancora direttore della CIA, dechiarò WikiLeaks “un’agenzia di intelligence ostile non statale” e nella stessa occasione aggiunse che Julian Assange, non essendo cittadino americano, ma straniero, non poteva godere dei diritti previsti dal Primo Emendamento della costituzione statunitense sulla libertà di stampa e di opinione.


Successivamente, nel maggio del 2019 venne presentata un’accusa sostitutiva in cui Julian Assange veniva incolpato della pubblicazione di segreti di stato ai sensi dell’Espionage Act. Una decisione straordinaria e insolita. ”La maggior parte dei casi riguardanti il furto di informazioni riservate hanno preso sempre di mira dipendenti del governo degli Stati Uniti, come Manning o Snowden, e non le persone che pubblicano le informazioni stesse. E sono sempre stati cittadini degli Stati Uniti, cosa che Assange non è”. Daniel Ellsberg, fedele sostenitore di Assange, ex analista e ricercatore militare statunitense che nel 1971 fece trapelare parti di un rapporto riservato di 7.000 pagine che dettagliava la storia dell’intervento degli Stati Uniti in Indocina, filtrazione conosciuta come i Pentagon Papers – una fuga di notizie che contribuì alla fine della guerra del Vietnam – ha dichiarato : ”Quarantotto anni fa (nel 1973), sono stato la prima fonte giornalistica ad essere incriminata ai sensi dell’Espionage Act. Da allora ce ne sono state forse una dozzina, nove sotto il presidente Obama. Ma Julian Assange è il primo giornalista ad essere incriminato. Se verrà estradato negli Stati Uniti e condannato, non sarà l’ultimo ”. Il verdetto di Vanessa Baraister apre la strada a questo.


Assange è accusato di aver violato l’Espionage Act del 1917 con 17 capi d’accusa, per ognuno dei quali è prevista una pena di 10 anni da scontare dietro le sbarre.


L’Espionage Act, un prodotto di uno dei periodi più repressivi negli Stati Uniti


L’Espionage Act è stato il prodotto di “uno dei periodi più repressivi nella storia degli Stati Uniti d’America. Nella prima guerra mondiale, a seguito della dichiarazione di guerra degli Stati Uniti, l’amministrazione del presidente Woodrow Wilson introdusse un disegno di legge che sarebbe diventato l’Espionage Act del 1917. Il termine ‘spionaggio’ era un termine improprio. Sebbene la legge consentisse il perseguimento delle spie, il tipo di condotta che veniva vietato andava ben oltre lo spionaggio. In effetti, l’Espionage Act diventò il principale strumento di repressione contro gli oppositori alla partecipazione degli Stati Uniti alla guerra”, ha raccontato nella sua testimonianza durante il processo di estradizione di Julian Assange a Londra Carey Shenkman, un avvocato che è stato coautore di un libro sull’Espionage Act.


Mentre la legge sullo spionaggio stabiliva severe sanzioni per lo spionaggio per conto di un nemico straniero in tempo di guerra, la legge rifletteva anche il desiderio da parte del governo statunitense di controllare l’informazione e l’opinione pubblica. L’atto comprendeva ampi divieti contro il possesso e la trasmissione di informazioni relative alla difesa nazionale, stabiliva pene severe per chi criticava la guerra, conteva diverse misure contro le cospirazioni e prescriveva un sistema di censura per la stampa. Tramite questa legge furono imprigionati molti uomini di sinistra.


“Durante la prima guerra mondiale, i pubblici ministeri federali consideravano la mera circolazione di materiale contro la guerra una violazione della legge. Quasi 2.500 persone furono perseguite sulla base di questo atto a causa delle loro opinioni dissenzienti e della loro opposizione all’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto mondiale”, continua sempre Shenkman.


Assange è accusato di 17 capi di imputazione per aver violato l’Espionage Act, ognuno prevede 10 anni di carere ed inoltre è accusato di un crimine informatico per aver aiutato Chelsea Manning.


”Non c’è mai stato, nella secolare storia dell’Espionage Act, un atto d’accusa contro un editore statunitense sotto questa legge per la pubblicazione di segreti”, ha dichiarato Shenkman. ”E nemmeno c’è mai stata un’accusa extraterritoriale nei confronti di un editore non statunitense”.


”Fino a tempi recenti, i procedimenti penali sotto questa legge sono stati relativamente rari e limitati quasi interamente alle spie. L’amministrazione Obama ha cominciato ad utilizzare l’Espionage Act per perseguire i sospettati di fughe di notizie dalla sicurezza nazionale ”, ha confermato Mark Zaid, un avvocato di Washington DC specializzato in casi di sicurezza nazionale. ”Durante l’amministrazione Obama, otto persone sono state accusate o condannate per aver divulgato segreti di sicurezza nazionale ai sensi dell’Espionage Act – battendo il record del più alto numero di casi registrati rispetto a tutte le precedenti amministrazioni”. Zaid e altri affermano che la ragione dell’aumento dei procedimenti giudiziari contro sospettati leaker è semplice: la tecnologia.


Il Gran Tribunale dello Spionaggio, fin dall’inizio era stato pianificato tutto per condannare Assange


Negli Stati Uniti ”Assange non riceverà un processo coerente con lo stato di diritto ma sarà processato dal famigerato «Tribunale dello spionaggio», da una Gran Giuria ad Alexandria, Virginia, dove gli Stati Uniti processano tutti i casi di sicurezza nazionale. La scelta del luogo non è un caso perché i membri della giuria devono essere scelti in proporzione alla popolazione locale, e l’85% dei residenti di Alessandria lavora nel settore della sicurezza nazionale, presso la CIA, la NSA, il Dipartimento della Difesa e il Dipartimento di Stato. Quando le persone vengono processate per aver danneggiato la sicurezza nazionale davanti a una giuria del genere, il verdetto è chiaro fin dall’inizio. Le cause sono sempre processate davanti allo stesso giudice a porte chiuse e sulla base di prove riservate. Nessuno è mai stato assolto in casi del genere. In questo tipo di processi, la maggior parte degli imputati raggiunge un accordo, in cui ammette una colpa parziale in modo da ricevere una condanna più mite”, ha spiegato il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla Tortura, Nils Melzer, sostenitore di Assange che da quando si è interessato al caso del fondatore di WikiLeaks denuncia la capillare corruzione e collusione internazionale.


Solo nel 2011, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha assegnato 159.193 contratti per un valore di oltre 42,8 miliardi di dollari a aziende della Virginia.


È stato riferito che dal 2011 si è riunita ad Alessandria una Gran Giuria segreta per considerare l’incriminazione di Julian Assange sotto l’ Espionage Act, cinque anni dopo la fondazione di WiliLeaks. Quando la Gran Giuria di Obama iniziò ad indagare su Manning e Assange, l’avvocato degli Stati Uniti per il distretto orientale della Virginia era Neil MacBride, che aveva lavorato come consigliere dell’allora senatore Joe Biden- l’attuale presidente degli Stati Uniti. Questa è la stessa corte federale della Virginia dove il Dipartimento di Giustizia ha deciso di accusare per la divulgazione dei programmi di sorveglianza a Edward Snowden.


Assange e i membri di WikiLeaks hanno sempre affermato che la saga svedese – Assange è stato perseguitato per anni dalle autorità svedesi per presunte accuse di “stupro minore” (leggi PARTE I per saperne di più) – non era altro che l’estensione di una grande campagna contro WikiLeaks. Kristinn Hrafnsson, noto giornalista investigativo islandese e attuale direttore di WikiLeaks ha detto a questo proposito: “Sapevamo già che all’inizio del 2010 era iniziata un’indagine del gran giurì contro Wikileaks grazie alle fughe di notizie di quell’anno, e ha continuato” per oltre un decennio. ”Senza pari per portata e natura, anni fa abbiamo sentito che i documenti raccolti per l’indagine erano più di 40.000. Noi abbiamo sempre saputo che era in corso un’indagine e per questo siamo stati chiamati teorici del complotto”.


”Dobbiamo trasformare l’attuale caso giudiziario in un processo contro coloro che hanno ordinato a giovani soldati di uccidere civili, mutilare e assassinare giornalisti, avvolgere intere comunità nelle lacrime e nel dolore. Dobbiamo trasformare i pubblici ministeri di Julian in imputati e consentire alla più prestigiosa giuria in circolazione, un Demos ben informato, di esprimere un giudizio equo su di loro”


(YANIS VAROUFAKIS, FEDELE SOSTENITORE E AMICO DI ASSANGE, AUTORE, ECONOMISTA ED EX MINISTRO GRECO)

Il primo arresto di Assange


Assange fu arrestato per la prima volta a Londra il 7 dicembre 2010 da Scotland Yard in virtù del mandato di arresto internazionale emesso dalla Svezia con la presunta accusa di ‘stupro minore’. In quella occasione fu detenuto nella prigione londinese di Wandsworth per 10 giorni in totale isolamento, come se fosse un pericoloso criminale. Nove giorni dopo, il 16 dicembre 2010, venne rilasciato dall’Alta Corte su cauzione dopo che i suoi sostenitori pagarono 240.000 sterline in contanti e fideiussioni e condannato a 550 giorni di arresti domiciliari. Questo è successo nove giorni dopo che WikiLeaks aveva iniziato a pubblicare più di 250.000 dispacci diplomatici trapelati dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e nel 2010, l’anno dei leaks (fughe di notizie) sui crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti (e alleati) in Iraq e Afghanistan. La corte, inoltre, costrinse Assange ad indossare un monitor elettronico alla caviglia sinistra, a presentarsi alla polizia ogni sera di persona e ad onorare un coprifuoco. A quel tempo Assange viveva nel Regno Unito da circa un paio di mesi.


Nel febbraio 2011 ebbe luogo un’udienza di estradizione in un tribunale inglese per esaminare la domanda delle autorità svedesi per l’estradizione di Assange in Svezia. Il 24 febbraio 2011 il mandato di estradizione fu confermato e Assange fece appello all’Alta Corte. Il 2 novembre 2011 il tribunale confermò la decisione di estradizione e rigettò il ricorso presentato dai rappresentanti legali di Assange; nella stessa occasione furono anche assegnati ad Assange i costi per le spese procedurali pari a 19.000 sterline. Il 5 dicembre 2011, l’Alta Corte rifiutò ad Assange il permesso di presentare ricorso alla Corte Suprema, per poi concederglielo successivamente, ma il tribunae respinse il suo ricorso il 30 maggio 2012 e Assange rimase nel Regno Unito in libertà provvisoria su cauzione. Il 19 giugno 2012, Assange entrava nell’ambasciata ecuadoriana di Londra chiedendo asilo politico – concessogli dal governo di Rafael Correa il 16 agosto 2012 come perseguitato politico. Assange era convinto che l’estrazione in Svezia era solo una scusa per poi cosegnarlo agli Stati Uniti.


Dal momento in cui Assange entrò nella piccola ambasciata dell’Ecuador, non è più riuscito ad uscirne ed è stato continuamente ampiamente sorvegliato della polizia britannica. I media ufficiali mainstream corrotti, altoparlanti del potere, lo hanno accusato di essere un paranoico e hanno venduto al pubblico la storia che fosse un violentatore in fuga dalla giustizia in Svezia.


Per diversi anni, gli agenti di polizia metropolitana di Londra hanno mantenuto una sorveglianza costante dell’ambasciata, che si trova dietro Harrods, nel centro di Londra. Nel giugno 2015, Scotland Yard rivelò che erano stati spesi 11,1 milioni di sterline, altri dicono 12,5 milioni, per la sua sorveglianza; quattro mesi dopo, la polizia sollevò la guardia 24 ore su 24 perché i costi non erano più proporzionati. Undubbiamente e tragicamente, un’enorme somma di denaro per un uomo che ufficialmente non era stato condannato per nessun reato e che le autorità svedesi volevano semplicemente interrogare.

Assange ha vissuto nell’ambasciata ecuadoriana per sette anni e mezzo, in una stanzetta .


L’inchiesta dell’FBI in Islanda e Danimarca


Quello che è successo in Islanda, dove WikiLeaks.org è registrato e ha sede, è cruciale per capire il processo che Assange sta affrontando a Londra poiché il procedimento giudiziario statunitense contro Assage sarebbe stato costruito sulle informazioni fornite dal primo informatore dell’Fbi conosciuto , l’islandese Sigurdur Thordarson, un giovane ex collaboratore di WikiLeaks.


Nel 2013 il New York Times riferì che “Ogmundur Jonasson, all’epoca ministro degli Interni islandese, nel giugno 2011 ricevette un messaggio urgente dalle autorità degli Stati Uniti. Il messaggio diceva che “c’era un attacco imminente ai database del governo islandese” da parte di hacker e che l’FBI avrebbe inviato agenti per indagare, raccontò Jonasson stesso in un’intervista telefonica. Ma quando “otto o nove” agenti dell’FBI arrivarono due mesi dopo, ha detto Jonasson, scoprì che non stavano indagando su un attacco imminente, ma raccogliendo materiale su WikiLeaks”.


Nessuno può raccontare questo evento meglio dello stesso Ögmundur Jónasson: “Ero sospettoso, ben consapevole che una mano amica poteva facilmente diventare una mano manipolatrice! Più tardi, quando ad agosto hanno inviato un carico di agenti dell’FBI in Islanda per cercare la nostra collaborazione, ho capito che era un’operazione organizzata per incastrare Julian Assange e WikiLeaks ”.


“Dal momento che non erano stati autorizzati dalle autorità islandesi a svolgere il lavoro di polizia in Islanda e poiché un giro di vite su WikiLeaks non era nella mia agenda, per non dire altro, ho ordinato che ogni collaborazione con loro fosse prontamente interrotta e ho chiarito anche che avrebbero dovuto cessare immediatamente tutte le attività in Islanda. Ho anche chiarito loro che dovevano lasciare il paese immediatamente. Quindi non sono stati in grado di ottenere il permesso di operare in Islanda come agenti di polizia, ma credo che siano andati in altri paesi, almeno in Danimarca. All’epoca ho anche spiegato che se avessi dovuto scegliere con chi schierarmi tra WikiLeaks e l’FBI e la CIA, non avrei avuto difficoltà: mi sarei schierato dalla parte di WikiLeaks”.


Il vero motivo per cui gli agenti statunitensi viaggiarono in Islanda fu per incontrare Sigurdur Thordarson, meglio noto come Siggi, un membro e spia di WikiLeaks.

”In una giornata lavorativa di agosto del 2011, un cherubico 18enne islandese di nome “Siggi” ha varcato le maestose porte dell’ambasciata americana a Reykjavík. Thordarson era volontario da molto tempo per WikiLeaks, aveva un accesso diretto ad Assange e una posizione chiave come organizzatore nel gruppo. Ma entrando nell’ambasciata degli Stati Uniti è diventato qualcos’altro: il primo informatore noto dell’FBI all’interno di WikiLeaks. Per i tre mesi successivi, Thordarson ha servito due maestri, lavorando per il sito web divulgatore di segreti e contemporaneamente raccontando i suoi segreti al governo degli Stati Uniti in cambio, dice, per un totale di circa $ 5.000. L’FBI gli ha fatto prendere voli internazionali quattro volte per interrogarlo, incluso un viaggio a Washington DC, e nell’ultimo incontro ottenne da Thordarson”, come riporta la rivista Wired, ”otto dischi rigidi pieni di registri di chat, video e altri dati di WikiLeaks ”.


”L’FBI portò il suo piccione anche nella sempre compiacente Danimarca per intervistarlo. Lo ha fatto più di una volta. L’FBI voleva conoscere tutto su WikiLeaks, sulla loro sicurezza fisica, la loro sicurezza tecnica, l’ubicazione dei server dei computer, come viveva Assange, la sua routine quotidiana, “letteralmente tutto” ”, ha detto Siggi in un’intervista alla rivista statunitense Rolling Stone.


”Ma il lavoro di spia di Siggi è stato messo a repentaglio quello stesso mese quando ha ricevuto una telefonata arrabbiata dal portavoce di WikiLeaks Kristinn Hrafnsson”, attuale direttore di WikiLeaks, ”che lo accusava di aver rubato $ 50.000 in proventi dalla vendita di prodotti del negozio online dell’organizzazione”, ha riferito la rivista Rolling Stone . ”Siggi insiste di aver trasferito i soldi al suo conto con il permesso di Assange. Hrafnsson ha minacciato di denunciarlo alla polizia. Siggi ha inviato un’e-mail all’FBI comunicando loro la notizia: “Non sono più con WikiLeaks, quindi non sono più sicuro su come potrei aiutarvi ulteriormente. Mi dispiace di non poter fare di più ”. Con sua sorpresa, l’FBI aveva ancora dell’altro lavoro per lui. Poco dopo che WikiLeaks pubblicò i file di Stratfor nel febbraio 2012, Siggi fu trasportato in aereo a Washington DC, dove incontrò membri della CIA, del DOD e dell’FBI in un hotel Marriott. Le domande divennero vertiginose: volevano avere informazioni sugli altri membri di WikiLekas, non solo su Assange”, di Birgitta Jónsdóttir, una politica islandese, anarchica, poeta e attivista allora membro di WikiLeaks , di Hrafnsson e altri ancora.


“Non ci volle molto perché il martello colpisse,” continua il Rolling Stone.” Il 5 marzo, lo statunitense Jeremy Hammond, attivista e fonte di informazione di WikiLeaks, fu arrestato per aver hackerato i file di Stratfor pubblicati da WikiLeaks (in seguito sarebbe stato condannato a 10 anni di carcere ). Il giorno successivo, la venticinquenne inglese Kayla – che aveva hackerato HBGary – fu incriminata con l’accusa di cospirazione. Ma lo shock più grande avvenne quando Siggi lesse nelle notizie che Sabu – un altro membro di WikiLeaks – era un informatore dell’FBI, e lo era dal giugno 2011. All’improvviso tutto aveva perfettamente senso. Per mesi aveva informato l’FBI delle sue conversazioni con Sabu e a loro non sembrava importare. E dal momento che Sabu era stato un informatore durante il periodo degli archivi su Stratfor e la Syria, ciò significava qualcosa di incredibile: l’FBI era stata ben consapevole degli attacchi a Stratfor e alla Siria sin dall’inizio ma non aveva fatto nulla per intervenire. Il loro obiettivo era sempre stato Assange”.


“In definitiva, la missione dell’FBI è arrestare i criminali e prevenire la commissione di crimini gravi”, ha scritto Glenn Greenwald, il giornalista investigativo statunitense residente in Brasile a cui Edward Snowden ha passato i file della NSA. “In questo caso particolare, sono stati commessi gravi crimini sotto agli occhi indifferenti di chi avrebbe potuto facilmente fermarli. Trattare un’azienda statunitense come la Stratfor e la privacy della Siria come agnelli sacrificali in una campagna per intrappolare Julian Assange è incredibilmente radicale – si può anche dire corrotto ”.


Durante il processo a Londra, è stato evidenziato che l’azione penale degli Stati Uniti contro Julian Assange si basa sulle informazioni fornite dall’islandese Sigurdur Thordarson alle agenzie di intelligence statunitensi in quegli anni – nonché sul libro pubblicato dai giornalisti britannici di The Guardian che all’inizio collaboravano con Assange e WikiLeaks.


Siggi, noto anche come “Siggi l’Hacker”, sembra essere un giovane islandese megalomane che sogna la fama e una vita elettrizzante. Nel 2015 è stato condannato a tre anni di carcere per aver violentato nove giovani in settanta incidenti separati tra il 2011 e il 2013 dal tribunale distrettuale di Reykjanes (Islanda). Secondo Wikipedia ”nel 2010, all’età di 17 anni, è stato arrestato per aver rubato e divulgato informazioni riservate su società finanziarie islandesi. Nel 2012 è stato interrogato per cattiva condotta sessuale, accusato di aver ingannato un ragazzo di diciassette anni. Nel 2012, WikiLeaks lo ha denunciato per appropriazione indebita – Thordarson ha dovuto risarcire circa $ 55.000 all’organizzazione giornalistica – ed è stato condannato a 2 anni di prigione per appropriazione indebita e frode finanziaria. Nel 2014 è stato condannato a pagare circa 236.000 dollari di risarcimento danni per vari crimini economici e frodi, tra cui aver truffato aziende di fast-food, autonoleggi, negozi di elettronica e aver indotto qualcuno a dargli tutte le sue azioni in una casa editrice di libri ”. Sigurdur Thordarson ha collaborato con WikiLeaks per un anno e mezzo.


La pubblicazione dei nomi e la diffamazione di Assange da parte del Guardian e altri mass media


Uno degli argomenti del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti contro Assange riguarda il suo comportamento irresponsabile nel mettere a rischio vite umane con la pubblicazione di alcuni documenti senza una redazione previa. Qualcosa che il fondatore di WikiLeaks ha sempre negato. E ora, con un recente rilascio di una registrazione che mostra che il governo degli Stati Uniti è stato informato dallo stesso Assange della pubblicazione di questi documenti, possiamo affermare che questa accusa statunitense è solo un’ulteriore sfacciata farsa. Vediamo cosa è successo esattamente.


Fin dai suoi primi anni di vita, WikiLeaks ha subito attacchi costanti ai suoi server e copie speculari sono state create in tutto il mondo per proteggere le informazioni pubblicate dall’organizzazione giornalistica. Ma quelle copie non erano accessibili senza un codice sicuro. Nel febbraio 2011, i giornalisti del The Guardian David Leigh e Luke Harding – che avevano precedentemente collaborato con Assange – hanno pubblicato un libro intitolato ‘Wikileaks – Inside Julian Assange’s War on Secrecy’ in cui il titolo di un capitolo era la password completa per accedere ai documenti non redatti di cavi diplomatici degli Stati Uniti (Cablogrammi). La negligente coppia di giornalisti decise – contrariamente agli espliciti avvertimenti di Assange – di utilizzare come titolo del capitolo la passaword confidenziale criptata che serviva per accedere all’intero archivio non censurato, ‘Cablogramma’, provocando così lo scarico di centinaia di migliaia di cavi del Dipartimento di Stato sul web senza le redazioni necessarie.


I documenti descrivevano in dettaglio eventi e incidenti riguardanti gli affari internazionali di 274 ambasciate dal 28 dicembre 1966 al 28 febbraio 2010. Quando il libro dei giornalisti del Guardian ha pubblicato la password, WikiLeaks non aveva più la capacità di eliminare gli archivi mirror o modificare la crittografia. Per evitare danni, Assange e Sarah Harrison, una giornalista di WikiLeaks – la eroina che ha aiutato Edward Snowden a volare da Hong Kong a Mosca e che successivamente è stata consigliata dai suoi avvocati britannici di non tornare nel Regno Unito dove rischia l’arresto ai sensi dell’Espionage Act – chiamarono il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, offrendo assistenza per evitare o mitigare qualsiasi possibile danno, ma tale offerta fu ignorata. Il Dipartimento di Stato non è mai tornato da Assange per ulteriori informazioni e non ha fatto nulla che fosse basato sul suo avvertimento.


Nell’agosto 2011, la rivista tedesca Der Freitag pubblicò un articolo in cui spiegava che poteva essere utilizzata la password rivelata dai due giornalisti del The Guardian, Leigh e Harding. In pochi giorni l’archivio completo, senza redazioni o modifiche, apparve su Cryptome.org, un website creato negli Stati Uniti. Anche i siti web MRKVA e Pirate Bay pubblicarono copie dell’archivio. E sembra che il 1 settembre il governo degli Stati Uniti abbia avuto accesso per la prima volta ai cache non modificati, tramite Pirate Bay. I cavi erano quindi disponibili online, senza alcuna modifica .


In risposta, WikiLeaks decise di pubblicare il 1° settembre 2011 tutti i 251.287 documenti inediti, ma non prima di aver tentato di avvertire Hilary Clinton, come dimostrato dal nastro rilasciato ultimamente.

”Una volta che WikiLeaks si rese conto di quello che era successo – ha scritto il giornalista Gleen Greenwald – avvisarono il Dipartimento di Stato, ma dovettero affrontare un dilemma: praticamente le agenzie di intelligence di ogni governo avrebbero avuto accesso a questi documenti a seguito di questi eventi, ma il resto del mondo – compresi giornalisti, informatori e attivisti identificati nei documenti – no. A quel punto, WikiLeaks decise – abbastanza ragionevolmente – che la strada migliore e più sicura era quella di rilasciare tutti i cavi per intero, in modo che non solo le agenzie di intelligence del mondo, ma tutti li avessero, così da poter prendere misure per proteggere le fonti”.


Che l’obiettivo degli Stati Uniti e del Regno Unito sia sempre stato quello di intrappolare Assange è chiaro dalla testimonianza scritta di John Young, rappresentante della Cryptome.org (con sede negli Stati Uniti), letta durante il processo di estradizione di Assange a Londra. Cryptome.org è stato il primo sito web a pubblicare i cablogrammi non censurati.

”Ho pubblicato su Cryptome.org i cabli diplomatici non redatti il ​​1 settembre 2011 … e quella pubblicazione rimane attualmente disponibile … nessuna autorità delle forze dell’ordine statunitensi mi ha notificato che  questa pubblicazione dei cavi fosse illegale, consistesse o contribuisse in alcun modo a un reato, né mi hanno mai chiesto la loro rimozione”, ha affermato John Young.


Nelle parole del leggendario leaker dei Pentagon Papers Daniel Ellsberg possiamo vedere quanta cura Assange abbia avuto con la pubblicazione di nomi. Davanti al tribunale di Londra, Eisberg ha asserito che Assange trattenne 15.000 file dal diario di guerra afghano per proteggere i nomi, e chiese aiuto anche al Dipartimento di Stato e al Dipartimento della Difesa per la loro redazione, ma il governo degli Stati Uniti rifiutò di aiutarlo, “nonostante sia una pratica giornalistica standard consultarsi con i funzionari per ridurre al minimo i danni”. Inoltre, alla corte marziale di Chelsea Manning, Ellsberg notò che il Dipartimento della Difesa ammise di non poter identificare una sola morte causata dalle pubblicazioni di WikiLeaks.


Il co-fondatore dell’organizzazione Iraq Body Count (IBC), John Sloboda, il cui lavoro è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, ha testimoniato nel processo ad Assange a Londra di aver lavorato con WikiLeaks e altri organi di stampa per preparare i registri di guerra in Iraq prima della loro pubblicazione. Sloboda raccontò che Assange richiese e diresse un “processo di redazione molto rigoroso” per prevenire possibili danni. WikiLeaks utilizzò un software in grado di modificare migliaia di documenti, identificando ogni parola che non era nel dizionario di lingua inglese e rimuovendola automaticamente, come ad esempio i nomi arabi. Successivamente, i file furono nuovamente scansionati per rimuovere i mestieri, come “dottore” o “autista”, al fine di proteggere meglio le identità.


John Pilger, un noto giornalista australiano, regista di documentari e fedele sostenitore di Assange, ha definito il famoso giornale britannico The Guardian ”il principale tormentatore mediatico di Assange” e ”un collaboratore dello stato segreto”. In effetti, dopo aver fatto molti soldi con i cavi di WikiLeaks, il quotidiano britannico è diventato uno dei suoi principali detrattori. Nel 2018 il giornale pubblicò anche un articolo, diventato virale, secondo cui fonti anonime avrebbero riferito che Paul Manafort, l’ex manager della campagna di Donald Trump – recentemente perdonato dall’ex presidente Trump – visitò Julian Assange almeno tre volte nell’ambasciata ecuadoriana, esattamente nel 2013, 2015 e nella primavera del 2016. Alla base di questo ‘scoop’ vi era l’idea premeditata di una collusione tra Donald Trump, Assange e la Russia di Putin. L’articolo di Luke Harding, coautore del famigerato libro, “non presenta prove, nessun video, nessuna foto…”, come ha scritto Glenn Greenwald su portale di notizie statunitense The Intercept. ”Mentre alcune personalità di MSNBC e CNN trattarono la storia istantaneamente e insensatamente come vera e scioccante. Ma quella riunione non è avvenuta. L’ambasciata ecuadoriana a Londra era uno dei luoghi più vigilati, sorvegliati, monitorati e filmati del pianeta”. Era impossibile non avere registrazioni delle riunioni che furono negate anche dallo stesso Manfort.


Se è vero che The Guardian ha avuto  un ruolo di primo piano nella calunnia di Assange, è anche vero che in questi anni la maggior parte dei principali mezzi di informazione e dei giornalisti dei mezzi d’informazione di massa hanno diffamato Assange, nascosto le informazioni e messo a tacere il suo caso. Lo hanno fatto per più di una ragione. Citiamone alcune:


Per conformarsi ai loro datori di lavoro, governi e Impero e mantenere i loro buoni stipendi e il loro status quo.

A causa della loro supercialità e stupidità.

A causa del loro ego e la loro invidia.

Il lavoro di Assange e WikiLeaks diceva e dice loro costantemente quello che sono: giornalisti corrotti, immorali, disonesti, avidi e falsi. Non a caso il giornalista e regista australiano John Pilger definisce i giornalisti dei grandi mezzi d’informazione “l’estensione del potere stabilito. Non sono indipendenti, sono camere di eco”, cioè i megafoni del potere. Incontestabilmente il compito principale del giornalismo è quello di servire la società con un resoconto veritiero, intelligente e completo di idee ed eventi.


In questi mesi è stato evidenziato che le accuse degli Stati Uniti contro Julian Assange sono state costruite sia sull’informazione data all’FBI dall’isladese Siggi che sul libro pubblicato dai due giornalisti di The Guardian.


“Ciò che Julian Assange e la sua organizzazione Wikileaks hanno rivelato per il mondo intero è la devastazione sistematica dei popoli, delle terre e l’inquinamento militare perenne del pianeta Terra. Il principale autore è la più potente ed autodichiarata nazione più democratica al mondo, gli Stati Uniti d’America, accompagnati dai suoi stati vassalli europei e del Commonwealth, dai suoi alleati in Medio Oriente e dall’Israele sionista”

(RON RIDENOUR, COUNTERPUNCH)

Julian Assange


Le rivelazioni di Edward Snowden sullo spionaggio su WikiLeaks e i visitatori del sito


Documenti top-secret della US National Security Agency (NSA) e della sua controparte britannica hanno rivelato che l’agenzia di intelligence britannica GCHQ (Government Communications Headquarters) utilizzò il suo sistema di sorveglianza non solo per monitorare Assange e lo staff di WikiLeaks, ma anche, segretamente, gli stessi visitatori del sito. ”L’agenzia confidò ai suoi alleati nel 2012, che era stata in grado di raccogliere in tempo reale gli indirizzi IP dei visitatori (del sito di WikiLeaks), nonché i termini ricercati e utilizzati dai visitatori per raggiungere il website da motori di ricerca come Google”.


Un altro documento riservato della comunità dell’intelligence statunitense, datato agosto 2010, racconta come l’amministrazione Obama abbia esortato gli alleati stranieri con forze militari in Afghanistan, tra cui Australia e Germania, a sporgere accuse penali contro Assange per la pubblicazione dei registri di guerra in Afghanistan.


Un terzo documento, risalente a luglio del 2011, contiene la sintesi di una discussione interna tra funzionari di due uffici della NSA in cui si designava WikiLeaks come “un attore straniero maligno” con l’obiettivo di prenderlo di mira. Questo accadeva nel 2011! A quel punto l’organizzazione fondata da Assange era già da circa tre anni nel mirino degli Stati Uniti . Nel 2008, non molto tempo dopo la formazione di WikiLeaks (2006), l’esercito statunitense preparò un rapporto che identificava l’organizzazione come un nemico e pianificava come distruggerla.


Il sistema utilizzato dall’organizzazione di intelligence GCHQ per monitorare il sito WikiLeaks, nome in codice ANTICRISIS GIRL (ragazza anticrisi), è descritto in una presentazione classificata di Power Point preparata dall’agenzia d’intelligenza britannica e distribuita alla “SIGDEV Conference del 2012. Al raduno annuale, ogni membro dei “Five Eye”(cinque occhi), un’alleanza di intelligence che comprende Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda – racconta i successi e le sfide delle operazioni di sorveglianza dell’anno precedente”.


Attivisti per i diritti umani hanno sottolineato che “le azioni della GCHQ”, come il monitoraggio di Assange, dello staff di WikiLeaks e dei visitatori del sito, “sono autorizzate dai ministri del governo”.


La Gran Bretagna non consente alla Svezia di ritirare la sua accusa contro Assange


Nel 2013 il procuratore svedese Marianne Ny informò con una lettera il CPS (Crown Prosecution Service inglese) di voler revocare l’ordine di detenzione nei confronti di Assange e ritirare il suo mandato d’arresto europeo poiché le azioni non erano proporzionate ai costi e alla gravità del crimine; ma gli inglesi non le permisero di fare marcia indietro e per tutta risposta le dissero: ”Non te ne andrai ora, giusto? Questa estradizione è molto più di una normale estradizione ”. Lo ha rivelato un ricorso a un tribunale per ottenere informazione sul caso di Assange promosso nel 2017 dalla giornalista italiana Stefania Maurizi. Le e-mail rilasciate dalla Svezia a Maurizi hanno quindi mostrato che le autorità svedesi erano “ansiose di rinunciare al caso quattro anni prima che la Svezia abbandonasse formalmente il procedimento nel 2017”. Ma il CPS le scoraggiò dal farlo


Sebbene sia evidente che le autorità svedesi hanno rispettato ed eseguito gli ordini del Regno Unito e degli Stati Uniti, ciò è avvenuto non senza lotte interne. Dopo anni in cui affermava di non poter interrogare Assange tramite collegamento video o presso l’ambasciata svedese – come ha fatto la Svezia in molti altri casi in Gran Bretagna, esattamente ”in 44 casi nei precedenti cinque anni” – nel 2014 la Corte suprema svedese si è pronunciata contro Marianne Ny per non aver interrogato Assange a Londra.


Nel marzo 2015, a seguito di critiche pubbliche da parte degli altri professionisti della legge svedesi, Ny cambiò idea sull’interrogatorio di Assange, il quale fu infine intervistato da un alto procuratore svedese, Ingrid Isgren, il 14 novembre 2016 presso l’ambasciata ecuadoriana di Londra. L’interrogatorio durò due giorni. Il 7 dicembre Assange rilasciò una trascrizione delle risposte date durante la sua intervista; ma, a quel punto, il termine di prescrizione era già scaduto per tutte e tre le accuse meno gravi, dal momento che il procuratore svedese non aveva intervistato Assange entro il 18 agosto 2015. L’interrogatorio infatti riguardò solo l’indagine aperta sullo ”stupro di grado minore”, il cui termine di prescrizione sarebbe scaduto nel 2020”.


Alcuni mesi dopo, il 19 maggio 2017, le autorità svedesi sospesero le indagini contro Assange, sostenendo che non potevano aspettarsi che l’ambasciata ecuadoriana comunicasse in modo affidabile con lui in merito al caso. Il procuratore capo Marianne Ny quindi revocò ufficialmente il mandato d’arresto europeo affermando che le indagini avrebbero potuto ancora essere riprese se Assange avesse visitato la Svezia prima dell’agosto 2020. “Non ci stiamo pronunciando in merito alla colpevolezza” dichiarò in quella occasione Marianne Ny.


Tempismo perfetto per la Svezia che, desiderosa di abbandonare le indagini contro Assange dal 2013, lo ha fatto nel momento in cui stava iniziando un’altra campagna di diffamazione internazionale contro il membro più famoso di WikiLeaks, il Russiagate.


Russiagate, Assange diventa uno spia russa


Come in ogni sceneggiatura statunitense, non poteva mancare un’isteria russa. Dopo le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016, è iniziata un’indagine speciale sull’interferenza russa nelle elezioni del 2016 nota come Russiagate. Durò da maggio 2017 a marzo 2019, quindi ebbe inizio esattamente lo stesso mese in cui la Svezia riuscì a ritirare la causa contro Assange. Coincidenza?


L’obiettivo dell’inchiesta era quello di indagare se ci fossero collegamenti tra associati di Donald Trump e funzionari russi e se WikiLeaks avesse ottenuto i cablogrammi relativi al Partito Democratico e Hillary Clinton, ex Segretario di Stato di Barack Obama e avversaria sconfitta di Trump, dai russi. Chi ne era responsabile? Niente meno che un ex direttore dell’FBI, Robert Mueller.


‘Mueller, al contrario, ha una ricca storia di falsità che risale ai suoi giorni come direttore dell’FBI, quando cercò di coprire il ruolo dell’Arabia Saudita nell’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre e quando, alla vigilia dell’invasione dell’Iraq del 2003, assicurò al Congresso che “le armi di distruzione di massa irachene cotituiscono una chiara minaccia alla nostra sicurezza nazionale”, ha scritto lo storico website di notizie statunitense Consortium News. Il 5 luglio 2001 il presidente George W. Bush aveva nominato Mueller per la carica di direttore dell’FBI.


Una rivendicazione centrale dell’inchiesta Mueller sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 fu l’accusa secondo cui agenti russi avevano violato il server del Democratic National Committee (Comitato Nazionale Democratico, DNC) e successivamente trasmesso le e-mail a WikiLeaks.


Nel 2018, dodici ufficiali dell’intelligence russi, principalmente associati alla GRU, l’agenzia d’intelligenza militare russa, furono incriminati penalmente dal Consulente Speciale Mueller. L’iscrizione nel registro degli indagati accusava i russi di compiere hackeraggio informatico e di lavorare con WikiLeaks e altre organizzazioni per la divulgazione dei documenti. Assange ha sistematicamente negato qualsiasi connessione o cooperazione con la Russia sulle filtrazioni e accusato la campagna di Hillary Clinton di alimentare ‘una neo-isteria maccartiana”. Assange ha costantemente affermato che l’informazione fu il risultato di una filtrazione interna e non di un hackeraggio esterno.


La giornalista neozelandese, Suzie Dawson, ha sottolineato che “il mito del Russiagate è stato costruito in sette anni”, dal 2009 al 2016. La giornalista lega il Russiagate al Climategate di WikiLeaks e all’agenda per far apparire l’organizzazione di Assange come un fronte russo. ”Se Assange era nel giusto, come probabilmente lo era, affermando che l’intelligence britannica era probabilmente l’autore delle insinuazioni del 2009 che suggerivano che dietro la filtrazione del Climategate c’erano i russi, e se ha ragione Elizabeth Vos – una giornalista indipendente degli Stati Uniti – come oggi è ampiamente accettato, la intelligence britannica era dietro la montatura sulla Russia anche nel 2016. E allora c’è un nome che collega entrambi questi eventi. “, ha scritto Suzie Dawson. ”Chi era infatti a capo dell’ufficio russo per l’MI6 – Servizi di intelligence stranieri del Regno Unito – nel 2009? Christopher Steele ”.

Steele è stato un ufficiale dell’intelligence britannica, dal 1987 fino al suo pensionamento nel 2009. Tra il 2006 e il 2009 diresse l’ufficio sulla Russia presso la sede centrale dell’M16 a Londra. Nel 2009 co-fondò l’Orbis Business Intelligence, una società privata d’intelligenza con sede a Londra.


Durante le sue indagini, Mueller non interrogò Assange, non cercò mai di avere un colloquio con lui. Anzi, L’FBI intervenne per impedire ad Assange di parlare con il governo degli Stati Uniti dopo che lui stesso si offrì al confronto nel 2017”, ha evidenziato il giornalista di Grayzone Aaron Maté – intervistato da Maté, Rick Gates, ex vice presidente della campagna di Trump 2016, testimone collaboratore nell’indagine di Mueller dichiarò che ”l’FBI aveva avviato le indagini sulla collusione russa alla fine del 2015, durante la campagna di Trump’.


Alla fine, la Mueller Investigation concluse che i russi avevano creato delle idenità online, Guccifer 2.0 e DCLeaks, per trasferire alcuni dei file a WikiLeaks e rivendicare pubblicamente la responsabilità degli hack. Nel 2018, dodici ufficiali dell’intelligence russa, per lo più affiliati al GRU (l’agenzia di intelligence militare sovietica) furono incriminati con accuse penali dal consigliere speciale Mueller. I russi furono incolpati di aver effettuato hackeraggio informatico e di aver collaborato con WikiLeaks e altre organizzazioni per diffondere i documenti rubati. Assange ha costantemente negato qualsiasi connessione o cooperazione con la Russia in relazione alle fughe di notizie e ha accusato la campagna di Clinton di alimentare ”un’isteria neo-maccartiana”. Assange sostenne fermamente che i dati erano il risultato di una fuga dall’interno piuttosto che di un hackeraggio esterno. Il rapporto forense, secondo cui la presunta estrazione di informazioni era da attribuire a “hacker russi”, fu scritto da una società privata assunta dallo stesso Partito Democratico.


Ma studi forensi indipendenti sull’hackeraggio russo nei computer del Comitato Nazionale Democratico rivelano una versione dei fatti molto diversa. ”Il 5 luglio 2016, i dati sono trapelati, senza violazione, da una persona con accesso fisico ai computer del DNC, e poi, in un secondo momento, furono manipolati per incriminare la Russia. Un insider copiò i dati DNC su un dispositivo di archiviazione esterno e più tardi furono inseriti “segnali per implicare la Russia”. Uno dei risultati fondamentali delle indagini forensi indipendenti è la conclusione che i dati DNC furono copiati su un dispositivo di archiviazione esterno a una velocità di gran lunga superiore alla capacità Internet per un hack remoto. Di pari importanza, l’indagine forense mostra che i dati furono successivamente copiati e manipolati sulla costa orientale degli Stati Uniti. Tuttavia i media mainstream hanno ignorato i risultati di questi studi indipendenti”.


William Binney, un ex direttore tecnico della National Security Agency (NSA) che ha lavorato presso l’agenzia per 30 anni, in un’intervista con Sputniknews riportò che ”dall’analisi forense dei file rilasciati da Guccifer, risulta che il misterioso hacker ha inserito deliberatamente ‘impronte digitali’ per dare l’impressione che i file provenissero da fonti russe. Come è noto dalle informazioni divulgate dall’ex informatore della NSA, Edward Snowden, la CIA ha un programma segreto – Vault 7 – dedicato alla falsa incriminazione di attacchi informatici ad altri attori. Sembra che lo scopo di Guccifer fosse quello di creare la percezione di una connessione tra Wikileaks e l’intelligence russa al fine di rafforzare la trama del Russiagate. Ma tutte le prove indicano la CIA come l’ideatore di Guccifer 2.0. Guccifer 2.0 è stato un lavoro della CIA … ovvero quel gruppo che è stato probabilmente il creatore di Guccifer 2.0 e anche di tutta questa storia del Russiagate”.


I potenti media mainstream, ”i megafoni del potere” come li chiama John Pilger, hanno contribuito a costruire questa storia. ”Nonostante fosse confinato all’ambasciata mentre cercava una via sicura per l’Ecuador, ha scritto la CNN, Assange si riunì con dei russi e con hacker di livello mondiale nei momenti più critici, spesso per molte ore ogni volta. Assange inoltre acquistò anche potenti hardware informatici e di rete per facilitare i trasferimenti di dati poche settimane prima che WikiLeaks ricevesse materiali hackerati dagli agenti russi. Questi splendidi dettagli provengono da centinaia di rapporti di sorveglianza compilati per il governo ecuadoriano dalla UC Global, una società di sicurezza privata spagnola, ottenuti dalla CNN”. Disonestamente e spudoratamente, la CNN si stava affidando all’UC Global di David Morales, la società di sicurezza spagnola che spiava Assange, i suoi avvocati e i visitatori presso l’ambasciata ecuadoriana di Londra per conto della CIA. Il giudice Vanessa Baraister, che il 4 aprile rifiutò l’estradizione di Assange negli Stati Uniti, indicò esattamente questo rapporto a sostegno delle argomentazioni dell’accusa negli Stati Uniti.


Lo spionaggio della spagnola UC Global su Assange per il govero Trump e l’ombra di Israele


Il 10 aprile 2019, WikiLeaks rese noto di aver scoperto un’ampia operazione di sorveglianza contro Assange all’interno dell’ambasciata ecuadoriana – solo un giorno prima che fosse espulso e incarcerato in una prigione di massima sicurezza di Londra .


Il 26 settembre 2019 il quotidiano spagnolo El País riferì che la azienda spagnola di vigilanza Undercover Global S.L. (UC Global) aveva spiato Assange per conto dei servizi segreti statunitensi durante il suo periodo all’ambasciata ecuadoriana. Furono registrati tutti gli incontri di Assange con i suoi sostenitori, visitatori e il suo team legale. Tutti i documenti dei suoi avvocati furono fotografati. I dispositivi digitali dei suoi visitatori venivano hackerati all’ingresso dell’Ambasciata, dove erano pregati di lasciare i loro effetti personali. Anche quando Assange era solo, veniva sempre monitorato. E ci furono anche complotti per rapire e avvelenare Assange e persino per rubare il pannolino del bimbo di Stella Morris – compagna di Assange e madre dei suoi due figli piccoli – al fine di dimostrare la sua paternità.


Nell’ottobre 2019 David Morales, un ex membro della fanteria marina della difesa spagnola e uno dei capi di UC Global, fu accusato di violazione della privacy, corruzione, riciclaggio di denaro e possesso di armi dal giudice spagnolo José de la Mata.

In un’udienza davanti al giudice de la Mata, Morales affermò che tutte le registrazioni erano state effettuate per conto dei servizi segreti ecuadoriani e che il lavoro era noto all’ambasciatore del paese sudamericano. Affermò inoltre che ”non c’era assolutamente alcun accesso esterno” a qualsiasi informazione raccolta all’interno dell’ambasciata. Tuttavia, da testimonianze tratte da ex dipendenti dell’azienda si evince che Morales si recava una o due volte al mese negli Stati Uniti e portava con sé dei dischi rigidi con le registrazioni. I dipendenti affermano anche che Morales ordinò di mantenere segreti questi viaggi ai funzionari ecuadoriani.


Quando Donald Trump entrò alla Casa Bianca nel gennaio 2017, la campagna di spionaggio della UC Global contro Assange iniziò sotto l’apparente sorveglianza dell’allora direttore della CIA, Mike Pompeo, successivamente Segretario di Stato del governo Trump, che precedentemente aveva etichettato Wikileaks come una “ostile agenzia di intelligence non statale”.


Nel 2016, Morales aveva firmato un contratto con la società proprietaria del casinò Las Vegas Sands, il cui proprietario era il magnate ultra-sionista dei casinò Sheldon Adelson, uno dei maggiori donatori della campagna presidenziale di Trump e del Partito Repubblicano e uno dei principali sostenitori statunitensi di Israele. Pare che Sheldon Adelson “possedesse una fortuna del valore di circa $ 30 miliardi, una cifra che lo collocava da tempo nei top 10 della lista degli statunitensi più ricchi stilata da Forbes. Come amico personale e benefattore finanziario del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Adelson investì i suoi soldi in un tentativo fallito di impedire la rielezione del presidente Barack Obama e fermare la firma dell’accordo nucleare iraniano. Nel 2016, diventò uno dei principali donatori della campagna presidenziale di Trump, contribuendo al rafforzamento dell’amministrazione più pro-Likud nella storia degli Stati Uniti”, ha riferito il giornalista indipendente Max Blumenthal, redattore principale di The Grayzone in una lunga e dettagliata indagine sulla UC Global.  Il giornale Mintpress ha rivelato che Adelson “una volta donò 54 milioni di dollari a Israele nell’arco di tre mesi. Per quel che riguarda la campagna di Trump, gli Adelsons erano il suo secondo più grande donatore dopo Robert Mercer. Adelson usò il suo accesso diretto a Trump per spingere il presidente a spostare l’ambasciata degli Stati Uniti in Israele a Gerusalemme e, più recentemente, a tagliare gli aiuti ai palestinesi”.


Riportiamo qui parte del dettagliato articolo di Blumenthal dal titolo ‘In esclusiva: il giudice spagnolo cerca il capo della sicurezza di Sheldon Adelson nel caso di spionaggio su Assange’.


”Per il 2016, il direttore dell’UC Global David Morales si era assicurato un importante contratto per la sicurezza dei figli dell’allora presidente dell’Ecuador Rafael Correa e dell’ambasciata dell’Ecuador nel Regno Unito. Quello stesso anno, Morales si precipitò da solo a una fiera sui servizi di sicurezza a Las Vegas, USA, sperando di procurarsi nuovi lucrosi contratti reclamizzando il suo ruolo di guardiano di Assange. Giorni dopo, tornò alla sede della sua azienda a Jerez de la Frontera, in Spagna, con una notizia entusiasmante. Morales aveva appena firmato un contratto per fare la guardia alla Queen Miri, lo yacht da 70 milioni di dollari appartenente a uno dei più importanti magnati dei casinò di Las Vegas: il miliardario ultra-sionista e mega donatore repubblicano Sheldon Adelson. Dato che Adelson aveva già un sostanzioso team di sicurezza” – composto da israeliani – ”con il compito di sorvegliare lui e la sua famiglia in ogni momento, il contratto tra la UC Global e Las Vegas Sands di Adelson  fu chiaramente la copertura per una subdola campagna di spionaggio apparentemente supervisionata dalla CIA”.


“Le operazioni iniziarono formalmente dopo che il candidato presidenziale scelto da Adelson, Donald Trump, entrò alla Casa Bianca nel gennaio 2017.

Grazie alle nuove rivelazioni della corte, Grayzone è in grado di rivelare l’identità del personale di sicurezza della Sands che presumibilmente era in contatto con Morales, la compagnia di Adelson, e l’intelligence statunitense. Secondo i documenti del tribunale e la testimonianza di un ex socio in affari e dei dipendenti di Morales, fu la guardia del corpo di Adelson, un israeliano-americano di nome Zohar Lahav, a reclutare personalmente Morales e a gestire poi il rapporto tra l’appaltatore della sicurezza spagnolo e Sands. Dopo il loro primo incontro a Las Vegas, i due professionisti della sicurezza divennero amici intimi, visitandosi l’un l’altro all’estero e parlando frequentemente. Durante l’operazione di spionaggio, Lahav lavorò direttamente sotto Brian Nagel, il direttore della sicurezza globale di Las Vegas Sands, un ex direttore associato dei servizi segreti degli Stati Uniti ed esperto di sicurezza informatica. A Sands, era l’intermediario ideale tra l’azienda e lo sicurezza nazionale degli Stati Uniti, nonché una potenziale guida per i complessi compiti di sorveglianza assegnati a Morales”.


“Quando il candidato favorito di Adelson, Donald Trump, si trasferì alla Casa Bianca, la CIA passò sotto il controllo di Mike Pompeo, un altro alleato di Adelson. L’apparente attacco della CIA ad Assange era stato attivato settimane prima, quando Wikileaks aveva annunciato la pubblicazione dei file Vault 7 della CIA, una grossa tranche di file della CIA che rivelavano in dettaglio gli strumenti di hackeraggio e sorveglianza elettronica dell’agenzia. Non sarebbe passato molto tempo prima che il team di sicurezza di Adelson iniziasse a preparare lo spazio per Morales a Las Vegas. Due giorni dopo l’annuncio iniziale di Wikileaks, il 28 febbraio, Morales fu trasferito dalla Spagna a un hotel ad Alexandria, in Virginia, a pochi passi dal quartier generale della CIA, a Langley” (e dove si trova il tribunale della Gran Jury che dovrebbe processarlo). ”Sebbene la UC Global non avesse contratti con alcuna società in Virginia, i documenti del tribunale ottenuti da The Grayzone stabiliscono che Morales inviò e-mail crittografate da un indirizzo IP di Alessandria e pagò le bollette da un hotel locale per gli otto giorni successivi. Da quel momento in poi, viaggiò avanti e indietro quasi ogni mese tra la Spagna, l’area di Washington DC, New York, Chicago o la base operativa di Las Vegas di Adelson. Quando era a Washington, Morales inviava e-mail da un indirizzo IP statico dal Grand Hyatt Hotel, a soli quattro isolati dalla Casa Bianca .”


”Fino a giugno 2017, le telecamere dentro e intorno all’ambasciata dell’Ecuador a Londra – prosegue Blumenthal – erano unità TVCC standard. La loro unica funzione era rilevare gli intrusi. E soprattutto, non registravano il suono. Per trasformare le telecamere da strumenti di sicurezza in armi di intrusione, Morales inviò un’e-mail a un amico, Carlos C.D, che possedeva una società di apparecchiature di sorveglianza chiamata Espiamos. Informò Carlos che “il loro cliente” aveva chiesto di collocare nuove telecamere, dotate di microfoni non rilevabili, nell’ambasciata. Il 27 dello stesso mese Morales scrisse a un dipendente: “il cliente vuole avere il controllo in streaming delle telecamere, questo controllo dovrà essere posseduto da due postazioni diverse ”. Modificando le telecamere in modo che potessero essere controllate dall’esterno e dotandole di microfoni nascosti, Morales mise in atto il meccanismo per curiosare nelle conversazioni intime di Assange con amici e avvocati. Morales provvide anche a inviare il filmato a un server di archiviazione esterno separato, mantenendo così l’operazione nascosta al SENAIN dell’Ecuador, l’agenzia di intelligence ecuadoriana. Gli ordini di marcia provenivano da un’organizzazione che Morales descrisse semplicemente come “il cliente americano”.


”Ogni 15 giorni circa, Morales inviava uno dei suoi lavoratori all’ambasciata per raccogliere le registrazioni DVR dei filmati di sorveglianza e portarli alla sede dell’azienda a Jerez de la Frontera, in Spagna. Alcuni clip importanti erano caricati su un server denominato “Operation Hotel”, che è stato successivamente modificato in un sistema di siti web. Nei casi in cui la dimensione del DVR era troppo grande per essere caricata, Morales lo consegnava personalmente al suo “cliente” negli Stati Uniti”.


”Per limitare ulteriormente l’accesso del governo ecuadoriano al sistema di sorveglianza installato nell’ambasciata, Morales istruì i suoi lavoratori: “Non possiamo dare al governo accesso ad alcuni dei servizi del programma, in modo da non fargli capire chi ha più accessi o chi è online all’interno del sistema … ma tutto deve fargli sembrare di aver accesso a tutti i servizi”. Morales inviò alla sua squadra una presentazione di Powerpoint con tutte le istruzioni per il nuovo sistema. L’obiettivo delle istruzioni era creare due usuari: un amministratore per il cliente ecuadoriano senza accessso agli accessi così da non poter notare il secondo usuario; e un accesso sicuro separato per gli statunitensi che sarebbero stati in totale controllo del sistema di sorveglianza. La presentazione in powerpoint contenente le istruzioni per il nuovo sistema era scritta in perfetto inglese. “Sospetto che possa essere stato creato dall’intelligence statunitense”- ha detto un ex specialista IT della UC Global dopo aver ricevuto la presentazione. David Morales non parla molto bene l’inglese e ovviamente non aveva le conoscenze tecniche, quindi il documento deve essere stato inviato da un’altra persona”.


“Chiunque fosse l’autore delle istruzioni era chiaramente un esperto di sicurezza informatica con esperienza nella sorveglianza elettronica e nell’hackeraggio. Nell’orbita di Adelson, c’era almeno un esperto di sicurezza informatica con una lunga esperienza come collaborazione con le forze dell’ordine e l’intelligence statunitensi: Brian Nagel, il vicepresidente senior e capo della sicurezza globale a Las Vegas Sands’,’ conclude nel suo articolo Max Blumenthal.


Nagel ha lavorato anche per i presidenti statunitensi George H.W. Bush e Bill Clinton. Blumenthal scrisse su di lui che in qualità di vicedirettore dei servizi segreti, apparve al fianco dell’allora procuratore generale degli Stati Uniti, John Ashcroft, a una conferenza del 2003 sulla lotta alla criminalità informatica e, successivamente, testimoniò davanti alla sottocommissione per la sicurezza interna della Camera degli Stati Uniti nel marzo 2007; ma oltre a questi due eventi pubblici, Nagel non è mai apparso davanti ad una macchina fotografica o a una telecamera”.


Per quel che riguarda l’israeliano Lahav, Blumenthal ha scritto che ”per garantire la propria protezione personale, il magnate Adelson riunì una squadra di ex soldati israeliani e ufficiali dell’intelligence come guardie del corpo. A capo del suo team di sicurezza c’era Zohar Lahav, un cittadino israeliano nonchè vicepresidente per la protezione esecutiva a Las Vegas Sands. Naturalizzato negli Stati Uniti, Lahav lavorò per un periodo negli anni ’90 come amministratore presso il consolato israeliano a Miami. Una fiera del settore della sicurezza del 2016 a Las Vegas al Sands Expo fornì l’occasione alla società di Adelson – e presumibilmente alla CIA – di arruolare David Morales di UC Global. Il suo reclutatore personale, secondo le testimonianze, era Lahav”.


”Assange, da parte sua, era convinto che la sicurezza dell’ambasciata lo stesse spiando; per mantenere sicure le sue conversazioni con gli avvocati, alla fine del 2017 arrivò ad usare una macchina per creare rumore bianco nella sala conferenze principale, apriva i rubinetti per annegare il suono delle conversazioni, mentre teneva gli incontri più sensibili con i suoi avvocati nella toilette delle donne. La UC Global contrastò le mosse di Assange mettendo un microfono magnetico sul fondo di un estintore, riuscendo così a curiosare attraverso il rumore bianco”.


”Sembra che David Morales mantenne la sua relazione di lavoro con Adelson e Lahav fino a quando non fu arrestato nel settembre 2019”, ha scritto Blumenthal.


Non è la prima volta che la compagnia di Andelson è identificata come una risorsa della CIA. Mintpress ha riferito che ”il primo caso è stato nel 2010, quando un rapporto d’intelligence privata sponsorizzato dall’industria del gioco d’azzardo affermò che un casinò di proprietà di Adelson a Macao, Cina, stava filmando funzionari cinesi che versavano enormi somme di denaro ai tavoli da gioco. I filmati erano poi consegnati all’intelligence statunitense per ricattarli e farli diventare informatori della CIA”.


Nel 2019 il giudice spagnolo José de la Mata inviò alle autorità britanniche un ordine di indagine europeo (EIO) chiedendo il permesso di interrogare Assange in videoconferenza come testimone nel caso contro David Morales. La United Kingdom Central Authority (UKCA), incaricata di elaborare e rispondere agli EIO nel Regno Unito, respinse provvisoriamente la richiesta di De la Mata, sollevando una serie di obiezioni e chiedendo maggiori dettagli. De la Mata rispose alle obiezioni dell’UKCA il 14 ottobre affermando che Assange era la vittima che aveva presentato la denuncia e che la divulgazione illegale di segreti e la corruzione sono crimini anche nel Regno Unito. Fu riferito che gli organi giudiziari spagnoli erano turbati dal rifiuto della loro richiesta e ritenevano che il sistema giudiziario britannico fosse preoccupato per l’effetto che il caso spagnolo potesse avere sul processo di estradizione di Assange negli Stati Uniti . Alla fine di novembre 2019 la Gran Bretagna accettò di consentire al giudice José de la Mata di intervistare Assange presso la Westminster Magistrates Court tramite collegamento video il 20 dicembre.


Nel settembre 2020 Blumenthal raccontò che il giudice spagnolo aveva inviato una richiesta anche al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ”per un colloquio con Zohar Lahav, vice presidente israeliano-americano per la sicurezza al Las Vegas Sands” e contatto diretto di Morales al casinò. ”Secondo i documenti del tribunale esaminati da The Grayzone, il giudice cerca di sondare il rapporto di Lahav con Morales di UC Global. Questa richiesta fa seguito a un precedente tentativo di ottenere il permesso per intervistare testimoni che è stato bloccato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Cercando un’intervista con Lahav e informazioni su Nagel, il giudice spagnolo che presiede il processo penale contro Morales sta essenzialmente indagando sul ruolo della squadra di sicurezza di Adelson come canale tra la CIA e la UC Global”.


”Non ci sarà collaborazione giudiziaria transnazionale con gli Stati Uniti, se non vengono fornite le fonti”, sentenziarono le autorità statunitensi. Il dipartimento di giustizia americano ha chiesto al “giudice de la Mata di rivelare le fonti che usa per indagare sullo spionaggio contro Assange”, ha raccontato El País. ”I pubblici ministeri spagnoli hanno chiesto gli indirizzi IP da cui gli Stati Uniti hanno avuto accesso al server di UC Global. In quel server sono state raccolte tutte le registrazioni effettuate dalle telecamere dell’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove Assange è stato arbitrariamente detenuto per sette anni e mezzo. In quello stesso server sono stati archiviati i rapporti scritti dai dipendenti di UC Global su ciascun visitatore, nonché le fotografie dei loro passaporti, telefoni cellulari e dispositivi digitali. Secondo le testimonianze di molti dipendenti di UC Global e le email utilizzate durante il processo spagnolo, l’intelligence statunitense con cui avrebbe collaborato Morales, aveva accesso a quel server centrale ”.


”Per andare avanti con la richiesta, gli spagnoli devono compilare una petizione a un tribunale statunitense sulla base di fatti concreti che dimostrino che gli indirizzi IP richiesti sono rilevanti e fondamentali”, hanno scritto ai magistrati spagnoli le autorità statunitensi secondo El País ”Abbiamo bisogno di dettagli principalmente sulle fonti” E inoltre “A chi credete che Morales stesse inviando le informazioni? Lavorava per un servizio di informazione estero? Credete che fosse una spia di grandi potenze straniere? O che sia stato solo un caso di corruzione?” Queste sarebbero alcune delle tante domande che ”gli statunitensi rivolsero agli spagnoli” e per le quali pretendevano di avere delle risposte prima del 16 ottobre. “Se non otteniamo tutte le informazioni richieste, presumeremo che le autorità spagnole non siano interessate e archivieremo il caso”. Attualmente l’indagine spagnola è impantanata.


Per concludere sullo spionaggio su Assange, vale la pena notare che l’interesse per gli incontri di Assange con i suoi avvocati non è cessato quando il governo ecuadoriano di Lenin Moreno annullò il contratto con la UC Global e assunse la società ecuadoriana Promsecurity nella primavera del 2018. Le videocamere hanno continuato a registrare tutti gli incontri e, almeno in un’occasione, è stato riportato, sono stati fotografati dei documenti.


La visita del rappresentante di Trump: se ci aiuti, ti aiutiamo


Lo spionaggio catturò virtualmente tutti coloro che sono entrati nell’ambasciata, anche l’allora membro del Congresso degli Stati Uniti Dana Rohrabacher. L’avvocatessa di Assange, Jennifer Robinson, partecipò all’incontro dell’agosto 2017 con Rohrabacher e affermò che costui si era annunciato come emissario ufficiale di Trump – Rohrabacher lo ha negato. Robinson affermò che il membro del Congresso repubblicano aveva offerto ad Assange una grazia (pardon) presidenziale a condizione che l’editore di Wikileaks fornisse prove concrete dimostrando che il governo russo non aveva hackerato il server di posta elettronica del Comitato Nazionale Democratico (DNC).


“La proposta avanzata dal membro del Congresso Rohrabacher – spiegò Jennifer Robinson – era che il signor Assange identificasse la fonte delle filtrazioni sul DNC in cambio di una sorta di grazia, garanzia o accordo che avrebbe avvantaggiato entrambi, politicamente il presidente Trump e impedito l’incriminazione di Assange e la sua estradizione negli Stati Uniti”. Assange, coraggiosamente e fedele all’anonimato offerto da WikiLeaks alle sue fonti, rifiutò la proposta.


La macchina da spionaggio blocca la nomina di Assange ad ambasciatore


“Per tutto il dicembre 2017, Assange e i suoi avvocati avevano lavorato a un piano per farlo uscire dall’ambasciata sotto le protezioni concesse ai diplomatici dalla Convenzione di Vienna. La proposta prevedeva la nomina di Assange come diplomatico in un paese di un governo amico come la Bolivia o la Serbia, garantendogli così l’immunità diplomatica. La componente finale del piano si basava sulla cooperazione del capo del principale servizio di intelligence dell’Ecuador SENAIN, Rommy Vallejo, che, in quel momento, era tecnicamente il capo di David Morales di UC Global. Vallejo arrivò all’ambasciata il 20 dicembre 2017 – appena cinque giorni prima che Assange progettasse di lasciare l’ambasciata”, ha informato Sputniknews . “Vallejo doveva parlare con Assange dei dettagli finali per lasciare l’ambasciata e organizzare un veicolo diplomatico. Dal controllo di tutti i registri ed e-mail, si è poi scoperto che quando Vallejo fece visita a Julian, Morales disse alla sua squadra di spionaggio di registrare tutto, aprire tutte le telecamere e prendere i dati di tutti i cellulari. Infatti, non appena l’incontro terminò, Morales chiese ai suoi dipendenti di inviargli tutto il materiale registrato attraverso Dropbox. Il team di UC Global, quindi aprì il cellulare di Vallejo e registrò tutti i codici che conteneva.


Il 21 dicembre – un giorno dopo l’incontro di Assange con il capo del SENAIN – i procuratori statunitensi presentarono segretamente accuse contro Assange in un tribunale federale di Alexandria, Virginia, incentrate su uno specifico accordo illegale che Assange e Chelsea Manning ‘avevano’ raggiunto per la divulgazione delle informazioni classificate ottenute da Manning.


”Secondo una fonte coinvolta nel piano per concedere ad Assange l’immunità diplomatica, l’ambasciatore statunitense in Ecuador, Todd Chapman, informò ed avvertì le autorità ecuadoriane di aver appreso dell’iniziativa e di non eseguirla. La stessa fonte raccontò a The Grayzone che quando uno dei funzionari ecuadoriani coinvolti nell’ideazione della strategia per fare uscire Assange dall’ambasciata tornò a Quito, il veicolo ufficiale del governo su cui viaggiava fu fermato da uomini armati e mascherati su una motocicletta e fu derubato del suo portatile. Il computer conteneva informazioni dettagliate sul piano per consentire ad Assange di lasciare legalmente l’ambasciata”.


Detenzione e carcere a Londra


Il 21 luglio 2018, il giornalista indipendente Glenn Greenwald scrisse che il ministero degli Esteri ecuadoriano stava finalizzando un accordo per consegnare Assange al governo britannico. In una conferenza stampa la settimana successiva, il presidente Lenin Moreno confermò tale intenzione: circa nove mesi prima dell’arresto di Assange presso l’ambasciata ecuadoriana di Londra.


Lenin Moreno era stato vicepresidente dell’Ecuador dal 2007 al 2013, sotto il presidente Rafael Correa che aveva concesso asilo ad Assange nel 2012. Moreno diventò presidente dell’Ecuador nel maggio 2017 .


La rivista messicana El Proceso ha riferito che, secondo un’intervista del British Daily Telegraph ad Alan Duncan, allora ministro degli Esteri conservatore britannico per l’America Latina, ”alti diplomatici britannici, statunitensi ed ecuadoriani negoziarono un accordo segreto per arrestare Julian Assange con l’intervento della polizia presso l’ambasciata ecuadoriana per dieci mesi. Si tennero molte riunioni presso la sede del Foreign Office a Westminister, Londra. Nella prima fase, da giugno a dicembre ci furono incontri tra funzionari britannici ed ecuadoriani. In seguito, Londra chiese agli Stati Uniti di garantire che nel caso in cui Assange fosse stato estradato negli Stati Uniti per crimini di spionaggio, non avrebbe affrontato la pena di morte. All’inizio gli americani rifiutarono la richiesta, per poi accettarla ad aprile”.


Secondo l’Australian Broadcasting Coorporation ABC, Lenin Moreno raggiunse un accordo con gli Usa per far lasciare ad Assange l’ambasciata ”attraverso l’ambasciatore ecuadoriano in Germania Manuel Mejia Dalmau, secondo fonti di funzionari statunitensi ed ecuadoriani. Dalmau cercò un “incontro di emergenza” privato a Berlino con l’ambasciatore degli Stati Uniti e direttore nazionale dell’intelligence del presidente Donald Trump, Richard Grenell, considerato uno dei più stretti delegati del presidente Trump in Europa”.


E’ stato riportato che durante un’intervista radiofonica il presidente Moreno avrebbe definito l’espulsione di Assange una ”semilibertà”, assicurando che “sarebbe stato libero di vivere nel Regno Unito senza essere estradato dopo aver scontato una pena detentiva di massimo sei mesi”.


Stando alla conclusione del London’s Doughty Street, una camera di avvocati di fama internazionale specializzati in diritti umani e libertà civili, la decisione fu presa poco dopo che il Vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, durante la sua visita in Ecuador alla fine Giugno 2018 sollevasse la questione della concessione di asilo dell’Ecuador ad Assange. Fu da quel momento che i nuovi funzionari diplomatici del governo de Lenin Moreno presso l’ambasciata di Londra iniziarono a torturare e a denigrare Assange. Il 19 ottobre 2018, la BBC riferì che Assange stava avviando un’azione legale contro il governo dell’Ecuador, accusandolo di violare i suoi “diritti e libertà fondamentali”. Più tardi quel mese, un giudice ecuadoriano si pronunciò contro di lui, affermando che l’obbligo per Assange di pagare il suo consumo di Internet e di rimuovere le sporcizie del gatto non violavano il suo diritto di asilo.


Il 2019 fu l’anno decisivo. Dall’inizio di febbraio, il presidente dell’Ecuador Moreno – definito dal suo predecessore Rafael Correa “un traditore” – ha dovuto affrontare accuse di corruzione. Il 19 febbraio 2019 fu pubblicato dalla rivista La Fuente un articolo intitolato Il labirinto offshore del circolo presidenziale. Il reportage descriveva in dettaglio come il presidente ecuadoriano Lenin Moreno e la sua famiglia avevano utilizzato società offshore (principalmente INA Investment Corp) per effettuare acquisti costosi (come un appartamento in Spagna e mobili di lusso in Svizzera) e ricevere pagamenti insoliti e potenzialmente dubbi. Poco dopo, il 1° marzo 2019, furono pubblicati su inapapers.org una serie di documenti relativi allo scandalo di corruzione del presidente. Il sito dell’INApapers spiega che i documenti rivelano che Moreno e i suoi associati hanno utilizzato “almeno una dozzina di società offshore costituite in vari paradisi fiscali”. La fuga di notizie scatenò un’indagine del Congresso sul presidente Moreno per corruzione, ma Moreno non poteva e non può essere convocato per un’indagine penale finché rimane in carica.


Il 26 marzo, l’account Twitter di WikiLeaks annunciò che il presidente Moreno era indagato dal Congresso dell’Ecuador per corruzione a causa della fuga di notizie dell’INAPapers. Inoltre, lo stesso tweet faceva riferimento al tentativo del presidente Moreno di consegnare Assange in cambio di una riduzione del debito da parte gli Stati Uniti.


Il 2 aprile, Lenin Moreno dichiarò che Assange aveva ”violato le condizioni del suo asilo” e che ”avrebbe preso una decisione a breve”.


Il 10 aprile il team legale del fondatore di WikiLeaks accusò il governo ecuadoriano di spiare Assange e il giorno dopo, l’11 aprile, il suo asilo politico fu revocato. La polizia fu invitata nell’ambasciata, Assange fu arrestato con la forza, giudicato colpevole di aver violato il Bail Act britannico del 1976 – in relazione al mandato di cattura svedese ORMAI SCADUTO – e mandato in una prigione di massima sicurezza. “Malgrado la richiesta di deportazione in Svezia – che era la ragione del procedimento giudiziario contro di lui e in rapporto al quale aveva violato la libertà su cauzione trovando rifugio nell’ambasciata dell’Ecuador – fosse scaduta insieme a tutto il procedimento svedese per interrogarlo, Assange è incarcerato nella principale prigione di massima sicurezza della Gran Bretagna”, ha giustamente sottolineato il portale di notizie World Socialist Website (WSWS).


Lo stesso giorno del “rapimento” di Assange dall’ambasciata, Ola Bini, un programmatore svedese amico di Assange che viveva in Ecuador, è arrestato da Lenin Moreno – dopo qualche mese è rilasciato. E ”quello stesso giorno” Rafael Correa, l’ex presidente dell’Ecuador che aveva concesso asilo ad Assange, ha denunciato ”che la sua pagina di Facebook fu bloccata senza alcun prevviso – dopo due mesi Facebook gli notificò che si trattava di una decisione definitiva senza dare ulteriori spiegazioni”. Coindicenze? Certamente no.


Il giorno della detenzione di Assange, il giornalista indipendente brasiliano Pepe Escobar scrisse: “gli Stati Uniti cancellano magicamente i problemi finanziari dell’Ecuador, ordinando al FMI di rilasciare un provvidenziale prestito di 4,2 miliardi di dollari. Subito dopo, i diplomatici ecuadoriani ‘invitano’ la Polizia metropolitana di Londra a entrare nella loro ambasciata per arrestare il loro ospite”.


Il 1° maggio 2019 Assange è condannato a 50 settimane di carecere e trattenuto a Belmarsh, la prigione più dura della Gran Bretagna. Gli erano stati concessi 15 minuti con il suo avvocato prima dell’udienza. Normalmente per la violazione delle condizioni di libertà su cauzione si è puniti con una multa o alcuni giorni di carcere.


E quello stesso 1° maggio, il governo degli Stati Uniti apre un’accusa contro Assange per presunta intrusione informatica. Più precisamente, lo accusa di cospirare per commettere intrusioni informatiche in relazione alle fughe di notizie fornite dalla whitleblower Chelsea Manning, “un crimine relativamente minore che comporta una pena massima di 5 anni se giudicato colpevole”. Le accuse si basano sul supposto tentativo di Assange di decifrare, SENZA RIUSCIRVI, una password in modo che Chelsea Manning potesse usare un nome utente diverso per scaricare documenti classificati senza essere scoperto – qualcosa che i testimoni nel processo contro Assange a Londra hanno smentito.


Ma è il 23 maggio 2019, che il governo degli Stati Uniti lancia la sua ‘bomba atomica’ contro Assange accusandolo di 17 capi di imputazione per violazione dell’Espionage Act del 1917 PER UN TOTALE DI 170 ANNI IN PRIGIONE!


Magicamente, quello stesso mese, a seguito della revoca del suo asilo e su richiesta dell’avvocato di una delle sue presunte vittime di stupro, il procuratore svedese Eva-Marie Persson riapre l’indagine svedese – nuovamente interrotta più tardi, il 19 novembre, perché dopo ”una valutazione completa, le prove non erano abbastanza forti da costituire la base per la presentazione di un’accusa”, affermò il magistrato scandinavo.


Poche settimane dopo, il 13 giugno 2019, il Ministro dell’Interno britannico, il conservatore Sajid Javid rivelò di aver firmato i documenti di estradizione per inviare Julian Assange negli Stati Uniti – prima di entrare nel partito conservatore, Javid ha lavorato per la Chase Manhattan Bank a New York, occupandosi principalmente del Sud America. Successivamente diventò direttore della Deutsche Bank e nel 2005 il suo responsabile globale delle transazioni finanziarie nei mercati emergenti.


Il 14 giugno, un’udienza procedurale presso la corte dei magistrati di Westminster decise che il processo per l’estradizione di Assange sarebbe dovuto iniziare il 25 febbraio 2020.


Il 13 settembre 2019, il giudice distrettuale Vanessa Baraitser guidata dal giudice Emma Arbuthnot – ‘rimossa’ dal’incarico di presiedere il giudizio contro Assange per i suoi dimostrati profondi legami familiari con le industrie delle armi, della sicurezza digitale e lo stato profondo britannico – stabilì che Assange non sarebbe stato rilasciato il 22 Settembre, termine della sua pena detentiva, perché era un prigioniero a rischio di fuga e perché i suoi avvocati non avevano chiesto la libertà su cauzione. In quella occasione Arbuthnot sentenziò che una volta terminata la condanna di Assange, il suo stato di detenzione sarebbe passato da persona sottoposta a cercerazione preventiva a persona a rischio di estradizione.


Dal suo arresto l’11 aprile 2019 – anche se sequestro sembra la parola più corretta come ha evidenziato il sito WSWS – dopo 7 anni e mezzo all’ambasciata ecuadoriana di Londra e un totale di 10 anni di detenzione arbitraria, Julian Assange è stato rinchiuso a Belmarsh, la famigerata prigione di massima sicurezza di Londra. È stato tenuto in isolamento 23 ore su 24, 7 giorni su 7; gli sono state negate cure mediche, raramente gli è stato permesso di incontrare i suoi avvocati, gli sono state concesse solo poche brevi chiamate ogni mese; ed è ad alto rischio di contrarre Covid19. È stato maltrattato e punito peggio di quanto lo sia un pericoloso criminale. E ultimamente la sua compagna Stella Morris ha denunciato che stava gelando nella sua cella perché i carcerieri non gli hanno dato i suoi vestiti invernali.


Indubbiamente il suo lungo perseguimento e le condizioni della sua detenzione equivalgono a tortura come ha sanzionato più volte l’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU Niels Meltzer. E ora sembra sempre più evidente che le autorità britanniche, che – per apparire umane – provvisoriamente hanno rifiutato la sua estradizione nelle terribili carceri statunitensi per le sue condizioni psicologiche per poi, incoerentemente, mantenerlo dietro le sbarre a Belmarsh – lo vogliono morto.


Nel 2020 Julian Assange ha affrontato un processo ingiusto a Londra, un processo farsa praticamente a porte chiuse.


Se sei arrivato a questo punto, sei probabilmente in sintonia con il lavoro e le analisi di WikiLeaks e il suo fondatore, ma forse non lo sei e allora devi capire che questo processo è più grande dello stesso Assange. Rappresenta il futuro della libertà di parola, il futuro della libertà di opinione e dei media liberi. E quindi, se hai a cuore il futuro delle nostre democrazie amputate e imperfette, se non vuoi l’eliminazione di ogni possibile reale miglioramento della nostra comunità umana, se non vuoi la fine dell’attuale (ingannevole) stato di diritto a cui ora siamo abituati – il caso di Assange riguarda anche te.


L’ultima deliberazione del giudice Vanessa Baraister sull’estradizione di Assange negli Stati Uniti è una vittoria fragile e nebulosa e crea un sinistro precedente. Davanti a noi, ci attende una biforcazione verso due strade incompatibili: la sopravvivenza delle nostre democrazie imperfette e violente (ma che possono essere migliorate) o un nuovo totalitarismo globale. La persecuzione di Assange mira a essere un deterrente efficace contro informatori, giornalisti liberi, intelligenti con alti valori etici e morali; un deterrente contro attivisti, liberi pensatori e tutti coloro che producono informazione e pensano in modo diverso. Gli obiettivi principali di questa persecuzione durata anni sono due: mettere a tacere Assange e creare un potente bavaglio di paura. In questa era digitale, mediatica, robotica, in quest’era di pericolosa sperimentazione scientifica e manipolazione genetica, non possiamo davvero permettere che ciò accada. È in gioco il nostro futuro. Anche le nostre deboli e corrotte democrazie possono essere facilmente perse. I potenti devono diventare responsabili ed essere tenuti a rendere conto delle proprie decisioni e azioni se non vogliamo che venga messo seriamente a rischio il nostro futuro come specie umana.


Prossimamente: PARTE III

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