di Vincenzo Brandi
Una serie di incisivi interventi della Rete No War ha vivacizzato ed avviato su un terreno più positivo e problematico il convegno organizzato dalla Luiss in collaborazione con l’Istituto Affari Internazionali "Le Crisi Siriana e Libica: Possibili Equilibri e le Sfide al Diritto Internazionale".
L’obiettivo almeno di una parte degli organizzatori era con tutta evidenza quella di glorificare e rilanciare il nuovo corso del Diritto Internazionale basato sul concetto di "responsabilità internazionale per interventi in difesa dei civili” minacciati da regimi dittatoriali e genocidi (principio in base alla quale è stato condotto l’attacco alla Libia nel 2011), e sul concetto di "diritto alla difesa" degli stati contro presunti pericoli esterni (principio in base al quale gli USA - in quanto "minacciati dal terrorismo" - hanno invaso l'Afghanistan).
A sostegno di questo nuovo corso del Diritto Internazionale si è particolarmente distinta la Professoressa Sciso della Luiss con attacchi violentissimi e atteggiamenti parossistici da autentica caccia alle streghe e santa crociata diretti contro gli odiosi "regimi" di Bashar Al-Assad e del defunto Gheddafi. Naturalmente la professoressa ha anche auspicato un rilancio dei “tribunali internazionali” per poter punire adeguatamente gli ignobili criminali e ha stigmatizzato con particolare virulenza l’ipocrita atteggiamento della Russia che con i suoi veti impedisce alla macchina della giustizia internazionale di funzionare.
In questo atteggiamento oltranzista la professoressa è stata sostenuta dal Prof. Ponti dell'Università di Milano che ha espresso la sua incrollabile certezza sulla responsabilità dell’orribile "regime" siriano per i presunti attacchi chimici del 2013 a Goutha orientale e recentemente nella provincia di Idlib controllata da Al Qaida.
Nessun dubbio ha sfiorato i suddetti Ponti e Sciso sul fatto, sottolineato dagli interventi della Rete No War, che nessuna commissione neutrale di chimici e medici aveva potuto aver accesso ai luoghi dei presunti attacchi. Questi luoghi sono sotto il controllo di Al Qaida e di altri gruppi terroristi, unici autori e depositari delle notizie provenienti dalle zone coinvolte negli "incidenti", per cui non si capisce chi avrebbe potuto raccogliere prove, prelevare campioni o esaminare i cadaveri e i feriti.
Da parte sua No War ha sottolineato il ruolo nefasto di Al Jazeera, di tutti i mass media occidentali, e delle ONG falsamente umanitarie (come Amnesty International, ecc,) nella preparazione dell'attacco alla Libia e delle analoghe provocazioni iniziali che hanno avviato le aggressioni alla Siria ed alla Jugoslavia. Ha denunciato i pericoli di manipolazione e provocazione insiti nei concetti di "interventi umanitari" , "difesa dei civili", “diritto alla difesa”, ecc.
Gli interventi di No War, che hanno riscosso una notevole approvazione da parte di studenti e persino di qualche professore presente tra il pubblico, ha permesso anche a molti oratori ufficiali di scantonare dal cammino che probabilmente alcuni organizzatori avevano pensato di prefissare per esaltare i concetti di "responsabilità di proteggere" e di "diritto alla difesa" , atti a giustificare interventi militari.
Abbastanza obiettivo ed interessante è stato l’intervento dell'ex-ambasciatrice italiana in Siria Dott.ssa Mirachian che, come altri oratori, ha esplicitamente citato gli interventi di No War.
Se da un lato ha parlato di errori commessi dal governo siriano per quello che ha ritenuto un atteggiamento di eccessiva chiusura verso le opposizioni, ha d’altra parte rimpianto la Siria precedente la crisi, descritta come un paese laico e tollerante con uno stato efficiente ed un tenore di vita tipico di un paese "mediamente sviluppato". Sollecitata da No War, ed avendo fatto parte del "gruppo di contatto" per l'ex Jugoslavia come rappresentante dell’Italia, ha anche ricordato l'episodio della falsa strage di Racak che dette origine all'aggressione alla Jugoslavia. Ha infine osservato ironicamente che di fronte ai tribunali internazionali vengono trascinati solo politici del Terzo Mondo.
Il prof Aliboni dell'Istituto Affari Internazionali ha ricordato nel suo intervento introduttivo che il governo del Baath in Siria era basato su una solida alleanza di minoranze alauite, cristiane, druse, armene, comprendente anche gran parte della classe media sunnita. Ha dichiarato che a suo parere si tratta di un governo pienamente legittimo, riconosciuto dall’ONU e da gran parte dei paesi rappresentati all’ONU.
L’esperto prof. Ronzitti della Luiss, che aveva il compito di parlare del “diritto alla difesa”, ha mantenuto un atteggiamento strettamente tecnico ed obiettivo, dichiarandosi alla fine un “conservatore”, nel senso di ritenere inutili le attuali forzature ed innovazioni del diritto internazionale. Dopo di lui la maggior parte dei giuristi presenti si è dichiarato “conservatore” nello stesso senso. Strettamente tecnici ed equilibrati sono stati gli interventi del pomeriggio sulla situazione attuale in Libia, ad esempio quello del responsabile per la sicurezza dell’ENI Dott. Rapisarda e del Prof. Sossai. Il governo Serraj ed il Parlamento di Tobruck, sostenuto dall’Egitto, che riconosce l’autorità del Gen. Haftar, sono stati posti sullo stesso piano. Il Prof. Sossai ha confermato che gli ingenti fondi libici sequestrati nel 2011 sono ancora “congelati” e che non si parla per ora di restituirli alla Libia.
Gli interventi finali di chiusura sono stati anch’essi piuttosto equilibrati: il giornalista del TG2 Lo Savio ha sostanzialmente riconosciuto il ruolo nefasto di al Jazeera e le ambiguità di molta parte dei mass media e ha osservato che le tesi della Prof. Sciso erano rimaste in minoranza. Molto equilibrato anche l’intervento del Prof. Colombo, anche se nel suo, così come in tutti gli interventi precedenti, è mancato un riconoscimento del ruolo decisivo giocato nella crisi siriana dall’interventismo (diretto o indiretto) dei paesi occidentali (sottolineato invece in un intervento di No War). In genere la crisi in Siria ed Iraq è stata vista come un episodio dello scontro locale tra Arabia Saudita appoggiata dalle altre monarchie del Golfo e l’Iran.
In definitiva una giornata annunciatasi come un momento di esaltazione del nuovo diritto “umanitario” interventista e di giustificazione dell'attacco alla Libia e di condanna della Siria, si è invece conclusa abbastanza positivamente.
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