lunedì 23 novembre 2020

MUNICIPALI IN BRASILE: TORNANO SINISTRA E MOVIMENTI POPOLARI

(Guilherme Boulos) 

di David Lifodi 


22 Novembre 2020 

Il 15 novembre scorso, al 1° turno, buoni risultati per il Partido Socialismo e Liberdade: a San Paolo Guilherme Boulos costringe al ballottaggio il tucano Bruno Covas. Il bacino elettorale del bolsonarismo prosciugato dal centro destra tradizionale. Risultati deludenti per i candidati petisti.

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Le municipali brasiliane dello scorso 15 novembre hanno fatto registrare l’evidente sconfitta del bolsonarismo, il consolidamento dei partiti di centro e centro destra ed un buon risultato per la sinistra del Partido Socialismo e Liberdade (Psol). Maluccio, invece, il Partido dos Trabalhadores.

In occasione dei ballottaggi del 29 novembre gli occhi saranno puntati su San Paolo, dove Guilherme Boulos, esponente del Psol e leader dei Sem teto, ha conquistato il 20,2% delle preferenze e sfiderà Bruno Covas, che, con il 32,8% dei consensi, rappresenta il Partito socialdemocratico (centro destra) di Fernando Henrique Cardoso.

In un’intervista rilasciata al Correio da Cidadania, Boulos ha ribadito che metterà al centro le periferie e, se sarà eletto, trasformerà San Paolo nella capitale della resistenza e delle politiche contro-egemoniche al centro destra dei tucanos e al neofascismo bolsonarista, crollato sotto il 10% dei voti con Celso Russomanno nonostante il suo staff abbia promosso una campagna elettorale senza badare ad alcuna spesa e con il sostegno economico delle potenti comunità evangeliche che si auguravano il ripetersi di un exploit simile a quello di Bolsonaro.

Insieme a Luiza Erundina, sua vice, Guilherme Boulos intende ridurre le profonde disuguaglianze sociali presenti in una megalopoli di 9 milioni di abitanti come San Paolo, a partire dalla ripresa delle politiche pubbliche nel campo della salute, dal sostegno all’economia solidale e al diritto all’abitare.

Nel frattempo, già un primo risultato favorevole, sempre a San Paolo, riguarda l’elezione di Erika Hilton, nera e trans in quota Psol che è stata tra le più votate per il consiglio municipale.

Mai, finora, le elezioni municipali avevano suscitato così tanto interesse in Brasile ed è un peccato che a Río de Janeiro il ballottaggio sia tra il sindaco uscente Marcelo Crivella, quasi l’unico candidato bolsonarista e leader evangelico a non capitolare e la destra conservatrice di Eduardo Paes (Democratas) a scapito della petista Benedita da Silva.

Più in generale, i buoni risultati della sinistra sociale e movimentista, confermati anche dal ballottaggio raggiunto da Manuela D’Avila (Partido Comunista do Brasil) a Porto Alegre rappresentano un primo segnale di riscossa di fronte al bolsonarismo, ma al tempo stesso evidenziano anche un certo declino del Partido dos Trabalhadores.

Forse anche a seguito della delusione generata dal petismo, in molti hanno scelto di votare per il Psol, che ha raggiunto il ballottaggio anche a Belém, con Edmilson Rodrigues, mentre a Recife si disputeranno la capitale del Pernambuco João Campos (Partito socialista brasiliano) e Marília Arraes (Partido dos Trabalhadores) con la candidata bolsonarista Patricia Domingos giunta addirittura al 4° posto con meno del 15% dei consensi.

Il centro destra ha vinto al primo turno a Belo Horizonte (Minas Gerais) a scapito del bolsonarista Bruno Engler, Curitiba (Paraná), Natal (Rio Grande do Norte), Palmas (Tocantins), Florianópolis (Santa Catarina) e Campo Grande. Oltre a Río de Janeiro, dove Monica Benicio, vedova di Marielle Franco, è entrata in consiglio comunale per il Psol, solo a Fortaleza un esponente bolsonarista andrà al ballottaggio (Wagner Sousa Gomes, detto Capitão Wagner), ma il candidato a consigliere comunale Carlos Bolsonaro, figlio del presidente, ha ottenuto meno preferenze di Tarcisio Motta del Psol. Anche a Manaus (Amazonas), il bolsonarismo ha dovuto ingoiare un’ulteriore sconfitta: il colonnello Menezes non ha raggiunto nemmeno il ballottaggio.

Emir Sader ha auspicato che i risultati del primo turno delle municipali precludano ad una transizione del paese verso il post-bolsonarismo ed ha sottolineato che, inizialmente, il presidente aveva scelto di non impegnarsi in prima persona nella campagna elettorale, ma che poi ha deciso di cambiare idea quando ha percepito che le principali città del paese potevano voltare le spalle all’estrema destra per sostituirla con il centro destra tradizionale, ma è meno condivisibile la sua analisi sul recupero del Pt rispetto al disastro del 2016.

Joao Pedro Stedile, storico leader dei Sem terra, ha sottolineato che la novità di questa tornata elettorale è stata la presenza di molti candidati legati ai movimenti sociali di fronte alla borghesia brasiliana che sembra aver abbandonato, almeno momentaneamente, Bolsonaro, per puntare di nuovo su un centro-destra che comunque, all’epoca della scellerata presidenza Temer, aveva aperto poi le strade al fascismo bolsonarista.

«La speranza riparte da San Paolo, principale cassa di risonanza della politica nazionale brasiliana», ha scritto Claudia Fanti sul manifesto alcuni giorni fa. Chissà se il ballottaggio del 29 novembre, a San Paolo e in altre città, non riesca ad aprire una nuova crepa nella destra, quella conservatrice e quella bolsonarista.

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