di Diego Siragusa
Il
discorso di Gheddafi, che ho pubblicato ieri nel mio blog, sta riscuotendo un
enorme successo e sono centinaia i lettori che lo stanno condividendo.
Nonostante la lunghezza e la complessità degli argomenti trattati, il capo
libico ha il merito di non tacere nulla delle grandi questioni del XX° secolo.
Denuncia l'inutilità dell'ONU, costituita a misura delle grandi potenze
occidentali e incapace di evitare le guerre di aggressione. Gheddafi conta 65
guerre svoltesi dopo la II Guerra Mondiale sotto gli occhi impotenti dell'ONU
che era stata creata per impedire le guerre, tranne quelle dirette contro tutta
la comunità internazionale. Allo stesso modo il diritto di veto delle potenze
nucleari nel Consiglio di Sicurezza, la disparità di trattamento e di diritti
tra piccoli paesi e grandi potenze economiche e militari diventano argomenti
attualissimi sui quali il capo libico svolge un'analisi attenta e
intelligente.
C'è un'argomento,
sul quale da tempo molti riflettono, e che nessuno osa mettere in dicussione: la morte
di John Kennedy. Nella parte finale del II volume di SIONISMO IL VERO NEMICO
DEGLI EBREI, il mio compianto amico Alan Hart ha dedicato molte pagine al
contrasto tra il Presidente americano e i sionisti a proposito della
costruzione della bomba atomica che Israele aveva sempre negato di voler
costruire. Gheddafi nel suo discorso pone la questione in modo perentorio:
Poi, c’è l’omicidio del presidente degli Stati Uniti Kennedy nel 1963. Vogliamo sapere chi lo ha ucciso e perché. Ci fu qualcuno chiamato Lee Harvey Oswald, che è stato poi ucciso da un Jack Ruby. Perché l’ha ucciso? Jack Ruby, un israeliano, ha ucciso Lee Harvey Oswald, che uccise Kennedy. Perché questo israeliano uccise il killer di Kennedy? Poi Jack Ruby, l’assassino del killer di Kennedy, è morto in circostanze misteriose prima che potesse essere processato. Dobbiamo aprire i files. Il mondo intero sa che Kennedy voleva indagare sul reattore nucleare israeliano di Dimona. Questo incide sulla pace e sulla sicurezza internazionale e anche sulle armi di distruzione di massa. Ecco perché dobbiamo aprire il file.
Poi c’è l’omicidio di Martin Luther King, il reverendo nero e attivista dei diritti umani. Il suo omicidio è stato un complotto, e noi dovremmo sapere perché fu ucciso e chi lo ha ucciso.
Il laburista Peres aveva detto che nel deserto del Negev, a
Dimona, c'era una fabbrica tessile. Bugiardo per vocazione, come tutti i
sionisti! Si stava costruendo a Dimona la bomba atomica e Kennedy voleva che questo
fosse appurato attraverso una ispezione che non ci fu mai. Quindi Kennedy
doveva essere eliminato. Fu arrestato Lee Oswald accusato di essere
l'assassino, ma pochi giorni dopo questi fu ucciso da Jack Rubinstein. Chi era
Rubinstein? Figlio di ebrei polacchi emigrati negli Stati Uniti, èdescritto
come un criminale abituale. Leggiamo il suo profilo tramite Wikipedia:
La
vita di Ruby prese una piega inaspettata nel tragico fine settimana di Dallas
del 22 novembre del 1963. Ruby era nella redazione del The Dallas Morning News,
ove stava dettando una pubblicità per il suo locale, quando alle 12:30 la
notizia che Kennedy era stato ucciso piombò nella stanza. Jack chiamò la
sorella, decise di non aprire il locale e (anche se non ve ne è la certezza) si
precipitò al Parkland Memorial Hospital per capire cosa fosse successo o
perché, come molti suoi conoscenti in seguito raccontarono, non sapeva stare
lontano dall'azione, dai luoghi in cui capitava qualcosa.
Due
sorelle di Ruby ricordarono spesso la sua angoscia per l'uccisione di JFK: Ruby
straparlava, piangeva, malediceva Oswald e glorificava il presidente e la
povera moglie Jacqueline; ricordò improvvisamente un annuncio del quotidiano
Dallas Morning News - che insultava pesantemente JFK - e temette che la colpa
dell'omicidio venisse fatta ricadere sugli ebrei. Andò quindi alla stazione di
polizia, s'intrufolò tra i giornalisti, diede consigli ai reporter e li
rifocillò con una scorta di panini, raccontò a tutti il suo strazio per ciò che
era successo e per le conseguenze che, secondo lui, il gesto di Oswald avrebbe
avuto sulla comunità ebraica.
Durante
un'intervista al giudice Henry Wade, che aveva appena incriminato Lee Harvey
Oswald, intervenne brevemente, senza alcun titolo, per correggere il nome del
comitato pro-Castro cui apparteneva Oswald. Non aveva alcuna ragione per
trovarsi lì, tra reporter e cameraman, ma i poliziotti lo conoscevano bene e il
caos in centrale era giunto a livelli inimmaginabili: come decine di altre
persone, Ruby era libero di girovagare per gli uffici senza essere fermato.
Ruby
uccide Oswald.
La
domenica mattina Ruby uscì di casa verso le undici con la sua cagnetta Sheba e
si recò in un ufficio della Western Union: mezz'ora prima aveva ricevuto la
telefonata di una sua spogliarellista, Karen "Little Lynn" Bennet,
che aveva bisogno di 25 dollari per pagare l'affitto. Ruby lasciò il cane nell'auto,
parcheggiata davanti all'ufficio, e spedì il vaglia. L'orario stampigliato sul
documento segnava le 11 e 17 minuti. Appena uscito dall'edificio Ruby vide una
piccola folla davanti alla centrale di polizia.
Lee
Oswald avrebbe dovuto essere trasferito nel carcere della contea già dalle
dieci, ma un ritardo nelle pratiche e la volontà di Oswald di farsi riportare
un maglione prima di uscire avevano ritardato il suo trasferimento.
Incuriosito, Ruby si avvicinò ed entrò nel sotterraneo. Si trovò davanti a un
assembramento di cameraman, reporter e cronisti: Oswald, che stava per essere
portato fuori, gli passò proprio davanti alle 11 e 21 minuti. Ruby tirò fuori
la pistola che portava spesso con sé e gli sparò un solo colpo all'addome,
fatale, dicendogli: «Hai ucciso il Presidente, topo di fogna!».
Immediatamente
fermato e incarcerato, si dichiarò sicuro di essere prosciolto: parlò con gli
agenti dicendo di essere felice, di aver dimostrato di essere un ebreo
coraggioso, sicuro che la polizia avrebbe capito il suo gesto, se non
addirittura elogiato. Il processo però non andò come lui pensava:
dall'imputazione per omicidio non premeditato si arrivò alla sentenza di
condanna a morte perché il suo avvocato tentò di farlo passare per pazzo,
invalidando così la tesi del gesto spontaneo e improvviso. La condanna fu poi
tramutata in ergastolo e Ruby trascorse in carcere gli ultimi tre anni di vita.
La
morte
Ruby
morì di embolia polmonare, dovuta a un tumore ai polmoni, il 3 gennaio 1967 al
Parkland Memorial Hospital dove, prima di lui, era deceduto lo stesso Oswald e
dove il Presidente Kennedy era stato dichiarato morto. Fu seppellito nel
Cimitero di Westlawn a Norridge in Illinois.
Leggendo
questo profilo, scritto ad arte, anche un idiota capisce che non è credibile.
Un delinquente abituale che ha libero accesso a luoghi frequentati da
giornalisti e poliziotti? Che sacrifica la propria vita perché ammiratore di
Kennedy? Un ebreo delinquente comune preoccupato che la colpa
dell'omicidio venisse fatta ricadere sugli ebrei? Per quale ragione? La verità è quella abbozzata da Gheddafi: che
rapporto c’era tra la richiesta di ispezione a Dimona da parte di Kennedy e la
sua eliminazione? Perché un ebreo uccise Oswald con motivazioni assurde e fu
sottoposto a un processo a porte chiuse o silenziato? Rubinstein fu condannato a
morte e poi all'ergastolo. Morì tre anni dopo, in circostanze misteriose, e
tutto "l'affare Kennedy" fu messo a tacere. A Kennedy successe Lyndon
Johson, filoisraeliano di ferro.
L'altro crimine su cui Gheddafi chiedeva la verità,
fu quello di Martin Luther King. La moglie, Coretta, è convinta che sia stato
un omicidio di stato. La ricostruzione di quel delitto e i tanti interrogativi
emersi, sono stati analizzati da William F. Pepper nel suo libro AN ACT OF
STATE - THE EXECUTION OF MARTIN LUTHER KING. Ai lettori italiani questo libro
dovrà essere messo a disposizione. Spero, quanto prima, di poter iniziare la traduzione
di questo libro che il mio editore mi ha caldamente raccomandato.
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